domenica 31 ottobre 2021

Spiaggia bretone


PAUL CELAN

SPIAGGIA BRETONE

Riunito è tutto ciò che vedemmo,
a prender congedo da te e da me:
il mare, che scagliò notti alla nostra spiaggia,
la sabbia, che con noi l’attraversò di volo,
l’erica rugginosa lassù,
tra cui ci accadde il mondo
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(da Di soglia in soglia, 1955 - Traduzione di Giuseppe Bevilacqua)

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Nei luoghi della Bretagna il poeta rumeno di lingua tedesca Paul Celan trovò quello che più da vicino rassomigliava alla patria perduta, una patria del cuore – “Uno è dove si sente meglio” per dirla con Luis Sepúlveda – il sito dove riordinare metaforicamente l’orizzonte esteriore per trovare una prospettiva all’orizzonte interiore attraverso una sorta di rapimento estatico.

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FOTOGRAFIA © B. MONGINOUX/PHOTO-PAYSAGE

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LA FRASE DEL GIORNO
Quello che ora si leva e discende / riguarda ciò che è più profondamente nascosto: / è così che il tempo – cieco come lo sguardo che ci offriamo – / ci bacia sulla bocca.
PAUL CELAN, Papavero e memoria




Paul Celan, nato Paul Antschel (Cernauți, 23 novembre 1920 – Parigi, 20 aprile 1970), poeta rumeno di origine ebraica, nato nel capoluogo della Bucovina settentrionale, oggi parte dell'Ucraina. Tormentato da crisi di angoscia, dopo numerosi ricoveri in cliniche psichiatriche, si uccise gettandosi nella Senna.


sabato 30 ottobre 2021

La circonferenza dell’attesa


VALENTINO ZEICHEN

ASPETTATIVA

Di ieri in ieri
di domani in domani
i secondi curvano lungo
la circonferenza dell’attesa
circuendo più volte il nulla.

Il mio capo non trova posizione
in nessuna geografia
e si volge alterno
al passato e al futuro facendo capolino;
il suo cruccio è non sapere
da quale parte, semmai, verrai.

(da Pagine di gloria, Guanda, 1983)

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Il poeta imbastisce epitaffi / senza completarli” scrive Valentino Zeichen. È questa la sua posizione nel tempo, è questo il suo vivere sempre in attesa, in un presente in cui, come Giano, volge le due facce verso i tempi che più non sono o che ancora non sono: “Dai sentimenti che mi precedettero / non ho tratto consiglio,  / da quelli che mi succederanno / non trarrò che idee”.

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DIEGO TIRIGALL, "PAST FUTURE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Il mondo / deve supporsi creato in versi / come ventilano le scritture oppure / si tratta di opera in prosa evoluzionistica?
VALENTINO ZEICHEN, Pagine di gloria




ZeichenValentino Zeichen, all'anagrafe Giuseppe Mario Zeichen (Fiume, 24 marzo 1938 – Roma, 5 luglio 2016), poeta italiano. La sua prima antologia poetica Area di rigore fu pubblicata nel 1974 con introduzione di Elio Pagliarani, che lo definì “un Gozzano dopo la Scuola di Francoforte, sempre però in un’aura che potremmo definire tra neoliberty e neocrepuscolarismo”.


venerdì 29 ottobre 2021

Autunno, stagione mia


DAVID MARIA TUROLDO

AUTUNNO

Autunno, stagione mia,
ambita, invocata;
mio autunno senza foglie!…
I volti di pietra muti,
le strade nere di catrame,
gli uomini senza i colori
dell’estate sotto le cortecce del bosco;
cittadini senza stagioni
stranieri nelle proprie case!
E i mattini e le sere
salutate dai clacson;
e le vie nella notte,
meretrici inghirlandate.

Autunno, tempo di viandante
senza casa, tempo
della mia solitudine!
Un cerchio dalla periferia
presto si dovrà stringere
su tutta la città; il primo
filo di nebbia anonima, invitta.
E nel cuore del bimbo
il brivido di una vita
che presto maledirà.

(da Udii una voce, Mondadori, 1952)

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È l’autunno la stagione di David Maria Turoldo, questo autunno cittadino che si spoglia delle foglie e trasforma la città in un grigio labirinto d’asfalto e di nebbia dove le automobili scivolano “su vie bagnate dalla pioggia d’autunno / uguali al guizzo di una serpe / in cerca di una tana”. Come chiosa Luciano Erba, “è il sottile momento della seduzione del Nulla, dentro uno struggente richiamo di colori autunnali, novembrino, tipico, si direbbe, di qualsiasi poesia giovanile; senonché si annuncia qualcosa di più del solito dolce naufragare, molto di più: si profila una disincantata e diretta percezione del Tutto e del suo contrario”. Il poeta altri non è che un “poverello, cariatide / incosciente, immensa / sotto il monumentale pronao del tempio”.



FOTOGRAFIA DI TAZIO SECCHIAROLI

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LA FRASE DEL GIORNO
Non per me il pulito verso. / Uno scabro sasso la parola / nelle mie mani.
DAVID MARIA TUROLDO, Udii una voce




David Maria Turoldo, al secolo Giuseppe Turoldo (Coderno, 22 novembre 1916 – Milano, 6 febbraio 1992), presbitero, teologo, filosofo, scrittore e poeta italiano, membro dell'Ordine dei servi di Maria. Fu sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso della Chiesa, di ispirazione conciliare.


giovedì 28 ottobre 2021

Il suo bagliore fugace


ALAÍDE FOPPA

LA POESIA, XXV

La poesia
è qualcosa che si può
dire?
È qualcosa che si può
scrivere?
Nascosta
tra le parole
rivela a volte
il suo bagliore fugace
a chi fedelmente
la aspetta.

(da Le parole e il tempo, 1979)

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È questo che la poesia essenzialmente è: una rivelazione, una scoperta dell’ignoto” scriveva il poeta modernista statunitense Carl Rakosi. Allo stesso modo la poetessa guatemalteca Alaíde Foppa ritine che essa sia come la mica che brilla in una pietra, un momento di fulgore che talvolta sa manifestarsi a chi pazientemente sa attenderla.

