venerdì 30 settembre 2022

Come un antico dio tribale


ELAINE FEINSTEIN

GERUSALEMME, 1

Le tue pietre serbano ancora il bagliore di un sole di giugno
finché la notte del deserto non lascia cadere
un mantello blu scuro sulle strade

bruscamente, come sempre a Levante.
La prima volta che ti ho visto
un filo spinato ti trapassava il cuore,

e la limpidezza delle tue stelle mi trafisse
come un antico dio tribale.
Ho venduto tutti i miei ciondoli d'argento

in modo da poter vagare per i vicoli stretti
con la tua polvere bianca
nei miei sandali ancora per qualche giorno,

bere un tè alla menta con il mio amante marocchino
sotto le armi giordane
prima di partire per la piovosa Londra e l'uomo che ho sposato.

(da Talking to the dead, 2007)

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Gerusalemme è una città con una storia terribile di essere rasa al suolo e poi ricostruita solo per essere di nuovo distrutta. Qualcosa di quel sapere ci aveva contagiato”: la poetessa inglese di origine ebrea Elaine Feinstein aveva un senso dell’esistenza diverso da quello dei suoi connazionali e guardava per sua stessa ammissione più all’America di Pound, Olson e Ginsberg, “una cultura piena di energia, basata sull’immigrazione”. La ricerca delle radici la porta a indagare nella memoria partendo, ovviamente, da Gerusalemme, lasciandosi contagiare dalla sua particolare atmosfera di città sospesa tra cielo e terra.

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FOTOGRAFIA © JOISEYSHOWAA/FLICKR

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Non si può parlare di Gerusalemme senza amarla.
CARLO MARIA MARTINI, Verso Gerusalemme




FeinsteinElaine Feinstein (Bootle, 24 ottobre 1930 – Londra, 23 settembre 2019), poetessa, scrittrice, drammaturga e traduttrice inglese. Ha realizzato sceneggiature per la BBC e ITV. La sua poesia è stata influenzata dagli Oggettivisti e dai Poeti Black Mountain. Al centro dei suoi versi appaiono spesso la gente e gli affetti familiari.


giovedì 29 settembre 2022

Piccoli tesori di parole


PIERLUIGI CAPPELLO

HO LETTO DELLE PAGINE IN CUI GOETHE

Ho letto delle pagine in cui Goethe
scrisse d’aver lentamente accumulati
dei piccoli tesori di parole;
spicciolo per spicciolo, a poco a poco,
dei veri e propri scrigni colmi d’oro;
classica e limpidissima metafora
che così avvicina lettere e monete
lettere d’oro, d’argento e di rame
mezzi accuratamente graduati
tra la genialità e il destinatario.
Adesso l’inventario è sconfortante:
impraticabile l’uso dell’oro
e molto, molto rari argento e rame
ciascuno, se può, tacita le questue
con l’acmonital, per le compravendite
arrangiandosi con le banconote
o degli assegni, che sono più veloci;
chi rimastica un po’ di economia
con le carte di credito di plastica.

(da  Le nebbie, Campanotto, 1994)

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L’incerto zampettio delle parole” recita un verso di Pierluigi Cappello da Assetto di volo: il poeta ha questa “ansia di emendarci sulle pagine” e non ha che quello strumento, le parole appunto. Accumularle come se fossero monete, dal prezioso oro al vile acciaio delle vecchie cento lire, consente di avere da parte un tesoro di cose da dire, un armamentario da usare come un artigiano.

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FOTOGRAFIA © ZFA/FLICKR

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Crea artista! Non parlare! / Solo un soffio sia il poetare.
JOHANN WOLFGANG GOETHE




Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1º ottobre 2017), poeta italiano. La sua vita è stata gravemente segnata da un incidente stradale occorsogli quando aveva sedici anni: dallo schianto della sua moto contro la roccia uscì con il midollo spinale reciso e una perenne immobilità. Ha scritto numerose opere, anche in lingua friulana.


mercoledì 28 settembre 2022

Wong Phui Nam


Il poeta malese Wong Phui Nam è morto il 26 settembre a Kuala Lumpur, una settimana dopo aver compiuto gli 87 anni. La sua opera poetica, così come quella di molti poeti suoi conterranei, si è dovuta barcamenare tra gli effetti di una triplice alienazione: quella della tradizione cinese – in quanto discendente di immigrati, quella della cultura materialista originata dallo sfruttamento e dalle influenze coloniali, e infine quella dell’uso della lingua inglese: “In termini culturali, la psiche malese è nuda. Con questo intendo dire che come insieme di popoli domiciliati in un luogo particolare e che stanno trovando la loro strada per essere una nazione, non abbiamo ancora una tradizione comune. Rivestiamo la nostra nudità di brandelli strappati a culture reciprocamente estranee di cui affermiamo di essere eredi, ma che non sono nostre come popolo singolo. Sono così arrivato a vedere il mio lavoro come una mappatura progressiva di questo stato non protetto”.

