martedì 31 luglio 2018

La storia della mia vita


SIMON ARMITAGE

IL MIO PEZZO FORTE

Il mio pezzo forte:
l’accendo, poi, dal momento in cui il fiammifero
dichiara la luce, sino a quando la luminosità si muove
oltre i propri mezzi e muore, io racconto la storia della mia vita –

date e luoghi, le torce che ho portato,
diversi nomi e volti, chi
mi ha dato amore, chi ci è andato vicino,
i cambiamenti fatti, le lezioni che ho imparato –

poi trovo ancora il tempo di esitare e arrossire
prima di essere morso dalla fiamma, e bruciato.

Un consiglio, a chiunque culli in sé
un’oncia di tristezza, a chiunque sia solo:
non provate a farlo voi stessi; è pericolo,
follia.

(My party piece, da Poesie, Mondadori, 2001 - Traduzione di Luca Guerneri)

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Il pezzo forte, quello da eseguire alle feste, da tirar fuori quando si deve intrattenere un uditorio: in effetti, per Simon Armitage è la poesia, è un sonetto da leggere in quella ventina di secondi che impiega il fiammifero per bruciare interamente e arrivare a scottare le dita.

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Fiammifero

FOTOGRAFIA © TANTE TATI/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia deve essere il suo stesso spartito
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SIMON ARMITAGE




ArmitageSimon Robert Armitage (Huddersfield, 26 maggio 1963), poeta, scrittore e drammaturgo inglese, professore di poesia all’Università di Leeds. La sua poesia, secondo il traduttore italiano Luca Guerneri, “evita la nicchia senza perdersi nell’immediatezza pop e allo stesso tempo taglia a fette l’ipocrisia del pensare comune”.


lunedì 30 luglio 2018

Bicentenario di Emily Brontë


Il 30 luglio di due secoli fa nasceva Emily Brontë, autrice del celeberrimo Cime tempestose (chi non ha letto di Headcliff e Catherine?) ma anche sensibile poetessa, autrice di circa 200 componimenti caratterizzati spesso da un’atmosfera metafisica e visionaria. Di lei Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del Gattopardo, disse: “Non scrisse che pochi versi, brevi liriche, aspre ferite alla cui malia non si sfugge”.

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PIÙ FELICE SONO QUANTO PIÙ LONTANA

Più felice sono quanto più lontana
porto l’anima mia dalla sua casa di creta
in una notte di vento quando la luna è chiara
e gli occhi vagano tra mondi di luce

quando io non sono e nessuno è accanto
né terra, né mare, né limpido cielo
solo spirito che vaga senza confini
nell’immenso infinito.

[febbraio 1838]

(da Stelle, Via del Vento, 2006 - Traduzione di Piera Mattei)

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SOGNO, DOVE SEI ORA?

Sogno, dove sei ora?
Lunghi anni sono passati
dal giorno in cui vidi la luce
dalla tua fronte d’angelo svanire.

Ahimè che triste giorno!
Tu eri così bello e luminoso,
come pensare che senza ritorno
m’avresti fatto poi tanto soffrire?

Lo splendore del cielo e la tempesta,
il divino crepuscolo d’estate,
la notte muta immobile e serena,
la luce della luna senza nubi

allora s’intrecciavano con te –
ora con la stanchezza e con la pena.
O visione perduta! Basta, ormai
mai più per me risplendere potrai.

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AMORE E AMICIZIA

Amore è come una rosa canina,
Amicizia è un agrifoglio –
È bruno l’agrifoglio quando la rosa è in boccio
ma chi dei due verdeggerà più a lungo?

La rosa selvaggia è dolce in primavera,
i suoi fiori profumano l’estate,
ma aspetta che l’inverno ricompaia
e chi loderà la bellezza del rovo?

Sdegna la fatua corona di rose
e véstiti di lucido agrifoglio,
perché Dicembre che sfiora la tua fronte
ti lasci ancora una verde ghirlanda.

(da Poesia, 283, giugno 2013 – Traduzione di Silvio Raffo)

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LA FRASE DEL GIORNO
Solo gli inquieti sanno com'è difficile sopravvivere alla tempesta e non poter vivere senza.
EMILY BRONTË, Cime tempestose




OLYMPUS DIGITAL CAMERAEmily Jane Brontë (Thornton, 30 luglio 1818 - Haworth, 19 dicembre 1848), scrittrice e poetessa inglese, è nota soprattutto per il romanzo “Cime tempestose”. Le sue poesie, pubblicate insieme. quelle delle sorelle Anne e Charlotte con lo pseudonimo di Currer, Ellis e Acton Bell, hanno un'ispirazione metafisica e visionaria.


domenica 29 luglio 2018

Gli uomini non sanno


ALBERICO SALA

NON SANNO, FANNO

Un meteorite così, di mezzo chilo,
è niente, ma è caduto in un cortile
di Lodi (le case rosse, i fieni, il latte,
la bicicletta greve di classici).
Io torno
da bastioni di vento e pioggia, statue
di luce azzurra e rossa al Forte, pianeta
di Giotto e Michelangelo, isola di Pasqua.
In treno ho guardato per cento chilometri
il massacro a colori di An Loc, un cesto
rovesciato d'avanzi di verdura, e mani
contadine.
         Nell'orto lombardo misuro
la pazienza della foglia: vecchio Ho,
non è vero che «la rosa s'apre, la rosa
appassisce senza sapere quello che fa»,
gli uomini non sanno, e spensierati fanno.

