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lunedì 30 giugno 2025

Amanda Durán


Vola alta, cara poetessa. Oggi la tua poesia scorre in altri flussi, in altri spazi siderali, in altre bellezze, lì dove i tuoi versi nidificano, tra uccelli che ti aspettano, per continuare a scrivere l'infinito poema, abbracciata dalle loro ali": così la Società degli Scrittori Cileni esprime il suo rammarico per la prematura e improvvisa scomparsa di Amanda Durán, voce tra le più significative della letteratura contemporanea sudamericana. Esordì dodicenne con Zona Primavera, preceduto da una prefazione di Nicanor Parra. Le sue raccolte successive si evolvono verso l'esplorazione della corporeità, della violenza di genere che porta all'estraneità e dell'inevitabile trasformazione dell'identità. La bellezza (2017) prova a superare il lutto per la morte della madre, l’attivista Tamara Durán, nota come La Perestroika, assassinata nel 2013.

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FOTOGRAFIA © 24HORAS

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MI SONO SVEGLIATA CON IL CIELO DENTRO

Mi sono svegliata con il cielo dentro.
Qualcuno l'ha rovesciato mentre dormivo.
Vorrei sapere chi, o almeno come.
Ecco perché non ti chiamo,
perché non puoi parlare
con il cielo tutto incrostato in quel modo.
Quando apro gli occhi,
l'azzurro del cielo inizia a scorrere
come una cascata
e il mio dotto lacrimale si rompe:
non fa poi così male, ma sai, lo sai.
Nessuno vuole sbarazzarsi del cielo dopo averlo bevuto
tutto
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(da La bellezza, 2017)

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L’EQUILIBRIO È

L'equilibrio è
un pesce
che colpisce la boccia per scappare verso l'interno.

Io senza di te / tu con me
proiettate nella fessura trasparente
sul margine
dell'acqua e dell'aria.

(da La bellezza, 2017)

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  LA FRASE DEL GIORNO  

La poesia nel mio lavoro è la confessione per eccellenza. La paragono molto a un diario per l'intimità del processo, un viaggio così personale, come una ricerca perpetua di guarigione.
AMANDA DURÁN, Carajo, 23 giugno 2021

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Amanda Durán, pseudonimo di Daniela Pizarro Durán (Santiago, 1982 – 26 giugno 2025), poetessa e artista visuale cilena. Le sue poesie creano storie con situazioni controverse e complesse, che possono sembrare sgradevoli all'occhio conservatore. La bellezza (2017) è dedicata alla morte della madre, assassinata nel 2013.


domenica 29 giugno 2025

Su un treno fermo


JOAN MARGARIT

VIAGGIO

Ti penso su un treno
fermo alla stazione
di una città in cui non sono mai stato.
È una stazione con banchine stanche.
Dal crepuscolo difficile.
Immagino di essere un passeggero.
di quelli che scendono qui. Immagino
che mi stai aspettando in un'altra casa.
Fuori tempo, sognare diventa desolato.

Il treno parte e passa accanto ad alcune case
vicino ai binari. Dietro una finestra illuminata
distinguo un interno: è un istante
con il vago sospetto di alcune vite.
Non so molto altro
di ciò che abbiamo sempre chiamato il nostro amore.

(da Misteriosamente felice, 2008)

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Un amore della memoria, una fantasia della breve durata di una sosta forzata in una stazione dove non si deve scendere e che neppure si conosce. Quel pensiero - "il nostro amore" nato, perduto, sognato, combattuto - accompagna il poeta catalano Joan Margarit. Quando il treno riparte e scorge una finestra illuminata in una casa oltre la ferrovia, per un attimo vede il bagliore di quello che sarebbe potuto essere e non è, quella vita di coppia, quel ménage.


IMMAGINE CREATA CON IA

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Tutti portiamo / un'oscura platea dentro di noi / e ascoltiamo in silenzio questa  storia / di seduzione senza speranza. / Amare è essere distanti.
JOAN MARGARIT, Le ragioni del lupo

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Joan Margarit i Consarnau  (Sanaüja, 11 maggio 1938 – Sant Just Desvern, 16 febbraio 2021), poeta e architetto catalano. Si definiva poeta bilingue catalano/castigliano, disdegnava le correnti poetiche e considerava il poeta  "l’essere più realista e più pragmatico perché beve dalla realtà”.


sabato 28 giugno 2025

Tra collo e guancia



CHRISTOPH WILHELM AIGNER

PARTENZA

Le nubi persero ogni ritegno
accorse in volo il vento più disperato
e tentò di sospingere
in alto le ciocche d’acqua
su di loro scivolai in basso
la tua mano per sempre
tra collo e guancia

(da Prova di stelle, Crocetti, 2001 - Traduzione di Riccarda Novello)

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È un addio quello proposto dal poeta austriaco Christoph Wilhelm Aigner: come se fosse un'inquadratura cinematografica l'attenzione si sposta lentamente scendendo dal campo largo delle nuvole fino al primo piano della mano sulla guancia per un malinconico e affettuoso saluto che con il tempo si trasformerà in nostalgico ricordo: "Sulla mia spalla vicino al collo / la pelle si inarca / Se ricordo bene / è proprio la forma della tua guancia".