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FOTOGRAFIA © THE CULTURE VIEW

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SANTUARIO LUNGO LA FERROVIA

Le piastrelle cadute intorno a te, la calce
che si squama sulle guance, gli occhi fissi
e ciechi di significato, pensare al tuo viso,
o Signora, rende più reale lo scintillio del disastro
sull'erba fragile e sugli alberi
che ombreggiano il sentiero dalla ferrovia
al tuo santuario, le sue pietre bianche esplosive
sotto il sole…
                               Il ricordo
ha un accenno nella tua cecità
dell'orribile viaggio dell'anima
nelle sue metamorfosi.
Trattenuta nel granito è una specie di veglia,
il movimento delle membra di un dio
attraverso un campo di acque che si innalzano…
e nella terra soffice, luccicanti, gli insetti…

(da Ricordando la nonna e altre voci, 1989)

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NOTTE DI PRIMAVERA NELLA CANCELLERIA IMPERIALE

(da Du Fu)

Queste mura, in fiamme tutto il giorno per uno spettacolo
di fiori, ora iniziano a sfumare nel crepuscolo.
Nei suoi abissi sempre più profondi, le grida sottili degli ultimi uccelli
dicono che si stanno spingendo ancora nell'oscurità.
Le stelle si addensano. Illuminandosi in feroci granelli di fuoco
sulle porte aperte, quasi le puoi toccare.
La luna, ancora bassa, una fiamma arancione che si infrange,
presto brillerà in uno splendore prorompente in mezzo al cielo.
Nel vuoto silenzio di queste sale,
comincio dall’immaginata rotazione delle alte porte di bronzo,
dalle campanelle che si muovono leggere in uno spiffero.
C'è il memoriale sigillato per il domani.
Escluso dal sonno, chiedo continuamente l'ora
ma non affretto lo scorrere della notte.

(da Le strade dell’esilio, 1993)

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia ti dà la capacità di esaminare te stesso, una sorta di autoriflessione. Penso che sia importante che le persone non vivano la vita alla cieca.
WONG PHUI NAM, The Star, 8 settembre 2019




Wong Phui Nam (Kuala Lumpur, 20 settembre 1935 - 26 settembre 2022), poeta ed economista malese. Figlio di immigrati cinesi, studiò all’Università di Singapore, conseguendo la laurea in Economia. Attivo nella rivista The New Cauldron, la sua poetica media tra le tre culture: cinese, malese e inglese.

martedì 27 settembre 2022

Così si fa la poesia


EUGÉNIO DE ANDRADE

L’ARTE DEI VERSI

Tutta la scienza è qui,
nel modo in cui questa donna
nei dintorni di Canton,
o nei campi di Alpedrinha,
annaffia quattro o cinque file
di cavoli: mano accurata
come l'acqua,
intimità con la terra,
dedizione del cuore
Così si fa la poesia.

(da Il filo del discorso, 1992)

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Così si fa la poesia, dice il poeta portoghese Eugénio De Andrade: con la stessa cura e la stessa passione che mette la contadina nell’annaffiare il suo campo di cavoli, una materna “intimità con la terra”, la relazione di rispetto e di attenzione con il mondo, con la “dedizione del cuore” che gli artigiani pongono nel loro lavoro.


FOTOGRAFIA © CGIAR

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Sii paziente; aspetta  / Che la parola sia matura  /  E si stacchi come un frutto  / Quando passa il vento e la cattura.
EUGÉNIO DE ANDRADE, Gli innamorati senza soldi




Eugénio de Andrade, pseudonimo di José Fontinhas Rato (Póvoa do Atalaia, 19 gennaio 1923 – Porto, 13 giugno 2005), poeta e scrittore portoghese, tradusse García Lorca, Borges, Saffo e Ritsos. Della sua opera José Saramago disse che è una "poesia del corpo cui si arriva attraverso una depurazione continua”.


lunedì 26 settembre 2022

Come statue di atleti


JOSÉ MARÍA ÁLVAREZ

RAGAZZI CHE GIOCANO A PALLONE

«Vedrò senza movimento
   nella sfera più alta le dimore
   della gioia e della contentezza»
   FRAY LUIS DE LEON

  Per Taso Denegris

Alcuni ragazzi giocano a pallone
sull'arenile di una spiaggia
nei pressi di Capo Sunio. Le auto
sfrecciano veloci vicino all'acqua. Il cielo
di un blu quasi nero
brilla sul mare d'argento
come filetti di sardine.
Verso Levante,
forme di luce, sorgono
le colonne del tempio di Poseidone, Signore del mare sacro.
Le figure dei giovani sono ritagliate
nell'incandescenza del Ponente
come statue di atleti.
Qualcuno
corre verso di loro,
chiama con grandi gesti di gioia. I ragazzi
interrompono il gioco
e ascoltano chi arriva. Annuncia
che i Persiani sono stati sconfitti,
che possono continuare a giocare
ed essere felici.