Giugno 1972

(da Chi va col lupo, Rusconi, 1975)

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Sono versi ampiamente ancorati alla cronaca di un giorno di giugno del 1972 questi di Alberico Sala: il poeta lombardo inganna la noia di un lungo viaggio in treno con i giornali e i settimanali. Se la caduta di un meteorite a Lodi, città a lui cara perché vicina, risveglia memorie e immagini di una cultura contadina, ben diversa è la riflessione sulla battaglia di An Loc, combattuta tra il 13 aprile e il 20 luglio del 1972 e vinta dai sudvietnamiti e dagli americani, che impedirono ai vietcong di raggiungere Saigon: uno scenario di guerra che rimbalza dalle pagine patinate del rotocalco e smentisce con la spensieratezza dei massacri la celebre poesia di Ho Chi Minh sulla rosa.

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xuanloc_18th4

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LA FRASE DEL GIORNO
La vergogna / è dell'uomo pioniere sulla luna, sconfitto / in terra.
ALBERICO SALA, Chi va col lupo




Alberico Sala (Vailate, 11 marzo 1923 - 25 novembre 1991), scrittore, poeta e critico d'arte italiano. Fu giornalista e critico cinematografico all’Eco di Bergamo, Corriere d’informazione, al Corriere della sera e al Giorno.


sabato 28 luglio 2018

Uomini di bronzo


GENNADIJ ALEKSEEV

L’UOMO DI BRONZO

Chinandosi dal piedistallo
ha chiesto un piacere:
per favore
un pacchetto di “Belomor”
e una scatola di fiammiferi!
li ho comprati
li ho infilati sulla mano di bronzo
di notte sono venuto nella piazza
vedo -
volteggia il fumo
non denunciatemi! -
ha detto lui -
me ne sto buono a fumare
è dura per gli uomini di bronzo
ho avuto compassione di lui
ma quanti uomini di bronzo
ciondolano nelle piazze!

29.9.82

(da Poesia, 277, Dicembre 2012 - Traduzione di Paolo Galvagni)

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Una amara ironia è sottesa nei versi del poeta russo (prettamente sovietico, essendo vissuto nell’URSS dal 1932 al 19879 Gennadij Alekseev: ne emerge una sorta di favola triste in cui sorridiamo per la statua di bronzo che si china a chiedere sigarette sovietiche e fiammiferi ma al contempo amaramente non possiamo che concordare con il poeta che vi siano altri esseri amorfi per le strade del mondo.

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Puskin

MONUMENTO A ALEKSANDR PUSKIN, SAN PIETROBURGO

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LA FRASE DEL GIORNO
Per quanto riguarda l'universo, ammetto che è abbastanza decente, anche se troppo apertamente innamorato della sua noiosa infinità. È per questo che mi ignora.
GENNADIJ ALEKSEEV




AlekseevGennadij  Ivanovic Alekseev (San Pietroburgo, 18 giugno 1932 – 9 marzo 1987), poeta, architetto e pittore russo fu il profeta del verso libero in quella che allora era chiamata Leningrado. Pubblicò la sua prima poesia nel 1962 ma i suoi versi considerati diversi per stile non trovarono spazio. Fu Iosip Brodskij a lanciare la sua prima raccolta, Sul ponte, pronta nel 1969 ma edita solamente nel 1976.


venerdì 27 luglio 2018

Amore che non può


NICO ORENGO

AMORE CHE NON VA

Amore che non va
è arrivato fino a qua.
È amore che non può,
è amore che fa no.
È ragazza un po’ lontana:
i capelli scuri, gli occhi di lana.
È ragazza sorridente,
ma non puoi darle niente.
(Luglio soffocava gli aromi
e i pensieri si facevano strani)
– Io ti telefono domani –
Mi dice che posso farlo
quando più voglio:
il fatto è che telefono a uno scoglio.
(Già Giugno aveva un brutto grugno
ma i pensieri non avevano mugugno)
C’era una foresta
e dentro tutta la gente in festa…
O anche: c’era una volta…
(Ma è proprio vero, l’hanno tolta)
Ti telefono di lontano
e tu ci sei ma metti giù
piano.

(da Collier per Margherita, 1977)

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Con l’ironica leggerezza che lo contraddistingue e una serie di rime baciate il poeta Nico Orengo tratteggia le difficoltà di un amore vissuto a distanza, che anche altrove compare in Collier per Margherita, la sua raccolta poetica del 1977: “Vivere di amori lontani, / presenti nei posti più vani, / vani rispetto al che / /dove uno sta fermo com’è… / Amori scritti, telefonati, / telegrammati, mandati a dire / forse solo per allargare il soffrire”.

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Moré

EKATERINA MORÉ, “AL TELEFONO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Cerco di non farmi illusioni, così le delusioni sono più sopportabili. Ma vuol dire partire al trenta per cento. E se uno già parte basso non può aspettarsi poi molto.
NICO ORENGO, La guerra del basilico




nico-orengo

Nicola Orengo, detto Nico (Torino, 24 febbraio 1944 – 30 maggio 2009),  scrittore, giornalista e poeta italiano. Direttore per anni di Tuttolibri, inserto culturale della “Stampa”, è stato anche autore di filastrocche per bambini.


giovedì 26 luglio 2018

Dolce l’aria


NIKIFÒROS VRETTÀKOS

L’ATTESA E IL SOGNO

Guardo l’ora, ma non è ancora tempo.
Giro la chiave nella porta e prendo
il primo libro che non dice nulla.
E all’improvviso, mentre leggo, si fa dolce
l’aria intorno a me: sfuma di azzurro.
Sei entrata nella stanza senza bussare.
Tutto diventa trasparente. Avanzi con un velo
di cielo sul capo.

(da L'abisso del mondo, 1961 - Traduzione di Gilda Tentorio)

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Nikifòros Vrettàkos è il poeta dell’isolamento orgoglioso, della fantasia e del sogno usati come confortevole rifugio dove fuggire le amarezze della realtà. È lì che l’amore sa presentarsi, ammantato dell’eterea grazia del sogno, per rivelare l’universo: “La poesia nasce / insieme alle cose, insieme all’amore, / insieme al dolore. Per esempio,di molte mie pagine la poesia è nata / insieme ai tuoi occhi”.

