“Vola alta, cara poetessa. Oggi la tua poesia scorre in altri flussi, in altri spazi siderali, in altre bellezze, lì dove i tuoi versi nidificano, tra uccelli che ti aspettano, per continuare a scrivere l'infinito poema, abbracciata dalle loro ali": così la Società degli Scrittori Cileni esprime il suo rammarico per la prematura e improvvisa scomparsa di Amanda Durán, voce tra le più significative della letteratura contemporanea sudamericana. Esordì dodicenne con Zona Primavera, preceduto da una prefazione di Nicanor Parra. Le sue raccolte successive si evolvono verso l'esplorazione della corporeità, della violenza di genere che porta all'estraneità e dell'inevitabile trasformazione dell'identità. La bellezza (2017) prova a superare il lutto per la morte della madre, l’attivista Tamara Durán, nota come La Perestroika, assassinata nel 2013.
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MI SONO SVEGLIATA CON IL CIELO DENTRO
Mi sono svegliata con il cielo dentro.
Qualcuno l'ha rovesciato mentre dormivo.
Vorrei sapere chi, o almeno come.
Ecco perché non ti chiamo,
perché non puoi parlare
con il cielo tutto incrostato in quel modo.
Quando apro gli occhi,
l'azzurro del cielo inizia a scorrere
come una cascata
e il mio dotto lacrimale si rompe:
non fa poi così male, ma sai, lo sai.
Nessuno vuole sbarazzarsi del cielo dopo averlo bevuto
tutto.
(da La bellezza, 2017)
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L’EQUILIBRIO È
L'equilibrio è
un pesce
che colpisce la boccia per scappare verso l'interno.
Io senza di te / tu con me
proiettate nella fessura trasparente
sul margine
dell'acqua e dell'aria.
(da La bellezza, 2017)
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia nel mio lavoro è la confessione per eccellenza. La paragono molto a un diario per l'intimità del processo, un viaggio così personale, come una ricerca perpetua di guarigione.
AMANDA DURÁN, Carajo, 23 giugno 2021
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Amanda Durán, pseudonimo di Daniela Pizarro Durán (Santiago, 1982 – 26 giugno 2025), poetessa e artista visuale cilena. Le sue poesie creano storie con situazioni controverse e complesse, che possono sembrare sgradevoli all'occhio conservatore. La bellezza (2017) è dedicata alla morte della madre, assassinata nel 2013.