giovedì 28 febbraio 2019

Come un rametto di marzo


SYLVIA PLATH

LETTERA D’AMORE

Non è facile dire il cambiamento che operasti.
Se adesso sono viva, allora ero morta
anche se, come una pietra, non me ne curavo
e me ne stavo dov’ero per abitudine.
Tu non ti limitasti a spingermi un po’ col piede, no -
e lasciare che rivolgessi il mio piccolo occhio nudo
di nuovo verso il cielo, senza speranza, è ovvio,
di comprendere l’azzurro, o le stelle.

Non fu questo. Diciamo che ho dormito: un serpente
mascherato da sasso nero tra i sassi neri
nel bianco iato dell’inverno -
come i miei vicini, senza trarre alcun piacere
dai milioni di guance perfettamente cesellate
che si posavano a ogni istante per sciogliere
la mia guancia di basalto. Si mutavano in lacrime,
angeli piangenti su nature spente,
ma non mi convincevano. Quelle lacrime gelavano.
Ogni testa morta aveva una visiera di ghiaccio.

E io continuavo a dormire come un dito ripiegato.
La prima cosa che vidi fu l’aria, aria trasparente,
e le gocce prigioniere che si levavano in rugiada
limpide come spiriti. Tutt’intorno giacevano molte
pietre stolide e inespressive,
Io guardavo e non capivo.
Con un brillio di scaglie di mica, mi svolsi
per riversarmi fuori come un liquido
tra le zampe d’uccello e gli steli delle piante
Non m’ingannai. Ti riconobbi all’istante.

Albero e pietra scintillavano, senz’ombra.
La mia breve lunghezza diventò lucente come vetro.
Cominciai a germogliare come un rametto di marzo:
un braccio e una gamba, un braccio, una gamba.
Da pietra a nuvola, e così salii in alto.
Ora assomiglio a una specie di dio
e fluttuo per l’aria nella mia veste d’anima
pura come una lastra di ghiaccio. È un dono.

(Love Letter, da Attraversando l’acqua, 1971 – Traduzione di Anna Ravano)

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Una lettera d’amore che è anche un tentativo di definirsi: siamo nel 1960 e il matrimonio tra la poetessa americana Sylvia Plath e il poeta inglese Ted Hughes è ancora in essere – si separeranno nel 1962, quando Ted avvierà una relazione con Assia Wevill, e al principio del 1963 Sylvia si ucciderà. In questo periodo la nascita della figlia Frieda Rebecca e un momento di estro creativo attutiscono i caratteri di una donna afflitta da una profonda forma di depressione e di un marito poco attento (se non addirittura violento, come ipotizzato sulla base di lettere intercorse tra la Plath e la sua psicanalista): l’amore vi spicca come il tentativo di Ted di strappare Sylvia dal gorgo in cui stava annaspando, di trarla alla luce, compito probabilmente proibitivo vista la tragica fine di lei.





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LA FRASE DEL GIORNO
La scrittura è la mia sostituta: se non ami me, ama quello che scrivo, amami per questo.
SYLVIA PLATH




Sylvia Plath (Boston, Massachusetts, 27 ottobre 1932 – Londra, 11 febbraio 1963),  poetessa e scrittrice statunitense. Moglie del poeta Ted Hughes, clinicamente depressa, morì suicida a trent’anni. La sua è poesia “confessionale”, ispirata al vissuto e ai traumi personali.  Tra le sue opere, oltre alle raccolte Il colosso, Papaveri a luglio e Ariel anche il romanzo La campana di vetro.

mercoledì 27 febbraio 2019

Destami!


INGER CHRISTENSEN

DOPO IL PRIMO MATTINO

Dopo il primo mattino cerco
la tenue fumaria della lingua

Ancora e ancora bacio la memoria del
destami! destami! Il sole e le frul-
lanti ali nel bruno vapore del mattino

Ciò che hai dato ai miei pensieri è l'opposizione
dell'aculeo nascosto nel mio librante
fiore

Ciò che hai dato a me è mero mattino

Il mio ardente desiderio: svegliarmi.


(da Luce, 1962 - Traduzione di Bruno Berni)

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La poetessa danese Inger Christensen indaga il predominio della natura e gli enigmatici territori di confine tra l’io e il sé, e lo fa utilizzando un linguaggio musicale che si pone come unico mediatore possibile tra l’esperienza umana e la realtà, indugiando sulla ragione delle cose e su come dalla parola ci vengono rivelate

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DIPINTO DI VLADIMIR KUSH

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LA FRASE DEL GIORNO
Ho sempre pensato che la realtà / fosse quello che diventi / quando cresci.
INGER CHRISTENSEN




Inger Christensen (Vejle, 16 gennaio 1935 – Copenaghen, 2 gennaio 2009) poetessa, scrittrice e saggista danese, è stata più volte candidata al Nobel. Le sue poesie, passate dal modernismo allo sperimentalismo, esplorano temi sociali ma vertono particolarmente su temi filosofici.

martedì 26 febbraio 2019

Il figlio di Teseo


UMBERTO SABA

L’AMANTE

Sul capo io porto un serto glorioso.
Amo una donna con cui mai non giacqui,
né mai mi giacerò, cui sempre tacqui
l’amor mio, che affissarla appena oso.

Ho su tutti in dispregio il Lussurioso.
Poiché, lode agli dèi, cotale io nacqui
che sempre e solo di quel mi compiacqui
che l’uomo fa nel giorno luminoso.

Come amerà una donna che la sprezza
fino a corrompersi in lei? Di lei farmi
ho saputo una palma trionfale.

Veramente il mio nome è Giovinezza;
ma se un altro, o gentile, tu vuoi darmi,
chiamami il figlio di Teseo immortale.