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Donna cielo

FOTOGRAFIA DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
Finché / andrà e tornerà il mare, finché / nasceranno fiori e colori, finché / gli uomini si daranno l’un l’altro la mano / esisterà anche la poesia.
NIKIFÒROS VRETTÀKOS, L’abisso del mondo




Nikifòros Vrettàkos (Krokeès, 1° gennaio 1912 – Plumitsa, 4 agosto 1991), scrittore e poeta greco. Partito per Atene alla scoperta del mondo, ne fu deluso. Prese parte in prima linea alla Seconda guerra mondiale e alla resistenza. Espulso dal Partito Comunista per il suo umanesimo di pace, visse in esilio la dittatura dei colonnelli. Tra le sue opere: Le smorfie dell’uomo, 1940, L’abisso del mondo, 1961, Itinerario, 1972, Protesta, 1974, Eliotropio pomeridiano, 1977, La filosofia dei fiori, 1988.


mercoledì 25 luglio 2018

Le pietre calde sulla battigia


HENRIK NORDBRANDT

SERIETÀ

Quanto avresti amato questo posto
le pietre calde sulla battigia
ora che il sole e la luna
splendono con la stessa forza
e la stessa dolcezza.

E in realtà lo amavi
- ma di più ora
che non sei più qui
e io lo amo
con nuova serietà: la serietà
per poterti amare con la quale
avrei dato la mia vita.

(da Luoghi dell’oblio, 1995 – Traduzione di Bruno Berni)

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Henrik Nordbrandt è poeta di un amore nostalgico, che si nutre dell’assenza e si crogiola in questa malinconica sensualità. È un amore perfetto, compiuto nel passato eppure ancora persistente con la sua carica, racchiusa nella solitudine dell’io. Come trovarsi su una spiaggia e pensare che l’amata avrebbe potuto amare un posto così – anche se in realtà molto del suo fascino deriva, come in un circolo vizioso, proprio dalla sua assenza.

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Battigia

FOTOGRAFIA © WATTPAD

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LA FRASE DEL GIORNO
I giorni vanno in una direzione / i volti nell’altra. / Senza sosta si prestano luce.

HENRIK NORDBRANDT, Ode alla piovra e altre poesie d’amore




Henrik Nordbrandt (Fredericksberg, 21 marzo 1945), poeta, scrittore e saggista danese, debuttò nel 1966 con Poesie. La sua lirica raffinata riflette i temi del Mediterraneo (Italia, Grecia e Turchia) dove soggiorna a lungo assorbendone colori, suoni e paesaggi, sulla passione erotica e l’assenza dell’amata.


martedì 24 luglio 2018

M’ama non m’ama


ALFONSO GATTO
IL PUPO

Sul declivio del prato una fanciulla
soffia sui pappi d’aria e del suo gioco
triste è delusa come d’un contento
svanito in nulla.
Tutto il cielo è in cammino, fila un vento
silenzioso di nuvole, un trasloco
di spazi sembra, dalla luce a un cupo
smeraldo di maremma.

Tu rimani così col tuo dilemma
«m’ama-non m’ama-m’ama», col bottone
che gira tra le dita:
gli occhi fissi sul giallo di quel pupo
improvvisato reciti la vita,
di spalle come a dartene ragione.

(da Poesie d’amore, Mondadori, 1973)

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Una ragazza che sfoglia una margherita nel classico gioco del “m’ama non m’ama”. Resta alla fine soltanto il capino giallo, il pupo appunto, risultato di quella delusione. La vita, dice il poeta salernitano Alfonso Gatto, è imperscrutabile, siamo in balia del destino.

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M'ama non m'ama

FOTOGRAFIA DA TWITTER

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LA FRASE DEL GIORNO
La vita è la certezza dell’abbaglio / che ci porta a sorridere per nulla.
ALFONSO GATTO




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


lunedì 23 luglio 2018

Se tu non avessi nome


PEDRO SALINAS

IX. PERCHÉ HAI NOME TU?

Perché hai nome tu,
giorno, mercoledì?
Perché hai nome tu,
stagione, autunno?
Allegria, tristezza, sempre
perché avete nome: amore?

Se tu non avessi nome
io non saprei che cos'era
né come, né quando. Niente.

Sa il mare come si chiama,
di essere il mare? Sanno i venti
i loro nomi, del Sud
e del Nord, oltre
che di essere puro soffio?

Se tu non avessi nome,
tutto sarebbe primo,
iniziale, tutto scoperto
da me,
puro fino al mio bacio.
Godimento, amore: delizia lenta
di godere, di amare, senza nome.

Nome: che pugnale conficcato
nel mezzo di un petto puro
che sarebbe nostro sempre
se non fosse per il suo nome!

(da La voce a te dovuta, 1933)

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L’emozione poetica di Pedro Salinas, nella breve e tormentata storia d’amore con Katherine Prue Reading, si nutre di interrogativi sull’essenza di quell’amore, sul suo meraviglioso accadere (“E sto abbracciato a te / senza chiederti nulla, per timore / che non sia vero / che tu vivi e mi ami). In questo gioco di domande, in cui il nome è la relazione con il pensiero, riecheggia lo Shakespeare di Romeo e Giulietta: “Cosa c'è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo?”.