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JACK VETTRIANO, "LA PROPOSTA"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Ma ancora / ne scaturiscono giorni quasi / la terra dondolasse appesa a /  un grande ombrello di seta blu.
CHRISTOPH WILHELM AIGNER, Nuove poesie d'amore

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Christoph Wilhelm Aigner (Wels, 18 novembre 1954), poeta austriaco scoperto da Erich Fried, è traduttore dall’italiano e dal medio-alto tedesco. Oltre alle raccolte poetiche, ha scritto il racconto “Anti-Amor”.


venerdì 27 giugno 2025

Sogni di un sogno


JAIME GIL DE BIEDMA

GIORNI DI PAGSANJÁN

Come i sogni, al di là
dell'idea di tempo,
sogni di un sogno, vi trattengo,
giorni di Pagsanján.

Nel caldo, dietro il boschetto,
il fiume batte ancora
screziato, come un rettile.
E nell'atmosfera oscura

sotto gli alberi in fiore
- lucidi, bagnati ,
quando facevamo il bagno di notte -
i nostri corpi.

(da Moralità, 1966)

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Il ricordo assume in questi versi del poeta spagnolo Jaime Gil de Biedma un tono di sensualità, evocata grazie all'atmosfera e ai suoni. È memoria di un luogo, Pagsanján, località delle Filippine adagiata su una splendida laguna, e nostalgia di un corpo.


PAGSANJÁN - FOTOGRAFIA © SHEILA MAE PELAUSA

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  LA FRASE DEL GIORNO  

E ti volgi verso me, / sorridendomi. Io penso / a come è passato il tempo, / e ti ricordo così.
JAIME GIL DE BIEDMA, Moralità

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Jaime Gil de Biedma y Alba (Barcellona, 13 novembre 1929 -  8 gennaio 1990), scrittore spagnolo, considerato uno dei più importanti poeti della seconda metà del XX secolo e della Generazione del 50. Nel suo lavoro ha fatto ricorso al colloquialismo e all'ironia per evidenziare questioni sociali ed esistenziali.


giovedì 26 giugno 2025

La magia


ROBIN MORGAN

IL MAGO E L’ASSISTENTE DEL MAGO

Mi sono fatta da asso nella manica
mi sono estratta dal cappello
mi sono piantata in mezzo al pubblico
provo come un’idiota a decifrare i trucchi –
certo non saprò mai non ingannarmi.

Il Mago e l’Assistente del Mago –
per lungo tempo sono stata entrambi.
Comparendo a inchinarmi per l’applauso
in guanti bianchi, con un sorriso e un guizzo
e facendomi quindi scomparire.

Bene, ora vi dico che ho finito
di schivare coltelli lanciati alla mia testa,
finito di star chiusa in casse anguste,
segata in mille pezzi più e più volte. Finito,
insomma, di essere l’Assistente del Mago.

D’ora in avanti, non ho bisogno di assistenti,
di attrezzi, di pubblico, di scena.
D’ora in avanti, tutto ciò che resta
è Il Mago.
Così, almeno, pensavo.

Allora ancora non sapevo
che anche con il lancio dei coltelli era per me finita
e con sorrisi, inchini, annegamenti
incatenata a testa in giù, finita
col trattenere il fiato.

Così non resta nulla, adesso, da inscenare.
Spiacente di deludervi.
A mani nude
lo capisco bene
la sola cosa che resta, da ora, è la magia.

(da Poesia n. 294 Giugno 2014 - Traduzione di Cristina Alziati e Maria Nadotti)

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Una tensione tra i vari stati dell'essere è al centro di questi versi della poetessa statunitense Robin Morgan. Tutti noi via via, con il passare degli anni e delle nostre esperienze ci siamo trovati ad essere il Mago o l'Assistente. Ma è proprio da questo intimo dissidio che si forma il nostro carattere, che si forgia la consapevolezza di noi stessi.