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RACHEL McCAMPBELL, "PER UN'ASSENZA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Esistono, come sappiamo, tre modalità cognitive: analitica, intuitiva e la modalità che era nota ai profeti biblici: rivelazione. Ciò che distingue la poesia dalle altre forme di letteratura è che le utilizza tutte e tre contemporaneamente (gravitando principalmente verso la seconda e la terza).
IOSIF BRODSKIJ




Alaíde Foppa Falla (Barcellona, Spagna, 22 marzo 1914 – Città del Guatemala, 19 dicembre 1980),  poetessa, scrittrice e traduttrice guatemalteca. Esule in Messico, vi fondò la rivista femminista Fem. Tornata in Guatemala per rinnovare il passaporto dopo l’assassinio del figlio, guerrigliero nella EGP, fu rapita in pieno giorno dai corpi paramilitari e presumibilmente assassinata.


mercoledì 27 ottobre 2021

Le immagini sciolte


PAUL ÉLUARD

LO SPECCHIO DI UN MOMENTO

Dilegua il giorno,
mostra agli uomini le immagini sciolte dall’apparenza,
sottrae agli uomini la possibilità di distrarsi.
È duro come la pietra,
la pietra informe,
la pietra del movimento e della vista,
e il suo splendore è tale che tutte le armature,
tutte le maschere ne sono falsate.
Quel che la mano ha preso disdegna pure di prendere la forma della mano,
quel che è stato compreso non esiste più
L’uccello s’è confuso col vento,
il cielo con la sua verità,
l’uomo con la sua realtà.

(da Capitale del dolore, 1926)

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Un tema puramente surrealista quello che il poeta francese Paul Éluard gioca sul doppio piano dell’inconscio e della poesia: non è semplicemente la sera che cade, è il momento in cui l’uomo si vede riflesso nel mondo possibile dell’assoluto, in cui confronta la propria temporalità con “le immagini sciolte dell’apparenza”, una rappresentazione nuova dove vive libero.

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DIPINTO DI PAUL BOND

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LA FRASE DEL GIORNO
La luce che va / La luce che torna / L'alba e la sera sono il nostro sorriso.
PAUL ÉLUARD, Il duro desiderio di durare




Paul ÉluardPaul Éluard, pseudonimo di Eugène Émile Paul Grindel (Saint-Denis, 14 dicembre 1895 – Charenton-le-Pont, 18 novembre 1952), poeta francese, è stato tra i maggiori esponenti del movimento surrealista. La sua poesia evolve da tematiche individualiste, di lirismo amoroso, a contenuti di forte ispirazione sociale.


martedì 26 ottobre 2021

Un tempo che non è mio


JULIA UCEDA

IL TEMPO MI RICORDA

Ricordare non è sempre tornare a ciò che è stato.
Nella memoria ci sono alghe che trascinano strane meraviglie;
oggetti che non ci appartengono o che non hanno mai galleggiato.
La luce che attraversa gli abissi
illumina anni prima di me, che non ho vissuto
ma ricordo come successi ieri.
Intorno al millenovecento
camminavo in un parco che è a Parigi – era -
avvolto nella nebbia.
Il mio vestito era dello stesso colore della nebbia.
La luce era la stessa di oggi
- settant'anni dopo -
il breve temporale è passato
e attraverso i vetri vedo passare la gente,
da questa finestra così vicina alle nuvole.
Nei miei occhi sembra piovere
un tempo che non è mio.

(da Campane a Sansueña, 1977)

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Falso ricordo, scherzo della mente, memoria di una vita precedente? Oppure un déjà vu? Semplicemente lo sviluppo della teoria junghiana del pensiero inconscio collettivo, quelle immagini primordiali che concorrono, come serbatoio originario dell'immaginazione, alla formazione dei simboli e che proiettano l'individuo fuori di sé. Resta questa sensazione nei versi della poetessa spagnola Julia Uceda, un’eterea corruzione del passato, come un paradosso temporale avvolto nella nebbia eppure così realmente vivido.

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ULISSE CAPUTO, "LE JARDIN DU LUXEMBOURG", 1902

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LA FRASE DEL GIORNO
Si riconoscono nella lontananza / di essere stati, senza essere né voce né tempo / ma solo ricordo, che, come cieca, tasti / nell’incerta parete della memoria.
JULIA UCEDA, Dal sentiero di fumo




Julia Uceda Valiente (Siviglia, 22 ottobre 1925), poetessa e docente spagnola. Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2003 con Nel vento, verso il mare. Dal 1965 al 1973 visse e insegnò nel Michigan, poi in Irlanda, prima di tornare in Galizia. Tra i suoi temi l’amore che trascende la vita quotidiana, il sogno, il tempo e il ricordo.


lunedì 25 ottobre 2021

Nulla sarà cambiato


RAÚL GUSTAVO AGUIRRE

IL MIRACOLO

Perché se arriva, quando arriva,
deve essere com'è:
facile, chiaro, semplice,
senza grandi bagliori,
senza che la terra tremi,
senza che il cielo si rannuvoli.
Sarà dolce e fraterno
con la sua mano sulla tua spalla.

Nulla sarà cambiato:
solo il tuo cuore.

(da La stella fugace, 1984)


La vera trasformazione avviene solo quando siamo in grado di guardare a noi stessi con onestà e siamo pronti ad affrontare gli attaccamenti e i demoni interiori, liberi dal ronzio delle distrazioni pubblicitarie e delle false realtà sociali” dice l’ambientalista statunitense Julia Butterfly Hill nel suo libro La ragazza sull’albero. Quella è la vera sfida, il vero miracolo: cambiare se stessi, come dice bene nei suoi versi anche il poeta argentino Raúl Gustavo Aguirre.

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DIPINTO DI PAUL BOND

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LA FRASE DEL GIORNO.
La poesia è una delle poche possibilità di vera comunicazione umana, forse l'unica. Ci permette di ritrovarci in una verità profonda. Che esistiamo: interi, reali, liberi.

RAÚL GUSTAVO AGUIRRE




Raúl Gustavo Aguirre (Buenos Aires, 2 gennaio 1927 – 18 gennaio 1983), poeta argentino. Appartenente al gruppo dell’Invenzionismo, mostrò una certa influenza surrealista. Traduttore di Rimbaud e Apollinaire, diresse per dieci anni la rivista Poesía Buenos Aires.


domenica 24 ottobre 2021

Accanto al mio amore


EDGAR ALLAN POE

ANNABEL LEE

C’era una volta – era un tempo remoto,
in un regno affacciato sul mare,
una fanciulla – la conoscete?
Annabel Lee si faceva chiamare.
Amare e da me essere amata:
ecco qual era il suo solo pensiero.

In quel regno affacciato sul mare
bambina lei era e bambino ero anch’io.
Ma quell’amore era più di un amore,
di Annabel Lee ed il mio –
era un amore invidiato persino
dai serafini vicini a Dio.