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Magritte

RENÉ MAGRITTE, “IL BACIO”

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LA FRASE DEL GIORNO
I giorni ed i baci / sono in errore: / non hanno termine dove dicono.
PEDRO SALINAS, La voce a te dovuta




Pedro Salinas y Serrano (Madrid, 27 novembre 1891 – Boston, 4 dicembre 1951), poeta spagnolo appartenente alla generazione del 1927. La voce a te dovuta, Ragione d’amore e Lungo lamento formano una trilogia poetica sull’amore per Katherine Prue Reading, docente americana, interrotto dopo il tentato suicidio della moglie Margarita.


domenica 22 luglio 2018

Così è l’amore


RUTH HERNÁNDEZ BOSCÁN

DIVI-DIVI

         Metti la tua mano sul ramo
         guarda le onde che germogliano.
                               - Quito Nicolaas

Albero e vento si afferrano e si possiedono
Il tronco contorto
è un corpo che si abbandona e resiste
Uno chiede il viaggio
e l’altro radici

Così è l’amore

(inedita, 2018)

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Così è l’amore. Così come? Come l’albero del divi-divi (Libidibia coriaria), una leguminosa diffusa in Messico, nei Caraibi e in America Centrale. Occorre guardare la fotografia per comprendere, per capire questi versi della poetessa venezuelana Ruth Hernández Boscán: l’amore è il frutto di quel resistere e offrirsi, è il compromesso tra andare e restare, tra sogno e reale, tra due entità, insomma.

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Divi divi

DIVI-DIVI AD ARUBA (ANTILLE OLANDESI) – FOTOGRAFIA © QUISTNIX

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LA FRASE DEL GIORNO
In qualche modo, considero la poesia come un oracolo, ma nel senso paradossale che hanno tutti gli oracoli.
RUTH HERNÁNDEZ BOSCÁN




Hernandez

Ruth Hernández Boscán (Carácas, 3 febbraio 1970) è una poetessa e psicanalista lacaniana venezuelana. Vive in Argentina, a Buenos Aires. Ha pubblicato Brevi passi (2005), Ex (2007) e Grammatica delle pietre (2011).


sabato 21 luglio 2018

Le astuzie delle mani


JOÃO CABRAL DE MELO NETO

IL CALCIO BRASILIANO EVOCATO DALL’EUROPA

Il pallone non è un nemico
come il toro in una corrida;
e sebbene sia un attrezzo
quotidiano che si usa senza pericolo,
non è un utensile impersonale,
sempre sottomesso, dal solito gesto:
è un utensile quasi vivo
con le reazioni di una fiera,
e che, come una fiera, occorre
(più che come una fiera, come una donna)
trattare con malizia e attenzione
dando ai piedi le astuzie delle mani…

(da Museo di Tutto, 1975)

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I mondiali di calcio di Russia 2018 sono finiti da una settimana e il Brasile, eliminato nei quarti dal Belgio, non ha fatto una bella figura, anzi… Eppure, come invocato dal poeta João Cabral de Melo Neto, resta questo fascino, forse sopravvalutato adesso, imbastardito dal fatto che molti dei brasiliani giochino nelle migliori squadre d’Europa. Una gioia del gesto, diverso dalle geometrie olandesi, dalle strategie difensive italiane, dalla garra sudamericana. Lo è ancora nelle giocate di Neymar, nei guizzi di Douglas Costa. Lo era maggiormente ai tempi di Pelé, di Zico: il calcio fantasioso e spettacolare dei ragazzi abituati a giocare con una palla di stracci sulle spiagge atlantiche.

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Brasile 1970

FOTOGRAFIA © PETER ROBINSON/EMPICS

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LA FRASE DEL GIORNO
Anche senza volerlo, parla in versi / chi parla dell’emozione.
JOÃO CABRAL DO MELO NETO




JJoão_Cabraloão Cabral de Melo Neto (Recife, 9 gennaio 1920 – Rio de Janeiro, 9 ottobre 1999), poeta e diplomatico brasiliano, vincitore del Premio Camões nel 1990. Vedeva la poesia con un forte rigore estetico, priva di confessioni del poeta tra le rime: poesia non emotiva, ma cerebrale fatta di linguaggio ricercato e pensiero.


venerdì 20 luglio 2018

La ragazza sconosciuta


ALÍ CHUMACERO

L’INATTESA

Guardami negli occhi: dissolvi in inni
l’apparenza così simile al sogno,
la voluttà che nel sudore ardeva
interi iceberg di male, scavava
nel fondo dei cunicoli i rimorsi.

Quando con questa voce da lontano
invocavi i posti, gli usi e i costumi,
i tuoi capelli erano umidità
dell’anima in estate, somigliante
a insonnie dilatate dall’assenza.

Dopo di te, l’incanto del peccato
e la virtù in cui termina il piacere
nulla erano e in nulla trasformavano
il godimento ultimo, la sfida
allo sfinito odore dell’immoto.

Nella coscienza una muraglia dissipa
la rabbia, la pietà il sommovimento,
e da quei  singhiozzi ramificati
nel bel mezzo del lampo lo splendore
della sua immagine anima il buio.

Lascia ieri, scopriti nei miei occhi:
le parole cadono dentro il vuoto
e nel loro oscillare le ore splendono
fino a ricreare lo spazio da dove
ritorna la ragazza sconosciuta.

(da Parole a riposo, 1985)

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Quando uno viene rifiutato nasce la poesia, perché è quello che entra più profondamente nel cuore, è un sentimento molto intenso: l’accettazione è completa, il rifiuto fa male: «Lascio dimenticato in te il mio pensiero».  Per esempio, nella mia esperienza amorosa, ci sono stati più disaccordi che incontri, perciò queste donne sono fredde, lontane, assenti”: così il poeta messicano Alí Chumacero parla di una serie di donne che popolano le sue poesie (Donna disabitata, Donna davanti allo specchio, A una statua, Indimenticabile, Immagine cupa e appunto L’inattesa). L’amore, che sa essere felicità e gioia infinita, ha anche un’altra faccia: quella della disillusione, del disinganno, della disperazione, dell’oblio…

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Confession, by Jack Vettriano

DIPINTO DI JACK VETTRIANO

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia deve essere un’azione dell’essere, del sentimento: del cuore, diremmo colloquialmente. E non deve essere, in alcun modo, una cosa inventata.
ALÍ CHUMACERO




chumacero_aliAlí Chumacero Lora (Acaponeta, 9 luglio 1918 - Città del Messico, 22 ottobre 2010)​,  poeta, saggista ed editore messicano. Lettore vorace, dedicò gran parte della vita alla critica letteraria, pubblicando tre sole raccolte poetiche che denotano grande sensibilità.