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IMMAGINE © WALLPAPERBAT

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Nessun microscopio vede quello che può vedere la poesia, / immagini che aleggiano lungo fasci di nervi spenti / e non lasciano traccia. Dove / sono archiviate le cose immaginate, le cose ricordate?
ROBIN MORGAN

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Robin Morgan (Lake Worth, Florida, 29 gennaio 1941), attrice, poetessa e politica statunitense. Già nota come attrice bambina nel cast principale della serie televisiva Mama (1949-1956), è divenuta poetessa, scrittrice e attivista politica di primo piano nell’ambito del movimento femminista.


mercoledì 25 giugno 2025

Nei grandi magazzini


CRISTINA PERI ROSSI

GRANDI MAGAZZINI

Nei grandi magazzini
mi gira la testa
mi sento esiliata
confondo i piani
tanti oggetti mi travolgono
Vorrei solo comprare una penna
o un pennarello
Sono al centro della Civiltà Occidentale:
qualcuno mi dia una mappa
E poi tutta quella gente felice,
immensamente soddisfatta
di avere
così pochi soldi
per così tante cose.

(da Immobilità delle navi, 1997)

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La poetessa uruguaiana Cristina Peri Rossi, che fu compagna di Julio Cortázar, si lancia in un'accusa del consumismo, fenomeno che si è venuto a costituire come una delle basi delle società industrializzate. Si sente soffocare, esattamente come quei piccoli negozi cui i grandi magazzini gradualmente tolgono il nutrimento vitale, omologando le nostre città.

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FOTOGRAFIA © SONGMOOK KWON/UNSPLASH

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Lo scopo del gioco del consumo non è tanto la voglia di acquisire e possedere, né di accumulare ricchezze in senso materiale, tangibile, quanto l'eccitazione per sensazioni nuove, mai sperimentate prima. I consumatori sono prima di tutto raccoglitori di sensazioni: sono collezionisti di cose solo in un senso secondario e derivato.
ZYGMUNT BAUMANN, Dentro la globalizzazione

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Cristina Peri Rossi (Montevideo, 12 novembre 1941), scrittrice, poetessa, traduttrice e attivista politica uruguaiana. In esilio a Barcellona dal 1972, vi ha svolto tutta la sua carriera letteraria. La sua opera, sia in prosa sia in poesia, è basata sul tema amoroso, con un linguaggio denso di allusioni e metafore.


martedì 24 giugno 2025

Viaggiare così


FERNANDO PESSOA

VIAGGIARE! PERDERE PAESI!

Viaggiare! Perdere paesi!
Essere altro costantemente,
non avere radici, per l’anima,
da vivere soltanto di vedere!

Neanche a me appartenere!
Andare avanti, andare dietro
l’assenza di avere un fine,
e l’ansia di conseguirlo!

Viaggiare così è viaggio.
Ma lo faccio e non ho di mio
più del sogno del passaggio.
Il resto è solo terra e cielo.

20 settembre 1933

(da Poesie, 1942)

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Viaggiare, perdere paesi, dice il poeta portoghese Fernando Pessoa, ovvero non appartenere a nessun luogo, ma essere cittadino del mondo, vagare senza meta e senza scopo su una strada infinita. Il viaggio allora è una continua autotrasformazione, un divenire dello stesso essere interiore.

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IOLANDA ANDRADE, "FACCIA A FACCIA"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

L’idea di viaggiare mi seduce per trasferimento, come se fosse l’idea giusta per sedurre qualcuno che non fossi io. Tutta la vasta visibilità del mondo percorre in un movimento di tedio colorato, la mia immaginazione desta: abbozzo un desiderio come chi non vuole più fare gesti, e la stanchezza anticipata dei paesaggi possibili affligge come un vento turpe, il fiore del mio cuore stagnante. E come i viaggi le letture, e come le letture tutto…
FERNANDO PESSOA, Il libro dell’inquietudine

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Fernando António Nogueira Pessoa (Lisbona, 13 giugno 1888 – 30 novembre 1935),  poeta, scrittore e aforista portoghese, considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese, diede l’avvio al Modernismo nel suo paese. In poesia si scompose in varie altre personalità, contrassegnate da diversi eteronomi, ognuno con un suo stile.


lunedì 23 giugno 2025

Non per le vittorie


CHARLES REZNIKOFF

TE DEUM

Non per le vittorie
canto,
non avendone,
ma per il comune sole,
per la brezza,
per la grandezza della primavera.

Non per la vittoria
ma per il lavoro svolto ogni giorno
nel miglior modo possibile;
non per un posto sul podio
ma alla tavola comune.

(da Iscrizioni: 1944-1956, 1959)

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Il Te Deum è l'inno che i cristiani cantano come ringraziamento - generalmente il 31 dicembre per l'anno trascorso, ma recentemente è stato intonato alla conclusione del conclave per l'elezione di papa Leone XIV. Il poeta statunitense Charles Reznikoff, ebreo, lo adatta recuperandone il messaggio. Ringrazia per le piccole cose, per la mancanza di onori, esalta l'individuo più che l'uomo sociale, alla ricerca della semplicità del vivere.

