sabato 30 novembre 2024

Le spiagge bianche


EUNICE ARRUDA

LE SPIAGGE

Le spiagge bianche
e deserte
si sono stancate dei baci del mare
Adesso
si distendono
pigre
languide
perse nella bianca abitudine
della sabbia
Le spiagge sono stremate
dalle carezze
del mare
Per questo hanno freddo
e costruiscono castelli
di sabbia:

per passare il tempo

(da Invenzioni della disperazione, 1973)

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Le poesie di Eunice Arruda hanno l’estetica della concisione: precise e delicate, delineano l’ambiente esterno, queste spiagge invernali ad esempio, ma ne fanno in realtà uno specchio dell’intimità e della sua trasformazione emotiva, nonostante l’apparente immobilità: “Ho costruito la mia / casa sulla / sabbia // Ogni giorno / ricomincio”.

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FOTOGRAFIA © SOPHIE BACKES/UNSPLASH

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'amore è / il sole // Respirare / il colore del crepuscolo.
EUNICE ARRUDA, Gabriel

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Eunice Carvalho de Arruda (Santa Rita do Passa Quatro, 15 agosto 1939 - San Paolo, 21 marzo 2017), poetessa brasiliana. Laureatasi in Comunicazione e Semiotica, diresse l’Unione Brasiliana degli Scrittori. Esordì nel 1960 con È tempo di notte, cui seguirono altre tredici raccolte e un’antologia. La sua poesia fa della concisione un perno: taglia e riduce all’osso la parola.


venerdì 29 novembre 2024

Gli artisti


GREGORIO SCALISE

GLI ARTISTI DIMENTICANO CHE L’ARIA

Gli artisti dimenticano che l'aria
scorre fra le dita,
le ore ad ascoltare la radio
brillano ottuse e stravaganti,
la loro vicenda oscilla al limite di ogni ora;

in nessun luogo gli oggetti si posano,
eppure esistono in ogni fessura:
la loro superba crudeltà si compone
di minuti solenni.

(da Gli artisti, Lunario nuovo, 1986)

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Gregorio Scalise fu uno dei poeti più originali del secondo Novecento italiano: alla base della sua poetica resta l’indagine sull’assurdità e sull’incongruenza delle esperienze umane, quella “personale necessità espressiva di mettere in scena la aleatorietà di un discorso poetico, di una meditazione poetica, internamente scossa o scompaginata da un io che comprende l’impossibilità di costruire una attendibile rappresentazione organica del reale”, come scrisse di lui Maurizio Cucchi.

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ILLUSTRAZIONE DI TOMASZ WOZNIAKOWSKI

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Così testimoniano i bimbi / giocando con l’acqua, prova che esiste / una forma. / Così c’è una poesia alla quale si ritorna.
GREGORIO SCALISE

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Gregorio Scalise (Catanzaro, 25 gennaio 1939 – Bologna, 11 maggio 2020), poeta italiano. Dopo aver militato nell’avanguardia letteraria, si avvicinò ai Beat pubblicando A capo (1968) e L’erba al suo erbario (1969). La sua poesia crea  una duplice testualità: da una parte la scrittura agile e ordinata, dall’altra il disordine di una razionalità del tutto illusoria.


giovedì 28 novembre 2024

Il legame


JANE KENYON

DA UNA STANZA ALL'ALTRA

Qui in questa casa, tra le fotografie
dei tuoi antenati, i loro libri di preghiere e le vecchie
scarpe…

Mi muovo da una stanza all’altra,
un po' intontita, come la mosca. La guardo
sbattere contro ogni finestra.

Sono goffa qui, spingo
i ciocchi d'acero nella stufa.
Fuori dal mio corpo per un po',
senza peso nello spazio...

A volte
il vento contro le assi
suona come un'auto che si avvicina alla casa.

La mia gente non è qui, mia madre
e mio padre, mio ​​fratello. Parlo
con i gatti del tempo.

"Benedetto il legame che unisce…"
cantiamo nella chiesa in fondo alla strada.
E cosa viene dopo? Il legame…

il guinzaglio, il tubo che trasporta
l'ossigeno all'astronauta,
che gira e rigira fuori dal portellone,
guardandosi intorno.

(da Da una stanza all’altra, 1978)

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La nuova casa, la grande fattoria di Andover, nel New Hampshire, appartenente alla famiglia del marito David Hall: la poetessa statunitense Jane Kenyon, arrivata dal natio Michigan, prende confidenza a poco a poco con l'edificio e con il passato, con gli antenati di David e con il villaggio di poco più di 2.000 abitanti. La nostalgia di casa ogni tanto affiora, così come i genitori e gli affetti lasciati là e la solitudine dei primi tempi in un luogo nuovo.

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DIPINTO DI MICHAEL STOHLMEYER

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   LA FRASE DEL GIORNO   

So che siete con me, piante / e gatti — ma anche così ho paura, / seduta al centro della possibilità / perfetta.
JANE KENYON, La barca delle ore tranquille

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Jane Kenyon (Ann Harbor, Michigan, 23 maggio 1947 – Wilmot, New Hampshire, 22 aprile 1995), poetessa e traduttrice americana. La sua poesia, spesso  semplice, sobria ed emotivamente risonante, sonda la psiche ed esplora il ciclo della natura. Tra le sue traduzioni spiccano le poesie di Anna Achmatova.


mercoledì 27 novembre 2024

Centenario di Nina Cassian


Le poesie di Nina Cassian, che nasceva il 27 novembre1924 a Galati, in Romania, hanno uno stile unico: sono sfrontate, capaci di essere sottili e feroci, di raggiungere toni lirici e di volare basse. Come ad altri poeti rumeni, le toccò l'esilio: nel 1985, mentre era "visiting professor" alla New York University, chiese asilo politico per le sue idee contrarie al regime comunista di Ceausescu. Ne approfittò per riproporre e ricreare le sue poesie e per scriverne nuove direttamente in inglese.