Ecco perché – molto tempo è passato –
in quel regno affacciato sul mare,
venne un vento, da una nube soffiato,
Annabel Lee, così bella, a gelare;
e i suoi parenti di nobil casato
via da me la vollero portare
in un sepolcro, là imprigionata,
in quel regno affacciato sul mare.

Gli angeli in Cielo, estranei a tal gioia,
ebbero invidia, al punto che allora
(e questo ormai a tutti è ben noto
in quel regno affacciato sul mare)
di notte il vento si prese la vita
di Annabel Lee col suo soffio glaciale.

Ma dell’amore di chi era più vecchio
o aveva saggezza a noi superiore
assai più forte era il nostro amore –
E gli angeli in alto su su nei Cieli
o i demoni in basso là sotto i mari
l’anima mia dalla mia bella
Annabel Lee mai potranno strappare: –

luna non brilla che la mia bella
Annabel Lee non mi faccia sognare;
non sorge stella che i suoi occhi radiosi
dentro il mio cuore non faccia apparire –
così io la notte giaccio disteso
accanto al mio amore – mia vita, mia sposa,
là nel sepolcro affacciato sul mare
nella sua tomba al fragore del mare.

(Annabel Lee, da Nevermore. Poesie di un altrove, Marco Saya Edizioni, Milano, 2021 – Traduzione di Raffaela Fazio)

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In Nevermore. Poesie di un altrove, in uscita entro fine mese per i tipi di Marco Saya Edizioni, Raffaela Fazio, poetessa in proprio e traduttrice, si è questa volta cimentata con i versi di Edgar Allan Poe, provando a renderne in italiano la musicalità: “Chi traduce Poe, dunque, dovrà a mio parere tenere a mente questi due aspetti: la resa musicale e la  fedeltà a determinati indizi/parole che servono a ritrarre un luogo sia fisico che mentale”. Ho scelto forse una delle poesie più celebri – dopo il CorvoAnnabel Lee, l’ultima intera che compose: il tema è quello della morte della bellezza, argomento che lo stesso Poe definì “il più poetico del mondo”.

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GLENN HOLBROOK, "POE E ANNABEL LEE OLTRE  IL MARE"

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LA FRASE DEL GIORNO
La Bellezza è l'unico spazio legittimo della poesia.
EDGAR ALLAN POE, La filosofia della composizione




Edgar Allan Poe, (Boston, Massachusetts, 19 gennaio 1809 – Baltimora, Maryland, 7 ottobre 1849), scrittore e poeta statunitense. Iniziatore del racconto poliziesco, della letteratura dell'orrore e del giallo psicologico, fu altresì un poeta romantico di valore, anticipando il simbolismo e il "maledettismo".


sabato 23 ottobre 2021

La cerimonia del tè


HAKUSHŪ KITAHARA

IL MAESTRO DEL TÈ

Sen Rikyu amava la cerimonia del tè
perché lo gratificava lo spirito del tè.

Anima tranquilla dall’alba al tramonto,
il fumo era ancora più amato del tè.

Mantenere la raffinatezza nell’apparenza
equivale a purificare l’anima con delicatezza.

Perciò Rikyu rimaneva seduto
e sorrideva al sole fioco sotto il padiglione del tè.

(da Antología de la poesía moderna del Japón, 1868-1945, UNAM, 2010)

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La cerimonia del tè è l’arte di preparare la bevanda nelle culture dell’estremo Oriente: un’attività che prevede una serie di gesti, riti e strumenti che trasforma la mera preparazione e presentazione in un atto religioso e meditativo. Il monaco buddhista Sen no Rikyū fondò nel XVI secolo la scuola Senko per la cerimonia del tè. Dietro la sua influenza le stoviglie e l’architettura legate al rituale assunsero una nuova semplicità e una severità nel design. Il poeta giapponese Hakushū Kitahara rende omaggio a Rikyū e al wabi da lui teorizzato, la filosofia dell’essenzialità e dell’estrema sintesi di ogni forma, il totale rifiuto degli orpelli.

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FOTOGRAFIA © TRADITIONAL MEDICINALS

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LA FRASE DEL GIORNO
Il rituale del tè, quel puntuale rinnovarsi degli stessi gesti e della stessa degustazione, quell'accesso a sensazioni semplici, autentiche e raffinate, quella libertà concessa a tutti, a poco prezzo, di diventare aristocratici del gusto, perché il tè è la bevanda dei ricchi così come dei poveri, il rituale del tè, quindi, ha la straordinaria virtù di aprire una breccia di serena armonia nell'assurdità delle nostre vite.
MURIEL BARBERY, L’eleganza del riccio




Hakushū Kitahara  (Yanagawa, 25 gennaio 1885 – Kamakura, 2 novembre 1942), pseudonimo di Ryūkichi Kitahara), poeta giapponese di tanka, attivo durante i periodi Taishō e Shōwa. In disaccordo con il Naturalismo, influenzò la poesia giapponese moderna apportandovi il suo stile decadente, estetico e simbolico.



venerdì 22 ottobre 2021

Sul margine del tuo segreto


GIOVANNA BEMPORAD

A UNA ROSA

China sul margine del tuo segreto,
o rosa in veste diafana, mollezza
di corpo ignudo, incrollabile tempio
che in vigilanza d’amore mi tieni,
non so di che rilievi si componga
la tua bellezza. E all’onda dei profumi
che col ritmo di un alito tu esali
misuro il tuo pallore e il mio languore.
Mi tenta ogni tuo petalo concluso
nel giro di una linea sensitiva,
mollemente incurvato e pieno d’ombra.

(da Esercizi, Einaudi, 1980)

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È la stessa Giovanna Bemporad a raccontare la genesi di questa poesia nella videointervista con Vincenzo Pezzella A una forma sorella: a una cena con un amico psicologo, questi le raccontò di aver provato l’LSD per conoscerne gli effetti: “Le rose che erano nel vaso del suo salotto si erano trasformate ai suoi occhi, i petali si erano trasformati nelle carni di una giovinetta, i petali erano come di carne, si erano come incarnati insomma, e io gli ho detto «Ma io non ho avuto bisogno do prendere l’LSD per cantare i petali come fossero le carni di una giovinetta»”. Ed ecco allora la rosa che si incarna soltanto grazie al miracolo della poesia.