(da Canzoniere, Einaudi, 1945)

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L’amante – qui nel sonetto di Umberto Saba ritratto come fedele fino alla morte nel suo amore casto e disperato - è un personaggio mitologico, quell’Ippolito figlio di Teseo  e della regina delle Amazzoni Antiopa che disprezzò la venerazione di Afrodite perché innamorato di Artemide. La dea respinta si vendicò facendo innamorare di lui la matrigna Fedra, che, a sua volta respinta, raccontò a Teseo di essere stata stuprata da Ippolito: Teseo chiese a Poseidone di punire il figlio e il dio del mare suscitò un toro marino a infuriare i cavalli della biga di Ippolito, che trascinarono il corpo del giovane innocente lungo le sponde del mare.

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SIR LAWRENCE ALMA_TADEMA, “IPPOLITO TRASCINATO DAI SUOI CAVALLI”

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LA FRASE DEL GIORNO
L'amore completo unisce la fedeltà del desiderio alla durata del sentimento.
HENRI DE RÉGNIER, Lui o Le donne e l’amore




Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957), poeta italiano tra i massimi del ‘900. Di famiglia ebraica, fu avviato agli studî commerciali, e fu per lunghi anni direttore e proprietario di una libreria antiquaria a Trieste. La sua poesia, quasi intimo diario e confessione, indaga le cose ultime, la donna, l’amore, il senso atavico del dolore. La sua opera è raccolta nel Canzoniere.


lunedì 25 febbraio 2019

Il bosco come cattedrale


RAQUEL JADUSZLIWER

NEL BOSCO

Penso che se c’è un Dio
sceglierebbe il bosco come sua cattedrale

il bosco
di notte
il suo volume sigillato, il vasto fogliame
il peso degli animali

sceglierebbe un uccello spaventato
per dare testimonianza.

(da Nel bosco, 2018 - da Otra iglesia es imposible)

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"Per me, «preghiera», è stare in silenzio in un bosco" scrisse Mario Rigoni Stern. Il Dio che si manifesta attraverso la natura - sin dal roveto ardente del Vecchio Testamento - è protagonista dei versi della poetessa argentina Raquel Jaduszliwer: quella cattedrale di tronchi, attraverso la luce che filtra dal fogliame, nel silenzio notturno, è la casa del divino.

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FOTOGRAFIA © HDW

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LA FRASE DEL GIORNO
Che cos'è la preghiera? La preghiera è un'ascensione dell'intelletto.
FËDOR DOSTOEVSKIJ, Quaderni e taccuini





Raquel Jaduszliwer (San Fernando, 19 maggio 1946), poetessa e narratrice argentina. Psicologa, fa parte della rivista culturale online Refugios. Ha pubblicato I pani e i pesci (2012), La notte con la sua lampada (2014), Persistenza dell’impossibile (2015) e Nel bosco (2018).

domenica 24 febbraio 2019

Un treno all’alba


SANDRO PENNA

LA VITA… È RICORDARSI DI UN RISVEGLIO

La vita… è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all’alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.

Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l’azzurro
e il bianco della sua divisa, e fuori
un mare tutto fresco di colore.

(da Poesie, 1939)

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Il pregio principale delle poesie di Sandro Penna è certamente quella semplicità che è capace di rendere l’emozione con immediatezza: quella sete di vita e d’amore che emana dai suoi versi è qui ancora più densa, amplificata con il gusto impressionistico delle immagini marine, nel risveglio su un treno all’alba. La malinconia del momento si stempera subito nella visione del marinaio, che conduce attraverso i rimandi dei colori bianco e azzurro all’azzurro e al bianco del mare che splende dietro il finestrino.
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FOTOGRAFIA DAL WEB
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LA FRASE DEL GIORNO
Il mare è tutto azzurro. / Il mare è tutto calmo. / Nel cuore è quasi un urlo / di gioia. E tutto è calmo.
SANDRO PENNA, Poesie




Sandro Penna (Perugia, 12 giugno 1906 – Roma, 21 gennaio 1977), poeta italiano. Con toni epigrammatici, le sue poesie esprimono spesso un’intenso desiderio sensoriale di vita talora malinconico e cantano l’amore omosessuale (“Poeta esclusivo d’amore”, si definì egli stesso).

sabato 23 febbraio 2019

E questo cielo contemporaneo


ELIO PAGLIARANI

LA RAGAZZA CARLA, II,2

All’ombra del Duomo, di un fianco del Duomo
i segni colorati dei semafori le polveri idriz elettriche
mobili sulle facciate del vecchio casermone d’angolo
fra l’infelice corso Vittorio Emanuele e Camposanto,
Santa Radegonda, Odeon bar cinema e teatro
un casermone sinistrato e cadente che sarà la Rinascente
cento targhe d’ottone come quella
transocean limited import export company
le nove di mattina al 3 febbraio.

La civiltà si è trasferita al nord
come è nata nel sud, per via del clima,
quante energie distilla alla mattina
il tempo di febbraio, qui in città?

Carla spiuma i mobili
Aldo Lavagnino coi codici traduce telegrammi night letters
una signora bianca ha cominciato i calcoli
sulla calcolatrice svedese.

Sono momenti belli: c’è silenzio
e il ritmo d’un polmone, se guardi dai cristalli
quella gente che marcia al suo lavoro
diritta interessata necessaria
che ha tanto fiato caldo nella bocca
quando dice buongiorno
è questa che decide
e son dei loro
non c’è altro da dire.

E questo cielo contemporaneo
in alto, tira su la schiena, in alto ma non tanto
questo cielo colore di lamiera

sulla piazza a Sesto a Cinisello alla Bovisa
sopra tutti i tranvieri ai capolinea

non prolunga all’infinito
i fianchi le guglie i grattacieli i capannoni Pirelli
coperti di lamiera?

È nostro questo cielo d’acciaio che non finge
Eden e non concede smarrimenti,
è nostro ed è morale il cielo
che non promette scampo dalla terra,
proprio perché sulla terra non c’è
scampo da noi nella vita.