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LA TENTAZIONE

Più vivo di così non sarai mai, te lo prometto.
Per la prima volta vedrai i pori schiudersi
come musi di pesce e potrai ascoltare
il mormorio del sangue nelle gallerie
e sentire la luce scivolarti sulle cornee
come lo strascico di un abito; per la prima volta
avvertirai la gravità pungerti
come una spina nel calcagno
e per l’imperativo delle ali avrai male alle scapole.
Ti prometto di renderti talmente vivo che
la polvere ti assorderà cadendo sopra i mobili,
che le sopracciglia diventeranno due ferite fresche
e ti parrà che i tuoi ricordi inizino
con la creazione del mondo.

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SERENO

Sarà un tempo sereno, un tempo da inni.
Con un sol gesto l’aria fenderò,
pronuncerò solo parole immacolate.
Dirò “cielo”, “fonte”, dirò “sole”
e “lacrima” e “musica”, “immunità”.
Sarà il tempo in cui il mio ricordo
non sarà sfiorato da eco di massacri
ma da aliti soavi di poesia
ché a volte anche il sangue alita.
Di tutto quel che un tempo era promiscuo
conservo solo il sacro e mossa al perdono
loderò i contrasti perdonanti.
Dirò “cielo” e “sole” ma anche “musica”
e sarà “sole”, “musica” e “cielo”
intorno a me e intorno al mondo.
Le vocali assumeranno, naturali, la loro gloriosa aureola.
E verrà il tempo sonoro, scintillante,
un tempo solenne e puro, un tempo da inni
e verrà un giorno il tempo! Oh se verrà!

(da C’è modo e modo di sparire. Poesie 1945-2007, Adelphi, 2013 - Traduzione di  A. N. Bernacchia e O. Fatica)

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Altre poesie di Nina Cassian sul Canto delle Sirene:



   LA FRASE DEL GIORNO   

Tutto quel che mi accade e si ripete / accade a me. / Il paesaggio che descrivo / sono io stessa.
NINA CASSIAN, C'è modo e modo di sparire

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Nina Cassian, pseudonimo di Renée Annie Cassian-Mătăsaru (Galați, 27 novembre 1924 – New York, 15 aprile 2014), poetessa, scrittrice e traduttrice rumena. Esponente del Modernismo, nel 1985 si rifugiò negli Stati Uniti per sfuggire alla repressione del regime di Ceausescu, e lì rimase non solo a vivere, ma anche a scrivere poesie nella lingua del suo nuovo paese.


martedì 26 novembre 2024

Lo stesso viaggio


BARTOLO CATTAFI

MIO AMORE NON CREDERE

Mio amore non credere che oggi
il pianeta percorra un¹altra orbita,
è lo stesso viaggio tra le vecchie
stazioni scolorite,
vi è sempre un passero sfrullante
nelle aiuole
un pensiero tenace nella mente.
Il tempo gira sul quadrante, giunge
un segno di nebbia sopra il pino
il mondo pende dalla parte del freddo.
Qui le briciole a terra, la brace del camino,
le ali,
le mani basse e intente.

(Lowonsford, 1952)

(da Partenza da Greenwich, Edizioni della Meridiana, Milano, 1955)

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Sono motivi universali quelli che Bartolo Cattafi confida all'amata: il mondo rimane quello di sempre e il tempo scorre virgilianamente irreparabile, nel suo susseguirsi di stagioni. Resta quel pensiero nella mente, tenace, anzi "denso" di quella "angosciosa densità del significato" come rilevò Giovanni Raboni.


FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Avrò forse un'anima che giunge / più in alto dei pali del telegrafo / Come il passero, l'uccello di ogni giorno.
BARTOLO CATTAFI, Partenza da Greenwich

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Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979),  poeta italiano. La sua poesia spazia sui dilemmi esistenziali con sensibilità di diarista, spesso con uno sguardo metafisico dove sono protagonisti il vuoto e la solitudine. Nei suoi versi il tema del viaggio è una costante metafora del vivere.


lunedì 25 novembre 2024

Donna sola in cammino


BLAGA DIMITROVA

DONNA SOLA IN CAMMINO

Scomodo rischio è questo
in un mondo ancora tutto al maschile.
Dietro a ogni angolo ti aspettano
in agguato incontri vuoti.
E percorri vie che ti trafiggono
con sguardi curiosi.
Donna sola in cammino.
Essere inerme
è la tua unica arma.

Tu non hai mutato alcun uomo
in protesi per sostenerti,
in tronco d'albero per appoggiarti,
in parete - per rannicchiarti al riparo.
Non hai messo il piede su alcuno
come su un ponte o un trampolino.
Da sola hai iniziato il cammino,
per incontrarlo come un tuo pari
e per amarlo sinceramente.

Se arriverai lontano,
o infangata cadrai,
o diventerai cieca per l'immensità
non sai, ma sei tenace.
Se anche ti annientassero per strada,
il tuo stesso partire
è già un punto d'arrivo.
Donna sola in cammino.
Eppure vai avanti.
Eppure non ti fermi.
Nessun uomo può
essere così solo
come una donna sola.
Il buio davanti a te cala
una porta chiusa a chiave.
E non parte mai, di notte
la donna sola in cammino.
Ma il sole come un fabbro
schiude i tuoi spazi all'alba.

Tu cammini però anche nell'oscurità
e non ti guardi intorno con timore.
E ogni tuo passo
è un pegno di fiducia
verso l'uomo nero
col quale a lungo ti hanno impaurita.
Risuonano i passi sulla pietra.
Donna sola in cammino.
I passi più silenziosi e arditi
sulla terra umiliata,
anche lei
donna sola in cammino.