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LORA VYSOTSKAYA, "L'ANIMA DELLA ROSA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Bello appare il presente solo quando / s’illumina d’aureola in un domani / che irraggiunto si fa dolce memoria.
GIOVANNA BEMPORAD, Esercizi




Giovanna Bemporad (Ferrara, 16 novembre 1928 – Roma, 6 gennaio 2013), poetessa e traduttrice italiana. Amica di Pasolini e Ungaretti, è famosissima per la sua traduzione dell’Odissea. I suoi versi sono raccolti in Esercizi, ripubblicati più volte con aggiunte dal 1948 al 1980.


giovedì 21 ottobre 2021

Werner Lambersy


Lunedì scorso è morto a Parigi alla soglia degli ottant’anni il poeta belga Werner Lambersy: nato da famiglia di lingua fiamminga, scelse di scrivere in francese come atto di resistenza e di ribellione contro il padre, arruolatosi nelle SS e rimasto in prigione durante la gioventù di Werner, emblema inconscio che guidò tutta la sua scrittura. Lambersy importò dai suoi viaggi in Oriente una visione cosmogonica nella sua poesia: i culti greci e romani, le filosofie indiane e giapponesi, il senso pratico del pensiero cinese a dispetto di ogni speculazione intellettuale. Riuscì così ad amalgamare la cultura occidentale, qualificando con essa il suo stile, e quella orientale, attingendo al formalismo e al paradossale.

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DISSE AL MARE

Disse al mare
ritirati

e alle isole e ai venti

e tutte le cose
si ritirarono

Disse al vento: vattene

E sapeva
che avrebbe dovuto guardare
questo all’infinito

allora lasciò entrare
in sé
il nuovo inizio
di cui ignorava tutto

se non
un brivido d’amore
la cui luce sembra di fronte

(da L’arco e la campana, 1988)

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ED È DI VIVERE

Ed è di vivere
che si tratta

Di agitarsi senza fretta

Ritmi e cadenze
senza rompere l’onda

Essere la velocità esatta
con cui si muove il suono
essere nelle condizioni
della magnifica luce

(da L’eternità è un battito di ciglia, 2004)

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ANNIBALE

Attraversa le Alpi
con gli elefanti

davanti la tazza di caffè
per questa mattina
nevosa

sento
barrire le loro sirene di
nave

che scambiano
l’azzurro per l’oceano e
l’orizzonte per

il limite dell’Africa

questo mi fa
venire voglia di tornare
a letto

per sognare l’Italia
delle tue gambe

l’Umbria e la Toscana
dei tuoi fianchi

e a Roma
in mezzo al tuo Tevere

(da La perdita di tempo – Non possiamo spendere i centesimi, 2015)

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Di Werner Lambersy sul Canto delle Sirene:

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LA FRASE DEL GIORNO
Solo / quelli che ascoltano / il fiume ripetersi / conoscono una poesia infinita.
WERNER LAMBERSY, Komboloi




Werner Lambersy, (Anversa, 16 novembre 1941 – Parigi, 18 ottobre 2021), poeta belga di lingua francese. Scelse di non scrivere in fiammingo per protestare contro il padre nazista. La sua poesia, raccolta in più di 70 opere, è influenzata dalle filosofie orientali, in particolare dell’India e del Giappone.


mercoledì 20 ottobre 2021

Campi che nessuno cura


CHARLES WRIGHT

CINESERIA

Perché no? Le bocche dei fiori di zenzero si aprono,
i salici trascinano le loro nocche sulla terra;
Ogni anno ha campi che nessuno cura.

I nostri giorni, a differenza dei lunghi sospiri del vento,
si innamorano per metà dei giunchi e per metà delle canne palustri.
Fuori dal corpo, ogni cosa è un ostacolo.

(da Carico pesante, 1973)

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Charles Wright, poeta statunitense, è affascinato dai grandi lirici cinesi della dinastia T’ang: Li Po e Tu Fu in particolare. Il suo è un tentativo di emulare la loro leggerezza e il loro sacralizzare la vita quotidiana sul ritmo delle stagioni: così, affidandosi alla meditazione degli elementi naturali, passa dal mondo fisico a quello spirituale.

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BIAN SHOUMIN, "FOGLIE DI LOTO E CANNE PALUSTRI"

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LA FRASE DEL GIORNO
Il visibile porta tutto l’invisibile sulle sue spalle.
CHARLES WRIGHT, Una breve storia dell’ombra




Charles Wright (Pickwick Dam, Tennessee, 25 agosto 1935), poeta, accademico e traduttore statunitense, vincitore del Premio Pulitzer per la poesia nel 1998. Professore presso l'Università della Virginia, ha creato uno stile poetico che genera una sensazione di immediatezza e concretezza enfatizzando gli oggetti e la prospettiva personale.


martedì 19 ottobre 2021

Di questo rosa


RAINER MARIA RILKE

ORTENSIA ROSA

Chi di questo rosa si è appropriato?
Chi seppe che il corimbo ne era pieno?
Questo, a cui il mite rosso or viene meno
come ad un fregio l’oro: consumato.

E nulla in cambio a tanto rosa anela!
Crede nell’aria sia e sorrida ancora?
o fra angeli accolto, con cautela,
mentre, svanendo, generoso odora?

O forse è lui che sperpero ne fa
perché occultargli lo sfiorire spera.
Sotto il rosa però in ascolto c’era
un verde che ora è vizzo e tutto sa.

Parigi, autunno 1907

(da Nuove poesie, 1908 - Traduzione di Marino Marchello)

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Come in Ortensia azzurra, anche in questi versi complementari ad essa e scritti dopo aver visitato la retrospettiva su Cézanne al Salon d’Automne di Parigi, il poeta austriaco Rainer Maria Rike indaga sulla caducità dell’esistenza. Se là, in un sonetto scritto a luglio, “Come su tavolozze ultimo verde / son queste foglie, secche, opache e ruvide / dietro le inflorescenze che un azzurro / non hanno in sé, ma da lontano specchiano” ancora si sprigionava in tutta la sua essenza l’azzurro, qui i colori svaniscono, virano verso il seppia autunnale.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
Chi crea deve essere un mondo per sé e in sé trovare tutto, e nella natura sua compagna.
RAINER MARIA RILKE, Lettere a un giovane poeta




René Karl Wilhelm Johann Josef Maria Rilke, noto come Rainer Maria Rilke (Praga, 4 dicembre 1875 – Les Planches, 29 dicembre 1926), scrittore, poeta e drammaturgo austriaco di origine boema. È celebre soprattutto per le Elegie duinesi  i Sonetti a Orfeo e I quaderni di Malte Laurids Brigge. La sua poesia, influenzata da Nietzsche, vede una realtà senza consolazioni.


lunedì 18 ottobre 2021

Marchiato in cremisi


RICHARD ALDINGTON

TRAMONTI

Il corpo bianco della sera
si lacera in scarlatto
squarciato, incrinato, marchiato
in cremisi
assurdamente sospeso
a ghirlande di nebbia.