giovedì 19 luglio 2018

Sul mare del tuo corpo


JOSÉ MARÍA ÁLVAREZ

ANTIDOTO

                                                                 Miei furono, amore mio,
                                                                 i vostri occhi scuri
                                                                 Chi li ha resi estranei?
                                                                            Canzoniere anonimo

              In questi tempi è utile disporre di una bella donna
                                                          Alessandra Mancinghi-Strozzi

                      Queste divertite divagazioni sollevarono per un momento
                      il suo animo, e si arrese alla contemplazione
                                                                                Joris-Karl Huysmans

L’oro della sera
sul mare del tuo corpo

Il crepuscolo che arde nel tuo sguardo

Il canto delle sirene del tuo grembo

Le nostre lingue allacciate come uccelli sontuosi

Contemplando la tua bellezza e il mio desiderio
accetto la vita

(da Museo delle cere, 1974)

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La donna, l’amore come contravveleno al vivere: il poeta spagnolo José María Álvarez costruisce con una lunga serie di epigrafi e e cinque versi questa sua tesi. La donna riflette il mondo e – come già Paul Éluard – il poeta comprende il senso del vivere attraverso di lei.

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Sri Maiava Rusden

FOTOGRAFIA DI SRI MAIAVA RUSDEN

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia non richiede solo intelligenza. Uno scrive quello che lo emoziona. E poi c’è gente che legge e si emoziona con te
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JOSÉ MARÍA ÁLVAREZ, La Opinión de Murcia, 2 febbraio 2016




José María Álvarez, (Cartagena, 31 maggio 1942) poeta, saggista e narratore spagnolo. È traduttore di Kavafis, Holderlin, Stevenson, Shakespeare, Villon e T.S. Eliot. L'opera principale di Álvarez è Museo delle cere, un lavoro in corso da molti anni nel tentativo di completare un libro unico e onnicomprensivo.


mercoledì 18 luglio 2018

Dolce avventura


ODYSSEAS ELYTIS

SECONDA NATURA

I

Sorride! Sua altezza voleva
Nascere sotto la dinastia delle rose!


II

Il tempo è una fugace ombra di uccelli
I miei occhi spalancati sulle sue immagini

Intorno il verdissimo trionfo delle foglie
Le farfalle vivono grandi avventure

Intanto l’innocenza
Si spoglia della sua ultima bugia

Dolce avventura  Dolce
La Vita


III
                                       
                                   Epigramma

Davanti ai miei occhi eri luce
Davanti all’Amore amore
E quando ti colse il bacio
Donna

(da Orientamenti, 1940)

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Le primissime opere del poeta greco Odysseas Elytis prendono ispirazione a piene mani dal surrealismo di Paul Éluard: quasi una porta che illumina la sua poetica e porta quel vento eluardiano in cui la Natura interagisce con i sensi venendo a cancellare la distinzione tra il corpo e ciò che lo circonda. Così Elytis esplora con i sensi umani il mondo che lo circonda, così come fece Éluard: “La natura s'è impigliata alle reti della tua vita. / L'albero, tua ombra, mostra la carne nuda: il cielo. / Ha la voce della sabbia e i gesti del vento / E tutto ciò che dici si muove dietro a te”.

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Natura

B. KAMARASWAMY, “GRAZIA ED EQUILIBRIO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Andiamo insieme e ci lapidino pure / Chiamandoci sognatori / Amico, quanti non sentirono mai con quale / Ferro quali pietre e sangue e quale fuoco / Costruiamo sogniamo e cantiamo!
ODYSSEAS ELYTIS, Sole il Primo




Odysseas Elytīs, pseudonimo di Odysseas Alepoudellīs (Candia, 2 novembre 1911 – Atene, 18 marzo 1996), poeta greco, tra i maggiori Surrealisti, è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1979 per “il desiderio di libertà intellettuale e sviluppo della creatività, che traspare dalla sua poesia”.


martedì 17 luglio 2018

Un caldo intonaco


ANÍBAL NÚÑEZ

INCONTRI

Stendono un caldo intonaco i tuoi occhi
sul mio cuore in rovina: velocissima
ricostruzione di un tempio a te dedicato.

(da Laboratorio del mago, 1979)

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Pochissimi versi bastano al poeta spagnolo Aníbal Núñez per definire il potere curativo dell’amore, la capacità di far risorgere dalle rovine, di rinnovare una vita, di stendere un nuovo intonaco su un paesaggio in rovina.

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Lorusso

JOSEPH LORUSSO, “TENEREZZA E AMORE”

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LA FRASE DEL GIORNO
La vita è la roulette / in cui tutti scommettiamo che l’amore è qualcosa / di meraviglioso il tempo /è oro le nostre vite sono fiumi / che vanno al mare / che è il morire.
ANÍBAL NÚÑEZ




Aníbal Núñez San Francisco (Salamanca, 1° novembre 1944 – 13 marzo 1987) poeta, pittore e traduttore spagnolo. La sua poesia indaga la dissociazione tra realtà e senso.


lunedì 16 luglio 2018

Come il vento muove il mare


SANDRO PENNA

SE LA NOTTE D’ESTATE CEDE UN POCO

Se la notte d'estate cede un poco
su la riva del mare sorgeranno
- nati in silenzio come i suoi colori -
uomini nudi e leggeri che vanno.
Ma come il vento muove il mare, muovono
anche, gridando, gli uomini le barche.
Sorge sull'ultimo sudore il sole.