1965

(da Tempo inverso, 1966 – Traduzione di Valeria Salvini)

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La poesia di Blaga Dimitrova dice già tutto: è un grido che parte dalla vulnerabilità delle donne in un mondo maschile e che termina con un rinnovato segno di consapevolezza e di sfida verso un necessario cambiamento, un cambio di passo che deve essere attuato quanto prima e ogni giorno e non soltanto ricordato nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L’uomo che mi ami / non vorrà possedermi come una merce, / né esibirmi come un trofeo di caccia, / saprà stare al mio fianco / con lo stesso amore / con il quale io starò al suo.
GIOCONDA BELLI, La costola di Eva

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Blaga Nikolova Dimitrova (Bjala Slatina, 2 gennaio 1922 – Sofia, 2 maggio 2003), poetessa, scrittrice e politica bulgara, vicepresidente della Bulgaria dal gennaio 1992 al luglio 1993. Nel tempo la sua poetica passò da tematiche sentimentali che la portarono a scrivere prevalentemente liriche d'amore ad un maggiore impegno sociale e politico.


domenica 24 novembre 2024

Centenario di Raffaello Baldini



"Uno s'accorge che quel che vuol raccontare succede in dialetto e che tradurlo significa in fondo raccontarlo non come è realmente successo" disse Raffaello Baldini, poeta romagnolo che nasceva il 24 novembre di cento anni fa a Sant'Arcangelo. Di lui Pier Vincenzo Mengaldo scrisse: "Se non restasse ancora vivo il pregiudizio pigro per il quale un poeta in dialetto è un ‘minore’, anche quando è maggiore, Raffaello Baldini sarebbe considerato da tutti quello che è, uno dei tre o quattro poeti più importanti d’Italia". Ma l'uso del dialetto consente di entrare in un'atmosfera un po' naif, talora bizzarra, talora grassa o al contrario sognante, malinconica: Baldini colloca i suoi personaggi in una scena in cui l'umanità è destinata alla sconfitta e alla solitudine.

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A N'E' SO

Invìci mè l´è un pó ch´a pràigh, ad nòta,
quant a m svégg, ch´a so lè, ch´a n´arcàp sònn,
l´è la vciaia? a n´e´ so, l´è la paéura?
a pràigh, e u m pèr ´d sintéi, a n´e´ so,
cmè ch´a n fóss da par mè, a n´e´ so, cmè che,
l´è robi ch´l´è fadéiga, a déggh acsè,
mo a n´e´ so gnénch´ s´a i cràid o s´a n´i cràid.


NON LO SO
 
Invece io è un po’ che prego, di notte
quando mi sveglio, che sono lì, che non riprendo sonno,
è la vecchiaia? non lo so, è la paura?
prego, e mi pare di sentire dentro, non lo so,
come se non fossi solo, non so, come se,
sono cose che è difficile, dico così,
ma non so nemmeno se ci credo o non ci credo.

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LA GÒMMA

S’u i fòss ‘na gòmma da scanzlè, ‘na gòmma
da inciòstar, no da lapis, o se no
s’ na machina da scréiv, bat xxx,
o, par fè mèi, xyxy,
o, par fè mèi ancòura, mnmn,
ch’ u s fa pòch mn, mo e’ scanzèla,
porca masòla, ch u n s capéss piò gnént,
o adiritéura, mèi di tòtt, mo a n l’ò,
un computer u i vrèbb, ch’ e’ basta un tast,
e e’ sparéss tótt, senza un scanzlòt, tótt biènch,
cmè ch’ u n fóss suzèst gnént,
parchè mè te mi mònd i sbai ch’ ò fat.


LA GOMMA

Se ci fosse una gomma da cancellare, una gomma
da inchiostro, no da lapis, o se no
una macchina da scrivere, battere xxx,
o, per far meglio, xyxy,
o per far maglio ancora, mnmn,
che si fa poco mn, ma cancella,
porca masola, che non si capisce più niente,
o addirittura, meglio di tutto, ma non ce l’ho,
un computer ci vorrebbe, che basta un tasto,
e sparisce tutto, senza un cancellotto, tutto bianco,
come non fosse successo niente,
perché io nella mia vita gli sbagli che ho fatto.

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Un’altra poesia di Raffaello Baldini sul Canto delle Sirene:



   LA FRASE DEL GIORNO   

L'italiano è un porto di mare, il dialetto è un porticciolo fuori mano.
RAFFAELLO BALDINI, IBC IV, n. 4 1996

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Raffaello Baldini (Santarcangelo di Romagna, 24 novembre 1924 – Milano, 28 marzo 2005), poeta e scrittore italiano. Si è rivelato come autore di componimenti poetici nel dialetto romagnolo di Santarcangelo, in cui, attraverso un bizzarro assortimento di situazioni e personaggi monologanti, si esprime la condizione di un'umanità votata allo scacco e a un'irrimediabile solitudine.


sabato 23 novembre 2024

Getterò la chiave


RACHEL BLUWSTEIN

CHIUDERÒ LE PORTE DEL MIO CUORE

Chiuderò le porte del mio cuore,
getterò la chiave in mare
affinché il cuore non abbia a temere
il tuo incontro, la tua voce da lontano.
Le mie mattine sono state grigie,
le mie sere, sospiri,
e, tra le mie consolazioni, una:
è la mia mano quella che lo ha fatto.

(da Poesie, 1985)

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"Nel mio giardino ti ho piantato, / nel mio giardino segreto, il mio cuore. / Intricati son divenuti i tuoi rami / e profonde in me le tue radici". Così scrive la poetessa Rachel Bluwstein. Eppure, accade che l'amore ci deluda, che non sia più sostenibile. La stessa Rachel se ne rende conto e capisce che deve ritrovare se stessa nell'isolamento: "Nella mia grande solitudine, una solitudine di animale ferito / ora dopo ora io giaccio. In silenzio. / La mia vigna l’ha spogliata il destino e non un solo rampollo è rimasto".