E il vento
che soffia su Londra dalle Fiandre
ha un sapore amaro.

(da Immagini di desiderio, 1919)

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Il poeta inglese Richard Aldington fu uno dei principali esponenti dell’Imagismo, corrente letteraria antiromantica che ebbe in Ezra Pound il suo maggior cantore. Basta leggere questi versi per comprenderne appieno gli intenti: il linguaggio è laconico, preciso e chiaro, serve solo a trasmettere l'immediatezza con cui si presentano le immagini.


FOTOGRAFIA © JIM NIX

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LA FRASE DEL GIORNO
Con senso di mistero intendo l'esperienza di certi luoghi e tempi in cui tutta la propria natura sembra essere in contatto con una presenza, un genius loci, una potenza.
RICHARD ALDINGTON, Poesie complete




Richard Aldington (Portsmouth, 8 luglio 1892 – Sury-en-Vaux, 27 luglio 1962), poeta, scrittore e saggista britannico. Fu uno dei principali esponenti dell'imagismo, del quale sviluppò la corrente ellenizzante e parnassiana.  La Prima guerra mondiale lo portò a un esame severo e spesso pungente della realtà contemporanea.


domenica 17 ottobre 2021

Elettrici messaggi


MARIA LUISA SPAZIANI

NON CHIEDERMI PAROLE

Non chiedermi parole, oggi non bastano.
Stanno nei dizionari: sia pure imprevedibili
nei loro incastri, sono consunte voci.
È sempre un prevedibile dejà vu.

Vorrei parlare con te − è lo stesso con Dio –
tramite segni umbratili di nervi,
elettrici messaggi che la psiche
trae dal cuore dell'universo.

Un fremere d'antenne, un disegno di danza,
un infinitesimo battere di ciglia,
la musica-ultrasuono che nemmeno
immaginava Bach.

(da La traversata dell'oasi, Mondadori, 2002)

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L’incipit è chiaramente montaliano, richiama il celebre Non chiederci la parola. Del resto Maria Luisa Spaziani, la “Volpe”, fu legata al Nobel genovese da un’amicizia amorosa. Il senso è chiaro: il dialogo d’amore non ha nemmeno più bisogno delle parole, altri sono i mezzi che lo esprimono, segni impercettibili, leggeri ed elettrici, insiti nella nostra psiche.

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ILLUSTRAZIONE DI CHRISTIAN SCHLOE

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LA FRASE DEL GIORNO
È un paradosso: la danza e la poesia sono tanto simili quanto profondamente diverse, ma al di là di struttura e contenuti emotivi sono unite dal ritmo. D'altronde il ritmo è sovrano di tutte le cose che hanno senso a questo mondo.
MARIA LUISA SPAZIANI, in  “Danza e poesia” di Marco Andreetti




Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.


sabato 16 ottobre 2021

Un incorporeo paese


LAMBROS PORFIRAS

IL PAESE OFFUSCATO

Molte volte nell'ora arcana della sera,
quando giro con l'anima grave dei pensieri,
spesso emerge nella solitudine un incorporeo paese,
un paese silenzioso sempre e sempre offuscato.
Le case sue sono chiuse e son vecchie. Rami
sporgono dai poveri cortili in rovina,
sui muri, sulle soglie spuntano erbe
e di verde muffa sono vestiti i tetti.
Così è. Certe case, forse le ho viste nel triste esilio,
altre qui nel borgo, e altre nell'isola mia,
qualcuna sulla strada in riva al mare in anni felici,
e tutte quante, questo paese intero, mi parlano della mia vita.
Ah, mentre m'inoltro nei suoi ingrati vicoli a sera,
nessuno più esiste per venirmi incontro.
Sono l'unico  l'ultimo passante io a traversarle.
Ricordi amore: si spegne la scarsa luce e tramonto.
Lentamente del tutto si spegne. E il paese offuscato
insieme ad essa in silenzio sprofonda a me lontano.
Giro curvo. E ahimè, intorno non mi resta
che notte e tenebre e solitudine senza fine.

(da Ombre, 1920)

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Il poeta greco Lambros Porfiras era un uomo solitario e malinconico: viveva lontano dai circoli sociali e letterari prediligendo le taverne popolari come quella di Freattide al Pireo, dove era solito bere retsina e codificare l’etichetta dei frequentatori di osterie. Possiamo immaginarlo in questa sua passeggiata solitaria nel crepuscolo, aggirarsi in questo vecchio borgo e abbeverarsi di quella solitudine e di quella malinconia.

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THOMAS MORAN, "PUEBLO AL TRAMONTO, LAGUNA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Al crepuscolo, le cose diventano tutte uguali. La nudità le affratella. Sembrano tutte ugualmente consapevoli che la giornata è al termine, che sta per cancellarle.
CARLO CASSOLA, Fogli di diario




Lambros Porfiras (pseudonimo di Dimitrios Sypsomos (Kardamyla Chio, 1879 - Atene, 3 dicembre 1932), poeta greco.  Uomo malinconico e solitario, cantò nelle sue poesie l'amore, il mare e la natura greca, le taverne e le cose umili. Simbolista, utilizzò però un linguaggio semplice e musicale, dolce e armonico.


venerdì 15 ottobre 2021

Lo stesso colore


LOUIS MACNEICE

ALLA POSTERITÀ

Quando i libri saranno tutti irrigiditi come i libri nei cimiteri
e la lettura e persino la parola saranno rimpiazzati
da altri mezzi, meno difficili, ci chiediamo se voi
troverete nei fiori e nei frutti lo stesso colore e il sapore
che avevano per noi che li abbiamo formulati a parole,
e se sarà verde la vostra erba e azzurri i vostri cieli,
o se gli uccelli saranno per sempre senza ali?

(da Poesie raccolte, 1979)

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Il futuro, la tecnologia, spoglierà di poesia il mondo? Lo renderà più meccanizzato, più veloce, più vicino al pensiero e più indipendente dai mezzi di comunicazione conosciuti? Se lo chiedeva parecchi anni fa il poeta nordirlandese Louis MacNeice. Ebbene, siamo già noi quei posteri cui si rivolge, figli dell’informatica e della miniaturizzazione delle macchine. E sì, cominciamo a capire quel discorso già solo pensando ai libri: non sono diventati di granito come quelli nelle lapidi dei cimiteri, si sono trasformati in e-book, comodissimi anche per trasportare un’intera biblioteca in pochi centimetri quadrati, ma senza l’impagabile profumo della carta o il suo fruscio.