(da Poesie, Parenti, 1939)

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Il mare è la sostanza primigenia dal cui seno nascono tutte le cose, è archetipo della perfezione e dell’infinito: “Il mare è tutto azzurro. / Il mare è tutto calmo. / Nel cuore è quasi un urlo / di gioia. E tutto è calmo”. In questa cosmogonia della primissima alba il poeta Sandro Penna coltiva ancora una volta il suo onirismo di ispirazione omoerotica.

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Alba

FOTOGRAFIA © PXHERE

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LA FRASE DEL GIORNO
La vita… è ricordarsi di un risveglio / triste in un treno all'alba: aver veduto / fuori la luce incerta: aver sentito / nel corpo rotto la malinconia / vergine e aspra dell'aria pungente.
SANDRO PENNA, Poesie




Sandro Penna (Perugia, 12 giugno 1906 – Roma, 21 gennaio 1977), poeta italiano. Con toni epigrammatici, le sue poesie esprimono spesso un’intenso desiderio sensoriale di vita talora malinconico e cantano l’amore omosessuale (“Poeta esclusivo d’amore”, si definì egli stesso).


domenica 15 luglio 2018

Torrente d’oro


BLAS DE OTERO

CORPO DELLA DONNA

Tantalo, in fuggitiva fonte d’oro
Quevedo

Corpo della donna, torrente d’oro
dove, affondate le braccia, cogliamo
un bagliore azzurro, qualche raspo
di luce strappato a una fronda d'oro.

Corpo della donna, ampio mare d'oro,
dove, amando le mani, non sappiamo
se i seni sono onde, se sono remi
le braccia, se sono solo ali d'oro...

Corpo della donna, fonte di pianto
dove, dopo tanta luce, da tanto
tatto lieve, di Tantalo è la pena.

E nella solitudine di Dio
sentiamo due solitudini, catena
muta che àncora anime e fango in Dio.

(da Angelo fieramente umano, 1950)

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Nella sua esultante bellezza il corpo femminile insinua la  gloria di Dio – suggerisce il poeta spagnolo Blas de Otero ad imitazione di un sonetto di Francisco Quevedo. Ma il corpo dell’amata è come una corrente d’acqua a cui non si può bere, in un supplizio simile a quello di Tantalo, allontanato dagli dei ogni volta che avvicina le labbra al lago in cui è perennemente immerso: questo supplizio diventato "solitudine di due" è il tocco moderno che Blas de Otero apporta alla tematica secentesca.

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Klimt

GUSTAV KLIMT, DANAE”

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LA FRASE DEL GIORNO
C'è un momento, c'è un lampo in rabbia viva, / tra gli abissi dell'essere, squarciati, / in cui Dio si fa amore, e il corpo sente / la sua tenera mano come un peso.
BLAS DE OTERO




blas-de-oteroBlas de Otero Muñoz (Bilbao, 15 marzo 1916 – Madrid, 29 giugno 1979), poeta spagnolo. Esponente della Generazione del '36, segue la corrente poetica chiamata "poesia sradicata" attraverso la quale gli autori esprimono il proprio disagio e malessere nei confronti di un mondo che appare caotico e doloroso e nel quale non si riconoscono.


sabato 14 luglio 2018

Come la lucciola


TOMAS TRANSTRÖMER

SFERE DI FUOCO

Nei mesi oscuri la mia vita scintillava
solo quando ti amavo.
Come la lucciola si accende e si spegne,
si accende e si spegne,
– dai bagliori si può seguire il suo cammino
nel buio della notte tra gli ulivi.

Nei mesi oscuri l’anima stava rannicchiata
e senza vita
ma il corpo veniva dritto verso di te.
Il cielo notturno mugghiava.
Furtivi mungevamo il cosmo e siamo sopravvissuti.

(da La piazza selvaggia, 1983 - Traduzione di Maria Cristina Lombardi)

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L’amore come luce ed energia che permette di sopravvivere ai mesi bui dell’inverno, al suo letargo che deve sembrare oscuro e infinito nei paesi scandinavi – come la Svezia del Premio Nobel Tomas Tranströmer, che ancora una volta cerca l’immanente partendo dall’oggettivo.

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Lucciole

FOTOGRAFIA DI HIRAMATSU TSUNEAKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Sono trasportato nella mia ombra come un violino nella sua custodia nera.
TOMAS TRANSTRÖMER, Il grande enigma




Tomas Tranströmer (Stoccolma, 15 aprile 1931 – 26 marzo 2015), scrittore, poeta e traduttore svedese, Nel 2011 è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: "perché attraverso le sue immagini condensate e traslucide, ci ha dato nuovo accesso alla realtà". La sua opera è posta tra Modernismo, Espressionismo e Surrealismo.


venerdì 13 luglio 2018

Aria e terra


INMACULADA MENGÍBAR

L'ATTRAZIONE DEGLI OPPOSTI

E visto che sono così aria
- gli ho spiegato-
Posso stare solo con qualcuno
che sappia come trattenermi

E lui così terra:
E come si imprigiona l'aria?

(da Pantaloni bianchi di flanella, 1994)

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Inmaculada Mengíbar, poetessa spagnola, si definisce “aria”: testa tra le nuvole, fantasia, sensibilità artistica e poetica, spirito libero. E, come proverbialmente si dice che gli opposti si attraggono, cerca qualcuno che possa bilanciare queste sue caratteristiche con altre contrarie: piedi per terra, pragmatismo, affidabilità, forza di volontà.

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Olbinski

DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Ciò che è opposto si concilia, dalle cose in contrasto nasce l'armonia più bella, e tutto si genera per via di contesa.
ERACLITO, Frammenti




mengibarInmaculada Mengíbar (Córdoba, 5 giugno 1962). Laureata in Filologia Spagnola, vive a Torremolinos. Ha pubblicato I giorni feriali (1988), Pantaloni bianchi di flanella (1994)  e Rovescio (1996).


giovedì 12 luglio 2018

Sono passati tanti anni


JOSÉ EMILIO PACHECO

MISERIA DELLA POESIA

Mi chiedo che posso farmene di te
adesso che sono passati tanti anni,
sono caduti gli imperi,
la piena ha travolto i giardini,
si sono cancellate le foto
e nei luoghi sacri dell’amore
sorgono negozi e uffici
(con nomi in inglese naturalmente).

