LUCIANO ERBA
CAPODANNO A MILANO
Si credeva a Milano che a vedere
per primo un uomo sulla soglia di casa
andando a messa il primo di gennaio
fosse segno di prospero futuro.
Erano figure nere di pastrani
incerte nella nebbia del mattino
sciarpe bianche, cappelli, flosci e duri
rintocchi di bastone, passi lontani.
Or dove siete, uomini augurali?
L’onda lunga del vostro presagio
si frange ancora alla riva degli anni?
Dentro una nebbia tra noi sempre più fitta
mi sembra talvolta intravedere
un volo di profetici mantelli.
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(da Negli spazi intermedi, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1998)
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Un altro anno. Un altro anno delle nostre vite. È così il poeta milanese Luciano Erba cerca il prospero futuro in una tradizione – peraltro alquanto misogina e superstiziosa – viva a Milano e in gran parte del Nord, associata all’incontrare per strada come prima persona la mattina del primo dell’anno un uomo, meglio se vecchio, meglio ancora se gobbo. Meglio le lenticchie e cotechino o gli acini d’uva degli spagnoli o vestirsi di rosso.
I migliori auguri per un sereno 2020.
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IMMAGINE © MAKY ORELPIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Scommetto che dal canto suo l’anno che viene spera che sia la gente a essere migliore.
QUINO, Mafalda
Luciano Erba (Milano, 18 settembre 1922 – 3 agosto 2010), poeta, critico letterario, traduttore del secondo Novecento, appartenente alla Quarta generazione della Linea Lombarda. Insegnò Letteratura Francese e Letterature Comparate all’Università Cattolica di Milano.
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