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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  LA FRASE DEL GIORNO  

I miei pensieri sono diventati come l'antico ebraico, / con solo due tempi verbali, passato e futuro: / ero e sarò con te.
CHARLES REZNIKOFF, Cinque gruppi di versi

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Charles Reznikoff (New York, 31 agosto 1894 – 22 gennaio 1976), poeta statunitense, noto soprattutto per le sue lunghe opere Testimony: The United States (1885–1915) e Recitative (1934–1979).  Seguì la corrente dell'Oggettivismo, che  tratta la poesia come un oggetto per consentire al poeta di guardare il mondo con chiarezza.


domenica 22 giugno 2025

Vestita di limpido giallo


GIOVANNI PAPINI

VIOLA

Viola vestita di limpido giallo,
che festa ad un tratto scoprirti
venire innanzi con grazia di ballo
di tra i ginepri e l'odore dei mirti!

La ricca estate si filtra e si dora
sopra il tuo piccolo volto rotondo;
ad ogni moto dell'iride mora
bevi nel riso la gioia del mondo.

Par che la terra rifatta stamani
più generosa, più fresca di ieri
voglia specchiarsi negli occhi silvani
tuoi, risplendenti di casti pensieri.

Al tuo venire volante s'allieta
questo mio cuore e con Dio si rimpacia,
l'arida bocca del padre poeta
torna a pregare allor quando ti bacia.

(da Pane e vino, 1926)

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Viola è la primogenita di Giovanni Papini, nata nel 1908. Qui – la poesia fu scritta a Castiglioncello nel 1924 - è una giovane ragazza e il “padre poeta” ne coglie l’allegria nel pieno dell’estate mentre lo va a chiamare nel boschetto ombroso dove lui amava rifugiarsi. Anche il vestito giallo contribuisce a dare gioia e calore a questo bozzetto, a riconciliare con la vita  il padre, allora agnostico, se non ateo, in futuro convertito al cattolicesimo.

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IMMAGINE CREATA CON IA

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Molte volte la grandezza consiste nel saper vedere le cose piccole, proprio quelle che gli imbecilli credono cose da nulla.
GIOVANNI PAPINI, Prose morali

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Giovanni Papini, noto anche con lo pseudonimo di Gianfalco (Firenze, 9 gennaio 1881 –  8 luglio 1956), scrittore, poeta e saggista italiano. Tra i fondatori delle riviste Leonardo (1903) e Lacerba (1913),  promosse lo svecchiamento della cultura e concepì la letteratura come «azione» dando ai suoi scritti un tono oratorio e dissacrante.


sabato 21 giugno 2025

Fresche sere d’estate


RAYMOND CARVER

IL MOMENTO PIÙ BELLO DELLA GIORNATA

Fresche sere d’estate.
Le finestre aperte.
Le luci accese.
La fruttiera colma.
E il tuo capo sulla mia spalla.
Questi sono i momenti più felici della giornata.

Insieme alle prime ore del mattino,
naturalmente. E quegli attimi
subito prima di pranzo.
E il pomeriggio e
le prime ore della sera.
Ma davvero adoro

queste serate estive.
Ancor più, mi sa,
di quegli altri momenti.
Il lavoro quotidiano finito.
E nessuno più che ci disturbi, adesso.
Né mai.

(da Blu oltremare, 1986 – Traduzione di R. Duranti e F. Durante)

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Alle 4.42 di questa mattina, con il solstizio, è iniziata l'estate astronomica. Belle serate, come quelle che con il suo consueto minimalismo dice di amare il poeta statunitense Raymond Carver, ma anche belle mattine e bei crepuscoli, favoriti dalla grande abbondanza di luce. Eppure, non tutti la pensano così: Jane Austen, ad esempio, che in una lettera del 1796 scrisse "Che caldo terribile soffriamo! Mi tiene in un perpetuo stato di volgarità".

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W. D. WARD, "CASA DI CAMPAGNA"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Sarà Estate – finalmente. / Signore – con ombrellini – / Signori a zonzo – con Bastoni da passeggio – / E Bambine – con Bambole – / Coloreranno il pallido paesaggio – / Come fossero uno splendente Mazzo di fiori.
EMILY DICKINSON, Poesie

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Raymond Clevie Carver Jr. (Clatskanie, Oregon, 25 maggio 1938 - Port Angeles, Washington, 2 agosto 1988), scrittore, poeta e saggista statunitense. Maestro della narrativa breve, mette in scena gente comune, spesso disperata. La sua opera, concentrata sulla vita quotidiana, è espressa con un voluto linguaggio ordinario e minimale.


venerdì 20 giugno 2025

Prigioniero dell’universo


CARL SANDBURG

CHI SONO?