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CHRISTIAN SCHLOE, "LA CHIAVE DEL PAESE DELLE MERAVIGLIE"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Sì, meglio che la mia anima appartenga all'universo, / non un solo uomo, nessuno può dominarla.
RACHEL BLUWSTEIN, Poesie

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Rachel Bluwstein (Saratov, Russia 2 ottobre 1890 - Tel Aviv, 16 settembre 1931), poetessa russa naturalizzata israeliana. Conosciuta e venerata in Israele anche solo come Rachel o Poetessa Rachel: è stata uno dei primi autori a scrivere in ebraico, lingua di cui padroneggiò sia i registri più colloquiali, sia le più complesse sfaccettature del linguaggio biblico.


venerdì 22 novembre 2024

Si coglie un fiore


NUNO JÚDICE

COME SI FA LA POESIA

Per parlare in che modo si ottiene la poesia,
la retorica non serve. Si tratta di una cosa semplice, che non
ha bisogno di raffinatezze e di formule. Si coglie
un fiore, per esempio, ma che non si tratti di quei fiori che crescono
in mezzo ai campi, né di quelli che si vendono nei negozi
o nei mercati. È un fiore di sillabe, i cui
petali sono le vocali, e lo stelo una consonante. Si mette
nel vaso della strofa e lo si lascia stare. Perché non muoia,
basta un pezzo di primavera nell’acqua, che si va
a cercare nell’immaginazione, quando c’è un giorno di pioggia,
o si fa entrare dalla finestra, quando l’aria fresca
della mattina riempie la stanza di azzurro. Allora,
il fiore si confonde con la poesia, ma non è ancora
la poesia. Perché nasca, il fiore ha bisogno
di trovare colori più naturali di quelli
che la natura gli ha dato. Possono essere i colori del tuo
volto – il suo candore, quando il sole scende su di te –,
o il fondo dei tuoi occhi in cui tutti i colori
della vita si confondono, con la luminosità della vita. Poi,
verso quei colori sulla corolla, e li vedo scendere
sulle foglie, come la linfa che scorre nelle
vene invisibili dell’anima. Posso, allora, cogliere il fiore,
e ciò che ho in mano è questa poesia che mi hai data.

(da La casa della poesia, I Quaderni del Bardo Edizioni, 2023 – Traduzione di Emilio Coco)

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La poesia è fatta di parole, certo, dice il poeta portoghese Nuno Júdice, ma non bastano le parole per fare una poesia; occorrono altri elementi: la spontaneità, l'emozione, ma soprattutto quel "quid" che crea davvero una poesia, quella vividezza che va oltre il reale, il fattore insondabile che consente di parlare all'anima.

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FOTOGRAFIA © TAPECIARNIA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

I poeti lavorano / questa materia. Le loro dita estraggono / il caso da dentro chi va / loro incontro, e sanno che l’improbabile / si trova nel cuore dell’istante, / nell’incrocio di sguardi che / la parola della poesia traduce.
NUNO JÚDICE, La materia della poesia

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Nuno Manuel Gonçalves Júdice Glória (Mexilhoeira Grande, 29 aprile 1949 – Lisbona, 17 marzo 2024), poeta, romanziere e saggista portoghese. Eesponente di spicco di quella poetica del "ritorno al reale" che si è andata delineando negli anni Settanta come reazione agli sperimentalismi dei decenni precedenti.


giovedì 21 novembre 2024

Sulla tua bocca


JUAN RAMÓN JIMÉNEZ

FUSIONE

Col nuovo mattino,
il mondo mi bacia
sulla tua bocca, donna.

(da La stagione totale, 1946 - Traduzione di Angela Urbano

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La poesia di Juan Ramón Jiménez tenta una concordanza della realtà che crediamo di conoscere e del trascendentale che invece crediamo di non conoscere. Quello che nasce è una nuova visione del mondo, questo mattino in cui splende il nuovo sole e si incarna nell’amata, che assume un valore cosmico nell’intima e completa fusione dell’amore.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'estasi dinamica è romanticismo assoluto, eroismo assoluto.
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ, La ragione eroica

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JimenezJuan Ramón Jiménez (Palos de Moguer, 24 dicembre 1881 - San Juan, Portorico, 29 maggio 1958), poeta spagnolo premiato con il Nobel nel 1956, fu uno dei principali esponenti della Generazione del ’14 e del Modernismo. La sua ricerca poetica lo portò a privilegiare la poesia nuda ed essenziale, fatta solo di immagine e di parola al di là della musicalità esteriore.


mercoledì 20 novembre 2024

Shuntarō Tanikawa


Shuntarō Tanikawa, pioniere della poesia giapponese moderna, in discontinuità con l’haiku e le altre tradizioni, è morto il 13 novembre a Tokyo all’età di 92 anni. La sua “nuova poesia”, colloquiale nell’uso vivido del linguaggio quotidiano e attenta al significato delle piccole cose, mira alla trasmissione della “nuda voce” attraverso il ritmo e la melodia e pone interrogativi metafisici sulla solitudine dell’individuo nell’universo abbozzando profonde verità emotive. “Per me, la lingua giapponese è il terreno. Come una pianta, metto radici, bevo i nutrienti della lingua giapponese, germogliando foglie, fiori e dando frutti" disse nel 2002 in un’intervista all’Associated Press.

