lunedì 31 gennaio 2022

Ángel Guinda


Il poeta spagnolo Ángel Guinda è morto a Madrid sabato scorso all’età di 73 anni. Nel suo Manifesto Poesia utile  afferma “non vogliamo una poesia addomesticata dalle tendenze dominanti. Vogliamo la poesia allo stato brado, libera, (…) una poesia che non è solo oggetto di bellezza ma anche soggetto di condotta, una poesia che serve all'essere umano: moralmente per vivere; esteticamente, per godere; e culturalmente, per ampliare e rafforzare le proprie conoscenze”: questo spirito di bellezza attraversa tutta la sua opera, esprimendosi soprattutto nei versi d’amore: “La poesia mi è apparsa come un'ossessione e ho capito che volevo continuare il percorso che ha segnato Gustavo Adolfo Bécquer”.

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FOTOGRAFIA © NUEVA CULTURA

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LO SGUARDO

Proprio come una chiave apriva l'aria
ai misteri della trasparenza.

Mi ha chiamato come una finestra
o un appuntamento del cielo con il mare.

Avrei potuto vivere nel suo bagliore
o aspettare di morire come un naufrago.

Perché quello sguardo non proveniva dagli occhi
e quegli occhi non appartenevano a nessun mondo.

(da Cassa di lava, 2012)

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STORIA DI UN AMORE

È vero che ti ho amato
con un amore così grande
che vi poteva stare la città
con le sue gallerie, i parchi, i grattacieli,
i suoi giovani che si baciano per le strade,
la sua luce che colpisce in testa la vita.
È vero che ti ho amato
con un amore così grande
che vi poteva stare il continente
con le sue foreste, oceani, montagne,
paesi, realtà e misteri.
È vero che ti ho amato
con un amore così forte
che resisteva ai terremoti.
L'amore è verità
ed è vero che ti ho amato
con un amore così immenso
da contenere il mondo,
il mio mondo pieno del mio amore per te.
È vero che ti ho amato
con un amore così forte
che ora mi sento debole perché sono vuoto.
Il tuo mondo non lo può contenere.

(da Materia dell’amore, 2009)

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ENTRO NEL TUO CORPO

Entro nel tuo corpo come in un museo.

(da Tutta la luce del mondo. Minimal love poems, 2002)

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LA TUA PELLE

La tua pelle è la profondità del mio desiderio.

(da Tutta la luce del mondo. Minimal love poems, 2002)


Di Ángel Guinda sul Canto delle Sirene:

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LA FRASE DEL GIORNO
[La poesia è] la finestra da cui contemplare un'altra realtà più alta e gentile.
ÁNGEL GUINDA, Per-vertiendo palabras, 8 marzo 2012




Ángel Guinda Casales (Saragozza, 26 agosto 1948 - Madrid, 29 gennaio 2022), poeta e scrittore spagnolo. Insegnante di Letteratura, ha scritto poesia esistenziale e minimalista alla ricerca di un senso estetico in cui i temi principali sono la vita, l’amore, la morte e la poesia stessa. Tra le sue traduzioni opere di Cecco Angiolieri, Florbela Espanca e Àlex Susanna.


domenica 30 gennaio 2022

Voglio parlarti d’amore


CLARIBEL ALEGRÍA

ANCHE SE PER UN MOMENTO

a Bud

Ora,
mentre il fiume di ossidiana
ci riflette,
voglio parlarti d’amore,
del nostro amore,
dei vari fili
della sua trama,
dell’amore che si tocca
e che è ferita
e anche volo
e risveglio.
Senza l’amore,
il verde delle foglie
non avrebbe senso,
né il lampione della strada
che illumina l’acqua,
né l’immagine ondeggiante
della chiesa.
Il mio amore è la ciotola
dove hai lasciato una moneta,
la moneta che mi dice che esisto,
la treccia che le parole forgiano,
il vino,
il mare oltre la tavola,
le incomprensioni,
i giorni
in cui ci rendiamo conto
di non essere più uno,
che siamo irrimediabilmente
lontani.
Ieri,
dal mio esilio,
ho inventato che arrivavi.
Sono uscita al gelo,
ho spaventato pinguini,
ho spostato le stelle
appostandomi al tuo sbarco.
Volevo aiutarti a piantare bandiere,
festeggiare in ginocchio
il miracolo.
Sono rimasta qui
con i miei segnali.
Sei sorpreso dalla mia vertigine?
Parlo di questo:
del gioioso dolore
di sapere che è vero,
che all’improvviso è vero,
che non sono sola,
che siamo insieme sotto l’albero
la mano nella mano,
che ci riflette il fiume,
che adesso,
in questo istante,
in questa ora,
anche se per un momento,
tu sei con me.

(da Unica via, 1965)

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La lontananza dell’amato si impregna nei versi della poetessa nicaraguense Claribel Alegría del “naturalismo ontologico” che caratterizza gran parte della sua poesia: gli elementi dell’ambiente naturale – il fiume, in questo caso, con i suoi riflessi, le sue sponde e i suoi lampioni – si mescolano alla condizione relativa all’essere. Due note: il Bud cui è dedicata è il giornalista Darwin J. "Bud" Flakoll, sposato da Claribel Alegría a Washington nel 1947, e la poesia è quella scelta dai loro quattro figli per la lettura durante le esequie della poetessa, nel 2018.

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LEONID AFREMOV, "CITTÀ IN RIVA AL LAGO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Che strano ospite / questo amore / più mi svuota / più mi riempie.
CLARIBEL ALEGRÍA, E questa poesia-fiume




Claribel Isabel Alegría Vides (Estelí, 12 maggio 1924 – Managua, 25 gennaio 2018), poetessa, giornalista e scrittrice nicaraguense considerata con la connazionale Gioconda Belli la maggiore esponente della Letteratura del Centro America. Fu candidata al Premio Nobel 2016.


sabato 29 gennaio 2022

Papaveri nati di notte


SKIPWITH CANNÉLL

NOTTURNI, V

Sono stanco dell'amore, e le tue labbra
sono papaveri nati di notte
dammi dunque le tue labbra
che io possa conoscere il sonno

(da Des Imagistes, 1914)

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Nell’antologia Des Imagistes, stilata da Ezra Pound nel 1914 compare anche il poco conosciuto poeta statunitense Skipwith Cannéll: è un epigramma che ha toni ellenizzanti e vive naturalmente della suggestione metaforica labbra/papaveri attingendo a tutto l’armamentario imagista: precisione del linguaggio, sviluppo di uno stile ritmico individuale, uso minimo dell’aggettivo.

