giovedì 29 febbraio 2024

Liegi al mattino


LUCIEN CHRISTOPHE

LIEGI

Liegi al mattino sotto le colline
ride in una sciarpa di vapori,
la più tenera e la più bella allegria
riluce nei suoi occhi beffardi.

Il tuo vestito grigio è ancora nuovo
o cara città e mia emozione.
Ti accarezzerei se il tuo fiume
Non ti accarezzasse meglio di me.

(da Poesie, 1963)

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Liegi, città francofona del Belgio, è situata sulle rive della Mosa e del suo affluente Ourthe, che scorrono tra ripide colline. Il poeta belga Lucien Christophe rende omaggio al suo aspetto aristocratico, ai bei viali che costeggiano il fiume, ai suoi meravigliosi giardini.

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JEAN CAMBRESIER, "IN RIVA ALL'ACQUA"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

In una città, come nel mare, bisogna identificarsi, per vedere realmente.
ANNA MARIA ORTESE, La lente scura

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Lucien Christophe (Verviers, 1° marzo 1891 - Watermael-Boitsfort, 10 settembre 1975), poeta e saggista belga di lingua francese. L'Accademia di Francia gli ha conferito il premio della lingua francese nel 1968 per la sua opera omnia. La sua poesia, segnata dall’esperienza della Prima Guerra mondiale, è attraversata da una vena naturista.


mercoledì 28 febbraio 2024

Draghi


AMALIA BAUTISTA

UCCIDERE IL DRAGO

È giunto il momento di uccidere il drago,
di porre fine per sempre al mostro
dalle mascelle terribili e dagli occhi di fuoco.
Dobbiamo uccidere questo drago e tutti gli altri
che si riproducono intorno ad esso.

Il drago della colpa e il drago del terrore,
quello del rimorso sterile, quello dell’odio,
che sempre divora la speranza,
quello della paura, quello del freddo, quello dell'angoscia.
Dobbiamo uccidere anche quello che ci tiene
schiacciati a faccia in giù per terra,
immobili, codardi, sradicati, spezzati.

Possa il sangue di tutti questi draghi
inondare ogni parte di questa casa
fino ad arrivarci alla cintola.
E quando quell'ammasso di mostri non sarà
che un mucchio di visceri e occhi
spalancati sul vuoto, finalmente potremo
salire e, appollaiati su di loro,
raggiungere le finestre, aprirle o romperle,
lasciare entrare la luce, la pioggia, il vento
e tutto ciò che era bloccato
dietro i vetri.

(da Sono assente, 2004)

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È una poesia abbastanza pulp questa di Amalia Bautista, ma l'autrice spagnola rende bene l'idea della necessità di liberarci dei "mostri" interiori che ci soggiogano e ci tolgono la libertà di vivere appieno la nostra esistenza: la paura, l'odio, il senso di colpa, l'ansia e via discorrendo. È necessario uccidere il drago, di più: dopo averlo ucciso, guardarlo in faccia e servirsene per elevarci, per aprire le finestre, lasciare entrare l'aria pura, la pioggia e il sole, la luce.

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AUGUST MACKE, "SAN GIORGIO"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Due compiti per iniziare la vita: restringere il tuo cerchio sempre più e controllare continuamente se tu stesso non ti trovi nascosto da qualche parte al di fuori del tuo cerchio.
FRANZ KAFKA, Aforismi di Zürau

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Amalia Bautista (Madrid, 1962), poetessa spagnola. Laureata in Scienze dell’Informazione. Con un linguaggio colloquiale esprime una profonda ansia di assoluto, intesa come amore, soprattutto su temi erotici, dove indaga la passione e l’emozione.


martedì 27 febbraio 2024

Misurare le tensioni


DARÍO CANTON

È UTILE DI TANTO IN TANTO

È utile di tanto in tanto
misurare le tensioni
dei fili che ci uniscono:
i cavi d'acciaio
le ragnatele
sostengono anime
di peso diverso

(da Poamario, 1969)

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Poamorio, gioco di parole che viene anche in italiano incrociando "poemario" e "amore", è una curiosa opera del poeta argentino Darío Canton: sono tante fotografie di momenti di una relazione amorosa, fisica e spirituale, fino alla sua fine, al tentativo di dimenticarla. Qui siamo in un periodo di tensione, subito dopo una crisi, "Una strana eco / dentro / e una voce ostinata / che dice / che è finita, è finita / e continua a ripeterlo".

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VLADIMIR KUSH, "LA CHIAVE DEL CUORE"
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  LA FRASE DEL GIORNO 

L'offerta / del tuo corpo / non mi inganna: / voglio l'anima / l'anima / le monete / che nascondi timorosa.
DARÍO CANTON, Poamario

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Darío Canton (Nueve de Julio, 12 novembre 1928), poeta, scrittore e sociologo argentino. Nelle sue poesie cerca ripetutamente di esplorare e superare i confini della comunicazione letteraria, tentando di aprire nuovi orizzonti anche con la scelta delle parole. Oltre alla lingua “normale”, usò ripetutamente anche il lunfardo, parole straniere, slang e termini inventati.


lunedì 26 febbraio 2024

Un linguaggio segreto


RUBÉN SEVLEVER

PERMUTA

C'è una lingua senza parole
che le parole ignorano,
un linguaggio segreto delle cose
che si rivelano nel silenzio
C'è un'ombra in ogni alfabeto
— un improvviso cambio di lettere —
nel saggio dizionario,
quando questo cuore oscuro
batte sulle labbra

(da Poesie scelte e altri scritti, 2012)

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Per esprimere l'indicibile non si possono usare le parole: lo sa bene il poeta argentino Rubén Sevlever. Eppure è proprio quel "cuore oscuro", quel segreto alfabeto delle cose che il poeta persegue, e lo fa utilizzando quel "canone interiore e personale" che è il ritmo stesso della poesia.