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FOTOGRAFIA © KEYSTONE

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LA FRASE DEL GIORNO
Il poeta è un creatore, non un commerciante al dettaglio.
LOUIS MACNEICE




Louis MacNeice (Belfast, 12 settembre 1907 – Londra, 3 settembre 1963), poeta britannico di cultura irlandese. Dopo essersi specializzato in lettere classiche, insegnò greco in varie università. Dal 1941, in Inghilterra, si dedicò alla regia di drammi radiofonici. Il suo pensiero fu profondamente agnostico. Tradusse Goethe ed  Eschilo.


giovedì 14 ottobre 2021

Autunnali leggende di me stesso


HAKUSHŪ KITAHARA

I RICORDI SONO COME LUCCIOLE ROSSE

I ricordi sono come lucciole rosse
che brillano di un verde tenue
come l’atmosfera incerta del pomeriggio.
Luce che non percepisci come luce.

O ancora meglio, i fiori del grano.
o il canto della spigolatrice.
O, a sud di un negozio di liquori,
il calore bianco sulle piume di una colomba che le alliscia.

Se fossero suoni, sarebbero flauti,
o il gracidio delle rane
udito una notte tanti anni fa prendendo la medicina,
un’armonica che suona nell’aurora.

Se fossero uno stato d’animo, sarebbero velluto,
o lo sguardo negli occhi della Regina di un mazzo di carte,
nel volto di uno sciocco Pierrot,
un senso di solitudine.

Non la pena di un giorno di bagordi,
non il chiaro dolore della febbre,
ma il languore della primavera.
I ricordi? Autunnali leggende di me stesso.

(da Ricordi, 1912)

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I ricordi sono il nostro passato, sono le tracce di ciò che abbiamo fatto o di ciò che ci è capitato nel corso della nostra esistenza. Molti sono i tentativi di definirli: per Guillaume Apollinaire sono “corni da caccia / Il cui clamore smuore nel vento”, per Giuseppe Ungaretti “un inutile infinito” e per Jean Paul “l'unico paradiso dal quale non possiamo essere cacciati”. Il poeta giapponese Hakushū Kitahara, in questa prefazione alla sua raccolta intitolata appunto Ricordi, che raduna le memorie della sua infanzia vissuta a Kyūshū, ne fa una definizione per simboli, come nello stile della sua poesia: i ricordi, alterati dallo scorrere del tempo, assurgono quasi a un languido stato onirico.

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ILLUSTRAZIONE DI TAKEO TAKEI

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LA FRASE DEL GIORNO
I ricordi assomigliano a uccelli incatramati, ma son sempre ricordi.
JOËL EGLOFF, Lo stordimento




Hakushū Kitahara  (Yanagawa, 25 gennaio 1885 – Kamakura, 2 novembre 1942), pseudonimo di Ryūkichi Kitahara), poeta giapponese di tanka, attivo durante i periodi Taishō e Shōwa. In disaccordo con il Naturalismo, influenzò la poesia giapponese moderna apportandovi il suo stile decadente, estetico e simbolico.


mercoledì 13 ottobre 2021

Terra leggiadra


VINCENZO CARDARELLI

LIGURIA

È la Liguria terra leggiadra.
Il sasso ardente, l'argilla pulita,
s'avvivano di pampini al sole.
È gigante l'ulivo. A primavera
appar dovunque la mimosa effimera.
Ombra e sole s'alternano
per quelle fondi valli
che si celano al mare,
per le vie lastricate
che vanno in su, fra campi di rose,
pozzi e terre spaccate,
costeggiando poderi e vigne chiuse.
In quell'arida terra il sole striscia
sulle pietre come un serpe.
Il mare in certi giorni
è un giardino fiorito.
Reca messaggi il vento.
Venere torna a nascere
ai soffi del maestrale.
O chiese di Liguria, come navi
disposte a esser varate!
O aperti ai venti e all'onde
liguri cimiteri!
Una rosea tristezza vi colora
quando di sera, simile ad un fiore
che marcisce, la grande luce
si va sfacendo e muore.

(da Poesie, 1949)

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Con dire misurato e la compostezza formale che generalmente accompagna i suoi versi, il poeta laziale Vincenzo Cardarelli elogia la terra ligure, dimostrando di averne colto con il suo linguaggio espressionista lo spirito più intimo, quel suo essere distesa tra le colline e il mare, tra il sole e il vento, una terra che gli è cara e che saluterà così, allontanandosene: “Addio, Liguria, per i tuoi grandi paesaggi d’olivi / dove il colore in maggio è bronzo fiorito; per il verde / chiaro delle vigne di cui vivono anche in estate / le ardenti terrazze di pietra sollevate all’infinito sul mare”.

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FOTOGRAFIA © LIGURIA INFO

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LA FRASE DEL GIORNO.
Non so dove i gabbiani abbiano il nido, / ove trovino pace. / Io son come loro / in perpetuo volo.
VINCENZO CARDARELLI, Poesie




Vincenzo Cardarelli, nato Nazareno Caldarelli (Corneto Tarquinia, 1º maggio 1887 – Roma, 18 giugno 1959), poeta, scrittore e giornalista italiano. Sorta dall’Avanguardia degli Anni Dieci, la sua poetica rivela influssi dell’espressionismo linguistico e del frammentismo, ad esprimere  temi come lo sradicamento, il viaggio, l'adolescenza, la perdita di identità.


martedì 12 ottobre 2021

Sottomarine nel chiaro


RENZO LAURANO

ALBA SUL MARE

Sottomarine nel chiaro
lucciole verdi e ovali.
Fredde campane, e da un faro
piccoli estremi segnali
e disegnati cammini.

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Con poche pennellate il poeta sanremese Renzo Laurano dipinge il bozzetto di un’alba sul mare nella sua città: sembra di vederli quei riflessi di sole che barbagliano come lucciole, quelle ultime luci di un faro che indicano la rotta alle navi di passaggio.

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FOTOGRAFIA © GOODFON

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LA FRASE DEL GIORNO
Che tregua offre l'alba? Guarda, dal cielo piagato, / Il giorno incede, un tiranno dalla spada in fiamme!
RUDYARD KIPLING, Poesie




Renzo Laurano, pseudonimo di Luigi Asquasciati, (Sanremo, 2 febbraio 1905 – 16 maggio 1986), poeta italiano. Fondatore del Club Tenco e presidente della commissione di selezione delle canzoni per il Festival di Sanremo, organizzò numerosi premi letterari. La sua poesia ha giochi estetici ed eleganti toni parnassiani.


lunedì 11 ottobre 2021

Il nostro umile giardino


ALEKSEJ TOLSTOJ

AUTUNNO

Autunno! Il nostro umile giardino per intero si spoglia,
le foglie gialle se ne volano via, sospese nel vento,
solo laggiù, lontano, si scorgono, sul fondo della valle,
appassire i gonfi grappoli rosso-fiamma del sorbo.