Mi chiedo che posso farmene di te
e faccio una pseudopoesia
che tu mai leggerai
– o se la leggi,
invece di una fitta di nostalgia,
provocherà il tuo sorrisetto critico.

(da Andrai e non tornerai, 1973 - Traduzione di Emilio Coco)

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“Corre il tempo, vola e va leggero, non tornerà”: il poeta messicano José Emilio Pacheco scelse questa frase del Don Chisciotte come epigrafe della raccolta Andrai e non tornerai. Il tempo va in una sola direzione e ci è consentito soltanto di ripercorrerlo nella memoria. La poesia stessa allora altro non è che “ombra della memoria”, consapevole che il regno di ieri è però perduto per sempre.

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Gonsalves

DIPINTO DI ROB GONSALVES

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LA FRASE DEL GIORNO
Il tempo non è passato. / È qui. / Siamo passati noi.

JOSÉ EMILIO PACHECO, Città della memoria




José Emilio Pacheco Berny (Città del Messico, 30 giugno 1939 - 26 gennaio 2014), scrittore, poeta, saggista e traduttore messicano. Fu parte integrante della Generazione dei ‘50. La sua poesia concentra l’attenzione sulla storia, sulla ciclicità del tempo, sull’universo dell’infanzia e sulla vita nel mondo moderno.


mercoledì 11 luglio 2018

Dal feriale zip-zip


GIORGIO BASSANI

TENNIS CLUB

So bene so che è assai poco importante
per gli altri per chiunque altro al mondo che il club
chiuso in vista dell'annuale disinfestazione mi appaia
oggi attraverso il cancello sprangato cosi distante
nel suo torrido silenzio assolato cosi stranamente
immortale

Penso a noi due accanto per sempre penso ad un prato
echeggiato come questo dal feriale zip-zip soltanto
di invisibili irrigatori a pioggia automatici
e penso a un grande occhio celeste il quale da fuori
di tra le sbarre attonito per sempre
lo guardi

(da Epitaffio, Mondadori, 1974)

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Giorgio Bassani amava il tennis: era un buon tennista e buona parte del suo romanzo più celebre, Il giardino dei Finzi-Contini, è ambientato attorno al campo da tennis di Alberto e Micòl. Non è quindi fuori luogo per lui immaginare di essere sepolto in un campo da tennis, come quello del club che frequenta, chiuso per una disinfestazione.

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Tennis

HURVIN ANDERSON, “COUNTRY CLUB: RETE METALLICA”

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LA FRASE DEL GIORNO
È come se tutto un match di tennis si tramutasse in una successione ininterrotta di match point. E io riuscissi a affrontarli con la disinvoltura di un banale quindici, ma con l’attenzione trasfigurata di un match- point. È la religione della poesia.
GIORGIO BASSANI, citato in Repubblica, 4 marzo 2016




Giorgio Bassani (Bologna, 4 marzo 1916 – Roma, 13 aprile 2000), scrittore e poeta italiano. Conosciuto soprattutto per i suoi romanzi ferraresi, Il giardino dei Finzi Contini e Gli occhiali d’oro su tutti, si considerava poeta e riteneva che esistesse un rapporto ben preciso tra la poesia e la sua prosa. La sua poesia nasce da moduli classici per evolversi ad assecondare il crepuscolare mal de vivre.


martedì 10 luglio 2018

Quella è la mia casa


AMRITA PRITAM

IL MIO INDIRIZZO

Oggi ho cancellato il numero di casa,
Ho tolto anche il nome della via dove vivo
e ho eliminato tutte le indicazioni stradali;
ma se tu davvero vuoi trovarmi,
bussa alla porta nelle vie di ogni città
di ogni paese. È una maledizione e una benedizione insieme…
e dovunque trovi uno  spirito libero - quella è la mia casa.

(da Di volta in volta e altre poesie, 1975)


Lo sguardo di uno spirito libero, quello che rifugge da ogni convenzione e catalogazione, quello che pensa senza pregiudizi e preconcetti: è lì che risiede l’anima della poetessa indiana Amrita Pritam, che mette in atto questa silenziosa protesta femminista.

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Porta

JUSTIN CLEMENTS, “VECCHIA PORTA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Quando un uomo nega il potere delle donne, nega il suo stesso subconscio.
AMRITA PRITAM




Amrita Pritam nata Amrita Kaur (Gujranwala, Pakistan, 31 agosto 1919 – Delhi, 3 ottobre 2005), scrittrice indiana, considerata la prima donna importante della letteratura del Punjab. Nel 1947, con l’indipendenza del Pakistan, si trasferì in India e iniziò a scrivere anche in lingua hindi.


lunedì 9 luglio 2018

Vecchie promesse


LUIS IGNACIO HELGUERA

RING

Sogni nel bar
Vecchie promesse
di essere un eccellente poeta
un’eccellente persona
un eccellente scacchista
galante (come se non bastasse)
eccellente ballerino di quel mambo numero cinque
che suona lontano
già troppo lontano my dear
acconténtati
di scarabocchiare questi versi sul tovagliolo
chiedere un altro bicchiere
e sconfiggere l’uomo grasso
che dall’altra parte del bancone
sta per cadere
insieme all’alba.

(da Zugzwang, 2007)

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Con l’aria dei poeti maledetti che bevevano assenzio a Parigi, il poeta messicano Luis Ignacio Helguera tracanna il suo alcool in uno degli amati bar di Città del Messico e davanti allo specchio del bancone passa in rassegna la sua vita, quella perenne sensazione di essere in stato di Zugzwang, la situazione che obbliga un giocatore di scacchi a muovere ben sapendo  che in seguito a tale mossa subirà uno scacco matto o dovrà sacrificare un pezzo: “Non mi resta che muovermi / da una stanza all’altra / aspettando cattive nuove /inevitabili / come il cadere lento della notte”.