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GIORGIO MORANDI, “NATURA MORTA”

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  LA FRASE DEL GIORNO 

La perfezione è un / bagliore velato, una leggera fosforescenza, / un tocco iridescente nell'estro / di una nuvola.
RUBÉN SEVLEVER, Poesie scelte e altri scritti

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Rubén Sevlever (Rosario, 1932 – 2011), poeta argentino. Direttore della rivista Pausa, nel 1960 aprì la libreria Aries, che divenne un centro culturale e poetico. La sua poesia, fortemente astratta, cerca continuamente di eludere il tempo umano per eternizzarsi in un tempo proprio.


domenica 25 febbraio 2024

Il tuono


GENEVIEVE TAGGARD

CIRCOLO INFINITO

L'albero sotto il quale giacevamo,
il tuono, il tuono
del mio cuore, e il tuo stupore,
e il nostro pianto…

Adesso siamo vecchi, siamo sfiniti, stanchi di dormire.
Per ogni dolore c'è una fine: deve esserci una fine al nostro pianto.
Vieni con me, vola con me, incontrami, ridi e salta -

L'albero sotto il quale giacevamo,
il tuono, il tuono
del mio cuore, e il tuo stupore,
e il nostro pianto.

(da Per gli amanti desiderosi, 1922)

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Il circolo infinito è quello della vita. La poetessa modernista statunitense Genevieve Taggard riesce a esprimerlo con la ripetizione della strofa: due giovani amanti sotto un albero - bellissima l'analogia tra il tuono di un temporale e quello che proviene dal cuore di lei che batte d'amore: "Un tuono aspro e inespresso / si ergeva come un muro di pietra / sopra la linea argentata della palude. / (...) / Il nostro amore ebbe inizio / tra il lampo e lo schianto". Ma poi si invecchia e tutto diventa ricordo, l'amore però resta e si rinnova.


FOTOGRAFIA © WALLUP

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  LA FRASE DEL GIORNO 

E questo canto sordo mi attraversa la testa, / E questo gemito sordo sprofonda nel mio cuore: / Metà del mio corpo deve essere morta, / Siamo separati.
GENEVIEVE TAGGARD, Per gli amanti desiderosi

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Genevieve Taggard (Waitsburg, Washington, 28 novembre 1894 - New York, 8 novembre 1948), poetessa americana. Cresciuta alle Hawaii, si trasferì a New York nel 1920 per insegnare. Biografa di Emily Dickinson, la sua poesia ha per temi l'amore, la bellezza e la natura selvaggia, nonché il cambiamento sociale e personale.


sabato 24 febbraio 2024

L’animale


JUAN SÁNCHEZ PELÁEZ

IL MIO SOLITO ANIMALE

Il mio solito animale mi osserva e mi controlla.
Muove la sua lunga coda. Viene da me
in un momento imprecisato.

Mi divora ogni giorno, ogni secondo.

Quando vado in ufficio, mi chiede:
Perché lavori
proprio qui?

E rispondo a voce molto bassa, quasi nel suo orecchio:
inutilmente.
E siccome sono superstizioso, tocco ferro
All'improvviso,

in modo che scompaia.

Sono illogicamente indifeso:
dalle ginocchia in su,
per tutta questa primavera che comincia,
il mio solito animale mi ruba il sole
e il chiarore fugace dei passanti.

Non sono mai stato fedele alla luna, alla pioggia, ai ciottoli della spiaggia.

Il mio solito animale mi prende per i polsi, mi asciuga le lacrime.

In un momento imprecisato
scende dal cielo

In un momento imprecisato
sorseggia il fumo della mia povera zuppa.   

In un momento imprecisato
in cui espio la mia sete,
passa con brocche di vino.

In un momento imprecisato
mi ucciderà, raccoglierà le mie ossa.
E con le mie ossa, messe in un grande sacco, farà
una piccola barca,
una piccola bolla sulla spiaggia.

Allora

sarò fedele
alla luna
alla pioggia
al sole e ai ciottoli sulla spiaggia.

Allora
persisterà una strana voce
intorno all'albero e alla vittima.

Persisterà…
spazzando via per sempre
le rose,
le foglie duttili
e il vento.

(da Il solito animale, 1959)

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Agli appassionati di Battiato questa poesia del venezuelano Juan Sánchez Peláez  ricorderà "L'animale", brano racchiuso nell'album Mondi lontanissimi del 1985: "Ma l' animale che mi porto dentro / non mi fa vivere felice mai / si prende tutto anche il caffè / mi rende schiavo delle mie passioni / e non si arrende mai e non sa attendere /e  l' animale che mi porto dentro vuole te". È lo sdoppiamento di una coscienza che vive e si guarda vivere.

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RENÉ MAGRITTE, "IL DOPPIO SEGRETO"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Quando ritorno dal viaggio immaginario / vivo e giaccio nel puro deserto.
JUAN SÁNCHEZ PELÁEZ, Un giorno sarà




Juan Sánchez Peláez (Altagracia de Orituco, 25 settembre 1922 – Caracas, 20 novembre 2003), poeta e traduttore venezuelano. Partito dal Surrealismo, ne elaborò i dettami per realizzare una poesia personale dal linguaggio puro e brillante, Vinse il Premio Nacional de Literatura nel 1976.


venerdì 23 febbraio 2024

Cercami qui


FRANCISCO PINO

QUESTA TERRA

Non cercarmi sui monti
per quanto siano alti,
non cercarmi nel mare
per quanto ti sembri grande.
Cercami qui, in questa terra
piana, con un ponte e una pineta,
con i merli e l'acqua bassa,
dove senti volare
anche se il suono si perde…

(da Questo posto, 1961)


Con poche parole il poeta spagnolo Francisco Pino descrive il paesaggio castigliano, quella terra natale che rappresenta le sue radici e la sua stessa essenza, un po' come nella celebre frase da La luna e i falò di Cesare Pavese: “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".