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FOTOGRAFIA © PEN

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ESSERE VIVI

Essere vivi
essere vivi ora
vuol dire avere sete
essere abbagliati dal sole fra gli alberi
ricordare all’improvviso una melodia
starnutire
tenerti per mano

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire minigonna
un planetario
Johann Strauss
Picasso
le Alpi
vuol dire imbattersi in tutte le cose belle
e poi
essere attenti e opporsi al male che vi si nasconde

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire poter piangere
poter ridere
potersi arrabbiare
vuol dire libertà

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire un cane che abbaia in lontananza ora
la terra che sta girando ora
da qualche parte il primo vagito che si alza ora
da qualche parte un soldato ferito ora
è un’altalena che dondola ora
è l’ora che passa ora

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire il battito d’ali degli uccelli
vuol dire il fragore del mare
il lento procedere di una lumaca
vuol dire gente che ama
il tepore della tua mano
vuol dire vita

(1971)

(da Poeti giapponesi, Einaudi, 2020 – Traduzione di Alessandro Clementi degli Albizzi)

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LA STAFFETTA DEL MATTINO

Mentre in Kamčatka un giovane
sogna le giraffe
in Messico una ragazza
aspetta l'autobus nella bruma del mattino
mentre a New York una ragazzina
si gira nel letto con un sorriso sulle labbra
a Roma un ragazzino
strizza l'occhio ai primi raggi del sole che tingono i capitelli
su questa Terra
da qualche parte un mattino ha sempre inizio

è la nostra staffetta
che da longitudine a longitudine
protegge per così dire a turno la Terra
se prima di addormentarti provi ad ascoltare
sentirai che da qualche parte lontano sta suonando una sveglia
è la prova che qualcuno ha afferrato saldamente
il mattino che tu gli hai porto.

(1968)

(da Poeti giapponesi, Einaudi, 2020 – Traduzione di Maria Teresa Orsi)

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Altre poesie di Shuntarō Tanikawa sul Canto delle Sirene:

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Quando scrivo, mi chiedo sempre se le mie parole siano adatte alla nostra epoca.
SHUNTARŌ TANIKAWA, Pen Magazine, Luglio 2023

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Shuntarō Tanikawa (Tokyo, 15 dicembre 1931 – 13 novembre 2024), poeta, scrittore e traduttore giapponese.  Le sue opere sono caratterizzate da una varia gamma di stili. Più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura, ha vinto l'American Book Award nel 1989. È il traduttore dei Peanuts in giapponese.


martedì 19 novembre 2024

Il cielo


GHIÒRGOS SARANDÀRIS

HO VISTO IL CIELO

Ho visto il cielo con i miei occhi
Con i miei occhi gli ho aperto gli occhi
Con la mia lingua ha parlato
Siamo diventati fratelli e abbiamo parlato
Abbiamo apparecchiato la tavola e cenato
Come se tutto il tempo fosse davanti a noi

E ricordo il sole che rideva

Ricordo che rideva e piangeva

(da Come un soffio d’aria, 1999)

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Donna, mare, solitudine, cielo, uccelli: sono i temi preferiti dal poeta greco Ghiòrgos Sarandàris, che fu ispiratore di Odysseas Elytīs. Il suo cielo è quello che è al di sopra di lui ma anche quello che ha dentro, quel pezzo di cielo con il quale si identifica e con il quale dialoga, simbolo di libertà e forma per i sogni.

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RENÉ MAGRITTE, "LA RICONOSCENZA INFINITA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Parlo perché c'è un cielo che mi ascolta / Parlo perché i tuoi occhi parlano.
GHIÒRGOS SARANDÀRIS

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Ghiòrgos Sarandàris (Istanbul , 20 aprile 1908 – Atene , 25 febbraio 1941), poeta, filosofo e saggista greco della Generazione degli anni '30. Formatosi in Italia, si ispirò alla lirica pura di Ungaretti.Trasferitosi ad Atene, partecipò attivamente al rinnovamento delle lettere greche. Morì in seguito alle sofferenze patite sul fronte albanese, combattendo contro gli Italiani.


lunedì 18 novembre 2024

Per tendere il tuo arco


RAFAEL CADENAS

POCHE PAROLE

Hai poche
      parole
sottomano,
eppure
dovrai fartele bastare
per tendere
                il tuo arco
verso il bersaglio
                oscuro.
E dovrà
essere il far centro
senza volontà.

(da Lettera aperta in risposta, Einaudi, 2024 – Traduzione di Laura Pugno)

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Rafael Cadenas, poeta venezuelano vincitore del Premio Cervantes 2022, basa la sua poetica sull’osservazione filosofica: la parola, ridotta alla sua essenza, liberata da ogni peso, diventa allora il mezzo per rapportarsi con il mondo e con la gente, sebbene la realtà continui a essere impermeabile e inespugnabile.

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VLADIMIR KUSH, "LA FRECCIA DEL TEMPO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

I lettori di poesia cercano, alla fine, rivelazioni.
RAFAEL CADENAS, Poéticas, n.2, Settembre 2016

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Rafael Cadenas (Barquisimeto, 8 aprile 1930), poeta, saggista e docente universitario venezuelano. Fece parte del gruppo «Tavola Rotonda. Dotato di una raffinata sensibilità poetica, ha creato un’opera vincolata al pensiero filosofico.


domenica 17 novembre 2024

Tracciare il tuo nome


OCTAVIO PAZ

SCARABOCCHIO

Con un pezzo di carbone
con il mio gesso rotto e la mia matita rossa
tracciare il tuo nome
il nome della tua bocca
il segno delle tue gambe
sulla parete di nessuno

Sulla porta proibita
incidere il nome del tuo corpo
finché il filo del mio coltello
sanguini
e la pietra gridi
e il muro respiri come un petto.

(da Salamandra, 1962)

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L'erotismo è spesso presente nelle poesie di Octavio Paz. Ma in questo caso il Premio Nobel messicano assume un atteggiamento più sensoriale che contemplativo: il carboncino, il gesso spuntato, la matita, sono estensioni del suo io e agiscono di metafora in metafora per ricostruire il corpo della donna e la passione.