(da Museo delle cere, 2002)

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Come testimoniato dalle poesie di Ghiannis Ritsos o di Odysseas Elytis, la grecità antica emerge di continuo nella modernità della Grecia contemporanea: quel tempo che riaffiora come una seconda dimensione dietro il reale affascina anche il poeta spagnolo José María Álvarez, attratto da un gruppo di ragazzi che giocano a pallone nei pressi di Capo Sunio, promontorio sulla punta meridionale dell’Attica.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Racchiudi la Grecia nella tua anima e sentirai ogni tipo di grandezza.
DIONYSIOS SOLOMOS




José María Álvarez, (Cartagena, 31 maggio 1942) poeta, saggista e narratore spagnolo. È traduttore di Kavafis, Holderlin, Stevenson, Shakespeare, Villon e T.S. Eliot. L'opera principale di Álvarez è Museo delle cere, un lavoro in corso da molti anni nel tentativo di completare un libro unico e onnicomprensivo.


domenica 25 settembre 2022

Centenario di Juan Sánchez Peláez


Il 25 settembre del 1922 nasceva ad Altagracia de Orituco il poeta e traduttore venezuelano Juan Sánchez Peláez. Autore dallo stile caratterizzato da un uso puro e brillante del linguaggio, viene considerato il padre della poesia venezuelana contemporanea. Vicino al surrealismo, ne ha ricavato, elaborandone gli stilemi, una poesia molto personale e caratteristica. Secondo il suo biografo Ludovico Silva, “è stato il primo poeta venezuelano a introdurre nella nostra poesia la consapevolezza della segretezza dell'uomo nel mondo e la sua angosciosa certezza di essere stato gettato nel tempo come straniero, senza il suo consenso (...) La sua ribellione esistenziale è un atteggiamento lucido, un'attesa lirica, un cerimoniale di introspezione. Silenzioso. Accetta il mondo anche se non lo comprende e il suo linguaggio flessibile, capace di esprimere sfumature di una sensibilità visionaria e profondamente artistica, ha costituito un rinnovamento”.

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JUAN SÁNCHEZ PELÁEZ NEL 1978 - FOTOGRAFIA © VASCO SZINETAR
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ADOLESCENZA

Nella profondità dei sogni
ti trovo sempre all'alba.

Che espansione nell’esilio, vagabondando
per le azzurre sorgenti;
dal respiro della terra.

Consuetudine angelica.
Evasa verso un altro lamento, vola con gli uccelli, sogna
con le nuvole;
Solleva radici irrequiete nell'acqua.

Nella profondità dei sogni
l'alba fuggitiva. solo l'ombra
conclude la mia unica stella, il mio ultimo giorno.

(da Elena e gli elementi, 1951)

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NELLA NOTTE DUTTILE CON UN GLADIOLO IN CASA TUA

Nella notte duttile con un gladiolo in casa tua
nella notte, ascolta,
oh, fragile vanità tra le braccia,
e il tuo sogno è vivo e pesante come il turbinio del fiume

Più in là, tra i frutteti
metti alla prova la mia debolezza e la mia forza.
la mia strada che non conosco prima di incrociare il tuo passo, la tua orma
calda sulla terra,
la nascita di un nuovo giorno.

(da Animale abitudinario, 1959)

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CON FIORI DIPINTI SUL NOSTRO CORPO

Con
fiori dipinti
sul nostro              
corpo

e
una candela
in ogni
      mano

l’unica cosa
che accade
è il silenzio

ma
i ricordi
sono fedeli e

accanto
a noi
mormorano

sulla
maschera
la pelle
o la parola enorme:

«Ascolta il mio amore per te».
«Ascolta il mio grido
      per te».

(da Per quale causa o nostalgia, 1981)

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Un’altra poesia di Juan Sánchez Peláez sul Canto delle Sirene:

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La memoria è una coppa fragile, ti è stato detto, e / hai visto (con tutto ciò che nutre l'oblio) la tua ombra / nel fugace chiacchiericcio.
JUAN SÁNCHEZ PELÁEZ




Juan Sánchez Peláez (Altagracia de Orituco, 25 settembre 1922 – Caracas, 20 novembre 2003), poeta e traduttore venezuelano. Partito dal Surrealismo, ne elaborò i dettami per realizzare una poesia personale dal linguaggio puro e brillante, Vinse il Premio Nacional de Literatura nel 1976.


sabato 24 settembre 2022

Le finestre vuote


HELMUT HEISSENBÜTTEL

PAMPHLET VIII

Qui sostano le grandi farfalle azzurre
espandimenti di inaudibile accadono
qui approdano i verdi balconi della mia preistoria
quartieri noti si spostano lentamente attraverso zone cittadine sconosciute
i pioppi neri si chinano l'uno sull'altro e ammutoliscono
biciclette defunte scorrono lente per il mondo smemorato
finestre vuote si muovono a larghe teorie addentro per la contrada silenziosa
che cercano le finestre vuote?

(da Testi 1│2│3, Einaudi, 1968 – Traduzione di Emilio Picco)

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"Dire il dicibile, esperire l'esperibile" dice il poeta tedesco Helmut Heissenbüttel,  esponente della neoavanguardia , con un gusto acutissimo della sperimentazione verbale: e in effetti in questo suo racconto testimonia che "la letteratura non consiste di rappresentazioni, immagini, sensazioni, opinioni, tesi, argomenti controversi"; a fluire è il linguaggio, sistematico e meticoloso, capace di rendere un anonimo quartiere cittadino in maniera quasi topografica.