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GLORIA SÁEZ, "CAMPI DI CASTIGLIA"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

La poesia è il luogo stesso in cui si trova. Ed è sempre nelle altre cose.
FRANCISCO PINO

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PinoFrancisco Pino (Valladolid, 18 gennaio 1910 - 22 ottobre 2002), poeta spagnolo. Di famiglia borghese, rifiutò di coltivarne gli interessi economici per dedicarsi alla letteratura. Dapprima seguace di Jorge Guillén, poi creazionista e surrealista, praticò una poesia sperimentale, visuale e religiosa.


giovedì 22 febbraio 2024

Tante danze nei rami


GIUSEPPE UNGARETTI

SENZA PIÙ PESO

Per un Iddio che rida come un bimbo,
Tanti gridi di passeri,
Tante danze nei rami,

Un'anima si fa senza più peso,
I prati hanno una tale tenerezza,
Tale pudore negli occhi rivive,

Le mani come foglie
S'incantano nell'aria…

Chi teme più, chi giudica?

(da Sentimento del Tempo, Vallecchi, 1933)

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Compare in questi versi uno dei temi ricorrenti nella poetica di Giuseppe Ungaretti: la nostalgia dell'innocenza perduta. Il ritorno in quello che è una sorta di Paradiso perduto, un giardino evidentemente, riporta la leggerezza nell'anima, anche le parole sembrano farsi più leggere e trasparenti in questo contatto con la natura, con l'essenza stessa del divino.

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CLAUDE MONET, "FIORI SULLA RIVA DELLA SENNA VICINO A VETHEUIL"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Figlia indiscreta della noia, / memoria, memoria incessante, / le nuvole della tua polvere, / non c'è vento che se le porti via? // Gli occhi mi tornerebbero innocenti,/ vedrei la primavera eterna.
GIUSEPPE UNGARETTI, Sentimento del Tempo

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Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


mercoledì 21 febbraio 2024

Una città può essere


ALBANO MARTINS

UNA CITTÀ

Una città può essere
solo un fiume,
una torre,
una strada
con balconi di sale
e gerani di schiuma.
Può essere un grappolo
d'uva in bottiglia,
una bandiera bianca e blu,
un cavallo dalla criniera di cotone,
speroni d'acqua
e zampe di granito.
                               Una città può essere
il nome di un paese,
di un molo,
un porto,
una barca
di rondini e gabbiani
ancorati nella sabbia.
E può essere
un arcobaleno alla finestra,
un basilico al sole,
un bacio di magnolia
nel crepuscolo,
un palloncino illuminato
una notte di giugno.

Una città può essere
un cuore,
un pugno.

(da Castalia e altre poesie, 2001)

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Capita di camminare per una strada percorsa cento, mille volte, e all'improvviso scoprire qualche cosa di sorprendente, un non so che, l'arco di una finestra, la luce della primavera che scende da un balcone fiorito di mimose… Albano Martins, poeta portoghese, con la sua attenzione al linguaggio, coglie tutti questi dettagli arrivando a descrivere quella città universale che è dentro di noi.

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DIPINTO DI EUGENIU GOREAN

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Chi non ha nel cuore una città è una persona da compiangere.
FOUAD AL-TIKERLY




Albano Dias Martins (Fundão, 6 agosto 1930 – Vila Nova de Gaia , 6 giugno 2018), poeta portoghese. Fu uno dei fondatori della rivista Árvore e collaboratore di Colóquio-Letras e Nova Renascença. La sua poesia mostra  una maggiore attenzione alla parola, alla ricerca di un'espressione raffinata e non discorsiva, che trova nella brevità e in un certo minimalismo nominale una forma originale.


martedì 20 febbraio 2024

Le maglie scombinate


ALBERICO SALA

BENEDETTA GIOVINEZZA

Benedetta giovinezza: a due passi dal bar
sulla via d'autocarri del console Emilio,
la neve a Palermo sfarinata sulle teste,
i mandorli ghiacciati nel video, una muta
di vent'anni corre sulla brina dell'oratorio.
I jets striano la sera lombarda calando
sotto il quarto di luna; i ragazzi si passano
le maglie scombinate nel lume dei riflettori.
Saltelli fra i pali della porta, controlli
il pallone, la mia immagine sottovetro
nella casa del curato. All'intervallo ti sporgi
dalla rete, divori il fuoco della sigaretta.

San Giuliano Milanese, 2 marzo 1971

(da Chi va col lupo, Rusconi, 1975)

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Poesia datata e con indicazione del luogo: Alberico Sala situa questi suoi versi in un punto esatto del tempo e in un luogo preciso, l'oratorio di San Giuliano Milanese, grosso comune dell'hinterland: sono dei ragazzi che giocano a calcio sul campetto, mentre l'inverno lombardo - quello di cinquant'anni fa perlomeno - morde ancora. Il poeta ne osserva la vivacità - "una muta di vent'anni" - dal caldo della canonica, da una finestra, mentre il telegiornale sputa le sue notizie in sottofondo.

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FOTOGRAFIA © WALLPAPERFLARE

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.
ITALO CALVINO, Il visconte dimezzato

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Alberico Sala (Vailate, 11 marzo 1923 - 25 novembre 1991), scrittore, poeta e critico d'arte italiano. Fu giornalista e critico cinematografico all’Eco di Bergamo, Corriere d’informazione, al Corriere della sera e al Giorno. Tra i suoi temi la vita familiare, la pianura bergamasca e la condizione del vivere moderno.


lunedì 19 febbraio 2024

Nell’atlantico del letto


BARTOLO CATTAFI

AL MATTINO

Addosso mi drappeggio
un manto imperiale
passeggio lungo l’orlo
di lucide follie
accarezzo i fianchi
di delizie perfette
fra i lenzuoli al mattino
nuotando nell’atlantico del letto.