Il mio cuore è triste e lieto insieme,
senza parlare stringo e riscaldo le tue piccole mani,
ti guardo negli occhi, piango in silenzio,
e non so dirti davvero quanto ti ami
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1858

(da Il peccatore, 1858)

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Le poesie di Aleksej Tolstoj hanno una gran varietà di forma e di contenuti: risalta però la lirica amorosa, dedicata alla moglie Sof'ja Andreevna Miller, associata ai temi della natura. L’autunno riverbera anche all’interno della casa quella sua malinconica dolcezza.

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PETER HUNTOON, "GIARDINO IN AUTUNNO"

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LA FRASE DEL GIORNO
L'autunno ti conquista con questo, il suo muto appello alla simpatia per il suo decadimento.
ROBERT BROWNING, Paracelso




Aleksej Kostantinovič Tolstoj (San Pietroburgo, 5 settembre 1817 – Krasnyj Rog, 10 ottobre 1875), scrittore, poeta e drammaturgo russo, cugino di secondo grado di Lev Tolstoj. La sua poesia, molto varia, è amorosa, dedicata alla lirica della natura o a composizioni  filosofiche e teologiche.


domenica 10 ottobre 2021

Centenario di Andrea Zanzotto


Il poeta Andrea Zanzotto nasceva a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, il 10 ottobre di cento anni fa. Allievo di Diego Valeri all’università di Padova, approfondì grazie a lui lo studio di Rimbaud, Verlaine e Mallarmé. Insegnante a Valdobbiadene, Motta di Livenza, Treviso e Vittorio Veneto, emerse nel 1950 grazie a un concorso per inediti: le poesie saranno pubblicate l’anno dopo con il titolo Dietro il paesaggio. Nel 1954 Elegia e altri versi, nel 1957 Vocativo e nel 1962 IX Ecloghe segneranno il suo periodo più felice, consolidando la sua fama e il suo stile ormai vicino alla neoavanguardia.

Non è facile la lettura di Zanzotto: l’angoscia esistenziale si trasforma in un linguaggio magmatico che a volte si avvale delle tecniche di accostamento surrealiste e a volte degrada in un linguaggio sgradevole a rispecchiare la condizione di deterioramento della realtà interiore, “oggettivizza, problematizzandoli, i presupposti di ogni poesia soggettiva, a partire dall’io, ridotto alla sua miseria di fatto grammaticale” come scrive Dal Bianco. Zanzotto si bilancia tra i due estremi che ha indicato come sue fonti di ispirazione: da un lato il Mallarmé di Un colpo di dadi non abolirà mai il caso che “fa esplodere” il linguaggio, dall’altro l’Artaud che con il suo teatro sconvolgeva e coinvolgeva gli spettatori: il testo come “spostamento, slogamento, lacerazione di elementi corporei”. Le due poesie scelte testimoniano questa nascita, riconoscimento e fondazione interiore dell’io – percorso difficoltoso, perché al soggetto, nella ricerca di ciò che è esterno,  si antepone un non-io. Il titolo della seconda, Ineptum, prorsus credibile, divisa in due fasi, lunare e solare, è un’antica sentenza dell’apologetica cristiana: il messaggio evangelico rivendica la sua superiorità rispetto al razionalismo pagano in quanto “stolto, quindi credibile”

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IO ATTESTO

Non a te nudo amore.

Non a te nudo monte
s’indirizza lo stelo d’oro
che la mia penna proietta nella sera.
In neon i lampi s’ingigliano.
Deneb – e la siringa nel nido d’acqua sterile.
Scandalo e campane
nella tetra città sotto monte.
Monte: ore dall’occhio d’osso
larghissime versi,
sapore stabile d’erbe, manto d’erbe,
miraggi amareggianti di fontane.
Vedi il fiore marcito in un riflesso.
Crolla sulle bandiere sulle piazze
la tua luce, di monte, luce volta
altrove,
il tuo peso il tuo canto
non ascoltato
non abitato.
Vedi il fiore in un brivido, surrexit.
Canfora e sangue da me
torpore, pavimento.
Altrove
io sordamente attesto,
io discendo dal mondo.
Il mio domani.

Tu (monte) distinto dal palpito
dei semafori incerti,
dio di deserti e di pieghe e di sere…

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INEPTUM, PRORSUS CREDIBILE

 
I.

Perché questa
terribilmente pronta luce
o freddissimo sogno immenso
su cui trascende
perpetuo vertice il sole,
da cui trabocchi tu, tu nella vita?
Non ha mai fondo questa nascita
mai fondo questo squallido prodigio,
no non dici, ma stai nella luce
immodesta e pur vera
nella luce inetta ma credibile,
sospinto nella vita.
 
Nasci oggi col sole con la ferma
virtù che di tensioni
supreme accende
le legioni dei monti,
nella sua bocca pura
ti porta l’azzurra vita,
debole e molle stilli dall’azzurro,
debole
bianca lacrima sporgi
nel grumoso abbagliante mattino;
attraverso l’autunno
ecco il tuo segmentarti
in sale e istanti
in memoria e sapore
 
Sangue e forma, stoltezza e trionfo,
gemito offerto alle chiare
vagabonde uve,
occhio nuovo al geranio allo scoiattolo.
Ma freddissima e immensa
sta la gloria in excelsis
oltre il grigio spigolo del mondo;
e gode di tutto il suo peso fulgente
e avanza il sole col passo precario
e audacissimo là dove la mente
non può seguirlo che a morirne.


II.

Chi, luce, a te mi conferma,
chi alla sostanza al tangibile, al folto?
E la salvia finezza sull’orlo degli orli
dei monti, dove odora?
Dove i fiori scolorano al desco della luna?

Conversione di viscere
sole mutato in luna
conversione delle erbe e del respiro,
io sono già a riposo percorso dal casto
gesto di Diana, da dolenti barbagli
di dalie e larve.
E’ tramonto od è luna
e in aumento perpetuo
o in perpetuo decrescere è il sole?

Vuoto di ragnateli
per valli e fessure,
vuoto di nascita e sangue.
Acqua e che verbo petroso
deponi ai piedi di questi monti,
colli e che verde spietato
rivelate ad un fuoco
disuguale e nefasto
o – è lo stesso – ad un fuoco
equilibrato e acuto
contro il muro ch’io piango; e alza il muro
sé dalla stanca testa
stanca di nascere e nascere
nell’atroce gemmante vita.