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Perez

FABIAN PEREZ, “ON THE ROCKS II”

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LA FRASE DEL GIORNO
Spesso, sogniamo quando scriviamo e, a volte, scriviamo quando sogniamo. Si scrive attraverso la mano, ma si scrive con tutto il corpo, con l’intero essere.
LUIS IGNACIO HELGUERA, Di come non fui l’uomo del decennio e altre delusioni




Helguera

Luis Ignacio Helguera Lizalde (Città del Messico, 8 settembre 1962 - 11 maggio  2003), poeta, narratore, saggistica, critico musicale e scacchista messicano. Le sue poesie mischiano sovente i suoi due amori: gli scacchi e la musica.​


domenica 8 luglio 2018

La voce dell’infinito


LEANNE O’SULLIVAN

POESIA

Non riesco mai a trovare una penna quando arrivi,
quando mi afferri con la tua lingua di lucertola,
e ti avvolgi intorno a me come se fossi un rocchetto.
Sei vaga come le metafore che deridi, pescando a strascico
le tue ombre come fanno le nuvole sfumate,
spargendo vocali bambine nella tua immagine vaporosa.
Non sarai mai perfetta,
e finché sarai nata a metà, non dormirò.

Nella salamoia dell’inchiostro conservo tutti i tuoi frutti;
forse sei una profezia,
la voce dell’infinito,
o qualche Dio o una Minerva che va a male
come i segreti nei versi vuoti.
L’anno è finito ormai, ho faticato a svuotare
il sangue più rosso dalla tua gola,
e non sono certo più saggia.

(da Aspettando le vesti, 2004)

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La poetessa irlandese Leanne O’Sullivan concentra la sua attenzione sulla fatica di scrivere poesia, o meglio di trasferire in parole quel sentire poetico che si manifesta improvvisamente: tentativo comunque irrinunciabile se è vero che la poesia è la manifestazione di qualcosa di sublime, capace di trascendere la realtà, di esprimere in qualche modo il mistero.

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Bonnard

PIERRE BONNARD, “GIOVANE DONNA CHE SCRIVE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Sento che l’oceano stesso è carne, / E il delicato salmo del cuore / Batte da qualche parte nel centro.
LEANNE O’SULLIVAN




Leanne O'SullivanLeanne O'Sullivan (Beara Peninsula, 1983), poetessa irlandese. Ha pubblicato Aspettando le vesti (2004), Cailleach: la strega di Beara (2009), La strada della miniera (2013).


sabato 7 luglio 2018

Devoti


HANNI OSSOTT

SI SCRIVONO POESIE

Si scrivono poesie
per gli uomini che non sanno pregare
La laguna
     è piena
             buia
             blu
             spessa
    il cielo la bacia, quasi con un’ovazione la
    vediamo, da qui
        da questa piccola stanza
         non c’è bisogno
              di essere là
    devoti

giugno 1988

(da Cielo, il tuo grande arco, 1989)

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L’incipit di questa poesia dell’autrice venezuelana Hanni Ossott è non solo un ottimo aforisma ma anche l’arco che scaglia tutti gli altri versi: quella laguna meravigliosa è essa stessa poesia, è la bellezza che si manifesta allo stato puro, la felicità del vedere, la preghiera estetica dello sguardo.

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Gorlitz

FOTOGRAFIA © NORA GÖRLITZ

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LA FRASE DEL GIORNO
La serenità e la tempesta riguardano il poeta / Il cielo arancione su una collina blu / La sacra voce del Requiem di Brahms / La luna piena.  La malinconia.
HANNI OSSOTT, Casa di acque e di ombre




OssottHanni Ossott (Caracas, Venezuela, 14 febbraio 1946 - 31 dicembre 2002), poetessa, traduttrice, saggista e critica d’arte venezuelana. Insegnò all’Università Centrale di Caracas. La sua poesia ama toni notturni nei quali si sviluppano i temi del dolore e della casa.


venerdì 6 luglio 2018

Essere dissonanza


RAFAEL CADENAS

REALTÀ

Ho dovuto dissentire,
nascondermi,
sparire.

Ho dovuto
essere dissonanza.

Ho dovuto lasciarmi andare
alla deriva
senza spiegare.

Ho dovuto abbassare
il viso,
diventare
sfuggevole,
tacere e tacere
(quando forse sarebbe bastato
un semplice chiarimento).

Mi si giudicava con la legge degli uomini
ma mai sono stato interrogato.

Tutto
in nome tuo,
e non ti ho mai visto.

(da Intemperie, 1977)

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La conquista dell’essere è il fondamento di gran parte della poesia di Rafael Cadenas. L’autore venezuelano combatte una battaglia intima e continua con il reale per emergere, ma anche con se stesso: “Che ogni parola porti ciò che dice. / Che sia come il tremore che la sostiene / Che resti come un battito. // Non devo proferire ornate falsità né usare colori dubbi o aggiungere luccichii al reale. / Questo mi obbliga ad ascoltarmi. Ma siamo qui per dire la verità. / Siamo reali. / Voglio precisioni terribili”.

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Criste

MIHAI CRISTE, “VOCALIZZAZIONE DELLE FARFALLE

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LA FRASE DEL GIORNO
I poeti non convincono. / E nemmeno vincono. / Il loro ruolo è un altro, estraneo al potere: la contrapposizione.
RAFAEL CADENAS, Annotazioni




Rafael Cadenas (Barquisimeto, 8 aprile 1930), poeta, saggista e docente universitario venezuelano. Fece parte del gruppo «Tavola Rotonda. Dotato di una raffinata sensibilità poetica, ha creato un’opera vincolata al pensiero filosofico.