La mia testa batte contro le stelle.
I miei piedi sono sulle cime dei colli.
Le punte delle mie dita sono nelle valli o alle sponde della vita universale.
Giù nella mormorante spuma delle cose primitive protendo la mia mano e gioco con le selci del destino.
Molte volte sono stato all'inferno e son tornato.
So tutto del paradiso, poiché ho parlato con Dio.
M'imbratto nel sangue e nelle viscere del terribile.
Conosco l'ardente ratto della bellezza
E la straordinaria ribellione dell'uomo a tutte le insegne che portano scritto: «Proibito».

Il mio nome è la Verità, e io sono il più elusivo prigioniero dell'universo.

(da Poesie di Chicago, 1916)

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Chi sono io? Prova a dare risposta a questo universale dilemma il poeta statunitense Carl Sandburg. Se nella prima parte protagonista è il suo essere fisico, esploratore del mondo, in rapporto con la primigenia essenza della natura, nella seconda a prevalere è l'essere spirituale, la coscienza, consapevole dell'etica, della morale, della bellezza, ma anche delle bruttezze e delle tragedie. Chi sono? dunque. Sandburg trova la sua risposta nel verso finale: non c'è scampo, ma solo Verità.

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FOTOGRAFIA © STOCKSNAP/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Sono un idealista. Non so dove sto andando, ma sono sulla buona strada.
CARL SANDBURG

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Carl Sandburg (Galesburg, Illinois, 6 gennaio 1878 – Flat Rock, North Carolina, 22 luglio 1967), poeta statunitense. Nella sua poesia, in cui è costante il richiamo ai principi della solidarietà democratica, l’evidenza delle immagini e l'andamento discorsivo creano un linguaggio sperimentale, giocato sui contrasti e sulla vivacità della scansione.


giovedì 19 giugno 2025

Il canto antico


PIER PAOLO PASOLINI

MI RITROVO IN QUESTA STANZA


Mi ritrovo in questa stanza 
col volto di ragazzo, e adolescente, 
e ora uomo. Ma intorno a me non muta
il silenzio e il biancore sopra i muri
e l'acque; annotta da millenni,
un medesimo mondo. Ma è mutato
il cuore; e dopo poche notti è stinta 
tutta quella luce che dal cielo
riarde la campagna, e mille lune
non son bastate a illudermi di un tempo 
che veramente fosse mio. Un breve arco 
segna in cielo la luna. Volgo il capo 
e la vedo discesa, e ferma, come 
inesistente nella stanca luce.
E così la rispecchia la campagna 
scura e serena. Credo tutto esausto 
di quel perfetto inganno: ed ecco pare 
farsi nuova la luna, e - all'improvviso -
cantare quieti i grilli il canto antico.

(Appendice I a Dal diario [1943-44], in Tutte le poesie - tomo I, a cura di Walter Siti, Mondadori, Milano, 2000)

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"Questa poesia" di Pier Paolo Pasolini scelta come traccia per l'esame di stato 2025 - dice il Ministero - "composta nei primi anni '40, rappresenta una riflessione profondamente intima e appare ancora molto lontana dal più noti componimenti civilmente impegnati dell'autore". Scelta bizzarra, considerato che si tratta di un brano "minore", neppure antologizzato, ma certamente adatta a una riflessione sulla gioventù dei maturandi, la cui età è molto vicina a quella che aveva Pasolini allora. Magari vi avranno letto una simile inquietudine, un'incertezza sul presente e sul futuro, quella sensazione di sentirsi talvolta estranei al mondo o avvolti in un abulico disinteresse. Pasolini scrisse, qualche anno più avanti: "Se la mia eterna adolescenza è una malattia, è invero una malattia assai lieta. Il lato odioso, di essa è il suo rovescio, cioè la mia contemporanea vecchiaia. In altri termini l'avidità con cui, in qualità di giovanetto, divoro le ore dedicate alla mia esistenza cosi che portandomi dietro tutto il mio tenero e lucente bagaglio di gioventù sono entrato in uno stadio di precoce  esperienza e quindi di indifferenza".

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FOTOGRAFIA.DA “FINESTRE SULL’ARTE”

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  LA FRASE DEL GIORNO  

In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell'uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi.
PIER PAOLO PASOLINI, Le belle bandiere. Dialoghi 1960-65

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Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975), poeta, sceneggiatore, attore, regista, scrittore e drammaturgo italiano. Culturalmente versatile, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi anche come pittore, romanziere, linguista, traduttore e saggista.


mercoledì 18 giugno 2025

Le aride isole del passato


GEORGIOS ATHANAS

NOSTALGIA

Riportami ai vecchi tempi,
cuore nostalgico,
e lasciami lì solo
come un naufrago giunto
nell'ora in cui un fulmine balenò
e si afferrò a uno scoglio.

Infelice cuore umano,
non sarai mai soddisfatto!
Mentre gioisci
dei tuoi fiori presenti,
desideri ardentemente
le aride isole del passato.