(da La ragazza Carla e altre poesie, Mondadori, 1962)

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Una mattinata in un ufficio milanese negli anni del boom economico: c’è da fare per tutti e la città stessa è coprotagonista con la sua frenesia, con il suo correre continuo di gente e di tram, di treni e di operai: è uno dei tanti capitoli che compongono quel “romanzo in versi” che è La ragazza Carla di Elio Pagliarani, storia dell’educazione sentimentale di una ragazza che si affaccia alla vita e al lavoro, fotografia di una società che è profondamente cambiata in questi sessant’anni.

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EDWARD HOPPER, “UFFICIO DI SERA”



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LA FRASE DEL GIORNO
Chissà che cosa sanno quanti sanno / ciò che vogliono, che spingono avanti la  certezza / di essere, come fossero da sempre / uomini, e per sempre.
ELIO PAGLIARANI, La ragazza Carla e altre poesie




Elio Pagliarani (Viserba, 25 maggio 1927 – Roma, 8 marzo 2012), poeta e critico teatrale italiano. Tra i principali esponenti della neoavanguardia, fu uno dei protagonisti del Gruppo '63, all'interno del quale occupò tuttavia una posizione autonoma e personale. La sua poesia nasce dalla cronaca e dalla vita quotidiana.


venerdì 22 febbraio 2019

Un tempio d’oro


VICENTE NÚÑEZ

IMMORTALITÀ

Hospes comesque corporis

Ti ho amato tanto che un giorno la mia anima
abbandonò il carcere del corpo. Vagando
e non trovandoti, tornò a quella casa
che davo per mia. Il mio corpo non era
più dove lo aveva lasciato ma c’era
il tuo, vastissimo come un tempio d’oro.
Non le desti asilo. E io non avrò morte.

(da Tramonto a Poley, 1982)

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L’immortalità nell’amore: questa è la morale del volo dell’anima in cerca dell’amata che più non trova asilo né riposo in questa sorta di apologo in versi del poeta spagnolo  Vicente Núñez. Per i curiosi, il testo latino è il secondo verso di un’ode dell’imperatore Adriano: “Animula vagula, blandula, / Hospes comesque corporis” (Piccola anima smarrita e soave, / compagna e ospite del corpo).

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MARC CHAGALL, "DAFNI E CLOE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Senza amore non si sa leggere.
VICENTE NÚÑEZ, Nuovi sofismi



Vicente Núñez Casado (Aguilar de la Frontera, 8 giugno 1926 - 22 giugno 2002), poeta spagnolo. È considerato uno dei più importanti poeti andalusi del XX secolo. La sua opera è completata da aforismi e testi in prosa.


giovedì 21 febbraio 2019

Sogno d’un dì d’estate


GIOVANNI PASCOLI

PATRIA


Sogno d’un dì d’estate.

Quanto scampanellare
tremulo di cicale!
Stridule pel filare
moveva il maestrale
le foglie accartocciate.


Scendea tra gli olmi il sole
in fascie polverose:
erano in ciel due sole
nuvole, tenui, róse
due bianche spennellate


in tutto il ciel turchino.

Siepi di melograno,
fratte di tamerice
il palpito lontano
d'una trebbïatrice
l'angelus argentino…

dov'ero? Le campane
mi dissero dov'ero,
piangendo, mentre un cane
latrava al forestiero,
che andava a capo chino.


(da Myricae, 1903)
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Il titolo di questo componimento di Giovanni Pascoli scelto per l’analisi del testo alla simulazione della prima prova della maturità 2019 era in origine Estate ma Patria rende appieno quel senso di legame con la terra natia così vivido e straziante quando si è lontani e si prova un senso di estraniamento – lo fu per Pascoli ma anche per Quasimodo (L’uomo grida dovunque la sorte di una patria” scrisse in Lamento per il Sud). E dunque la patria pascoliana è la terra dei suoi morti in una vita segnata dai lutti e dunque davvero letteralmente “Patria” è la terra dei padri, è la Romagna che nella mente e nel rimpianto si associa a profumi e colori, a suoni e luci che sono cari e indelebili: il “sogno d’un dì d’estate” di un uomo che vive lontano e prova a mitigare l’amarezza dell’esilio con quella sorta di flash-back che anziché saziare, acuiscono la nostalgia.
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SAN MAURO PASCOLI, CASA PASCOLI © MUSEO CASA PASCOLI
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LA FRASE DEL GIORNO
Il ricordo è poesia, e la poesia non è se non ricordo.
GIOVANNI PASCOLI, Primi poemetti, prefazione





Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912), poeta e accademico italiano, eccelso latinista, figura emblematica della letteratura di fine Ottocento. Nonostante la sua formazione eminentemente positivistica, è il maggiore esponente del Decadentismo.

mercoledì 20 febbraio 2019

Separati dal mare


AULIKKI OKSANEN
DUE CONTINENTI

Come due continenti separati dal mare
l'un l'altro all'orizzonte restiamo ad ammirare.
Forse eravamo nostri nella gioventù del mondo,
perché desideriamo l'altro sempre fino in fondo.

Scorgo i tuoi lontani tratti e presento
il bagliore del granito che all'alba trapela,
il nostro stesso fuoco che ardere io sento,
il luccichio del sole che lo zaffiro rivela.

Non posso abbracciarti, e nemmeno parlare,
con dita elettriche il tuo viso riempire di tocchi,
ma quando vedi la bruma formarsi sopra il mare,
ricorda che origina da questi miei occhi.

(da Poesia, 343, Dicembre 2018 - Traduzione di Antonio Parente)

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La poetessa finlandese Aulikki Oksanen rappresenta una scena quasi mitologica: due innamorati separati dal mare del tempo e del destino, divisi dalle contingenze ma ancora legati a quell’amore che non è potuto fiorire e dare frutto. Sono lontani, ma non per questo non possono scorgere i segni dell’antico legame.