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JOSEPH-DÉSIRÉ COUR, "DONNA SDRAIATA SU UN DIVANO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Sono stanco del desiderio. / Sono debole d'amore; / perché sulla mia testa / è caduto / come una spada il chiaro di luna.
SKIPWITH CANNÉLL, Des Imagistes




Skipwith Cannéll (Philadelphia, Pennsylvania, 1887–1957), poeta statunitense associato al gruppo degli Imagisti. Studioso di Poe e della Bibbia di Re Giacomo, amico di William Carlos Williams, a Parigi conobbe Ezra Pound, che inserì le sue poesie nell’antologia Des Imagistes.


venerdì 28 gennaio 2022

Il cielo stellato


ABDALLĀH IBN AL-MU’TAZZ

PIOGGIA

Una nube gravata d'acqua se ne venne dondolando
in groppa ai venti,
e per tutta la notte versò acqua a fiotti e rovesci,
come sangue dalla bocca delle ferite.
Quando si dissipò, il cielo stellato al mattino
sembrava un prato di viole rorido di rugiada,
con dischiusi in mezzo fiori di camomilla.

(da La letteratura araba, Sansoni, 1967 – Traduzione di Francesco Gabrieli)

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Eleganti e cristallini, i versi del poeta iracheno Ibn al-Mu'tazz, principe abbaside che regnò solo un giorno prima di essere deposto e ucciso, esprimono la bellezza del cielo notturno del deserto ritornato terso dopo la pioggia: prima dell’alba agli occhi del poeta si trasforma in un prato fiorito.

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FOTOGRAFIA © PX HERE

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LA FRASE DEL GIORNO
Sii come chi cammina lungo un sentiero spinoso. Egli è attento a ciò che vede. / Non sminuire i piccoli peccati, ché le montagne sono fatte di ciottoli.
ABDALLAH IBN AL-MU’TAZZ




Abdallāh ibn al-Muʿtazz bi-llāh (Samarra, 1º novembre 861 – Bagdad, 29 dicembre 908), poeta, teorico e critico letterario iracheno. Principe abbaside, fu eletto califfo dopo una congiura, ma deposto dopo un giorno, catturato e ucciso. Fu uno dei più brillanti ingegni del suo tempo.


giovedì 27 gennaio 2022

Dopo il film su Anna Frank


SIMONE CONSORTI

COME SI SCRIVE “AUSCHWITZ”

Dopo il film su Anna Frank i ragazzi
mi chiedono come si scrive “Auschwitz”
un’unica domanda
asettica e ortografica
che non mi crea imbarazzi
Non mi domandano
quante persone
stipavano in ogni vagone
se l’odio nasce dalla testa o dal cuore
o perché ti scambiavano il nome
con un numero di targa
come se fossi un fuoristrada

In ogni caso ad Auschwitz ci sono stato
All’entrata c’era un chiosco
dove vendevano wurstel
e la mia domanda
quella che a me sorgeva spontanea
era come si fa
ad addentare carne
in un posto così
Intanto dentro
la gente scattava foto a mitraglia
alcuni addirittura in posa
e uno perfino abbozzando un sorriso

Guardo i ragazzi
che hanno visto il film
e che nonostante le immagini
di cenere e sangue
non hanno proprio altre domande
A come Ancona gli dico
U come Udine
S come Savona
C come Como
H come hotel
W come Washington
I come Imola
T come Torino
Z come Zorro

(da Nell’antro del misantropo, 2014)

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La testimonianza della storia è necessaria – resta sempre in sottofondo la celebre frase di George Santayana, “Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”. Risulta ancora di più vero per l’Olocausto, per questa Giornata della Memoria che rievoca alle generazioni nate dopo la guerra quello di cui non furono testimoni. Più passa il tempo, più lontani appaiono quei tempi nonostante intridano ancora profondamente il mondo. E ne sono prova le parole con cui un insegnante, il poeta Simone Consorti, racconta la sua esperienza con gli studenti e con i “turisti” ad Auschwitz.

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FOTOGRAFIA © EVENING CHRONICLE

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LA FRASE DEL GIORNO
La strada per Auschwitz è stata costruita dall'odio, ma lastricata dall’indifferenza.
IAN KERSHAW, Opinione popolare e dissenso politico nel Terzo Reich




Simone Consorti (Roma, 1973). Insegnante di liceo, ha esordito con L’uomo che scrive sull’acqua “aiuto” (1999). Oltre ai romanzi e alla pièce Berlino kaputt mundi, tra numerose raccolte poetiche spiccano Nell’antro del misantropo (2014) e Le ore del terrore (2018). Si occupa di street photography tenendo mostre personali in Italia e partecipando a collettive in Russia.


mercoledì 26 gennaio 2022

Un pezzo di orizzonte


NIKIFÒROS VRETTÀKOS

UN MONDO PIÙ PICCOLO

Cerco una spiaggia dove possa recintare
un pezzo di orizzonte
con alberi o canneti. Dove, raccogliendo l'infinito,
possa avere la sensazione che: non ci sono macchine
o pochissime; non ci sono soldati
o pochissimi; non ci sono armi
o pochissime, e quelle poche puntano all'uscita
delle foreste con i lupi; o che non ci sono mercanti
o pochissimi
in punti remoti della terra dove
non sono ancora state posate strade asfaltate.
Dio spera che
almeno nei singhiozzi dei poeti il ​​paradiso non cesserà mai di esistere.

(da Diario, in Poesie scelte, Volume II, 1991)

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Muovo contro le vostre armi / carico di fiori e di luce […] / Si infrangeranno i vostri proiettili / sopra il mio pensiero / e sopra questi versi”: un umanesimo pacifista è alla base della poetica di Nikifòros Vrettàkos: il luogo (utopico?) in cui esso si può realizzare è un mondo dove non c’è globalizzazione ma un paradiso di poesia.

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WALTER LAZZARO, "FINE SETTEMBRE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Ho scavato tutta la terra per trovarti. / Ho setacciato la sabbia del deserto nel cuore / Sapevo che la luce del Sole / non è completa senza l'uomo.
NIKIFÒROS VRETTÀKOS, L’abisso del mondo




Nikifòros Vrettàkos (Krokeès, 1° gennaio 1912 – Plumitsa, 4 agosto 1991), scrittore e poeta greco. Partito per Atene alla scoperta del mondo, ne fu deluso. Prese parte in prima linea alla Seconda guerra mondiale e alla resistenza. Espulso dal Partito Comunista per il suo umanesimo di pace, visse in esilio la dittatura dei colonnelli.


martedì 25 gennaio 2022

L’uomo che inventò la forchetta


HANS MAGNUS ENZENSBERGER

GENIALE

L'uomo a cui saltò in mente
la biforcazione di Hopf (Perché poi Hopf?
Chi può essere stato?).
Non una gran cima
a paragone dell'uomo
che inventò la forchetta.
E se fosse stata una donna?