(da Simún, San Marco dei Giustiniani, 2004)

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Il risveglio e l'indugio nell'oceano del letto: il poeta siciliano Bartolo Cattafi dà voce a quella sensazione di languore che, soprattutto nei mesi a cavallo tra inverno e primavera, prova chi non si decide ad abbandonare le lenzuola gustando quel dolce tepore, diventando sovrano di quella dolcezza.

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HENRI DE TOULOUSE-LAUTREC, "A LETTO"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Come le cose che vengono dal nulla /  come la neve i passeri la pioggia / il polline emerso / dal mare spalancato della rosa.
BARTOLO CATTAFI, Simún

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Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979),  poeta italiano. La sua poesia spazia sui dilemmi esistenziali con sensibilità di diarista, spesso con uno sguardo metafisico dove sono protagonisti il vuoto e la solitudine. Nei suoi versi il tema del viaggio è una costante metafora del vivere.



domenica 18 febbraio 2024

Centenario di Lêdo Ivo


Il 18 febbraio 1924 nasceva a Maceió il poeta brasiliano Lêdo Ivo. Partito dal gruppo modernista della Generazione del 45, se ne distaccò praticando il verso lungo e componendo opere che andavano verso la critica sociale e l’indagine metafisica, sostenendo un modello di poesia impegnata nei confronti dell'individuo e della società. Alcuni critici lo chiamavano "il poeta indignato", anche se lui scelse di definirsi un "poeta municipale".

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LE NECESSITÀ

Una porta chiusa non è sufficiente perché un uomo
nasconda il suo amore. Egli necessita anche di una porta aperta
per poter partire e perdersi nella folla quando questo amore esploderà
come un barile di polvere nell’arsenale raggiunto dal fulmine.
Un tetto non basta perché un uomo sia protetto
dal calore e dalla tempesta. Per sfuggire al lampo
egli necessita di un corpo steso nel letto
e a portata della sua mano ancora timorosa
di avanzare nel buio quando la pioggia cade nel silenzio del mondo aperto come un frutto
fra due tuoni.
Nella notte che declina, nel giorno che nasce,
l’uomo ha bisogno di tutto: dell’amore e del fulmine.

(da Illuminazioni,(Multimedia, 2002 – Traduzione di Vera Lúcia de Oliveira)

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LE LUCI DELL’AEROPORTO

Le luci dell'aeroporto corrono come arlecchini.
Nei passaggi a livello, fischiano i treni merci
portando i manichini che riforniscono i sogni.

E io sono colui che parte. E resta. E vola. E rimane.
Una luce di faro divide l'universo.
La mia mano cerca nel buio un corpo nuziale.

Lecco il sale segreto delle conchiglie socchiuse,
il silenzio racchiuso fra radici e liane
apre un sentiero solare in un acquedotto.

La canicola sorregge il chiarore.
Il giorno è un lampo frantumato.
Un cono d'ombra mi nasconde da me stesso.

E il giorno passa come una formica. I giorni passano
come la brezza fra le vele spiegate.
I giorni passano e portano sempre la morte.

Dico addio a me stesso alla vigilia della tenebra.
E ora la notte scende. Porta la causa persa.
La mia mano non tocca più il corpo diletto.

Un sole nero illumina la notte della mia anima
ma io voglio l'altro sole, il grande chiarore
del giorno materiale che si apre come una porta.

Solo con la mia ombra mi sento completo
e la maschera di tutto ciò che ho smesso di essere.
Il mio sole inabitabile nasce in qualunque orizzonte.

Solo al vento che soffia confido il mio stupore.
Ho bisogno di essere esatto e impenetrabile
per essere compreso dal giorno che passa.

Un volo di sparviero accompagna i miei passi
in direzione della vita, in direzione della morte,
sotto l’indifferenza di un cielo imperituro.

Vedo la morte nascosta in un raggio di sole:
i resti dell'aurora, nido di nessun uccello
l'abolizione del volo su ogni pianura deserta.

(da Requiem, 2008 -Traduzione di Vera Lúcia de Oliveira)

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Altre poesie di Lêdo Ivo sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Non sono stato io a scegliere la poesia. È stata la poesia a scegliermi.
LÊDO IVO, Vallejo & Co, 3 settembre 2013




Lêdo Ivo (Maceió, 18 febbraio 1924 – Siviglia, 23 dicembre 2012), poeta, saggista e giornalista brasiliano, appartenente alla "Generazione del 1945". Dopo una prima fase poetica caratterizzata dallo stile surrealista, si avvicinò al modernismo seguendo come modelli Rimbaud e Mallarmé.


sabato 17 febbraio 2024

Come attori tragici


CHARLES SIMIĆ

E LE NUVOLE SI ACCUMULAVANO

Sembrava il tipo di vita che volevamo.
Fragole di bosco e panna al mattino.
La luce del sole in ogni stanza.
E noi a camminare nudi sulla riva.

Qualche sera, però, ci siamo trovati
incerti sul domani.
Come attori tragici d’un teatro in fiamme,
con gli uccelli a ruotare in cerchio sulle nostre teste,
ed i pini scuri inspiegabilmente ancora lì fermi,
abbiamo calpestato ogni roccia insanguinata dal tramonto.

E poi di nuovo sul nostro terrazzo a sorseggiare vino.
Perché sempre questo senso di tragico finire?
Nuvole dalle sembianze quasi umane si ammassavano
all’orizzonte, mentre ogni cosa era piacevole
nell’aria mite ed il mare sereno.

Poi la notte ancora ci sorprese, una notte senza stelle.
Mentre tu accendevi una candela, nuda la portavi
in camera da letto ed in fretta la spegnevi,
ancora lì, inspiegabilmente fermi nel buio, i pini e l’erba.

(da Hotel insonnia, Adelphi, 2002 -Traduzione di A. Molesini)

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Una relazione finita, una storia d’amore che sembrava paradisiaca ma che il poeta serbo naturalizzato statunitense Charles Simić ci rivela nel suo ménage giocando con le analogie di ombre e di luci: come in una scena teatrale – quella della casa – i due amanti recitano la loro parte e sono i sensi stessi ad avvertirli della loro crescente infelicità.