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ILLUSTRAZIONE © LUCIANA PAPP DESIGN/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'amore ci sospende, ci strappa a noi stessi e ci proietta nello strano per eccellenza: un altro corpo, altri occhi, un altro essere. E solo in quel corpo che non è il nostro e in quella vita irrimediabilmente estranea, possiamo essere noi stessi.
OCTAVIO PAZ, L'arco e la lira

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Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998),  poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua poesia è fatta di sperimentazione e anticonformismo, un continuo mettersi in discussione del linguaggio, “lotta continua contro la significazione”.


sabato 16 novembre 2024

Un fuoco


MARIO LUZI

L'ALTA, LA CUPA FIAMMA RICADE SU DI TE

L’alta, la cupa fiamma ricade su di te,
figura non ancora conosciuta,
ah di già tanto sospirata
dietro a quel velo d’anni e di stagioni
che un dio forse s’accinge a lacerare.

L’incolume delizia, la penosa ansietà
d’esistere ci brucia e incenerisce
ugualmente ambedue. Ma quando tace
la musica fra i nostri visi ignoti
si leva un vento carico d’offerte.

Pari a due stelle opache nella lenta vigilia
cui un pianeta ravviva intimamente
il luminoso spirito notturno
ora noi ci leviamo acuminati,
febbrili d’un futuro senza fine.

Così spira ed aleggia nell’anima veemente
un desiderio più prossimo a sgomento,
una speranza simile a paura,
ma lo sguardo si tende, entra nel sangue
più fertile il respiro della terra.

Assunto nella gelida misura delle statue,
tutto ciò che appariva ormai perfetto
si scioglie e si rianima, la luce
vibra, tremano i rivi fruttuosi
e ronzano augurali città.

L’immagine fedele non serba più colore
e io mi levo, mi libro e mi tormento
a far di me un Mario irraggiungibile
da me stesso, nell’essere incessante
un fuoco che il suo ardore rigenera.

(da Quaderno gotico, Vallecchi, 1947)

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L'alta, la cupa fiamma spirituale è quella del fuoco rigeneratore dell'amore. Ed è un amore - come scrive lo stesso Mario Luzi - "tanto più esaltante quanto più l'animo umano ne aveva bisogno dopo l'aridità, la paura, l'angoscia, l'odio".  Occorre ricordare che questa poesia apre Quaderno gotico, la prima raccolta del dopoguerra del poeta fiorentino: l'amore rigenera, il futuro accende nuove promesse.

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IMMAGINE GENERATA CON INTELLIGENZA ARTIFICIALE © IFFANY/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Ah questa oscura gioia t’è dovuta, / il segreto ti fa più viva, il vento / desto nel rovo sei, sei tu venuta / sull’erba in questo lucido fermento.
MARIO LUZI, Quaderno gotico




Mario Luzi (Castello di Firenze, 20 ottobre 1914 – Firenze, 28 febbraio 2005), poeta italiano, fu uno dei grandi rappresentanti dell’Ermetismo. Più volte candidato al Nobel, fu insignito della Legion d’Onore. Fu Accademico della Crusca e senatore a vita.


venerdì 15 novembre 2024

È tua questa assenza


CARMEN CONDE

AMANTE

È come ridere dentro una campana:
senza aria, senza sentirti, senza sapere che odore hai.
Con un gesto passi la notte del tuo corpo
e te lo chiarisco: io sono te per la vita.

I tuoi occhi non finiscono; sono gli altri a essere ciechi.
Non ti collocano con me, nessuno sa che è tua
questa assenza mortale che dorme nella mia bocca,
quando la voce grida nei deserti del pianto.

Teneri allori spuntano sulla fronte altrui,
e l'amore si consola prodigando la sua anima.
Tutto è leggero e fioco dove nascono i bambini,
e la terra è un fiore e nel fiore c'è il cielo.

Solo tu ed io (una donna sullo sfondo
di quel vetro opaco che è una campana calda),
Stiamo considerando che la vita…, la vita
può essere amore, quando l'amore inebria;
è senza dubbio struggersi, quando si è felici;
sicuramente è luce, perché abbiamo gli occhi.

Ma ridere, cantare, fremere liberi
di desiderio, ed essere molto più della vita…?
No, lo so già. È tutto qualcosa che sapevo
e per questo, per te, rimango nel Mondo.

(da Terra illuminata, 1951)

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I miei anni di speranza, la mia forza ardente / liberata dal mio corpo dominato; / i  miei sogni dell'amore che non arriva mai, / riempiendo quel sogno di tanto spirito!” è un sogno d’amore quello della poetessa spagnola Carmen Conde, un amore sensuale e vitale.

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JOCELYN HOBBIE, "PUNTO FIAMMA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Essere tutto questo tuo, poter godere di tutto senza averlo sognato, senza che una minima attesa prometta mai la felicità.
CARMEN CONDE, Ansia della grazia

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Carmen Conde Abellán (Cartagena, 15 agosto 1907 - Majadahonda, 8 gennaio 1996), poetessa e scrittrice spagnola. Con lo pseudonimo di Florentina del Mar ha pubblicato varî volumi di narrativa, pagine biografiche e saggistiche. In poesia il suo surrealismo è temperato dal rigore della forma, e il suo erotismo si placa in un linguaggio intimista.


giovedì 14 novembre 2024

Le traiettorie feline


JOAQUÍN GIANNUZZI

ATLETA ALLA TRAVE

Il cervello si nasconde ma determina
le traiettorie feline del corpo
spostando il baricentro,
un pendolo teso
in un’area elastica e aerea.
Trattenendo il respiro
nell’ombra seguiamo
la cerimonia culturale del corpo
al centro della luce,
librato in sé stesso,
come linee di forza che eseguono
una coreografia creata
per la  sua struttura. Vediamo
come le vivaci sollecitazioni dei muscoli
trattengano l'energia
per tendere l'arco
e descrivere un agile cerchio
il cui centro è la mano
e poi un altro per ciascun piede.
Fino a che tutto l’insieme si stacca
dall’attrezzo, dal suo punto
di riferimento e ruota
sul suo asse orizzontale per ritornare a terra
nella rapida parabola finale.
Un’ovazione e cade come un gatto.