Uno partorisce il bottone,
un altro lo spirito del mondo.
Poi c'è l'esperto di Dio
cui venne l'idea
che fra
contritio e attritio
si abbia a fare una netta distinzione.
Mica stupido! O no,

mai e poi mai ci dispiaccia
di separare ciò che è perfetto
dall'imperfetto.
Che sia l'apriscatole
piuttosto che lo zero, da soli
non ci saremmo mai arrivati,
noi, che siamo gente comune.

Se proprio si deve, potremmo
rinunciare all'essere dell'essente.
Sia benedetta la donna
che l'ha inventato -
posto che non fosse un uomo -
il primo letto.

(da Più leggero dell’aria, Einaudi, 2015 – Traduzione di Anna Maria Carpi)

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La biforcazione di Hopf è la modifica della stabilità da parte di un punto di equilibrio al variare di un certo parametro di controllo in corrispondenza della formazione di un ciclo limite. Parte di un complicatissimo teorema matematico dei sistemi dinamici. Il poeta tedesco Hans Magnus Enzensberger, passati i settant’anni si trova invece a stupirsi e a bearsi delle quotidianità, delle piccole cose che ci rendono comoda la vita, che siano la forchetta o il bottone o l’apriscatole o il letto.

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FOTOGRAFIA © GOOD FREE PHOTOS

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LA FRASE DEL GIORNO
Invisibile come l'isotopo che serve alla diagnosi e alla misurazione del tempo, inappariscente eppure difficilmente rinunciabile come un microelemento, la poesia è all'opera anche là dove nessuno l'immagina.
HANS MAGNUS ENZENSBERGER, Gli elisir della scienza




Hans Magnus Enzensberger (Kaufbeuren, 11 novembre 1929), scrittore, poeta, traduttore ed editore tedesco. La sua poesia, con espressione volutamente antipoetica e provocatoria, non vede un mezzo di salvezza per l'uomo e si presenta come denuncia spietata di tutte le storture e debolezze della società.


lunedì 24 gennaio 2022

Una storia senza nome


SANDRO PENNA

ERO SOLO E SEDUTO

Ero solo e seduto. La mia storia
appoggiavo a una chiesa senza nome.
Qualche figura entrò senza rumore,
senz'ombra sotto il cielo del meriggio.

Nude campane che la vostra storia
non raccontate mai con precisione.
In me si fabbricò tutto il meriggio
interno a una storia senza nome.

(da Poesie, Garzanti, 1973)

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È uno struggimento che continua a lavorare sotto traccia quello di Sandra Penna, un desiderio ardente che freme e si contiene senza mai traboccare, riversandosi nella solitudine di anonimo osservatore di un’anonima vita: “Nubi leggere ad una ad una il cuore / gremirono di segni senza nome”.

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EDWARD HOPPER, "DOMENICA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma il mio canto d’amore, il mio più vero, / era per gli altri una canzone ignota.
SANDRO PENNA, Poesie




Sandro Penna (Perugia, 12 giugno 1906 – Roma, 21 gennaio 1977), poeta italiano. Con toni epigrammatici, le sue poesie esprimono spesso un’intenso desiderio sensoriale di vita talora malinconico e cantano l’amore omosessuale (“Poeta esclusivo d’amore”, si definì egli stesso).


domenica 23 gennaio 2022

Arte di tacere


VINCENZO CARDARELLI

ISPIRAZIONE PER ME È INDIFFERENZA

Ispirazione per me è indifferenza.
Poesia: salute e impassibilità.
Arte di tacere.
Come la tragedia è l’arte di mascherarsi.

(da Prologhi, Studio Editoriale Lombardo, 1916)

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È la dichiarazione di poetica del primo Vincenzo Cardarelli, antiromantica certo, addirittura asettica: la necessità di esprimere il pensiero passa attraverso un’analisi che ha bisogno del massimo rigore e di concentrazione. Se “la speranza è nell’opera”, l’idea va sviluppata, armonizzata come un tema musicale, con una certa impassibilità e un ascetismo autoimposto.

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GIORGIO DE CHIRICO, "ORFEO, TROVATORE STANCO"

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LA FRASE DEL GIORNO.
Ma vi dico, in verità, / che volentieri darei, se pur l’avessi, / una tanto gloriosa vocazione / per un poco d’allegra umanità
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VINCENZO CARDARELLI, Poesie




Vincenzo Cardarelli, nato Nazareno Caldarelli (Corneto Tarquinia, 1º maggio 1887 – Roma, 18 giugno 1959), poeta, scrittore e giornalista italiano. Sorta dall’Avanguardia degli Anni Dieci, la sua poetica rivela influssi dell’espressionismo linguistico e del frammentismo, ad esprimere  temi come lo sradicamento, il viaggio, l'adolescenza, la perdita di identità.


sabato 22 gennaio 2022

Era quella la giovinezza?


ADRIENNE RICH

TERZA RIMA, 6

Era quella la giovinezza? quello zaffiro
splendente sulla neve
un’ora precisa

a Central Park quell’odore
su marciapiede e davanzale
fresco e intatto

la pace e il dramma della tempesta
sopra la città
pubblica intimità

in attesa
nella piccola copisteria appannata
piste di fango sul parquet

poi tremante inebriata
nel crepuscolo
alla fermata del tram in mezzo agli altri pubblica felicità

(da La guida nel labirinto, Crocetti, 2021 - Traduzione di Maria Luisa Vezzali)

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La terza rima è naturalmente la classica forma dantesca della Commedia. La poetessa statunitense Adrienne Rich rende omaggio a Dante più che nella forma – sono sì terzine, ma non rimano e neppure sono endecasillabi – nel contenuto: il poema celebra infatti il rapporto tra il seguace e la guida nella discesa in un personale inferno che ospita tra l’altro Tutto su mia madre di Almodóvar. Ma in questa sesta sezione ad affiorare è il ricordo della gioventù, la dolcezza che essa assume nella memoria: “Divento il maestro mancato deragliato dalla memoria assaltato / zoppicante / che non ho avuto mai io conduco e io tengo dietro”.