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PAUL DELVAUX, "LA GIOIA DI VIVERE"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Solo la poesia può misurare la distanza tra noi stessi e l’Altro.
CHARLES SIMIĆ, Il mostro ama il suo labirinto

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Charles Simić, vero nome Dušan Simić (Belgrado, 9 maggio 1938 – Dover, New Hampshire, 9 gennaio 2023), poeta statunitense di origine serba. Iniziò la propria carriera nella prima metà degli anni settanta con uno stile letterario minimalista, nel tempo divenuto sempre più riconoscibile. Nel 1990 è stato insignito del Premio Pulitzer per la poesia.


venerdì 16 febbraio 2024

Due assi nella manica


TASOS PORFYRIS

CHE RAZZA DI POETA SARESTI

Che razza di poeta saresti, amico mio, se
non nascondessi due assi nella manica e
non li gettassi sul tavolo quando
sembra che tutto sia finito, il vincitore
tende le mani e rimane
sconvolto come il tuo lettore quando
– attraversando un prato fiorito -
all'improvviso affronta l'abisso e resta
con un piede sui fiori e l'altro
sospeso nel vuoto.

(da Corpo di pericolo, 2004)

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Che cos'è la poesia? Secondo il poeta greco Tasos Porfyris, è quella capacità di "ribaltare il risultato", un po' come Cesare Pavese che comincia "a far poesia quando la partita è perduta". Quella capacità di sorprendere il lettore e lasciarlo misteriosamente e inspiegabilmente sospeso, come se la realtà fosse un sogno.

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CHRISTIAN SCHLOE, "IL VOLO DELLA DOMENICA"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Inizi con il primo verso e finisci spargendo radici / Dentro di te c'è l'intera poesia con le sue foreste e la sua natura selvaggia.
TASOS PORFYRIS

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Tasos Porfyris (Agios Kosmas Pogoniou, 1931), poeta, traduttore e scrittore greco. Appartenente alla seconda generazione del dopoguerra, esordì nel 1961 con Nemertska. Ha tradotto in greco opere di Ezra Pound, Dylan Thomas, Thomas Stearns Eliot e Nicanor Parra.


giovedì 15 febbraio 2024

Ciò che amo in te


MANUEL BANDEIRA

MADRIGALE MALINCONICO

Ciò che amo in te
non è la tua bellezza.
La bellezza esiste solo in noi.
La bellezza è un concetto.
E la bellezza è triste.
Non è triste in sé,
Ma a causa della sua fragilità e incertezza.

Ciò che amo in te,
non è la tua intelligenza.
Non è il tuo spirito leggero,
così agile, così luminoso,
- uccello in volo nel cielo mattutino della montagna.
né la tua conoscenza
del cuore degli uomini e delle cose.

Ciò che amo in te,
non è la tua grazia musicale,
successiva e rinnovata ad ogni istante,
Grazia aerea come il tuo stesso pensiero,
grazia che turba e che appaga.

Ciò che amo in te
non è la madre che ho perduto.
Non è la sorella che ho perduto.
E mio padre.

Ciò che amo nella tua natura
non è il profondo istinto materno
nel tuo fianco aperto come una ferita.
né la tua purezza. Né la tua impurità.
Ciò che amo in te – compiangimi e consolami!
Ciò ch’e amo in te, è la vita.

(da Il ritmo dissoluto, 1924)

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"Il lirismo amaro, una sorta di humour pessimista, consente al poeta brasiliano Manuel Bandeira di cantare la bellezza come una cosa triste" come ha rilevato Emmanuel de Moraes: l'incontro delicato dei due amanti avviene così per sostituzione caotica di elementi negativi, capaci di generare la malinconia con cui il titolo indirizza la lettura.

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PAUL DELVAUX, "OMBRE"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

La vita intreccia legami quasi impossibili da spezzare: tutto ciò che amiamo è parte vivente del nostro stesso essere.
MANUEL BANDEIRA

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manuel-bandeira-lManuel Carneiro de Sousa Bandeira Filho (Recife, 19 aprile 1886 - Rio de Janeiro, 13 ottobre 1968), poeta, critico letterario e traduttore brasiliano, appartenente alla “Generazione del 1922”, prima espressione del Modernismo. Il suo stile poetico è semplice e diretto, sempre in fuga dal lirismo.


mercoledì 14 febbraio 2024

Un volto per essere amato


PAUL ÉLUARD

PER MOLTO TEMPO HO AVUTO UN VOLTO INUTILE

Per molto tempo ho avuto un volto inutile
Ma ora
Ho un volto per essere amato
Un volto per essere felice.

(da Poesie per la pace, 1918)

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San Valentino, festa degli innamorati. Ho scelto una brevissima poesia di Paul Éluard del 1918 in cui il surrealista francese esalta l’amore come giustificazione dell’esistenza, come “utilità” capace di elevare, anzi di fondare la vita su di esso.

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JACK VETTRIANO, "PRIMO BACIO"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Abbiamo trovato delle rose /Erano le sue rose erano le mie rose / Questo viaggio chiamavamo amore.
PAUL ÉLUARD

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Paul ÉluardPaul Éluard, pseudonimo di Eugène Émile Paul Grindel (Saint-Denis, 14 dicembre 1895 – Charenton-le-Pont, 18 novembre 1952), poeta francese, è stato tra i maggiori esponenti del movimento surrealista. La sua poesia evolve da tematiche individualiste, di lirismo amoroso, a contenuti di forte ispirazione sociale.


martedì 13 febbraio 2024

Maschere e sottomaschere


FERNANDO PESSOA

QUANTE MASCHERE E SOTTOMASCHERE NOI INDOSSIAMO

Quante maschere e sottomaschere noi indossiamo
Sul nostro contenitore dell’anima, così quando,
Se per un mero gioco, l’anima stessa si smaschera,
Sa d’aver tolto l’ultima e aver mostrato il volto?