(da Principi d’incertezza, 1980)

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In Giochi olimpici, altra poesia della raccolta Principi d’incertezza, il poeta argentino Joaquín Giannuzzi scrive: “Davanti al mio pesante scheletro intellettuale / schiacciato al pianeta come un morto ben educato, / la piccola atleta salta, lucidando / in ogni giro spaziale / la sua scintilla di raffinata materia”. Ad affascinarlo è quella leggerezza che però è espressa dalla forza muscolare, capace di tramutare la potenza in grazia.

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FOTOGRAFIA © MARTIN RULSCH/WIKIPEDIA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Non aggiungere. Non distorcere. / Non cambiare / la musica del luogo. / La poesia è ciò che si vede.
JOAQUÍN GIANNUZZI, Segni di una causa personale

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Joaquín O. Giannuzzi (Buenos Aires, 29 luglio 1924​ - Campo Quijano, 26 gennaio 2004), poeta e giornalista argentino. La sua poesia descrive il mondo reale, un mondo dove il senso drammatico della vita acquista consistenza e gli oggetti rivelano la dote centrale della loro nudità.


mercoledì 13 novembre 2024

Luogo di meraviglie


XULIO LÓPEZ VALCÁRCEL

INVITO AL VIAGGIO 

I

Splendido
sole tra i pini.

Invito. Richiamo.
Il tempo ferma il suo assedio.

Luce inarticolata
che mi trafigge.

Tramonto del mondo.
Grigio e chiaro.
Infine, l'inizio.

Altri posti mi reclamano.


II

La brezza della sera
con un sordo mormorio,
abbraccia i nostri volti.

Ci salutiamo.

Il viaggio ci aspetta.

Altre saranno le mani,
un altro sarà il vento che
ti scompiglierà i capelli
e ti farà dormire.

Starò con la nebbia.

Dove nessuno mi sente.


III

Lecci.
Luce stanca
e pallida.

Perché non ho mai raggiunto
questo luogo di meraviglie?

Gli uccelli si incrociano.

La giornata passa
e nessuno se ne accorge.

Spazio desolato.

Qualcosa passa. Una malinconia leggera
come un'ala.

(da Memoria di agosto, 1993)

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Appena un tremore d'aria,/ tiepido pulsare di brezza, / parole tenaci / resistono commosse, / piccole fiamme / alimentate dall'amore / contro il tempo”: il viaggio del poeta spagnolo Xulio López Valcárcel si nutre di luoghi dove il sogno si mescola alla magia nella quiete del paesaggio in un'atmosfera soffusa e leggermente malinconica. Ed è un viaggio nel sé, nel tempo, nella solitudine, nell’emozione, nell’amore.


FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Gettato come un albero solitario / sento il respiro del mondo.
XULIO LÓPEZ VALCÁRCEL




Xulio Xabier López Valcárcel (Lugo, 1953), poeta e scrittore spagnolo. Laureato in Giurisprudenza presso l' Università di Santiago de Compostela, esercita la professione di avvocato giudiziario. Conosciuto soprattutto come poeta, ha preso parte ai gruppi "Cravo Hondo" e "De Amor e Desamor" e della redazione di Luzes de Galiza.


martedì 12 novembre 2024

Puoi berla davvero


MILTIÀDIS MALAKÀSIS

LA LUNA GIOCA STASERA

La luna gioca stasera
sotto il pergolato,
puoi berla davvero,
nel bicchiere.

E non tanto perché gioca
nel pergolato,
quanto perché brilla accanto
a una finestra…

(da Ore, 1903)

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Ore è il titolo della raccolta di Miltiàdis Malakàsis. Il poeta greco strappa attimi miracolosi all'eterno, e questo è già poesia. Basta una luna riflessa nei vetri di una finestra, alta su un giardino per riconoscere la bellezza dell'istante, la sua magia effimera che nel corso della notte svanirà.

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IMMAGINE © WALLHAVEN

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Per tutta la notte, / Brillò la Luna sulla terrazza. / La Luna / Era il solitario cuore della sua notte.
FOROUGH FARROKHZAD

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Miltiàdis Malakàsis, (Missolungi 1870 - Atene, 27 gennaio 1943), poeta greco. Autore di traduzioni dall'inglese e dal francese (le Stances di Jean Moréas col quale fu in rapporti di amicizia a Parigi), scrisse liriche eleganti tra il gusto parnassiano e il simbolistico, con forte influsso della poetica francese.


Pubblicato

lunedì 11 novembre 2024

Il fulgore


ADAM ZAGAJEWSKI

LA POESIA È RICERCA DEL FULGORE

La poesia è ricerca del fulgore.
La poesia è una strada regale,
che ci conduce nel punto più remoto, più in avanti, più ulteriore.
Cerchiamo il fulgore all’imbrunire, al culmine
imperante del giorno o nei cercanti comignoli dell’alba,
persino sull’autobus, a novembre,
quando poco più in là sonnecchia un vecchio prete.

Un cameriere in un ristorante cinese
scoppia a piangere e nessuno capisce il perché.
Chissà, forse anche questa è ricerca,
così come l’istante in riva al mare,
quell’istante in cui, all’orizzonte,
si manifestò un vascello desideroso di catturare,
e si sospese, fermò il proprio tempo per molto tempo.
Ma anche i momenti di profonda gioia

e gli innumerevoli momenti inquieti. Permettimi
di vedere, per poter poi aver visto, chiedo. Permettimi
di vivere fino al compimento il significato
o l’intenzione della mia durata, dico.
A sera cade una pioggia fredda.
Nelle strade e nei viali della mia città
col crepitio di un silenzio attivo e vivissimo
sotto le ceneri sta concentrata su un’opera l’oscurità.
La poesia è ricerca del fulgore.