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UNA GIOVANE ADRIENNE RICH IN UNA FOTOGRAFIA DI NANCY CRAMPTON

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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni viaggio nel passato è complicato da delusioni, falsi ricordi, falsi nomi di eventi reali.
ADRIENNE RICH




Adrienne Rich (Baltimora, Maryland, 16 maggio 1929 – Santa Cruz, California, 27 marzo 2012), poetessa, saggista, insegnante e femminista statunitense. Le sue poesie seguono un percorso che porta alla consapevolezza dell’io e dell’essere donna, lesbica e ebrea americana. In rapporto conflittuale con il potere, rifiutò la National Medal of Arts offertale da Clinton.


venerdì 21 gennaio 2022

Eduardo Cerecedo


“Un poeta solare e un uomo dall’entusiasmo contagioso e dalla straordinaria nobiltà”: così Armando González Torres descrive il poeta e critico letterario messicano Eduardo Cerecedo, scomparso il 9 gennaio all’età di 59 anni. Dopo aver conosciuto le poesie di autori come Antonio Machado, Federico García Lorca e León Felipe, abbandonò la prosa per abbracciare la poesia ingabbiando nei suoi versi la dicotomia tra materia e spirito, tra tangibile e intangibile.

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SAN VALENTINO AL CENTRO COMMERCIALE

OMAGGIO AI SOLITARI

a Paty Ramírez Rivas

Oggi è il giorno dell'amore
e il mio cuore si svuota
guardando le vetrine dei negozi della città.

Ci sono oggetti, cibo, gelati, cioccolatini,
palloncini metallici di varie forme, rossi;
- annunciano il 14 febbraio - anche blu,
d’argento, d’oro, percorsi da tanta gioia.

Le coppie camminano
cercando il dono da regalare
e io senza amore.

Come il pomeriggio diviso in due come un limone
prima il lampo,
poi il tuono, la pioggia, il lampo ha fatto mancare la corrente
e la luce non illumina più i negozi,
l'ampiezza delle tenebre è traboccata
negli oggetti del giorno.

Così nell'oscurità c'è il ritratto di quello che sono
in questa data che inizia bagnata la sua marcia
di tempo insieme.
Esco dalle pareti di vetro
dove il mio regalo è buio come il pomeriggio
diviso da un fulmine, ora condivido il cammino
con la mia ombra leggera, o meglio, vuota e sottile,
sotto la pioggia fredda della città che
mi aspetta in uno dei suoi angoli.
 
Dove mi aspettano le candele perché le accenda
proprio in questo giorno in cui sono andato a vedere le compere
degli altri.
 
In questo momento di amarezza, invito
chi vuole conoscere questi posti, a raggiungere
con il cuore stretto i negozi
per sentirsi vivi, ancora una volta e riaffermare
il vuoto al proprio fianco.

(da Los escribas. n. 6, febbraio 2016)

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SOFFIO DI CENERE

VII

Il tempo, un ponte che la notte tende per conoscere
la sua distanza, l’ampiezza delle nuvole, dei voli, gli svolazzi che costruiscono
il centro delle piante di caffè sui loro steli.
Fiore di amara dolcezza sulla sensibilità del tempo nel canto
delle ore, rannicchiate tra gli arbusti; porta al nord
il tremore delle ore. Tremore di acqua sugli occhi,
tremore di occhi nell’acqua.
Da questo volo di uccelli il fiume raccoglie la sua linea,
imparando che la luce fremendo altera il volo
che lo guida; filo di rasoio il suo canto. Qualcuno interrompe
il momento; vigila.

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IX

Un uomo solo
e la musica sul tavolo
prelibatezza che qualcuno serve su un vassoio d’argento arrugginito
la primavera
è già canto.
È già preghiera. Acqua versata in un’ondata di verde:
la voce del poeta. Ancora la musica si ferma nella mia mano, per scoprire
se la frequenza raggiunge il suo volo.

(da Soffio di cenere, 2019)



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LA FRASE DEL GIORNO
Catturare, se è possibile, il tremore delle cose. Questa è la sfida di ogni artista
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EDUARDO CERECEDO, Vuelo de jaguar, n. 7, Luglio-Settembre 2020




Eduardo Cerecedo (Tecolutla, Veracruz, 12 febbraio 1962 – Città del Messico, 9 gennaio 2022), poeta e critico letterario messicano.  Vincitore del Premio Alí Chumacero 2011, le sue poesie indagano nel cuore umano cercando il confine tra tangibile e intangibile, tra spirito e materia.


giovedì 20 gennaio 2022

Un poeta della mente


GARY SNYDER

QUANTO AI POETI

Quanto ai poeti
I poeti della Terra
Che scrivono poesie brevi,
Non hanno bisogno dell'aiuto dell'uomo.

*

I poeti dell'Aria
Mettono in scena le bufere più veloci
E a volte ciondolano nei vortici.
Poesia dopo poesia
Arrotolandosi nella loro stessa forza
.

*

A meno cinquanta gradi
Il carburante non scorre
E il propano rimane all'interno del serbatoio.
I poeti del Fuoco
Si incendiano allo zero assoluto
Amore fossile che torna a scaturire.

*

Il primo
Poeta dell'Acqua
È rimasto sommerso per sei anni.
Coperto di alghe.
La vita nella sua poesia
Ha lasciato milioni di impronte
Minuscole e diverse
Tracce incrociate nel fango.

*

Con il Sole e la Luna
Nel suo grembo,
Il poeta dello Spazio
Dorme.
Il cielo non ha fine—
Ma le sue poesie,
Volano oltre il limite
come oche selvatiche.

*

Un poeta della Mente
Resta a casa.
La casa è vuota
E non ha muri.
La poesia
Si vede da ogni parte
In qualunque posto,
Immediatamente.

(da Turtle Island, 1974)

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Il poeta statunitense Gary Snyder divide i vari tipi di poeti in base ai quattro elementi classici, alla Luna e alla mente. E lui, dove si collocherà? Di certo tra i poeti della mente: la sua poesia è una interconnessione di buddhismo e cultura americana, realizzata attraverso la meditazione: "Non c'è vicinanza o lontananza. Abbiamo semplicemente l'opportunità di riempire l'intero quadro ora, per la prima volta nell'esperienza umana… Esplorare sempre più le profondità del più profondo magazzino di simboli nella mente cosciente, per far sì che germogli forse un altro fiore di chiarezza nello sterco dell'informazione".