La stessa maschera non si sente come una maschera
Ma guarda di fuori di sé con gli occhi mascherati.
Qualunque sia la coscienza che inizi l’opera
Sua, fatale e accettata sorte è l’ottundimento.

Come un bimbo impaurito dall’immagine allo specchio
Le nostre anime, fanciulle, rimangono disattente,
Cambiano i loro volti conosciuti, e un mondo intero

Creano su quella loro dimenticata causa;
E, quando un pensiero rivela l’anima mascherata
Esso stesso non va a smascherare da smascherato.

(da 35 sonetti, 1918 - Traduzione di Ugo Serani)

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Qual è la tua natura, di che mai sei fatto / per essere scortato da tante ombre estranee? / Ognuno riflette solo l’unica sua ombra / e tu puoi, da solo, prestarti a tante ombre”: riecheggia il sonetto 53 di William Shakespeare in questo altro sonetto scritto originariamente in inglese da Fernando Pessoa. In questa giornata di Carnevale, in questo Martedì grasso, guida alla riflessione sulle maschere che indossiamo – anche più d’una – e che lo scrittore portoghese indossò addirittura come alter ego della sua scrittura: Alberto Caeiro, Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Bernardo Soares.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Mi sono tolto la maschera e l'ho indossata di nuovo. / Così va meglio, / Quindi io sono la maschera. / E torno alla personalità come capolinea.
FERNANDO PESSOA, Poesie di Álvaro de Campos

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Fernando António Nogueira Pessoa (Lisbona, 13 giugno 1888 – 30 novembre 1935),  poeta, scrittore e aforista portoghese, considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese, diede l’avvio al Modernismo nel suo paese. In poesia si scompose in varie altre personalità, contrassegnate da diversi eteronomi, ognuno con un suo stile.


lunedì 12 febbraio 2024

Centenario di Jorge Gaitán Durán


Il 12 febbraio 1924 nasceva a Pamplona, città colombiana, il poeta e critico letterario Jorge Gaitán Durán. Sostenitore del leader liberale Jorge Eliécer Gaitán, all’assassinio di questi nel 1948 assunse la direzione della Radio Nazionale per calmare le masse e "organizzare" una rivoluzione intellettuale. Per questo motivo venne perseguitato e si rifugiò a Cúcuta prima e poi a Parigi, rientrando nel 1953. Il 21 giugno 1962, dopo avere incontrato Octavio Paz a Parigi, si imbarcò sul volo 117 dell’Air France diretto a Santiago del Cile: l’aereo si schiantò contro il Dos d'Âne, sull’isola di Guadalupa, senza lasciare superstiti.

L’ossessione della morte e la vocazione amorosa che la affronta senza timore è il segno distintivo dei suoi versi, enunciati con maturo impeto lirico e con una consapevolezza espressiva: l'erotismo è mostrato come un bagliore culminante e la poesia si realizza nel desiderio.

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AMANTI I

Siamo come quelli che si amano.
Spogliandoci abbiamo scoperto due mostruosi
sconosciuti che si avvicinano a tentoni,
cicatrici con cui il rancoroso desiderio
segna coloro che si amano instancabilmente:
la noia, il sospetto che invincibile ci lega
nella sua rete, come nella colpa di due dèi adulteri.
Innamorati come due pazzi,
due stelle assetate di sangue, due dinastie
che avidamente si disputano un regno,
Vogliamo essere giustizia, ci tormentiamo ferocemente,
ci inganniamo, ci infliggiamo i vili insulti
con cui il cielo oltraggia chi si ama.
Solo perché mille volte ci infiammi
l'abbraccio che nel mondo è di chi si ama
moriamo mille volte ogni giorno.

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SI INCONTRANO NUDI

Due corpi che si incontrano nudi
soli nella città dove vivono le stelle
inventano senza sosta il desiderio.
Non si vedono quando si amano, belli
o atroci ardono come due mondi
che una volta ogni mille anni si incrociano nel cielo.
Solo nella parola, luna inutile, guardiamo
come sono i nostri corpi quando si abbracciano,
penetrano, sputano, sanguinano, rocce che si frantumano,
stelle nemiche, imperi che si affrontano.
Si accarezzano effimeri tra mille soli
che si dilaniano, si baciano fino al midollo,
saltano come due delfini bianchi di giorno,
passano come un unico fuoco di notte.

(da Amanti, 1958)


Altre poesie di Jorge Gaitán Durán sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Dobbiamo porre fine all’idea mostruosamente banale che la qualità intellettuale sia indipendente dalla qualità umana. Ogni costruzione estetica poggia su un progetto etico. I fallimenti nella condotta di vita corrompono le possibilità della condotta creativa.
JORGE GAITÁN DURÁN

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Jorge Gaitán Durán (Pamplona, Colombia, 12 febbraio 1924 – Deshaies, Guadalupa, 21 giugno 1962), poeta colombiano. La sua poesia era caratterizzata dalla focalizzazione sull'esperienza erotica, come piacere e come spazio che conduce all’istante eterno. Morì nell’incidente del volo Air France 117 da Parigi a Santiago del Cile.


domenica 11 febbraio 2024

La neve cade sulla notte


XAVIER VILLAURRUTÍA

NOSTALGIA DELLA NEVE

La notte cade sulla neve!

Tutti abbiamo pensato prima o poi
o qualcuno – io stesso – lo pensa adesso
per chi non sa che un giorno lo pensava già,
che le ombre che formano la notte
di ogni giorno cadono silenziose, furtive, nascondendosi
dietro se stesse, dal cielo:
fiocchi d'ombra.
Perché l'ombra è la neve scura,
l'impensabile neve nera e silenziosa.

La neve cade sulla notte!