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DIPINTO DI VLADIMIR KUSH

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LA FRASE DEL GIORNO
Eppure nonostante tutto, solo noi, sappiamo essere così lontanamente insieme.
JULIO CORTÁZAR, Rayhuela




Vuokko Aulikki Oksanen-Halonen (Karvia, 19 luglio 1944) poetessa e scrittrice finlandese. Artista versatile, ha al suo attivo una vasta produzione di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie, libri per bambini e fumetti.


martedì 19 febbraio 2019

Trame di me


PIERLUIGI CAPPELLO

LA CARTA

Resta la carta mentre mi dileguo
specchio di me ma che non è me stesso
rimedio oppure tedio quando intesso
trame di me scrivendomi e m’inseguo

(da Azzurro elementare, Rizzoli)

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La parola ha riversato l’emozione proprio come si faceva un tempo con i grandi registratori a nastro magnetico o come si può semplicemente fare adesso dettando la propria voce a un memo vocale sullo smartphone – insomma, la poesia è scritta ed è divenuta altro dal poeta, parto di pensieri visibile lì sulla carta e già non più l’esatto specchio. Eppure, anche per Pierluigi Cappello, quel tessere trame di sé diviene rimedio per resistere.
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DIPINTO DI GEORGE McKIM

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LA FRASE DEL GIORNO
Questo foglio. Battuto per tre quarti / dalla luce. Nella sua luce cresca / l’incerto zampettìo delle parole.
PIERLUIGI CAPPELLO, Azzurro elementare




CappelloPierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1º ottobre 2017), poeta italiano. La sua vita è stata gravemente segnata da un incidente stradale occorsogli quando aveva sedici anni: dallo schianto della sua moto contro la roccia uscì con il midollo spinale reciso e una perenne immobilità. Ha scritto numerose opere, anche in lingua friulana.

lunedì 18 febbraio 2019

Un torrente


DELMIRA AGUSTINI

BOZZETTO INCOMPIUTO

Talvolta, quando io e il mio amato sogniamo in silenzio
- un silenzio acuto e profondo come l’agguato
di un suono insolito e misterioso -
sento come se la mia anima e la sua corressero lontano
per non so quali terre mai viste,
in un torrente forte e rumoroso…

(da Le stelle dell’abisso, 1924)

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L’amore fa volare, eleva, porta lontano in un sogno romantico – così anche per la poetessa uruguaiana Delmira Agustini, una delle fondatrici del Modernismo ispanoamericano. Purtroppo Delmira cadde vittima di un “femminicidio” all’inizio del secolo scorso: fu l’ex marito Enrique a ucciderla.

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DIPINTO DI ROB GONSALVES

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LA FRASE DEL GIORNO
Se la vita è amore, sia benedetta! / Voglio più vita da amare!
DELMIRA AGUSTINI




Delmira Agustini (Montevideo, 24 ottobre 1886 – 6 luglio 1914), poetessa, letterata e femminista uruguaiana. Appartenente alla Generazione del ‘900, la sua opera poetica si situa nel Modernismo ispanoamericano, aprendo la via all’erotismo femminile. Nell’agosto 1913 sposò Enrique Reyes, che, dopo la separazione, la assassinò e si suicidò.



domenica 17 febbraio 2019

Un lungo amore


CATULLO

SE PER L’UOMO CHE RITIENE DI ESSERE DEVOTO

Se per l'uomo che ritiene di essere devoto,
di non aver tradito la parola data, né giurato
in nome degli dei per ingannare la fiducia
nei rapporti umani, è fonte di gioia il ricordo
del bene compiuto; gli anni futuri ti riservano
molte gioie, Catullo, per questo amore ingrato.
Tutto il bene che a un essere umano è possibile
fare o dire, tu l'hai detto e fatto: e tutto
si è perduto nell'ingratitudine di un cuore.
Perché dunque continui a tormentarti?
e non cerchi con tutta la volontà di liberarti
di una infelicità che gli dei non vogliono?
Difficile troncare a un tratto un lungo amore,
difficile certo, ma in qualche modo devi riuscire.
È l'unica salvezza, quindi devi ottenerla:
che sia possibile o no, lo devi fare.
Se vi è pietà in voi, dei, se in punto di morte,
nell'ora estrema, recaste mai aiuto a qualcuno,
guardate la mia infelicità e se ho vissuto onestamente
strappatemi da questo male che mi consuma,
che insinuatosi dentro di me nel più profondo
come un torpore ha cancellato ogni gioia dal mio cuore.
Non chiedo più che lei ricambi il mio amore,
né l'impossibile, che mi rimanga fedele:
voglio solo guarire e scordarmi di questo male oscuro.
O dei, per la mia devozione, accordatemi questo.


Siqua recordanti benefacta prior voluptas
est homini, cum se cogitat esse pium,
nec sanctum violasse fidem, nec foedere nullo
divum ad fallendos numine abusum homines,
multa parata manent in longa aetate, Catulle,
ex hoc ingrato gaudia amore tibi.
Nam quaecumque homines bene cuiquam aut dicere possunt
aut facere, haec a te dictaque factaque sunt.
Omnia quae ingratae perierunt credita menti.
Quare iam te cur amplius excrucies?
Quin tu animo offirmas atque istinc te ipse reducis,
et dis invitis desinis esse miser?
Difficile est longum subito deponere amorem,
difficile est, verum hoc qualubet eficias:
una salus haec est, hoc est tibi pervincendum,
hoc facias, sive id non pote sive pote.
O di, si vestrum est misereri, aut si quibus umquam
extremam iam ipsa in morte tulistis opem,
me miserum aspicite et, si vitam puriter egi,
eripite hanc pestem perniciemque mihi,
quae mihi subrepens imos ut torpor in artus
expulit ex omni pectore laetitias.
Non iam illud quaero, contra me ut diligat illa,
aut, quod non potis est, esse pudica velit:
ipse valere opto et taetrum hunc deponere morbum.
O di, redite mi hoc pro pietate mea.