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TAKANORI OGUISS, VISTA DI PARIGI

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Fiorire è un affare mortale / io mi sono dichiarato d'accordo / io vivo.
HELMUT HEISSENBÜTTEL,  Testi 1│2│3




Helmut Heissenbüttel (Rüstringen, 21 giugno 1921 – Glückstadt, 19 settembre 1996),  scrittore e poeta tedesco. Tra gli esponenti principali della poesia concreta tedesca, operò per recuperare lo sperimentalismo di forme e strutture letterarie come il surrealismo, il dadaismo, o l'espressionismo che erano state tacciate di "degenerazione" dal nazismo.


venerdì 23 settembre 2022

È autunno


DAIGAKU HORIGUCHI

PIERROT AUTUNNALE

Con tono lugubre,  il mio Pierrot
Canta: "È autunno!", "È autunno!"

Apre la bocca a forma di "O"
e canta; "È autunno!", "È autunno!"

Il viso infarinato come la luna
Lo riempie di lacrime.

Il suo mestiere di pagliaccio obbliga Pierrot
a questa misera buffonata.

Ma l'autunno malinconico gli fa davvero male
e fa uscire lacrime sincere.

(da La luna e Pierrot, 1919)

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Daigaku Horiguchi, poeta giapponese, era traduttore dal francese e introdusse il Surrealismo nella cultura nipponica: qui riecheggia piuttosto la voce di Verlaine con i suoi Pierrot e le sue Colombine: una maschera malinconica che si trova a fronteggiare l'arrivo dell'autunno.

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ALEXANDRA GALAS, "PIERROT"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Niente è più delizioso di questi primi giorni d'autunno in cui l'aria agitata da potenti vortici sembra un mare invisibile le cui onde si infrangono tra gli alberi, mentre il sole, dominando questa furia e questo tumulto, concede al minimo fiore l'ombra che lo farà girare ai suoi piedi fino a sera.
JULIEN GREEN, Leviatano




Daigaku Horiguchi (Tokyo, 8 gennaio 1892 – Kamakura 15 marzo 1981),  poeta e traduttore di letteratura francese nei periodi Taishō e Shōwa. È accreditato di aver introdotto il surrealismo nella poesia giapponese. I suoi versi combinano la flessibilità dello stile nipponico con accenni alla risonanza della lingua francese.


giovedì 22 settembre 2022

Galleggio sui tetti


ESTELA FIGUEROA

COME IN UN DIPINTO DI CHAGALL

Come in un dipinto di Chagall
Galleggio sui tetti.
Un filo sottile mi lega
a ciò che  fino a ieri
chiamavo realtà.

La mia realtà: quella
bocca oscura che si aprì
per farmi del male.
Pestilenze febbrili
che popolavano i miei giorni
le mie notti

Quella bocca oscura
avrebbe dovuto tacere.
Quel buco cieco
avrebbe dovuto saperlo
che sono destinata alle parole
che brillano sulla carta
come l'arcobaleno che il bambino guarda assorto
come l'arancia trafitta dal sole sull'albero
come l'ambra sul petto nudo.

Galleggio sui tetti.
Quando la mia  bocca si aprirà
ambra e frutti cadranno sulla città.
Qualcuno mi vedrà prodiga
materna e felice
come in un dipinto di Chagall.

(da La forestiera, 2007)

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Il mondo colorato di Chagall, onirico e primitivo, libero dalle leggi di gravità, poetico e fiabesco, è il rifugio della poetessa argentina Estela Figueroa: “lo splendore della trascendenza” viene a sollevare dalla realtà attraverso la poesia che legge la vita e le sue sofferenze.

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MARC CHAGALL, “OLTRE LA CITTÀ”

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   LA FRASE DEL GIORNO   

In certi momenti il mio corpo mi sembra / una casa abbandonata. // E non so se sono io / o il mio fantasma / che vi è entrato / per sbaglio.
ESTELA FIGUEROA, Maschere scelte




estelafigueroaEstela Figueroa (Santa Fe, 12 agosto 1946 – 11 agosto 2022), poetessa argentina. Fu direttrice di La Ventana e collaboratrice di El Litoral, Nelle sue poesie – “piccole opere, scritte nell'intimità e quasi con vergogna", – coniuga la vita quotidiana e minimale e "lo splendore della trascendenza".


mercoledì 21 settembre 2022

Un altro ponte


VITTORIO SERENI

COMPLEANNO

Un altro ponte
sotto il passo m'incurvi
ove a bandiere e culmini di case
sospeso il tuo fiato,
città grave.
Ancora al sonno
canti di uccelli sento
lontanissimi unirsi
e del pallido verde
mi rinnovi il tempo,
d'una donna agli sguardi serena
mi ritorni memoria, amara estate.

Ma dove t'apri
e tra l'erba orme di carri
e piazze e strade in polvere spaési
senso d'acque mi spiri
e di ridenti vetri una calma.
Maturità di foglie, arco di lago
altro evo mi spieghi lucente,
in una strada senza vento inoltri
la giovinezza che non trova scampo.