(da Sequenza, 1929)

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La nostalgia è uno stato d’animo venato di malinconia che causa lo struggimento dovuto al desiderio di un luogo lontano dove si è stati, o anche meglio di un tempo oramai perduto con tutte le sue mode e le sue situazioni – basti pensare alle vecchie pubblicità e alle fotografie degli anni della gioventù che inondano i social. Bellissima è l’immagine scelta dal poeta greco Georgios Athanas: un naufrago aggrappato allo scoglio del passato, illuminato per un attimo solo dal lampo. Eppure, quel naufrago del rimpianto vive in un presente fiorito…

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FOTOGRAFIA © JARMOLUK/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

La nostalgia è il desiderio di non si sa che. Esiste l’oggetto del desiderio, ma non ci sono le parole per dirlo.
ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY, Terra degli uomini

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Georgios Athanas, pseudonimo di Georgios Athanasiadis-Novas (Lepanto, 9 febbraio 1893 – 10 agosto 1987), poeta, scrittore, politico e giornalista giornalista greco. Fu primo ministro nel 1965 e membro dell'Accademia di Atene. Le sue poesie hanno un forte rapporto con la provincia. Nei suoi temi, si trovano elementi lirici e linguistici tratti dalla tradizione della Rumelia, regione storica dei Balcani meridionali.


martedì 17 giugno 2025

Juan Calzadilla


Esiste anche un modo molto impercettibile di ricevere influenze: è la più importante delle influenze che riceviamo, quella che deriva dal nostro rapporto con la realtà. La realtà cambia costantemente il nostro modo di percepirla, e il modo in cui esprimiamo i nostri sentimenti al riguardo suggerisce che la materia prima di ciò che diciamo deriva in gran parte da questo rapporto e dai cambiamenti che apporta nelle nostre vite. E questa è la poesia”: fu lo stesso Juan Calzadilla, poeta e pittore venezuelano scomparso domenica all’età di 95 anni, a tracciare la sua poetica in un’intervista a Triplov. Convinto assertore della supremazia del contenuto sulla forma poetica, ha amalgamato la sua opera scritta con quella pittorica e con il suo stesso modo di vivere, raggiungendo un’originalità che esula dalle influenze dei movimenti letterari.

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FOTOGRAFIA © GUILLERMO COLMENARES

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IL POETA CUCCIOLO

Quello che provava con maggior forza
quando andava a passeggio per i campi era
il sentimento di irresponsabilità.
Un uomo che porta, messo in un sacco,
il suo gallo da combattimento, sa dove va. Anche
la donna che protegge il suo bambino con un fazzoletto
colorato, mentre cerca di mantenere
l’equilibrio tra il dondolio del camion,
sa dove va.
Le persone accovacciate in un angolo della piattaforma
riparate sotto il telo cerato per proteggersi
dall’inclemente sole, dicono con i loro gesti,
senza preoccuparsi di confessarlo lungo la strada,
che sanno dove vanno.
E crederemmo a tutte.
Solo il ragazzo che guarda irresponsabilmente
da ogni parte senza perdere un dettaglio del paesaggio
sa dove non va.
Dal momento che la sua meta è l’immensità.

(da Diario senza soggetto, 1999 – Traduzione di Emilio Coco)

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GLI UCCELLI

Sono volati via prima che ci accorgessimo
che potessero farlo senza avere le ali?
Oppure sono stati i nostri sguardi a prestargliele?
Così la poesia.

(da Diario senza soggetto, 1999)



Un’altra poesia di Juan Calzadilla sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO  

La poesia prende il sopravvento sui sensi.
JUAN CALZADILLA, El perro y la rana, 17 luglio 2018

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Juan Calzadilla (Altagracia de Orituco, 16 maggio 1930 – Caracas, 15 giugno 2025), poeta, pittore e critico d'arte venezuelano. Esordì nel 1954 con Prime poesie, promuovendo visioni d'avanguardia, incentrate sul surrealismo, con una militanza attiva e ribelle.


lunedì 16 giugno 2025

Il potere dell’immaginazione


HARRY MARTINSON

IL RITORNO

Il viaggiatore che ritorna dalle strade
sa che non c'è più niente da raccontare.
Tutto è già noto attraverso i nuovi mezzi che raggiungono tutti.

Della sua vita all'estero
non c'è niente da dire che non sia già stato detto meglio
i mezzi di comunicazione anticipano sempre.

Cammina in un mondo dove le voci
non vengono più trasmesse da persone reali.
Incontra un contadino che ha già sentito tutto
in un armadio in grado di captare voci lontane e riprodurre parole.
E quando disegna qualcosa nella sabbia
per spiegare loro ciò che ha visto in paesi lontani
lo respingono a gesti, dicendogli che lo hanno già visto.
meglio e più chiaramente che nei disegni
che può tracciare sulla sabbia.
E quando chiede loro come possa essere
indicano una casa che non lontana da lì
che chiamano la casa delle Immagini viventi.