(Carmina, 76 – Traduzione di Mario Ramous)

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L’amore come una malattia dalla quale si può guarire? Catullo in questo suo carme dice di sì, ma alla fine non è convinto neppure lui se poco dopo si cruccia del fatto che Lesbia gli preferisca l’altro e ancora che con lui lo travolga di insulti perché “brucia d’amore, per questo parla” per arrivare infine ad ammettere che “Lo so, son come lei: la copro ogni giorno / d'insulti, ma morissi se io non l'amo”…

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DIPINTO DI LAWRENCE ALMA TADEMA

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LA FRASE DEL GIORNO
Ora so chi sei: e anche se più intenso è il desiderio / ti sei ridotta per me sempre più insignificante e vile. / Come mai, mi chiedi? Queste offese costringono, / vedi, ad amare di più, ma con minore amore.
CATULLO, Carme 72




Gaio Valerio Catullo (Verona, 84 a.C. – Roma, 54 a.C.), poeta romano. È noto per l'intensità delle passioni amorose espresse, per la prima volta nella letteratura latina, nel suo Catulli Veronensis Liber, in cui l'amore ha una parte preponderante, sia nei componimenti più leggeri che negli epilli ispirati alla poesia di Callimaco e degli Alessandrini in generale.


sabato 16 febbraio 2019

Il centro dell’amore


ROBERTO JUARROZ

OTTAVA POESIA VERTICALE, 13

Il centro dell’amore
non sempre coincide
con il centro della vita.

Entrambi i centri allora si cercano
come due animali tristi.
Ma quasi mai si incontrano,
perché la chiave della coincidenza è un’altra:
nascere insieme.

Nascere insieme,
come dovrebbero nascere e morire
tutti gli amanti.

(da Ottava poesia verticale, 1984)

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La teoria dell’amore narrata dal commensale Aristofane nel Simposio di Platone (“Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione”) riemerge spesso in poesia – sotto diverse forme: è chiaro che in questi versi il poeta argentino Roberto Juarroz sottolinea il fatto che l’unione possa verificarsi quando i due centri coincidono.

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI



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LA FRASE DEL GIORNO
Il compito della parola, al di là della piccola miseria e della piccola dolcezza di designare questo o quello, è un atto d’amore; creare presenza.
ROBERTO JUARROZ




Roberto Juarroz (Coronel Dorrego, 5 ottobre 1925 - Buenos Aires, 31 marzo 1995), poeta argentino. Le sue poesie, di carattere metafisico,sono riunite in una serie di volumi tutti intitolati Poesia verticale. Membro dell’Accademia Argentina delle Lettere dal 1984, ha scritto anche alcuni saggi sulla poesia.


venerdì 15 febbraio 2019

L’amore è in ciò che manca


PATRIZIA VALDUGA

COS’È L’AMORE CHE MI MANDI INTORNO?

Cos’è l’amore che mi mandi intorno?
Libido narcisistica
con tanto di biglietto di ritorno.
Cosa farfugli di fusione e mistica?
Ochetta che s’impanca…
L’amore è in ciò che manca, è l’io che manca.

(da Lezione d’amore, Einaudi, 2004)

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Questa sestina di Patrizia Valduga appartiene a un poemetto che rappresenta una relazione sado-masochistica arricchita da puntuali riferimenti psicanalitici e filosofici. L’amore si fa ancora più parossisitico e finisce con l’umiliare l’io, e la Valduga arriva infine a chiosare come Juan Gelman che “Noi siamo ciò in cui manchiamo”.

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FOTOGRAFIA DAL PROFILO FACEBOOK DEDICATO A PATRIZIA VALDUGA

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LA FRASE DEL GIORNO
Vuota il tuo sacco, su, parla, poetessa: / io fiorisco e disfoglio e rigermoglio / per dare la procura di me stessa / a chi non può o non vuole quel che voglio.
PATRIZIA VALDUGA, Manfred




Patrizia Valduga (Castelfranco Veneto, 20 maggio 1953), poetessa e traduttrice italiana, compagna per ventitré anni del poeta Giovanni Raboni. Ha fondato nel 1988 la rivista mensile Poesia che ha anche diretto per un anno. Nelle sue poesie ripristina in forma rigorosa tutti i generi metrici tradizionali, dal sonetto all'ottava, dalle terzine dantesche alle stanze di ballata.


giovedì 14 febbraio 2019

La ferita dell’amore


JACQUES PRÉVERT

PERICOLOSO E TENERO IL VOLTO DELL’AMORE

Pericoloso e tenero
il volto dell'amore
m'è apparso la sera
d'un lunghissimo giorno.
Forse era un arciere con l'arco
o un musicante con l'arpa.
Non so più, non so niente.

La sola cosa che so è che mi ha ferita,
forse con una freccia.
Forse con una canzone.

La sola cosa che so
È che mi ha ferito
Ferito al cuore
E brucia come brucia
La ferita dell’amore.

(da Storie e altre storie, 1963)

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Eh sì, è San Valentino. E srotoliamo ai cuori innamorati questa poesia di Jacques Prévert come un cartiglio dei Baci Perugina. Perché tutti ci siamo lasciati ferire da quell’arciere o ammaliare sulle note di quell’arpista misterioso. E quella ferita d’amore – per fortuna - arde ancora in noi.

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ILLUSTRAZIONE DI LOUI JOVER

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LA FRASE DEL GIORNO
Questo amore tutto intero / Ancora così vivo / E tutto soleggiato / È tuo / È mio
È stato quel che è stato / Questa cosa sempre nuova / E che non è mai cambiata.

JACQUES PRÉVERT, Parole




Jacques Prévert (Neuilly-sur-Seine, 4 febbraio 1900 – Omonville-la-Petite, 11 aprile 1977), poeta e sceneggiatore francese. Surrealista, anarchico, polemico, umorista: molte sono le facce di Prévert, ma una la convinzione che sottende la sua poetica: l’amore è l’unica salvezza del mondo


mercoledì 13 febbraio 2019

In mille notti


ROSE AUSLÄNDER

DELL’AMATO LE NOTTI

Dell’amato le notti ad accendere
voglio dolcemente accecare occhi donando

Dell’amato il respiro a carezzare
muta il sangue mio in mille rose

Dell’amato l’amore a trattenere
in mille donne vorrei smembrarmi

Che me sola mille volte brami
che mio solo sia tutte amando!