(da Vocativo, 1957)


Altre poesie di Andrea Zanzotto sul Canto delle Sirene:



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LA FRASE DEL GIORNO
Che cos’è la poesia se non un insieme di echi, di voci che restano nell’aria, o in noi? E noi, quasi senza accorgercene, le ripetiamo. Ma ripetendole con la nostra voce, in qualche modo le cambiamo.

ANDREA ZANZOTTO




Zanzotto_AndreaAndrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011), poeta italiano tra i più importanti del secondo Novecento. La sua poesia, che scava profondamente nella materia linguistica, è legata alle tracce e alle memorie del suo paese natio: "Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio”.


sabato 9 ottobre 2021

Invisibile rosa


JORGE LUIS BORGES

UNA ROSA E MILTON

Delle generazioni delle rose
nel profondo del tempo consumate
voglio che una si salvi dall'oblio,
una che nulla distingue tra quanto

è svanito. La sorte mi riserva
il dono d'essere io a fare il nome
del fiore silenzioso, di quell'ultima
rosa che Milton accostò al suo viso,

senza vederla. Oh tu vermiglia o gialla
o bianca rosa d'un giardino spento,
lascia magicamente il tuo passato

immemorabile e nel verso splendi,
sia tu sangue, oro, avorio o notte, quale
nelle sue mani, invisibile rosa.

(da L’altro, lo stesso, 1964)

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Una cosa accomuna lo scrittore argentino Jorge Luis Borges e il poeta inglese del Seicento John Milton, autore del Paradiso perduto: la cecità che li colpì prima di aver compiuto i cinquant’anni. Borges si immagina allora che Milton porti al suo viso un’ultima rosa, che non può vedere, ma soltanto sentire. Come lui, dice Borges in Un cieco, “Ripeto che ho perduto solamente / la vana superficie delle cose”.

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RENÉ MAGRITTE, "IL VASO DI PANDORA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Nei linguaggi umani non c'è proposizione che non implichi l'universo intero.
JORGE LUIS BORGES, L’Aleph




Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.


venerdì 8 ottobre 2021

Come la colomba


DIEGO VALERI

COLOMBA

Come la colomba che si liscia l’ala,
tu inchini il capo su la tenera curva
della spalla bianca; e l’ombra notturna
trema di dolcezza, tutta si rischiara.

Ala di colomba non è così dolce
come la tua spalla: par che ne scenda
un’acqua di luna e uguale si stenda
su le pure braccia raccolte in croce.

(da Terzo tempo, Mondadori, 1950)

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Secondo Andrea Zanzotto, in Diego Valeril’illuminazione giunge da un luogo dell’anima più profondo ed intimo, i contorni della realtà sono definiti da una specie di distacco carico di sottintesi riferimenti e risonanze”: ecco quindi questo etereo, delicatissimo ritratto notturno dell’amata, un acquarello tutto giocato sui toni del bianco e del grigio.

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EDSON CAMPOS, "SABATO POMERIGGIO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Le cose belle col loro sorriso /  c'erano, sì, s’aprivano intorno; / ma solo quando è apparso il tuo viso / le ho viste, a un tratto, come al romper del giorno.
DIEGO VALERI, Poesie vecchie e nuove




Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


giovedì 7 ottobre 2021

Fernando Echevarría


La poesia portoghese perde uno dei suoi principali esponenti: lo scorso lunedì è scomparso dopo un breve ricovero in clinica il poeta Fernando Echevarría. Figlio di padre portoghese e di madre spagnola era nato a Santander nel 1929 ma subito la famiglia si trasferì in Portogallo. Compì però i suoi studi di Filosofia e Teologia in Spagna e si trasferì a Parigi all’epoca della dittatura militare, che combatté dall’estero, tornando in patria solo anni  dopo la caduta del regime. I suoi testi viaggiano a ridosso della filosofia: “La poesia e la politica sono cose di un ordine diverso” disse in un‘intervista del 2019, “La poesia, come dice la parola, è dell'ordine del fare e la politica è dell'ordine dell'agire. Per questo mi interesso anche di filosofia. La filosofia aiuta a vivere e ha qualcosa a che fare con la poesia. Heidegger dice che sono le due facce dell'essere. Immagino che dovesse essere molto invidioso della poesia... Perché? Perché la filosofia viene dopo e la poesia non viene dopo niente. La poesia è. L’una va dietro ai concetti, l'altra non ne ha bisogno, perché è l'evidenza stessa”.

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FOTOGRAFIA © JOÃO PAULO COUTINHO/CORREIO DO PORTO

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LE CITTÀ GIÀ VISTE

Le città già viste e che posano
nell’oblio della penombra hanno
già immagini di rilievo
che le ancorano alla retina.
Le circonda il vento immobile
di tempi lontani che avevano
perso la storia. Ma in sé reggevano
un’innumerevole successione di giorni.
Le città già viste portano un silenzio
opprimente che le priva
della grandezza ma non del tempo
di essere state nominate. Lette.

Parigi, 10 dicembre 1985

(da Colóquio/Letras, n. 113/114 - Gennaio 1990)

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IL TEMPO VIVE

Il tempo vive quando gli uomini, in esso,
si dimenticano di se stessi,
restando tuttavia a contemplare l’estrema
roccaforte dell’essere.
Il tempo vive per placare la sete
degli animali e del vento,
quando la struttura trasalisce
e la dura oscurità, dall’interno,
irrompe. E resta l’ululato selvaggio
che allontana il frastuono del silenzio.

(da Sui morti, 1991)

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LA FRASE DEL GIORNO
San Giovanni dice che in principio era il Verbo, io dico che in principio c'è il ritmo . Non c'è ancora poesia e c'è già un ritmo precedente, che darà il primo verso o l'ultimo o un altro, ma che è ancora precedente, perché la poesia è un linguaggio, come lo è la musica, la pittura.
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FERNANDO ECHEVARRÍA, Correio de Porto, 26 febbraio 2019




Fernando Echevarría Ferreira (Cabezón de la Sal, Spagna, 26 febbraio 1929 - Porto, 4 ottobre 2021), poeta portoghese. Visse in Francia, dove si avvicinò ai circoli di opposizione portoghesi in esilio; da lì fu coinvolto in vari movimenti di lotta rivoluzionaria contro il regime militare portoghese. Vinse il Premio Sophia De Mello Andresen e il Pen Club.