(da Frontiera, Edizioni di Corrente, 1941)

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Il confine e la frontiera non sono soltanto quelli territoriali in Vittorio Sereni:  certo, il lago Maggiore della natia Luino, le sue acque che riflettono case e bandiere, le sponde verdi e ridenti dell’estate o brulle e grigie dell’inverno.  Ma sono anche quelli interiori, che segnano l’amara e innata inquietudine dell’io lirico, soprattutto nel passaggio dalla giovinezza alla maturità - Frontiera è edita nel 1941, quando il poeta ha 28 anni.

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ILLUSTRAZIONE DI CHRISTIAN SCHLOE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Fabbrica desideri la memoria, / poi è lasciata sola a dissanguarsi / su questi specchi multipli.
VITTORIO SERENI, Stella variabile




Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.


martedì 20 settembre 2022

Modo diverso di sentire


FERNANDO BELTRÁN

AMARE È QUESTO ERRORE ESSENZIALE

Amare è questo errore essenziale
per vivere,
questo modo diverso di sentire la pioggia
quando arriva l'autunno
e la saliva
dei parchi più tristi
parla solo all'orecchio dei pazzi,
dei sani di legare,
di questa poesia
inzuppata di sete,
morta d'amore e di freddo,
scogliera sull'orlo di un abisso
che non ho mai scritto prima.

(da Amore cieco, 1995)

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"Un “modo diverso di sentire”: è una bella definizione dell’amore quella del poeta spagnolo Fernando Beltrán. Il processo dell’innamoramento sembra modificare le nostre percezioni, ci porta a valutare diversamente le emozioni, a leggere con una sorta di lente romantica il mondo e le sue manifestazioni.

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LEONID AFREMOV, "TEMPO PIOVOSO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Ti amo come si amano / le cose che non accadono, / come si dà un nome / alle carezze.
FERNANDO BELTRÁN, Dove nessuno mi chiama




Fernando Beltrán (Oviedo, 1956), poeta spagnolo. La sua poesia parte dall’esperienza quotidiana e si lascia guidare da toni surrealisti per manifestare il proprio significato lungo le vie dell’immaginazione e del subconscio, utilizzando il corpo come catalizzatore dello spirito vitale. Nel 2021 ha ottenuto il Premio Quevedo.


lunedì 19 settembre 2022

Una pubblicità


TAWARA MACHI

VORREI MANGIARE

“Vorrei mangiare
ma dimagrire”
fa una pubblicità
Vorrei essere amata
ma non amare

(da Nuove poesie d’amore, Crocetti, 2010 - Traduzione di Paola D'Angelo)


Tawara Machi, poetessa giapponese, divenne famosa in tutto il mondo nel 1987, a venticinque anni, quando pubblicò L’anniversario dell’insalata, raccolta di tanka minimalisti che vendette un’enormità, oltre tre milioni di copie. Questo semplice tanka parte dallo slogan di una pubblicità per esprimere un concetto affine nel campo dell’amore: essere amati ma non amare, per evitare di soffrire certo, ma perdendo così la parte fondamentale del sentimento, il proverbiale “Se vuoi essere amato, ama” disceso fino a noi dai tempi di Seneca.

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MÒNICA CASTANYS, "UN TÈ ROSSO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Butti lì: / che freddo! / Qualcuno vicino risponde: / sì, che freddo! / Ed è subito caldo.
TAWARA MACHI, L’anniversario dell’insalata




Tawara Machi (Osaka, 31 dicembre 1962), poetessa, scrittrice e traduttrice giapponese, celebre soprattutto per aver ridato vita allo stile tanka della tradizione poetica nipponica. La sua raccolta L’anniversario dell’insalata vendette tre milioni di copie nel 1987.


domenica 18 settembre 2022

Centenario di Luciano Erba


Luciano Erba, schivo poeta del secondo Novecento, nacque a Milano il 18 settembre di cento anni fa e a Milano rimase sempre legato – incaricato di letteratura francese all’Università Cattolica, tradusse soprattutto Cendrars. Ai bordi del neorealismo e dell’ermetismo, ne coniugò le lezioni in uno stile semplice ma raffinato, dove spiccano ammicchi e allusioni nello stile di Prévert. Secondo Giuseppe Ravegnani, “la sua precisa aneddotica va al di là delle situazioni, e allo stupore ch’esse suscitano, per rivelarci una indolita inquietudine, quasi un tentativo di salvarsi di fronte a un ragionato pessimismo”.

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LUCIANO ERBA A MUSICULTURA 2006
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SUPER FLUMINA

Vedrò gli anni, i visi, i paesi
in cerchio, a passo di danza
se mai avrò una giacca di velluto
qualche pipa di schiuma
il vino rosso d’una mia terra.
Se avrò una torre e le mele nei cassetti.

Quel giorno sarò un amico del popolo.
Ma oggi è tempo di necessarie triangolazioni.

Per una gita sul fiume, domenicale
partiamo: e distanziati i sobborghi
si risale tutto un piano inclinato
di strade e campagne rannuvolate
si pone il piede sui primi termini alti
aggirati da una fiumana impetuosa
che fa a pezzi la roccia, la travolge
o la scheggia e incenerisce alle anse.