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RENÉ MAGRITTE, "LA VENDETTA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Il mondo è la nostra coscienza e ci circonda
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GARY SNYDER, La pratica del selvatico




Gary Snyder (San Francisco, California, 8 maggio 1930), poeta, ambientalista e  saggista statunitense. Associato alla Beat Generation, è il "poeta dell'ecologia profonda". La sua “eco-poesia” riflette la natura e l’immersione nella spiritualità buddhista. Vinse il Pulitzer nel 1975 con Turtle Island.


mercoledì 19 gennaio 2022

Come lampada notturna


IMRU L-QAYS

CONVEGNO D’AMORE

Uscimmo insieme, io camminavo e lei trascinava,
sulle nostre orme, l’orlo di una veste errante
e quando oltrepassammo il recinto della tribù
e giungemmo
in una conca fra le dune intricate
afferrai le sue ciocche mentre si chinava
su di me, sottile di vita e dalle gambe tornite,
slanciata, bianca, dalle giuste forme
e col seno levigato come uno specchio.
Si volge mostrando una guancia liscia e si difende
Con uno sguardo di antilope di Wagrah,
mostra un collo simile a quello della bianca gazzella,
non troppo lungo né sciupato quando lo alza verso l’alto,
e una capigliatura nera come carbone lungo la schiena,
folta come un grappolo di datteri che pende dalla palma,
mentre le trecce sono ripiegate verso l’alto
i riccioli si perdono in pieghe e in onde,
e una vita sottile come una fine redine
e gambe, fusti irrigati e irrorati
mentre briciole di muschio sono sparse nel suo letto
dorme la mattina senza cintura alla veste.
Tocca con delicatezza leggera come
bruchi di Zabbi o ramoscelli di ishil.
Illumina il buio della notte come
lampada notturna di monaco solitario.

(da Le Mu'hallaqat, Marsilio, 1987 - Traduzione di Daniela Arnaldi)

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Un incontro amoroso di quindici secoli fa: il poeta arabo Imru l-Qays - nato nella regione di Al-Qassim, nell’odierna Arabia Saudita – fornisce un semplice esempio dell'antica poesia beduina, scritto con un linguaggio vivace e con una doviziosa ricchezza di immagini che si conclude con la limpida luce dell’amore.


HORACE VERNET, "JUDA E THAMAR"

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LA FRASE DEL GIORNO
Nel regno del Non-visibile / esiste un legno di sandalo / che brucia. / Questo amore è il fumo / di quell'incenso.
GIALAL AL-DIN RUMI




Imruʾ l-Qays Junduḥ ibn Ḥujr al-Kindī (Al-Qassim, 501 circa - Ankara, 544 circa), poeta arabo, vissuto nel periodo della Jāhiliyya. Considerato uno dei più importanti poeti dell’epoca preislamica, scriveva appassionate lettere d'amore, e qualcuno lo indica come l'inventore della qasīda, l'ode amorosa della cultura classica araba.


martedì 18 gennaio 2022

Stelle bianche


OLAV H. HAUGE

GIORNATA D’INVERNO

Cosa vuole questa luce strana?
Il giorno è sotto stelle bianche.
E i sogni germogliano sotto la luna.

La montagna ha parole racchiuse dentro di sé
ma il petto è rigido e la barba gelata.
Il fiume risponde con brevi riflessi, si apre per un attimo breve,
e i pini offrono un po’ di resina.
Il regalo scuote la neve
e il cavallo freme con il muso coperto di brina.
La legna spreme fuori una crosta di grasso gelato,
e il ghiaccio divora il taglio della scure.

Ma ora la vetta manda in mille pezzi il disco del sole, torce
il suo sguardo furtivo verso un mondo lontano.
Gli alti abeti candele sulle creste dei monti si spengono,
e gli alberi si acquietano nel bosco per la notte.
Il fiume sospira nella gola, condensa in ghiaccio la nostalgia di mare,
e le pietre dormono sotto la neve con sogni verdi nel cuore.

(da La terra azzurra, Crocetti, 2008 - Traduzione di Fulvio Ferrari)

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È pieno inverno nei versi del poeta modernista norvegese Olav H. Hauge, l’inverno nordico del fiordo di Vestland, fatto di neve e di ghiaccio, di riflessi accecanti nel giorno brevissimo pronti a precipitare nel buio. Restano i sogni del disgelo e della primavera, congelati anch’essi nel ritmo lento dell’attesa.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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LA FRASE DEL GIORNO
La terra addormentata conosce / il proprio splendore.
OLAV H. HAUGE, La terra azzurra




Olav Håkonson Hauge (Ulvik, 18 agosto 1908 – 23 maggio 1994), traduttore e poeta norvegese. Giardiniere, uomo di grande cultura, tradusse in lingua nynorsk Blake, Brecht, Celan, Hölderlin e Sylvia Plath. La sua è poesia modernista, che invade il territorio della poesia concreta.


lunedì 17 gennaio 2022

Crepuscoli raggianti


ATTILIO BERTOLUCCI

COME L’INVERNO ADDOLCISCE RAPIDO

Come l'inverno addolcisce rapido
quest'anno, non è ancora finito
gennaio eppure la luce s'attarda
sulle tenere cime delle case
ad augurarci presto un tempo di
crepuscoli raggianti… Oh cuore, quando
sarà quel tempo

(da Il fuoco e la cenere, Diabasis, 2014)

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L’inverno è ancora lungo, ma piega già verso la primavera: la attendiamo, la ricerchiamo nelle nuove tenere gemme, negli amenti dorati dei noccioli, nei piccoli segni che spuntano qua e là nei boschi e nei prati. È tempo di desiderio, dunque, come nota il poeta Attilio Bertolucci.