Lì seduti sulle sedie abbiamo visto il mare in movimento, dicono,
e abbiamo visto navi affondare e città crollare
devastate dal terremoto,
e abbiamo visto villaggi in paesi lontani distrutti dalla guerra.
Questo è ciò che abbiamo visto nella casa delle Immagini viventi. E c'è
una di quelle case in ogni villaggio.

Allora annuisce serio.
E chiede loro dell'acqua da bere. E mentre la assapora, dice loro:

Sto bevendo un vino che in questo preciso momento
esce da una vasca in una delle fattorie intorno
a Funchal. E tirando fuori un panino dallo zaino, vi dà un morso.
e dice loro: Ora sto mangiando un pezzo di pane che in questo
stesso momento mi offre una donna in India.
La differenza è che io porto con me
il potere della mia immaginazione, mentre
voi la ricevete spedita da paesi stranieri.

(da Alisei, 1945)

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Gran viaggiatore Harry Martinson, Premio Nobel svedese: dopo una gioventù trascorsa a navigare per mare in paesi lontani, dal Brasile all'India, ritornò a terra per problemi polmonari e forse provò lo stesso senso di straniamento davanti a quanti nel villaggio si affidavano soltanto alla radio o al cinema - siamo negli Anni Quaranta e ancora non c'era la televisione. A costoro, con senso di superiorità, dice di avere qualcosa di più che la passiva fruizione delle notizie degli spettacoli che i mezzi di comunicazione forniscono: la forza immane dell'immaginazione.

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IMMAGINE CREATA CON IA

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Sì, i sogni devono essere costruiti più forti delle città / e devono essere rattoppati ogni giorno / e riparati dopo gli attacchi quotidiani e corrosivi del dente dell’utilità / che è peggio del dente del tempo.
HARRY MARTINSON, Le erbe nella Thule

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Harry Martinson (Jämshög, 6 maggio 1904 – Stoccolma, 11 febbraio 1978,) scrittore e poeta svedese. Nel 1949 venne eletto membro dell'Accademia Svedese. Nel 1974 gli venne conferito il Premio Nobel per la letteratura, insieme al connazionale Eyvind Johnson con la seguente motivazione: “per una scrittura che cattura le gocce di rugiada e riflette il cosmo”.


domenica 15 giugno 2025

Ossi di seppia


Una delle più importanti raccolte poetiche di Eugenio Montale – la prima del futuro Premio Nobel - veniva pubblicata in mille copie non numerate e in pochi esemplari di lusso a Torino da Pietro Gobetti il 15 giugno di cento anni fa. “Ossi di seppia” è una pietra miliare del Novecento ed esprime con amarezza quel sentimento pessimistico lasciata all’Europa dal primo dopoguerra. Il mare, il vento, l’azzurro, le rocce desolate della costa ligure assurgono a simboli di quella visione negativa del mondo. Le 55 poesie (6 saranno aggiunte nell’edizione del 1928 e una eliminata) sono sostenute da un’assoluta maestria musicale che ha fatto parlare di “dantismo”.

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I LIMONI

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.

Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.

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TENTAVA LA VOSTRA MANO LA TASTIERA

Tentava la vostra mano la tastiera,
i vostri occhi leggevano sul foglio
gl’impossibili segni; e franto era
ogni accordo come una voce di cordoglio.

Compresi che tutto, intorno, s’inteneriva
in vedervi inceppata inerme ignara
del linguaggio più vostro: ne bruiva
oltre i vetri socchiusi la marina chiara.

Passò nel riquadro azzurro una fugace danza
di farfalle; una fronda si scrollò nel sole.
Nessuna cosa prossima trovava le sue parole,
ed era mia, era nostra, la vostra dolce ignoranza.

(da Ossi di seppia, Gobetti, 1925)

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Tu chiedi se così tutto vanisce / in questa poca nebbia di memorie; / se nell'ora che torpe o nel sospiro / del frangente si compie ogni destino. / Vorrei dirti di no, che ti s'appressa / l'ora che passerai di la dal tempo; / forse solo chi vuole s'infinita, / e questo tu potrai, chissà, non io.
EUGENIO MONTALE, Ossi di seppia




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.


sabato 14 giugno 2025

Lungo la Via Appia


EUGÉNIO DE ANDRADE

ROMA

Era d'estate, nel tardo pomeriggio,
come Adriano, Virgilio o Marco Aurelio
entravo a Roma lungo la Via Appia,
e attraverso Antinoo e tutto l'amore della terra,
giuro di aver visto la luce trasformarsi in pietra.