Le nuotatrici in secco sul ghiaione
hanno costumi a fiori, esuli coppie
vanno e vengono per più interne rovine
tra i pruni sbiancati e senza frutti.
Una barca fa acqua, le sorelle
continuano a vuotarla, ma il traghetto
resta sempre di qua. Vi è la scalata
di un generoso sul nudo ciglione
lo attardano un paniere di merenda
e la compagna dai sandali d’oro
un’altra vana impresa se fra i rovi
spunta lui solo, sogguarda, se ne va.

Vorrei non ritentasse, che la barca
delle controdanaidi ripartisse
e che all’ombra dentata della draga
non più giacesse un affranto Issione.
Vorrei non fossero tartarei supplizi
sulle rive dell’Adda, il dì festivo
ma questo è un tempo d’inevitabili triangolazioni.

Ecco s’alza dal fondo, in bigie piume
un che non è re di quaglia o pernice.
Ha l’ali troppo lente, il volo sazio
d’antichissimo sangue: e così vola
oltre la groppa di ogni calva collina.
Già i tre cacciatori cinesi
hanno alzato i lunghi fucili
ma nessuno che sappia
che l’ignoranza è il male minore
presso i fedeli dell’imperatore?

(da Il male minore, Mondadori, 1960)

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PIOVERÀ

Prima che piova
ripassano le rondini sulla strada.
Passa
un uccello che non conosco
con ala lenta
e volo parallelo alla terra.
La noia
di questo mattino
ritorna al suo cielo di pioggia.

(da il nastro di Moebius, 1980)

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SCRITTORI DEL SECONDO NOVECENTO

Invitati a Mosca visitavano fabbriche di caramelle
incartate automaticamente su un lungo nastro
tornati dicevano "Glienin"
a Cuba dove li portavano tra canne da zucchero
incontravano ausiliarie in tuta mimetica
tornati dicevano...
omissis
girato il vento, orfani di utopia
non resta loro che l'ecologia.

(da Nella terra di mezzo, 2000)

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Altre poesie di Luciano Erba sul Canto delle Sirene:



   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia è nulla, la registrazione del nulla, l’eterno invece è ancora l’archetipo di tutto. Quando mi sfugge dalle mani cerco in ogni caso di descriverlo, e di trasmettere a chi mi legge la sensazione che questa vana ricerca mi lascia nelle mani.
LUCIANO ERBA




Luciano Erba (Milano, 18 settembre 1922 – 3 agosto 2010), poeta, critico letterario, traduttore del secondo Novecento, appartenente alla Quarta generazione della Linea Lombarda. Insegnò Letteratura Francese e Letterature Comparate  all’Università Cattolica di Milano.


sabato 17 settembre 2022

Per i campi


PIER LUIGI BACCHINI

LA PASSEGGIATA

È già sera ormai. Camminiamo
per l’aperta piana della collina
sotto il vento.

Di là dalla valle
c’è il colore del tramonto.
Parliamo. Il cane corre avanti
fiuta il terreno
batte i cespugli, in cerca; scompare
in un chiasso di granturco. Sediamo
sulla costa accanto alla quercia. Affiorano
dal suolo tra l’erba e le ghiande
le radici. Da più di cento anni
vive l’albero, segna a distanza
la carraia di confine, e dà riposo
a chi è salito per l’erta. E altri anni
vedrà, dopo di noi; passare tra i rami
i giorni ignoti.
In due scendiamo sotto i boschi,
per i campi, calpestando
il trifoglio fiorito. Sulla frana
t’arresti, al verso della quaglia.
Il tuo cane s’appiatta, in un fremito.
Inutile col vento. C’è un odore
di musco, di legno umido,
come d’autunno, quando sta per piovere.
Fa tuono sui monti. Una crepa di fulmine,
e il tuono. Ora scendono i compagni.
Non si odono le voci: li scorgo parlare
gestire, piccole figure
sull’alto pendio; salutarci
con la mano levata,
chiamare, ridere senza rumore
lievi, remote,
e sopra di loro il cielo
e la luna e il colle antico.
Ecco, giungono. Bacio un viso fresco,
sento i suoi capelli, la voce
dire il mio nome, e nell’aria
disperdersi… Ora torniamo. Si smarrisce
il giorno tra viola e cupo.
Andiamo a fianco a fianco verso casa.
Li guardo allontanarsi per la piana
volti amici, sereni, una sera.

(da Poesie 1954-2013. Mondadori, 2013)

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La natura e la terra sono parte fondamentale delle poesie di Pier Luigi Bacchini, come ben rappresenta questa  passeggiata nel bosco con gli amici e i cani: con acume da naturalista penetra il paesaggio primordiale dell'Appennino parmense, interagisce con esso con una disinvolta e spontanea leggerezza, quasi a siglare un patto di reciproca conoscenza. 