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FOTOGRAFIA © PICKPIK

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LA FRASE DEL GIORNO
Allora si sarà aperta l’aria / un’altra volta, le strade tenere / nel disgelo porteranno qua e là / in una confusione di raffreddori e di auguri, / i piccioni nel prato, le lenzuola nel cielo / la posta del mattino azzurra fra le mani.
ATTILIO BERTOLUCCI, La capanna indiana, Frammento escluso




Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 – Roma, 14 giugno 2000), poeta italiano. Le sue opere poetiche sono il risultato di una felice contaminazione tra eredità ermetica e capacità di tradurre ogni astratta eleganza in un discorso poetico naturale.


domenica 16 gennaio 2022

Thiago de Mello


Se ne è andato alla soglia dei 96 anni, Thiago de Mello, il “poeta della foresta” Nato a Barreirinha, in Amazzonia, nel 1926, è stato uno dei più grandi poeti della sua generazione. Con le sue opere contribuì a diffondere la lotta per la conservazione della foresta amazzonica e a far conoscere i problemi della regione. Durante la dittatura militare fu esule in Cile, dove scrisse la sua poesia più famosa, "Lo statuto dell’uomo”: un inno alla verità (“È decretato che adesso vale la verità, / adesso vale la vita, / e mano nella mano, / marceremo tutti per la vita vera”) e alla libertà (“È proibito l’uso della parola libertà, /la quale sarà soppressa dai dizionari /e dal pantano ingannatore delle bocche. / Da questo momento / La libertà sarà viva e trasparente / Come un fuoco o un fiume, / e la sua abitazione sarà sempre /il cuore dell’uomo”).

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FOTOGRAFIA © GLOBAL

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IL SILENZIO DELLA FORESTA

Ha una consistenza fisica,
densa e dolce,
il silenzio notturno della foresta.
Non come quella del vento e della vastità,
i cui denti di neve
hanno morso la mia solitudine.
Non come il terribile silenzio
(al suo interno il tempo brilla immobile)
dal deserto cileno di Atacama,
dove, una sera,
disteso tra sabbia e sassi,
ascoltai con stupore
l'abbaiare del mio stesso cuore.
Il silenzio della foresta è sonoro:
i canti degli uccelli notturni
ne sono parte, ne nascono,
sono la sua intima voce.
Solo nel mezzo della notte amazzonica,
sento il potere magico del silenzio,
quando gli uccelli
parlano con le stelle,
e pronuncio in silenzio
il bel nome della donna che amo.

(da In un campo di margherite, 1986)

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IL PANE QUOTIDIANO

Possa il pane trovare in bocca
l'abbraccio di una canzone
costruito sul lavoro.
Non la fame stanca
di un sudore che scorre invano.
Possa il pane quotidiano non arrivare
conoscendo l’amaro della lotta
e il calice dell'umiliazione.
Possa essere la benedizione del fiore
raccolto con gioia
da chi ha coltivato la terra.
Più che un fiore, sia un frutto
che si offre maturo,
sempre a portata di mano.
La mia e la tua.

(da Afa nella foresta, 1981)

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LA FRASE DEL GIORNO
Sono convinto che la poesia sia un dono. Nessuno diventa poeta.
THIAGO DE MELLO




Amadeu Thiago de Mello (Barreirinha, 30 marzo 1926 – Manaus, 14 gennaio 2022), noto come Thiago de Mello, poeta, scrittore e traduttore brasiliano. Esule in Cile durante la dittatura militare, fu un’icona della regione amazzonica, soprattutto per le sue lotte a favore della conservazione della foresta.


sabato 15 gennaio 2022

Salvando il mondo


JORGE LUIS BORGES

I GIUSTI

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

(da La cifra,1981 – Traduzione di Domenico Porzio)

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Chi sono i giusti che stanno salvando il mondo? I potenti? Quelli che prendono decisioni in grado di modificare l’intero pianeta oppure le rinviano sine die nelle conferenze sui cambiamenti climatici? No, dice lo scrittore argentino Jorge Luis Borges: chi salva il mondo sono le anonime persone che fanno il loro dovere vivendo con semplicità, dedicandosi alle proprie passioni, con l’impegno pratico e concreto di vivere, sapendo che “il peggiore dei peccati / che possa commettere un uomo” è non essere stato felice.

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RENÉ MAGRITTE, "LA RICONIOSCENZA INFINITA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Voglio rendere grazie al divino / labirinto di effetti e di cause / per la diversità delle creature /che compongono questo singolare universo.
JORGE LUIS BORGES, L’altro, lo stesso




Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.


venerdì 14 gennaio 2022

Un puntino che va e viene


LEONARDO SINISGALLI

VA E VIENE

Nella creta rosea di quest’inverno
sullo schermo della mia cameretta
un puntino che va e viene
multicolore sulle palpebre
e il suono pungente della mosca
straniata.

(da La vigna vecchia, Mondadori, 1956)

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Un riflesso di luce – l’orologio, la penna, un vetro all’esterno, gli occhiali? – quello che Eugenio Montale definiva “Probabilmente è solo un lampeggio di lenti, quasi una gibigianna che tagli la foschia”. È quello ad affascinare il poeta-matematico Leonardo Sinisgalli nella camera della vecchia casa dove fu ragazzo, riconciliatosi con la sua Lucania, nonostante sia solo e annoiato.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
A mezza età / il poeta sopravvive. La sua fortuna / durò un soffio, un lampo / la sua grazia.
LEONARDO SINISGALLI, La vigna vecchia




Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908 – Roma, 31 gennaio 1981), poeta,  saggista e critico d'arte italiano. Noto come Il poeta ingegnere per il fatto che lavorò per Olivetti e Pirelli e per aver fatto convivere nelle sue opere cultura umanistica e cultura scientifica. Fondò e diresse la rivista “Civiltà delle macchine”.


giovedì 13 gennaio 2022

Non ti ho mai tanto amata


VICENTE ALEIXANDRE

NO, NON CERCARE

Non ti ho mai tanto amata.
Azzurra come notte che declina,
eri l’impenetrabile scudo della testuggine
che si sottrae sotto la roccia all’amorosa venuta della luce.
Eri la lenta ombra
che cresce tra le dita quando in terra dormiamo solitari.

Non servirebbe baciare l’oscuro tuo crocevia di sangue che svaria,
dove a momenti il battito fluttuava
e a momenti mancava come un mare che sdegna l’arena.
L’aridità vivente di occhi stanchi
che  io scorgevo attraverso le lagrime
carezzava e feriva le pupille
senza che per difesa la palpebra calasse.

Amorosa figura
quella del suolo le notti d’estate
quando giacenti in terra si accarezza questo mondo che gira,
l’aridità oscura,
la sordità profonda,
l’oscurità totale
che trascorre come ciò che più dista da un singhiozzo.

Tu, misero che dormi
senza vedere questa luna tronca
che gemendo ti sfiora lievemente;
tu che viaggi remoto
con la secca corteccia ruotante tra le braccia,
non baciare il silenzio senza macchia dal quale
non si scruta mai il sangue,
di dove sarà vano domandare il calore
che le labbra sorbiscono
e fa splendere il corpo di una luce celeste nella notte di piombo.