(da Scrittura della terra, 1974)

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La suggestione di Roma colpisce particolarmente i turisti stranieri, non abituati alla bellezza sopravvissuta alla Storia: il poeta portoghese Eugénio De Andrade, con il bagaglio della grandezza degli imperatori e dei poeti e filosofi latini, entra nella Città Eterna come colpito dalla Sindrome di Stendhal.


JOHN LINTON CHAPMAN, “VIA APPIA”

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Il fascino di Roma è "Roma".
LELLO BERSANI, intervisteromane.net, 11 giugno 2000

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Eugénio de Andrade, pseudonimo di José Fontinhas Rato (Póvoa do Atalaia, 19 gennaio 1923 – Porto, 13 giugno 2005), poeta e scrittore portoghese, tradusse García Lorca, Borges, Saffo e Ritsos. Della sua opera José Saramago disse che è una "poesia del corpo cui si arriva attraverso una depurazione continua”.


venerdì 13 giugno 2025

Paperelle


DIEGO VALERI

PASSAGGIO

Lungo la spiaggia di sabbia fina,
sull’orlo di un mare a pecorelle,
lento procede in triplice fila
un branchettino di paperelle.

Vanno di passo regolare
come un collegio di chierichini,
girano solo la testa, a beccare
pallidi insetti salterini.

Dietro c’è un mare che freme selvaggio,
sopra c’è un sole che avvampa in leone.
Restano, a traccia del lieve passaggio,
tante crocette a fior del sabbione.

(da Poesie piccole, All'insegna del pesce d'oro, 1969)

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"Queste poesie piccole sono spesso poesie intere, e non sono mai poesie infantili, per quel disegno puro, per quel velo di colore che nei momenti migliori si fa leggero e trasparente (...), per quel senso elegante, attico della forma e quell’incontro con ritmi e filastrocche popolari (...) soprattutto per quel sapere così naturalmente «entrare nel gioco», farsi bambino e restare grande, senza bamboleggiare e fanciullineggiare". È l'editore, Gianfranco Folena, a scrivere queste righe a proposito della raccolta di Diego Valeri del 1969 che Andrea Zanzotto definì "di origine pascoliana". Un semplice passare di anatre sulla spiaggia commuove il vecchio poeta che, fotografandone l'immagine nella poesia, ferma l’esistenza delle cose nell’attimo in cui passano trasformandole in un punto nel tempo.

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IMMAGINE Creata con IA

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Sotto l’albero, qui, / tra un tremare di verdi ombre, come acque, / e flagranti occhi di sole, / passa il mattino d’estate, passa / l’estate con la sua felicità.
DIEGO VALERI, Calle del vento

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Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


giovedì 12 giugno 2025

In un luogo banale


VICTOR BOTAS

ANNALI

Il 2 settembre del 31 a.C.
Ottaviano (non ancora Augusto)
- lo sarebbe stato
il 27 gennaio)
cancella dal mare di Azio,
sotto un sole impassibile,
Il grande sogno imperiale di Cleopatra.

A Mühlberg, Carlo V, il 25
Aprile 1547,
a letto per un attacco di gotta,
umilia il luterano
Giovanni Federico di Sassonia,
e Wittenberg
- patria della riforma -
ritorna al potere cattolico.

Il 21
ottobre 1805, Nelson
già ferito a morte,
sconfigge a Trafalgar contemporanea-
mente le due marine
nemiche.

Il 5 giugno 1942, l'ammiraglio
giapponese Yamamoto, di fronte al disastro
inevitabile, ordina
di cambiare rotta alle navi
alle Midway, tra il fragore
del mare, la schiuma e il vento.

Mercoledì 6 aprile 1994,
in un luogo banale come un bar,
una donna e un uomo si ritrovarono
coinvolti in un tacito scambio di sguardi.
Vorrei
non essere stato quell'uomo.

(da Le rose di Babilonia, 1994)

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"Si parva licet componere magnis", il verso delle Georgiche di Virgilio è divenuto ormai proverbiale: se è concesso confrontare le cose piccole con le grandi... Il poeta spagnolo Victor Botas elenca una serie di grandi battaglie - Azio, Mühlberg, Trafalgar, le Midway - confrontandole con una misera scaramuccia amorosa. Per il singolo, del resto,  è il piccolo avvenimento privato a contare.

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FOTOGRAFIA © RAWPIXEL

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  LA FRASE DEL GIORNO  

La felicità privata è la sola protezione che ci sia concessa contro l'angoscia della storia.
ATTILIO BERTOLUCCI, Camera da letto (frammento escluso)

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Víctor Botas (Oviedo, 24 agosto 1945 - 23 ottobre 1994), poeta e scrittore spagnolo appartenente alla generazione poetica del '77. La sua opera si inserisce in un secondo periodo generazionale i cui autori non hanno seguito la "dissidenza" dei poeti più recenti, ma hanno cercato di modulare le tradizioni precedenti senza rompere con esse.