(da L’arcobaleno, 1939 - Traduzione di Gio Batta Bucciol)

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Il traduttore Gio Batta Bucciol, oltre a certe pagine di Else Lasker-Schüler e di Paul Celan, evoca per questi versi d’amore della poetessa tedesca Rose Ausländer il Cantico dei Cantici. Ed è una similitudine davvero pertinente, che emerge direttamente dall’atmosfera in cui Rose, ebrea chassidica, visse la sua gioventù.

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MARC CHAGALL, “INNAMORATI DAL VISO AZZURRO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Se io / dico io / io intendo anche / te / senza di te / io non / potrei cantare / il mio dolore / che è anche gioia / del nostro concerto // Frazione / del mio conturbante / sopravvivere.
ROSE AUSLÄNDER




Rose Ausländer, nata Rosalie Beatrice Scherzer (Černivci, Ucraina, 11 maggio 1901 – Düsseldorf,  3 gennaio 1988), poetessa ebrea tedesca. Dai tomi fiabeschi della gioventù passò a narrare con dolore la deportazione e lo sterminio degli ebrei e l’alienazione di New York, dove visse a lungo.


martedì 12 febbraio 2019

Un pianoro di neve


MARIA LUISA SPAZIANI

NULLA DI NULLA

Strappami dal sospetto insostenibile
di essere nulla, più nulla di nulla.
Non esiste nemmeno la memoria.
Non esistono cieli.

Davanti agli occhi un pianoro di neve,
giorni non numerabili, cristalli
di una neve che sfuma all’orizzonte –
– e non c’è l’orizzonte –

(da La traversata dell’oasi, Mondadori, 2002)

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La traversata dell’oasi è la raccolta con cui la poetessa torinese Maria Luisa Spaziani indaga tutte le sfumature dell’amore in un suo intimo e vivido catalogo. Questo è l’amore vivificante, o meglio l’essere attraverso l’amore, il sentirsi qualcosa – o qualcuno – perché si ama e si è amati.

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LA FRASE DEL GIORNO
Si impara ben presto che essere amati costituisce un fattore positivo tale da giustificare la rinuncia ad altri vantaggi.
SIGMUND FREUD



Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.

lunedì 11 febbraio 2019

Con i tuoi occhi


ÁNGEL GONZÁLEZ

VOLEVO

A Susana Rivera

Volevo guardare il mondo con i tuoi occhi
eccitati, nuovi,
verdi
come la primavera.
Sono entrato nel tuo corpo pieno di speranza
per ammirare un così grande prodigio
dal chiaro osservatorio delle tue pupille.
E sei stata tu che hai finito con il vedere
il fallimento del mondo con le mie.

(da Autunni e altre luci, 2001)

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Uno scambio tra un uomo anziano e una donna giovane, tra l’io e il tu, tra il disinganno e la speranza, questo tra il poeta spagnolo Ángel González e l’amata Susana. Il finale però non è quello sperato: la visione è quella amara della vecchiaia di Ángel, con la sua convinzione personale che la vita è solo un susseguirsi di sconfitte e fallimenti.

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ILLUSTRAZIONE DI RAFAL OLBINSKI


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LA FRASE DEL GIORNO
Nessuna era bella come te / in quel fugace momento in cui ti ho amata: / tutta la mia vita.
ÁNGEL GONZÁLEZ, Prosemi o meno




Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12  gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.

domenica 10 febbraio 2019

A mio favore


ALEXANDRE O’NEILL

A MIO FAVORE

A mio favore
Ho il verde segreto dei tuoi occhi
Alcune parole d’odio alcune parole d'amore
Il tappeto che partirà per l’infinito
Stanotte o una notte qualsiasi

A mio favore
Le mura che insultano passo-passo
Sicuro rifugio sopra il mormorio
Che ancor venga dalla vita in corsa
La barca nascosta dal fogliame
Il giardino dove l’avventura ricomincia

(da La parola interdetta. Poeti surrealisti portoghesi, Einaudi, 1971 - Traduzione di Antonio Tabucchi)

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È una sorta di bilancio quello che fa il poeta portoghese Alexandre O’Neill, una fotografia del momento che coglie con i tipici toni surrealisti il patrimonio spirituale: la donna amata, l’amore, l’odio, i sogni, il rifugio-prigione della casa, il giardino dove avventurarsi.

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Ci sono parole che ci baciano.
ALEXANDRE O’NEILL




Alexandre Manuel Vahia de Castro O'Neill de Bulhões, (Lisbona, 19 dicembre 1924, – 21 agosto 1986), poeta portoghese. Fu tra i fondatori del gruppo surrealista del suo paese, unendo però al tipico linguaggio metaforico l’influsso sarcastico e satirico del neorealismo.


sabato 9 febbraio 2019

Il mio destino è scrivere


QEYSAR AMINPOUR

L’EQUILIBRISTA

Mi sono appoggiato
                            al vento
l’equatore come asta
l’orizzonte come corda,
                            mi sono fermato
sull’orlo di due precipizi all’improvviso:
                            all’improvviso per un suono
                            all’improvviso per un silenzio
sotto di me
              a bocca aperta
                            la valle dell’abisso.
Necessariamente
con un suono dal silenzio
e per sempre sospeso
tra due precipizi
                           cammino;
il mio destino è scrivere.

(da Poesia, 273, Luglio-Agosto 2012 - Traduzione di Chiara Riccarand)

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Rimanere in equilibrio tra due precipizi: questo è per il poeta iraniano Qeysar Aminpour fare poesia. Restare sospesi tra reale e sogno, tra immanenza e trascendenza, tra materia e mistero: l’unica possibilità di non cadere è continuare a camminare sul filo della scrittura.