No, non cercare la minuta goccia,
l’universo contratto o sangue minimo,
la lagrima che palpita
e dove riposa appoggiare la guancia.

(da La distruzione o amore, Einaudi, 1970 - Traduzione di Francesco Tentori Montalto)

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A parlare in questa lirica surrealista del poeta spagnolo Vicente Aleixandre, non è la voce della passione ma quella della ragione, dell’esperienza: ne deriva una mancanza di intimità, quella presente in Jiménez ad esempio, che però è solo apparente perché le immagini creano un mondo onirico e visionario a rappresentare il delirante paesaggio dell’anima, da molti paragonato ai disegni di Dürer.

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DIPINTO DI VLADIMIR VOLEGOV

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LA FRASE DEL GIORNO
Voglio sapere se un ponte è ferro o desiderio, / l’unione così ardua di due carni segrete, / quanto divide due pezzi toccati / da una freccia nuova scoccata di tra il verde.
VICENTE ALEIXANDRE, La distruzione o amore




AleixandreVicente Aleixandre (Siviglia, 26 aprile 1898 – Madrid, 14 dicembre 1984), poeta  spagnolo della Generazione del’27, passò dall’iniziale Surrealismo a una visione antropocentrica. Fu insignito del Premio Nobel nel 1977 “per un'opera di creazione poetica innovativa che illustra la condizione dell'uomo nel cosmo e nella nostra società attuale”


mercoledì 12 gennaio 2022

L’estasi delle parole


MARIA TERESA HORTA

PIACERE

Il piacere del corpo
della poesia

il giubilo
della mano
assorta

controllando i versi
e allo scriverli
cercare senza pena
l’estasi
delle parole

(da Stranezze, 2018 - Traduzione di Federico Bertolazzi)

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La poetessa portoghese Maria Teresa Horta dipinge la poesia come un piacere - non a caso buona parte della sua produzione è di poesia erotica: con il consueto lavorio di immagini “procede nella sua scrittura come in un volo dentro la materia dei giorni”, come nota il traduttore.

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HENRI MATISSE, "RAGAZZA DAVANTI AL PARAVENTO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Ascolto i sensi senza la paura attorno / tocco la tenerezza della rosa / metto l’onda nel deserto.
MARIA TERESA HORTA, Inquietudine




Maria Teresa Horta (Lisbona, 20 maggio 1937), scrittrice e poetessa portoghese. Ha studiato Lettere e Filosofia presso l'Università di Lisbona e fa parte del Movimento Femminista del Portogallo. Ha collaborato con varie riviste, tra cui spiccano Poesia 61 e Il diario di Lisbona.


martedì 11 gennaio 2022

Baktash Abtin


Il poeta e regista iraniano Baktash Abtin – 47 anni – è morto di Covid-19 sabato scorso in un ospedale di Teheran, dove era stato tardivamente trasferito dal carcere di Evin, dove era rinchiuso dal settembre 2020 con l’accusa di attività contro la Repubblica islamica e di appartenenza all’Associazione degli scrittori. Abtin era stato processato nel 2016 e condannato a sei anni di reclusione dopo aver partecipato a un evento commemorativo in occasione del 18° anniversario degli "omicidi a catena" di dissidenti, tra cui scrittori, negli Anni ‘90.

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NERO SIGNIFICA NOTTE

Nero significa notte
e un vicolo buio significa
la tua voce brillante dopo che ci siamo salutati
che io ci sia o no
ogni sera,
i miei sogni
ti baceranno in quel vicolo!
Bianco significa ospedale
e le sottili pale del ventilatore significano
che il mondo gira intorno a me
Tu non sei qui quindi io
potrei lavare i piedi della notte
e avvolto in un lenzuolo bianco,
fingere di essere morto

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COME SA DI TE

Come sa di te
il vino che non ho bevuto
Quante parole tristi
si sono posate sul fondo di questo bicchiere
davanti a me
Quanto dolore sopporta
la mappa sul muro?
La mappa ha un mare, ma non si muove
senza di te…
l'isola non è che
un dolore curvo
e io sono sotto la puntina da disegno
pensando a te!

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LA FRASE DEL GIORNO
Spero che un giorno più nessuno nel mondo sarà incarcerato per i suoi pensieri e per avere una così bella esigenza di libertà.
BAKTASH ABTIN




Baktash Abtin, pseudonimo di Mehdi Kazemi (Teheran, 1974 – 8 gennaio 2022), poeta e regista iraniano. Autore di documentari, fu attivista per i diritti umani nella Repubblica islamica iraniana. Arrestato per la sua attività, è stato condannato a sei anni di reclusione ed è morto di Covid-19 durante la prigionia.


lunedì 10 gennaio 2022

Centenario di Juan Antonio Villacañas


Il 10 gennaio 1922 nasceva a Toledo il poeta Juan Antonio Villacañas. Autore di trentatré raccolte e di numerosi saggi su Gustavo Adolfo Bécquer e sulla poesia spagnola, è conosciuto per aver dato nuovo vigore a partire dagli Anni Settanta alla “lira” un componimento secentesco usato da Garcilaso de la Vega e da Bernardo Tasso: una strofa di cinque versi - tre ettasillabi e due endecasillabi (il secondo e il quinto) – in cui il primo verso rima con il terzo e il secondo con il quarto e il quinto. Una nota su La fiamma: è una poesia dedicata all’ultimo tedoforo olimpico di Tokyo 1964, Yoshinori Sakai, nato a Hiroshima il giorno dello scoppio della bomba atomica, il 6 agosto 1945, una scelta di rinascita.

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FOTOGRAFIA © PALENTINOS (LICENZA CC 4.0, RITAGLIATA)

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LA FIAMMA

Ha già acceso la fiamma nella parola
d’oro del sorriso giapponese.
L'universo la stava aspettando vergine
dopo le maledette radici delle ore
fissate negli occhi dell'uomo di Hiroshima.
In loro riscaldiamo la pace delle nostre mani,
risplende la bellezza nel muscolo, e canta,
come resurrezione, il senso nell'uomo.
Scorra per te questo fiume, atleta che sei nato
quando volevano solo ardentemente distruggerti.
Poi ti ho visto sorgere da terra, alzarti,
con la nostra fiamma verticale, in volo,
come una nuova ascensione immacolata,
fino alla vetta del perdono, che ardeva,
Yoshinori Sakai, toccato dalla tua mano.
Sei la giovinezza coperta che rinasce,
che germoglia con te. Tu Fenice.