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Anche le parole sono fiato, soglia dell'audiogramma, / energia-materia / che rientra nell'eterno.
PIER LUIGI BACCHINI




Pier Luigi Bacchini (Parma, 29 marzo 1927 – Parma, 5 gennaio 2014), poeta italiano. La sua poesia indaga l'universo, ne analizza la struttura geometrica, cantando l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, in una poesia che non è tuttavia priva di una tensione metafisica e di un afflato visionario.


venerdì 16 settembre 2022

Due ceppi sul fuoco


FATOS ARAPI

NON ODIARMI

Noi due eravamo un tempo
come cielo e mare:
se uno si rannuvolava, l'altro si oscurava,
se uno schiariva, l'altro tornava azzurro.
Io e te eravamo un tempo
come due ceppi sul fuoco:
separati ci siamo spenti,
uniti divampavamo.
Ma quanto presto l'amore
si è trasformato in odio…
Non odiarmi…

(da Poesie e versi, 1966)

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Già nel Cantico dei Cantici l'amore è presentato come fuoco: “Le sue vampe son vampe di fuoco, / una fiamma del Signore!” Venendo a tempi più recenti ecco lo Shakespeare di Romeo e Giulietta: “Amore è fuoco scintillante negli occhi degli amanti”; e il Trovatore di Giuseppe Verdi: “L'amore Ah! l'amor, l'amore ond'ardo / le favelli in mio favor!”; e ancora Catherine Pozzi: “Altissimo amore che superate la memoria, /  fuoco senza focolare di cui ho fatto tutta la mia luce”. Bella è l'immagine dei due ceppi nel camino avvinti dallo stesso fuoco che propone il poeta albanese Fatos Arapi. Venuta meno la fiamma, finito l’amore, resta però il freddo odio.

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FOTOGRAFIA © PXHERE
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   LA FRASE DEL GIORNO   

Sono stato io quel fuoco che si ravvivò, disparve? / Tutto è così remoto. L'assenza brucia come il ghiaccio.
ANDRÉ FRÉNAUD




Fatos Arapi (Zvërnec, 19 luglio 1930 – Tirana, 11 ottobre 2018), poeta, romanziere, traduttore e giornalista albanese, considerato il più importante poeta del Novecento in patria. Dal 1973, dopo le critiche del regime al Dramma di un anonimo partigiano, non pubblicò più fino al 1989.




giovedì 15 settembre 2022

Un fuoco di brama


FUJIWARA NO TADAYUKI

AL SOLO PENSIERO DI TE

Al solo pensiero di te,
che ci vediamo o non ci vediamo,
mi brucia un fuoco di brama,
perpetuo come il fumo
sulla vetta del monte Fuji.

(da Poesia, 300 - gennaio 2015 - Traduzione di Ikuko Sagiyama)

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Il fuoco eterno dell’amore, il pensiero fisso dell’amata che permane nella mente e nel cuore: è quel desiderio continuo che tormenta il poeta giapponese Fujiwara no Tadayuki, funzionario, nei confronti di Ki No Menoto, dama di corte dell’imperatore Yōzei. Lei gli risponde: “Anche se non arriva a nulla / e vuoi continuare / ad amarmi, allora fallo! / Perché nemmeno gli dei possono estinguere / le fiamme del Fuji”; dietro l’apparente freddezza si nasconde l’identico desiderio che accende la passione.

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TOMIOKA EISEN, "INNAMORATI AL PORTO"
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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'amore può fiorire ad un'unica condizione: che siano entrambe le parti a desiderarlo.
HISAO ŌKAWA e YASUO TANAMI, Nadia, il mistero della pietra azzurra




Fujiwara no Tadayuki (?-906), poeta giapponese. Ricoprì vari incarichi di funzionario nella corte imperiale a partire dall’887, prima di diventare governatore di Wakasa. Le sue poesie sono raccolte nel Kokinshū, la raccolta di waka compilata all’inizio del X secolo.


mercoledì 14 settembre 2022

In cima


SAITO FUMI

IN CIMA A UNA COLLINA

In cima a una collina
apro le mie braccia bianche
per trasformarmi in una vela
il vento forte è
il canto di un predone marino

(da Poesie in lettere bianche, 1998)

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Saito Fumi, poetessa giapponese di tanka moderni, prova l'emozione di chi sale su una collina o su una montagna, e arrivato in cima, scorge il mondo ai suoi piedi. Come scrisse lo scalatore Emilio Comici, amico della poetessa Antonia Pozzi: "Sulla montagna sentiamo la gioia di vivere, la commozione di sentirsi buoni e il sollievo di dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perché siamo più vicini al cielo".

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FOTOGRAFIA © WALLPAPERSIN4K
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   LA FRASE DEL GIORNO   

Chi più in alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna.
FELICE BONAITI




Saito Fumi (Tokyo, 14 febbraio 1909 - 26 aprile 2002), poetessa giapponese. I suoi tanka moderni, con la loro energia colorata e le loro implicazioni romantiche, hanno avuto un fascino speciale soprattutto sulle generazioni di giovani lettori.


martedì 13 settembre 2022

Scorza d’albero


PAUL CELAN

L’ETERNITÀ

Scorza d’albero notturno, coltelli nati dalla ruggine
ti sussurrano i nomi, il tempo e i cuori.
Una parola, assopita quando l’udimmo
sguscia sotto il fogliame:
l’autunno sarà eloquente,
ma di più la mano che lo coglie,
e la bocca che la bacia
sarà fresca come il fiore dell’oblio.

(da Papavero e memoria, 1952 - Traduzione di G. Bevilacqua)


"Dialoghi con cortecce d’albero.  Tu / scorzati, vieni, / scorzami dalla mia parola": il poeta rumeno Paul Celan interroga sovente gli alberi, ne mutua il linguaggio e i suoni, ne fa metafora per il suo dire.