(da Il ritorno, 2003 - Traduzione di Marco Bruno)

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Se prendiamo per assunto che “la nostra vita è ordinaria”, come la definisce in un altro verso il poeta polacco Adam Zagajewski, che la realtà materiale è il mondo del grigiore, allora la poesia è ciò che la illumina, quel bagliore che permette di avanzare verso ciò che in qualche modo la trascende.


FOTOGRAFIA © LIVEDOOR

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia chiama a una vita più alta.
ADAM ZAGAJEWSKI, Desiderio

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Adam Zagajewski (Leopoli, Ucraina, 21 giugno 1945 – Cracovia, 21 marzo 2021), poeta, scrittore e saggista polacco. Esordì nel 1972 con Komunikat. Esponente della New Wave polacca, nel 1976 aderì al Comitato per la Difesa degli Operai e la dittatura comunista gli impedì di pubblicare. Cominciò allora il suo esilio a Houston e Parigi. Tornò a risiedere a Cracovia nel 2002.


domenica 10 novembre 2024

Un arduo vetro


JORGE LUIS BORGES

SPINOZA

Le diafane mani dell’ebreo
tagliano nella penombra le lenti;
muore la sera tra paura e freddo.
(Le sere sono uguali a ogni altra sera).

Ma le mani e lo spazio di giacinto
che impallidisce il confine del Ghetto
appena esistono per l’uomo quieto
che sta sognando un chiaro labirinto.

Non lo turba la fama, che è riflesso
di altri sogni nel sogno dello specchio,
né l’amore pudico delle vergini.

Libero da metafora e da mito.
intaglia un arduo vetro: l’infinito
ritratto di Chi è tutte le sue stelle.

(da L’altro, lo stesso, Mondadori, 1998 - Traduzione di Domenico Porzio)

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Baruch Spinoza, filosofo ebreo olandese, tra i massimi esponenti del razionalismo e antesignano dell'Illuminismo, elaborò le teorie di Cartesio alla luce delle esperienze della tradizione giudaico-cristiana e della tradizione neoplatonica rinascimentale. Lo scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges ne è ammirato - "Qualcuno costruisce Dio nella penombra", lo dipinge così in un altro sonetto a lui dedicato. Qui si riferisce a Spinoza, che per tutta la vita portò avanti il suo lavoro di tornitore di lenti, azzardando il paragone con la sua filosofia, che consisterebbe dunque nel lucidare il diamante dell'universo.

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SAMUEL HIRSZENBERG, "IL MALEDETTO SPINOZA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'amore è il mezzo attraverso il quale l'uomo può elevarsi al sommo bene.
BARUCH SPINOZA, Breve trattato su Dio, l’uomo e il suo bene

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Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.


sabato 9 novembre 2024

La forza dietro gli sguardi


EEVA KILPI

PROPRIO QUANDO AVEVO IMPARATO A VIVERE SENZA DI LUI

Proprio quando avevo imparato a vivere senza di lui
mi passò per la testa l'idea:
a quest'uomo io non rinuncio.

E le lenzuola scoppiarono in fiori.
"Questa è la realtà", ha detto
e i sogni sono svaniti.

Tale, dunque, era la forza dietro gli sguardi
che per anni
ci eravamo educatamente lanciati.

(da Canto d’amore e altre poesie, 1972)

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Gli uomini, nelle poesie di Eeva Kilpi, sono tratteggiati in maniera piatta e incidentale - si può dire che siano come un elemento sullo sfondo, anche quando come in questo caso sono protagonisti. A risaltare è l'emozione della poetessa finlandese, capace di essere contemplativa e istintiva quasi nello stesso momento.

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FÉLIX VALLOTTON, "LA MENZOGNA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Una passione costante in me. Questo è esattamente il modo in cui volevo vivere. Non un attimo sprecato, un sentimento pieno, sono qui, adesso, non desidero nulla.
EEVA KILPI

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Eeva Karin Kilpi nata Salo (Hiitola, Carelia finlandese, oggi Russia, 18 febbraio 1928), scrittrice, poetessa e attivista femminista finlandese. La sua poesia è caratterizzata da un un’ironia di fondo e tratta i temi dell’esilio, delle relazioni umane e della natura.


venerdì 8 novembre 2024

Sera ventosa d’autunno


JOHN GOULD FLETCHER

SULLE RIVE DEL SUMIDA

Sera ventosa d’autunno,
Lungo il fiume grigio-verde vorticoso,
Le persone riposano come barche ferme
Tirando ansiose le loro piccole catene.
Alcune si muovono lente
Come i venti leggeri:
Marrone-blu, verde opaco, i villaggi in lontananza
Dormono sulle rive del fiume:
Le acque si scontrano e mormorano cupe.
Il brusio dei passanti,
È attutito sotto il cielo grigio e inquieto.

(da Stampe giapponesi, 1918)

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È davvero una “stampa giapponese” questa disegnata dal poeta statunitense John Gould Fletcher: c’è tutto quello che teorizza l’Imagismo, la corrente cui appartenne, ovvero la precisione e l’immediatezza delle immagini, quasi che con i suoi versi avesse scattato una fotografia a questa scena di una sera autunnale nella Tokyo di oltre un secolo fa – il Sumida è il breve fiume che attraversa la capitale giapponese.


FOTOGRAFIA DEL PONTE RYOGOKU NEL 1935 – PUBBLICO DOMINIO

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Una campana si insinua / Nella nebbia echeggiando debolmente / I lampi pallidi e ampi / Del vibrante crepuscolo, / Oro sbiadito.
JOHN GOULD FLETCHER, Stampe giapponesi

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John_Gould_Fletcher-1927John Gould Fletcher (Little Rock, Arkansas, 3 gennaio 1886 – 10 maggio 1950), poeta imagista e critico d’arte statunitense, primo poeta del Sud a vincere il Premio Pulitzer. Tra le sue opere: Goblins e pagode (1916), Stampe giapponesi (1918), Poesie scelte (1938) e La montagna che brucia (1946).