Che incredibile luce serale,
fatta della polvere più fine,
piena di misteriosa dolcezza,
annuncia la comparsa della neve!
Poi, per fili invisibili
fiocchi di piuma, fiocchi di schiuma
scendono sciolti nell'aria come una chioma.
E qualche dolce sogno,
del sonno senza ansia,
infantile, tenera, mite
gioia dimenticata,
ha la forma miracolosa
con cui di notte
cadono le silenziose
ombre bianche della neve.

(da Nostalgia della morte, 1938)

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La nostalgia comporta il ritorno a un tempo perduto e implica un dolore dolce e malinconico, ma contemporaneamente conduce a uno spazio vivo e fremente di desiderio all'interno della memoria, un luogo dove rifugiarsi. Il poeta messicano Xavier Villaurrutía si perde in un ricordo della neve - è la neve a cadere sulla notte o la notte a cadere sulla neve? - in un intreccio di piume e di schiume, di ombre e di oscurità.

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FOTOGRAFIA © MARTIN MARIANI/PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Tutto nella notte vive di un dubbio segreto: / silenzio e rumore, tempo e luogo.
XAVIER VILLAURRUTÍA, Nostalgia della morte

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Xavier Villaurrutía González (Città del Messico, 27 marzo 1903 - 25 dicembre 1950), poeta e drammaturgo messicano, fu membro del gruppo vicino alla rivista Contemporanéos e vicino al Surrealismo. La sua opera poetica si distingue per l’oscurità e per immagini di abbandono e desolazione.


sabato 10 febbraio 2024

Del sale sulla coda


ACHILLE CHAVÉE

SEGUENDO IL CONSIGLIO

Seguendo il consiglio
ho messo del sale
sulla coda del meraviglioso uccello
della mia infanzia
e avendolo catturato
me ne nutro per tutta la vita

Allora sapevo di essere Zen l'uccellatore,
come una spugna viene strappata
dal fondo dell'oceano
e finisce per lavare via l'immagine della sfortuna

(da L'agenda di smeraldo, 1969)

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Scherzosamente, si dice ai bambini che, se vogliono catturare gli uccellini, devono mettere un pizzico di sale sulla loro coda. Naturalmente, al minimo avvicinarsi, al minimo movimento, l’uccellino vola via. Il poeta belga Achille Chavée parte da questo detto per eseguire un recupero dell’infanzia, per nutrirsi della sua purezza e della sua ingenuità.


DIPINTO DI FRANK GONZALES

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  LA FRASE DEL GIORNO 

La nostra vita / come un chicco di grano / che germoglia / nel regno del futuro.
ACHILLE CHAVÉE, Di neve rossa

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Achille Chavée (Charleroi, 6 giugno 1906 - La Hestre, 4 dicembre 1969), poeta surrealista belga di lingua francese. Dopo la clandestinità della seconda guerra mondiale, partecipò al surrealismo rivoluzionario del gruppo “Haute nuit”. Nelle sue opere trasfigura i temi più banali della quotidianità con l'accumulo lirico delle immagini suggeritegli dalla scrittura automatica.


venerdì 9 febbraio 2024

La regola d’oro


ROSARIO CASTELLANOS

ECONOMIA DOMESTICA

Ecco la regola d'oro, il segreto dell'ordine:
avere un posto per ogni cosa
e ogni cosa
al suo posto. Ecco come ho sistemato la mia casa.

Libreria impeccabile:
una sezione per i romanzi,
un'altra per i saggi
e la poesia, in tutto il resto.

Se apri una credenza profumata di lavanda
non confonderai le tovaglie di lino
con quelle da usare tutti i giorni.

E ci sono anche le stoviglie della grande occasione
e quelle che si usano, rotte, sostituite
e mai complete.

I vestiti nell'armadio corrispondente
e i mobili che mantengono le distanze
e la composizione che li rende armoniosi.

Naturalmente la superficie
(di qualunque cosa) è lucida e pulita.
Ed è anche naturale
che la polvere non si nasconda negli angoli.

Ma ci sono alcune cose
che ho posizionato temporaneamente qua e là
o che ho buttato nello spazio di lavoro.

Alcune cose. Ad esempio, un grido
che non è mai stato pianto;
una nostalgia che mi distraeva,
un dolore, un dolore da cui era stato cancellato il nome,
un giuramento non mantenuto, un desiderio
svanito come la fragranza
da un flacone mal chiuso.

E ritagli di tempo persi ovunque.

Questo mi dà fastidio. Dico sempre: domani...
e poi dimentico. E con orgoglio mostro ai visitatori
una stanza in cui risplende
la regola d'oro che mi ha regalato mia madre.

(da Nella terra di mezzo, 1972)

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L’importanza e la complessità dell’influenza familiare nella formazione dell’identità personale è uno dei temi di questa poesia di Rosario Castellanos. Ma è immediatamente legato a un altro, all'evocazione norme dell’economia domestica, che corrisponde un movimento inverso della coscienza rispetto ai ruoli che una donna era chiamata a ricoprire nella società di allora. La poetessa messicana rivendica la sua libertà, pur consapevole di quel retaggio.


HERBERT DAVIS RICHTER, "INTERNO"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

E non possiamo scappare vivendo perché la vita è una delle sue maschere.
ROSARIO CASTELLANOS, Traiettoria della polvere

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Rosario Castellanos Figueroa (Città del Messico, 25 maggio 1925 - Tel Aviv, Israele, 7 agosto 1974), scrittrice, poetessa e diplomatica messicana, inserita nella Generazione dei ‘50, è considerata una delle voci più importanti del XX secolo​, impegnata nelle lotte per i diritti delle donne e degli indigeni.


giovedì 8 febbraio 2024

Senza luce


ALBERTO ROJAS JIMÉNEZ

NON ACCENDETE LE LAMPADE

Non accendete le lampade.
Non chiamatemi.
Lasciatemi qui senza luci.
La mia anima sta meglio nel buio.