(da Fiamma tra i ciliegi, 1965)

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LA GORGONE MI ABBRACCIA

Teti: Questo colpo di grazia che danno al poeta
punge la parola.
Lo lasceranno, già morto, già tranquillo?
Questo colpo di grazia sparato dall'impunità
è fare della storia una nuova disgrazia.
È impedire alla parola di parlare,
togliere ragione alla verità.
È un lungo sterminio della vita che canta,
anche se restano il calore degli uccelli
e il gusto della loro musica nell'aria
e tutto nell'eco.

Teti, amandoci, come eravamo tranquilli in te,
con te e nella tua grazia. E ora lo sparo
di pistola politica travestita da Euriale,
la maliziosa Gorgone,
perché Medusa è debole e Perseo la sconfigge.
Ecco perché dico all'eroe di non cantare per me
perché il mortale fugge e fugge e se ne va
e ti distrugge da lontano,
ed è molto bravo a sfruttare le ombre.
C'è solo una possibilità, che l'eroe venga e pianga.
Chissà che le sue lacrime liberate un giorno risuscitino
quel poeta morto,
che renderà mari il suo pianto
e un Argo le sue canzoni,
tutte insieme, come fossero una.
E di nuovo navigare, Teti.
Guidaci sempre tu, mia nereide:
ho già il vello…

(da Argomento della mia biografia, 2000)

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è dentro il Tutto e il Nulla contemporaneamente. O talvolta è un’altra cosa a cui nessun poeta è in grado di giungere. Perché può anche essere fuori dalle due massime astrazioni citate.
JUAN ANTONIO VILLACAÑAS,  La Voz del Tajo, 11 gennaio 1984




Juan Antonio Villacañas (Toledo, 10 gennaio 1922 – 21 agosto 2001), poeta, saggista e critico letterario spagnolo. La sua opera poetica è di trentatré raccolte, nelle quali si incontrano i più diversi temi e forme, che vanno dal verso libero al sonetto, alla “lira”secentesca, che assume nuove forme e contenuto.


domenica 9 gennaio 2022

La bottiglia è quella


EUGENIO MONTALE

PRESTO O TARDI

Ho creduto da bimbo che non l’uomo
si muove ma il fondale, il paesaggio.
Fu quando io, fermo, vidi srotolarsi
il lago di Lugano nel vaudeville
di un Dall’Argine che probabilmente
in omaggio a se stesso,
nomen omen,
non lasciò mai la proda. Poi mi accorsi
del mio puerile inganno e ora so
che volante o pedestre, stasi o moto
in nulla differiscono. C’è chi ama
bere la vita a gocce o a garganella;
ma la bottiglia è quella, non si può
riempirla quando è vuota.

(da Diario del ' 71 e del ’72, Mondadori, 1973)

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Tutto è stato inganno e illusione, dice Eugenio Montale, giunto a 75 anni: il poeta della “teologia negativa” non ha saputo prendere le misure del mondo, inquadrare nel suo schema il passaggio dell’uomo, anche il suo, quei “lineamenti / fissi, volti plausibili o possessi” che citava trentenne in Mia vita, a te non chiedo. Il linguaggio non è ancora in grado, neppure dopo tanto tempo, di tracciare “la parola che squadri da ogni lato / l'animo nostro informe”.

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ELABORAZIONE GRAFICA CON PAINNT

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LA FRASE DEL GIORNO
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, / sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
EUGENIO MONTALE, Ossi di seppia




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.


sabato 8 gennaio 2022

La diafana bilancia


OCTAVIO PAZ

CIMA E GRAVITÀ

Un albero immobile
un altro che avanza
un fiume d'alberi
colpisce il mio petto
È la gioia
il verde mareggiare
Di rosso vestita
sei
il sigillo dell'anno bruciato
tizzone carnale
astro fecondo
In te come sole
L'ora riposa
sopra un abisso di splendori
Mucchi d'ombra gli uccelli
i loro becchi innalzano la notte
le loro ali sostengono il giorno

Infissa nella cresta della luce
tra fermezza e vertigine
sei
la diafana bilancia

(da Versante est, 1969)

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La donna è per il poeta messicano Octavio Paz, “la porta della riconciliazione con il mondo”, incarna la forza della natura e del sacro, è il tramite tra l’uomo ed essi, capace di illuminare con il suo sguardo un mondo mitico e primigenio, in grado di condurre verso la rivelazione ultima, libera dal tempo e dalla storia.

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RAFAL OLBINSKI, "I COLORI DEL SILENZIO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Nel tuo respiro ascolto / la marea dell'essere, / la sillaba scordata del Principio.
OCTAVIO PAZ, Un albero dentro




Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998),  poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua poesia è fatta di sperimentazione e anticonformismo, un continuo mettersi in discussione del linguaggio, “lotta continua contro la significazione”.


venerdì 7 gennaio 2022

Una poesia libera


EUNICE ARRUDA

RISCHIO

Una poesia libera
dalla grammatica,  dal suono
delle parole
libera
dalla scrittura

Una poesia sorella
di altre poesie
che bevono la corrente
e brillano
pietre al sole

Una poesia
senza il gusto
dalla mia bocca
senza il segno
dei denti sulla schiena

Una poesia nata
agli angoli dei muri
con parole povere
con parole marce
così libera

da prendere la decisione
se essere scritta o no

(da Rischio, 1998)


La poetessa brasiliana Eunice Arruda era laureata in semiotica: navigava dunque a suo agio tra segni e significato: la sua poesia essenziale e lapidaria è un modo disincantato di osservare il mondo e di esprimerlo – quando necessario – costruendo sugli instabili misteri della poesia, sapendo che “ogni cosa è stata scoperta / non appena esiste”.

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ILLUSTRAZIONE DI VLADIMIR KUSH

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--------------------------------------------------------------------------------------------------------LA FRASE DEL GIORNO
Incontro la / poesia / nello squilibrio. / La bella parola / esatta che cerco / nel suono denso / del mio passo.
EUNICE ARRUDA, I momenti




Eunice Carvalho de Arruda (Santa Rita do Passa Quatro, 15 agosto 1939 - San Paolo, 21 marzo 2017), poetessa brasiliana. Laureatasi in Comunicazione e Semiotica, diresse l’Unione Brasiliana degli Scrittori. Esordì nel 1960 con È tempo di notte, cui seguirono altre tredici raccolte e un’antologia. La sua poesia fa della concisione un perno: taglia e riduce all’osso la parola.