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DIPINTO DI ERIC ZENER


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LA FRASE DEL GIORNO
Ho messo sottosopra / più volte le mie carte: / (...) ma dove sono dunque, / gli appunti persi, / utili per l’immortalità?
QEYSAR AMINPOUR




Qeysar Aminpour (Gotvand, 2 aprile 1959 - Teheran, 30 ottobre 2007), poeta iraniano, considerato come uno dei fondatori della poesia persiana dopo la Rivoluzione islamica del 1979. Fu redattore di Soruš e docente alle università di al-Zahra e di Teheran.


venerdì 8 febbraio 2019

Sul binario dentato


VALENTINO ZEICHEN

CERNIERA LAMPO

Sul binario dentato
della cerniera lampo
a lunga percorrenza,
simile a una piccola motrice
lo zip sibila come un brivido
toccando alte velocità e
lascia dietro di sé l’abisso
del corpo denudato che sgomenta
l’ammiratore di paesaggi.

(da Museo interiore, Guanda, 1987)

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“Se gli occhi sono la finestra dell'anima, la chiusura lampo lo è della biancheria intima” recita una celebre battuta della sitcom americana Will & Grace. Il poeta Valentino Zeichen percorre quei binari gemelli che si separano – sembra essere la lunga zip di un tubino femminile, ed è facile e conseguente la metafora del paesaggio dietro i finestrini.

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI
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LA FRASE DEL GIORNO
Una bella donna che si spoglia non è mai completamente nuda. Più vesti si toglie e più si avvolge di vanità.
GUIDO ROJETTI, L’amore è un terno /che ti lascia) secco




ZeichenValentino Zeichen, all'anagrafe Giuseppe Mario Zeichen (Fiume, 24 marzo 1938 – Roma, 5 luglio 2016), scrittore e poeta italiano. La sua prima antologia poetica Area di rigore fu pubblicata nel 1974 con introduzione di Elio Pagliarani, che lo definì “un Gozzano dopo la Scuola di Francoforte, sempre però in un’aura che potremmo definire tra neoliberty e neocrepuscolarismo”.

giovedì 7 febbraio 2019

Ingranaggi arrugginiti


PHILIP LEVINE

DETROIT, UNA FABBRICA ABBANDONATA

I cancelli incatenati, la recinzione di filo spinato è lì
come un'autorità di metallo contro la neve
e questo grigio monumento al senso comune
resiste alle stagioni. Ancora carica questa recinzione
delle paure di sciopero, di protesta, di uomini uniti
e della lenta corrosione delle loro menti.

Al di là, attraverso le finestre rotte, si vede
dove le grandi presse si sono fermate fra un colpo e l'altro
e così, sospese nell'aria, restano prese
al margine certo dell'eternità.
Le ruote di ghisa sono ferme; si contano i raggi
che il movimento sfuocava, i montanti che l'inerzia combatteva,

e si calcola la perdita del potere del potere umano,
lento ed esperto, la perdita di anni,
il graduale declino della dignità.
Uomini vivevano in queste fonderie, ora dopo ora;
nulla di ciò che hanno forgiato è sopravvissuto agli ingranaggi arrugginiti
che sarebbero potuti servire a macinare il loro elogio.

(An Abandoned Factory, Detroit, da On the Edge, 1964 – Trad. Claudio Bellinzona)

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Lo squallore, il degrado che hanno i luoghi abbandonati è d’altro lato anche fonte di un fascino decadente per la vita che si è vissuta al loro interno nei tempi d’oro. Il poeta statunitense Philip Levine è stato per anni il cantore delle fabbriche di Detroit, capitale dell’industria automobilistica americana, città dove visse anche se non a tempo pieno dagli Anni ‘50: scrisse di linee di assemblaggio e fonderie, di operai e lavoro, finendo con l’essere definito “Il Walt Whitman del XX secolo”.

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DETROIT, LA FABBRICA ABBANDONATA DELLA HEADER PACKARD © AEON

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LA FRASE DEL GIORNO
Il mio senso di poesia - la mia idea di come rivedi - è: ti ritrovi in uno stato in cui ciò di cui sei intensamente consapevole non è il motivo per cui lo hai scritto o il modo in cui lo hai scritto, ma ciò che hai scritto.
PHILIP LEVINE




Philip Levine (Detroit, Michigan, 10 gennaio 1928 – Fresno, California, 14 febbraio, 2015), poeta ststunitense conosciuto per le sue poesie sulla classe operaia di Detroit. Insegnò per oltre trent’anni al dipartimento di Inglese della California State University e fu poeta laureato nel biennio 2011-2012.


mercoledì 6 febbraio 2019

Un ladro di polli


LUCIANO ERBA

AUTORITRATTO

Uomo vecchio in città
disperso su tronchi secondari di ferrovia
o con un piatto di lesso
davanti a tetti umidi di pioggia.

Tutto qui il tuo qui e ora?
Interroghi l'alfabeto delle cose
ma al tuo non capire niente di ogni sera
sai la risposta di un mazzo di rose?

Rimani quello che andava per ciliege
e a mani vuote
strappava al tronco nastri di corteccia.
  
Resti un ladro di polli
con gli occhi oggi ancora sprovveduti
di quando in ritardo andavi a scuola.

(da L’ippopotamo, Einaudi, 1989)

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Autoritratto di un poeta: Luciano Erba, milanese della “Linea Lombarda”, si dipinge nella sua casa: dalle finestre di quel palazzone (“Abito a trenta metri dal suolo / in un casone di periferia / con un terrazzo e doppi ascensori” si scorgono i tetti del quartiere e i binari ferroviari con i loro pali e i loro fili elettrici. Ma dentro, dice Erba, dentro, in quella casa, in quel quasi settantenne che cena con un tradizionale piatto di lesso, cosa resta? Ovvio: il ragazzo di un tempo che ancora ride e sorride quando fa poesia.

