BLAS DE OTERO
CORPO DELLA DONNA
Tantalo, in fuggitiva fonte d’oro
Quevedo
Corpo della donna, torrente d’oro
dove, affondate le braccia, cogliamo
un bagliore azzurro, qualche raspo
di luce strappato a una fronda d'oro.
Corpo della donna, ampio mare d'oro,
dove, amando le mani, non sappiamo
se i seni sono onde, se sono remi
le braccia, se sono solo ali d'oro...
Corpo della donna, fonte di pianto
dove, dopo tanta luce, da tanto
tatto lieve, di Tantalo è la pena.
E nella solitudine di Dio
sentiamo due solitudini, catena
muta che àncora anime e fango in Dio.
(da Angelo fieramente umano, 1950)
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Nella sua esultante bellezza il corpo femminile insinua la gloria di Dio – suggerisce il poeta spagnolo Blas de Otero ad imitazione di un sonetto di Francisco Quevedo. Ma il corpo dell’amata è come una corrente d’acqua a cui non si può bere, in un supplizio simile a quello di Tantalo, allontanato dagli dei ogni volta che avvicina le labbra al lago in cui è perennemente immerso: questo supplizio diventato "solitudine di due" è il tocco moderno che Blas de Otero apporta alla tematica secentesca.
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GUSTAV KLIMT, DANAE”
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LA FRASE DEL GIORNO
C'è un momento, c'è un lampo in rabbia viva, /
tra gli abissi dell'essere, squarciati, /
in cui Dio si fa amore, e il corpo sente /
la sua tenera mano come un peso.
BLAS DE OTERO
Blas de Otero Muñoz (Bilbao, 15 marzo 1916 – Madrid, 29 giugno 1979), poeta spagnolo. Esponente della Generazione del '36, segue la corrente poetica chiamata "poesia sradicata" attraverso la quale gli autori esprimono il proprio disagio e malessere nei confronti di un mondo che appare caotico e doloroso e nel quale non si riconoscono.
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