FOTOGRAFIA © ENGIN AKYURT/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Non dalla radice, che non possiamo più percepire, ma dai rami protesi nel tempo ricaviamo il vero fondamento.
PAUL CELAN, Microliti




Paul Celan, nato Paul Antschel (Cernauți, 23 novembre 1920 – Parigi, 20 aprile 1970), poeta rumeno di origine ebraica, nato nel capoluogo della Bucovina settentrionale, oggi parte dell'Ucraina. Tormentato da crisi di angoscia, dopo numerosi ricoveri in cliniche psichiatriche, si uccise gettandosi nella Senna.


lunedì 12 settembre 2022

L’amore non aspetta


DORA CASTELLANOS

UN GIORNO

Un giorno arriverai;
l'amore non aspetta.
E mi dirai:
cara, è arrivata la primavera.

Un giorno mi amerai.
Sarai così vicino al mio petto,
che non saprò se il fuoco che mi brucia
viene dal tuo cuore o dall'estate.

Un giorno mi avrai.
Ascolteremo in silenzio
battere le nostre arterie
e singhiozzare gli alberi spogli.

Un giorno. Un giorno qualsiasi.
Breve ed eterno
l'amore è lo stesso in primavera,
in estate, in autunno e in inverno.

(da Verità d’amore, 1952)

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La poetessa colombiana Dora Castellanos eleva un inno all’amore, quello eterno, quello vero, quello che non ha stagione e che prima o poi si manifesta, quello che fa battere il cuore e che travolge con la sua marea di emozioni: “dannato amore, benedetto amore, /  chiarezza della mia disperazione, /  mia speranza che grida all'infinito”.

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JACK VETTRIANO "LA ROSA DI SAN VALENTINO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Amore, per te gioisco e per te soffro, / per te la luce che illumina il mondo / e la sete di luce in cui tramonto.
DORA CASTELLANOS




Dora Castellanos (Bogotá, 1924), poetessa e giornalista colombiana. Addetta culturale dell'ambasciata colombiana in Venezuela e segretaria di 13 ministri, nel 1978 fu la prima donna ad entrare nell'Accademia colombiana della Lingua Spagnola. La sua poesia ruota attorno alla vita e all'amore e le ha fruttato il Premio Simón Bolívar.


domenica 11 settembre 2022

Quei desideri


KONSTANTINOS KAVAFIS

RICORDA, CORPO

Ricorda non solo quanto fosti amato, corpo,
non solo i letti sopra cui giacesti,
ma anche quei desideri che per te
brillavano negli occhi apertamente,
tremavano nella voce – resi vani
da qualche impedimento casuale.
Ora che tutto è parte del passato,
è come se ti fossi concesso
anche a quei desideri – ricordali brillare
negli occhi volti verso te,
tremare nella voce, per te, ricorda, corpo.

(da Poesie erotiche, Crocetti, 1983 - Traduzione di Nicola Crocetti)

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Konstantinos Kavafis fece rivivere l’Ellenismo nel XX secolo: quel ricostruire a distanza di anni un mondo perduto sembra valere anche per la sua vita, la mediazione del ricordo è l’unica capace di valutare le emozioni, “storicizzandole”. Ma ecco che qui accade il miracolo: il desiderio stesso – “attesa del piacere” secondo la frase di Gotthold Ephraim Lessing resa celebre dalla pubblicità del Campari – nella memoria diventa compiuto.

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DIPINTO DI MAGGIE SINER

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   LA FRASE DEL GIORNO   

E se non puoi la vita che desideri / cerca almeno questo / per quanto sta in te: non sciuparla / nel troppo commercio con la gente / con troppe parole in un viavai frenetico.
KONSTANTINOS KAVAFIS




Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.


sabato 10 settembre 2022

Una piccola casa di cemento


VIVIAN LAMARQUE

HO DISEGNATO

Ho disegnato una piccola casa di cemento
poi ho aperto la porta
e ti ho messo dentro
quando scenderà la notte e sentirai bussare
non sarà il vento
saranno le stelle a cento a cento.

(da Poesie 1972-2002, Mondadori, 2002)

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Le era entrato nel cuore. / Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie / le era entrato nel cuore. / E lì cosa faceva? / Stava. /Abitava il suo cuore come una casa”: ed eccola lì l’immaginaria casa di cemento dove la poetessa trentina Vivian Lamarque ha rinchiuso il suo amato, come in un disegno di bambina, come in una fiaba.

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ILLUSTRAZIONE DI NOEL BADGES PUGH



   LA FRASE DEL GIORNO   

La realtà non c’era, era abdicata. / Splendidissima regnava la vita immaginata.
VIVIAN LAMARQUE, Il signore sognato

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LamarqueVivian Comba Provera Pellegrinelli Lamarque (Tesero, 19 aprile 1946) è una scrittrice, poetessa e traduttrice italiana dal francese. Di origini valdesi, ha insegnato italiano agli stranieri e nei licei. Ha ottenuto il Premio Viareggio, il Premio Montale, il Pen Club e, per le fiabe, il Premio Rodari e il Premio Andersen.