NOTA: L’errato “ciliege” è nel testo originale
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LA FRASE DEL GIORNO
Scale / che non portano da nessuna parte / scale / che salgono soltanto per  scendere / è difficile orientarsi / nei dintorni del nulla.
LUCIANO ERBA, L’ipotesi circense




Luciano Erba (Milano, 18 settembre 1922 – 3 agosto 2010), poeta, critico letterario, traduttore del secondo Novecento, appartenente alla Quarta generazione della Linea Lombarda. Insegnò Letteratura Francese e Letterature Comparate  all’Università Cattolica di Milano.


martedì 5 febbraio 2019

Perfezione dell’effimero


BLANCA VARELA

A ROSE IS A ROSE

Immobile divora luce
si apre oscenamente rossa
è la detestabile perfezione
dell’effimero
infesta la poesia
col suo arcaico profumo

(da Canto villano, 1986)

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La rosa “infesta” la poesia già dai tempi di Omero, presente sugli scudi degli eroi, e viene giù lungo i secoli da Archiloco a Saffo al Roman de la Rose fino a D’Annunzio, Rilke e Bertolucci. Anche la poetessa peruviana  Blanca Varela, che pure la trova “oscena”, deve inchinarsi alla sua perfezione.
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RENÈ MAGRITTE, “LA TOMBA DEI LOTTATORI”

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LA FRASE DEL GIORNO
Ho visto la rosa: chiusura / sublime dell’armonia, / quietamente futura.
JORGE GUILLÉN




Blanca Leonor Varela Gonzales (Lima, 10 agosto 1926 - 12 marzo 2009), poetessa peruviana, considerata una delle voci più importanti del Sudamerica. Nel 1949 si trasferì a Parigi per vivere il clima letterario dell’epoca, con Octavio Paz e i grandi poeti e scrittori francesi e spagnoli. Nel 1962 ritornò in patria. Della sua poesia Paz scrisse che “è un segno, un incantesimo contro e verso il mondo”.



lunedì 4 febbraio 2019

La campana e la falena


BILLY COLLINS

GIAPPONE


Oggi passo il tempo a leggere
uno dei miei haiku preferiti,
e ripeterne e ripeterne le parole.

Sembra di mangiare
e tornare a mangiare
lo stesso piccolo, perfetto chicco d'uva.

Cammino per la casa recitandolo
e lascio che le sue lettere cadano
nell'aria di ogni stanza.

Sto accanto al grande silenzio del pianoforte e lo dico.
Lo dico davanti a un quadro del mare.
Batto il suo ritmo su un uno scaffale vuoto.

Mi ascolto mentre lo dico,
poi lo dico senza ascoltarmi,
poi lo ascolto senza dirlo.

E quando il cane guarda in su verso di me,
mi inginocchio sul pavimento
e lo sussurro in ciascuna delle sue lunghe orecchie bianche.

È quello sulla campana del tempio
di una tonnellata
con la falena che dorme sulla sue superficie,

e ogni volta che lo dico, sento l'atroce
pressione della falena
sulla superficie della campana di ferro.

Quando lo dico alla finestra,
la campana è il mondo
e io sono la falena che lì si riposa.

Quando lo dico allo specchio,
io sono la campana pesante
e la falena è la vita con le sue ali di carta.

E più tardi, quando te lo dico al buio,
tu sei la campana,
e io sono il batacchio della campana, che ti fa suonare,

e la falena è volata via
dal suo verso
e si muove sul nostro letto come un cardine nell'aria.

(da A vela, in solitaria intorno alla stanza, Fazi, 2013 - Traduzione di Franco Nasi)

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La forza della poesia si manifesta da sé: ritornando ogni volta su poesie anche famosissime, riusciamo a coglierne sfumature che in precedenza non avevamo notato. Con gli haiku, così brevi, così compiuti, sembrerebbe che vi sia poco da scoprire. In realtà hanno una densità notevole e potremmo notare nuove sfaccettature come in un diamante, un po’ come accade al poeta statunitense Billy Collins: non solo la poesia può essere differente, ma può variare anche in base al luogo in cui viene letta, all’ora del giorno, all’umore del lettore, e così via... Per la cronaca, l’haiku che ammalia Billy Collins è di Yosa Buson: “sulla grande campana / posata a dormire / ah! la falena”.

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FOTOGRAFIA © HAIBUN TODAY

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia bisogna sentirla, non capirla.
GIOVANNI GUARESCHI, Diario clandestino




William Collins, detto Billy (New York, 22 marzo 1941), è un poeta statunitense. Dopo aver insegnato letteratura inglese al Lehman College nel Bronx per oltre 50 anni, ora è in pensione. Le sue poesie raccontano con ironia la vita dell’America borghese e suburbana.

domenica 3 febbraio 2019

Nella foresta del sonno


CARLOS DE OLIVEIRA

VENTO

Le parole
scintillano
nella foresta del sonno
e il loro rumore
di cerbiatte inseguite
agile e schivo
come il vento
parla d’amore
e solitudine:
chi vi ferisce
non ferisce invano,
parole.

(da Poesia, n. 324)
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Le parole sono la magia e l’illuminazione della poesia: scintillano qua e là nell’inconscio, si fanno trovare, emergono dal buio per diventare tessuto di luce. Il poeta, come il brasiliano Carlos De Oliveira, è un cacciatore che le insegue mentre in quel bosco soffia il caldo vento dell’ispirazione.

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IMMAGINE © EDEXLIVE

--------------------------------------------------------------------------------------------------------LA FRASE DEL GIORNO
Mi dedico alle parole come se bagnassi una pellicola nei sali d’argento. Voglio dire: in una sospensione di cristalli, rivelo la mia vita.
CARLOS DE OLIVEIRA, Opera poetica





Carlos de Oliveira, (Belém, Brasile, 10 agosto 1921 – Lisbona, 1° luglio 1981), poeta e scrittore portoghese.Legato sin dagli esordi al neorealismo, pubblicò la sua prima raccolta Turismo nel 1942. Le sue poesie sono caratterizzate da uno stile rigoroso che rende scarna fino al limite la materia verbale.