Guardate come l'ombra meravigliosa
mi avvolge la fronte.
Guardate le mie mani,
guardate il mio dolce aspetto
e che si dica:
“Lasciatelo sognare,
“Lasciatelo solo, lì senza luce.”

(da Rodó, Anno I, numero 1, Aprile 1923)

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“Resta. Non accendere la lampada. Lascia che i nostri occhi / si riempiano a lungo delle tenebre, / che i tuoi bruni capelli versino la pesante mollezza / delle loro onde sui nostri baci silenziosi” scriveva il poeta parnassiano e decadentista francese Catulle Mendés nella sua lirica forse più celebre, Soror dolorosa. Ma non è solo, è in coppia, e la penombra diventa languore e voluttà. Alberto Rojas Jiménez, poeta cileno dalla vita travagliata è solo, e in quella penombra si adatta a quell’oscurità, diventando quasi una cosa sola con essa.

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FOTOGRAFIA © WALLPAPERFLARE

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Ah, solitudine! Ancora una volta ricevo il tuo assalto; ancora una volta disponi / l'ora dell'abbandono e dell'angoscia senza limiti.
ALBERTO ROJAS JIMÉNEZ, El Mercurio, 7 dicembre 1924

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Alberto Rojas Jiménez (Valparaíso, 21 luglio 1900 – Santiago, 25 maggio 1934), poeta, giornalista e disegnatore cileno. Membro della Generazione del 1920, bohémien e e amico di Pablo Neruda, collaborò come editorialista alla rivista Zig-Zag con lo pseudonimo di Pierre Lhéry e ai giornali La Nación e El Correo de Valdivia.


mercoledì 7 febbraio 2024

Camminando per città lontane


JUANA BIGNOZZI

SAPEVI CHI ERO

Sapevi chi ero
prima che iniziassi a sospettarlo
ora camminando per città lontane e mitiche
sono il tuo trionfo
Hai creato quella figura che viaggia in posti che non conoscerai mai
ma sono solo tuoi per sempre
tu li hai sognati, io li conosco
per me le facciate
per te il desiderio
l'unica cosa che può essere chiamata eternità.

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L'amata, in questi versi della poetessa argentina Juana Bignozzi, diventa strumento che va per il mondo portando con sé qualcosa dell'amato che non c'è più ma abita adesso la sua memoria. I percorsi creati e immaginati diventano reali tramite lei, che però capisce quanto sia paradossalmente più perfetto ed eterno il sogno irrealizzato, il desiderio.

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ILLUSTRAZIONE © KAREN ARNOLD/PUBLIC DOMAIN PICTURES

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Nella poesia deve esserci del mistero, qualcosa che il poeta vede e il pubblico no.
JUANA BIGNOZZI

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Juana Bignozzi (Buenos Aires, 21 settembre 1937 - 5 agosto 2015), poetessa, giornalista e traduttrice argentina. Anarchica, la sua poesia usa un linguaggio colloquiale, come immerso in una conversazione tagliente con il lettore. La vita quotidiana si svela in testi intelligenti, ironici, frontali, con una sintassi trasparente.



martedì 6 febbraio 2024

Centenario di Paolo Volponi


Paolo Volponi, nato a Urbino il 6 febbraio 1924, fu tardoermetico e neorealista e questo suo apprendistato poetico gli valse poi come canovaccio  per la stesura dei grandi romanzi - Memoriale e Corporale in primis. Di Volponi poeta Franco Fortini notò come il "senso della raffigurazione di oggetti manchi della dimensione del tempo; è tutto dato; fra le cose e sé mette solo aria. Come negli antichi paesaggi della pittura centro-italiana, un albero con l'ombra, un gregge e un pastore".

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FOTOGRAFIA © ITACA NOTIZIE

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DAL MELOGRANO

Dal melograno
sui tuoi capelli
cadono gocce rosse.
Tu sei la donna
dei trapassi stagionali
con gli occhi di nebbia,
quando le spume del mare
salgono il monte
e marciscono gli ulivi.
Sulla tua spalla
piange l’uccello marino
perduto sopra gli argini dei fiumi
e posa il tordo
la notte
che non ha più voglia.

(da Poesie e poemetti 1946-1966, Einaudi, 1980)

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LA BALLATA DELLA NEVE

Sono scesi i passeri a branchi
dai calanchi di neve;
si sono posati tutt'insieme
sulle peste davanti a casa
come se la tua veste
tenessero per gli orli,
sfrenati nel volo
quasi per una pena del cuore.

È solo il tuo sguardo, amore,
che li tiene in vita,
o il loro stesso timore
di presto morire.

Se appena ti chiamo,
altri volano dai pagliai:
l'inverno si spalanca
nel tuo grembiule celeste,
un filo d'oro di paglia
resta a metà nell'aria.

È d'oro la tua medaglia
ogni sabato d'inverno
e bianca è la tua pelle
nel nido sopra il ginocchio.

Salendo lentamente a germinare,
la stagione mantiene
il seme del tuo pudore:
l'una e l'altro maturano insieme
e cantano in silenzio
come il vento e la neve
nel tuo piccolo paesaggio
che arriva appena a domani.

Anche i passeri al tramonto
tremando sui rami,
vivi uno per uno
e tutt'insieme come le stelle,
ti chiamano in silenzio
per arrivare a domani.

(da Le porte dell'Appennino, Feltrinelli, 1960)

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Altre poesie di Paolo Volponi sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Io tendo / come un seme a interrarmi, / a sdebitarmi intero.
PAOLO VOLPONI, Le porte dell'Appennino

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Paolo Volponi (Urbino, 6 febbraio 1924 – Ancona, 23 agosto 1994), scrittore, poeta e politico italiano, senatore della Repubblica Italiana nel corso di due legislature. Partito da una posizione tardoermetica e neorealista, approdò al poemetto narrativo, propedeutico alla sua attività di romanziere.