lunedì 4 febbraio 2019

La campana e la falena


BILLY COLLINS

GIAPPONE


Oggi passo il tempo a leggere
uno dei miei haiku preferiti,
e ripeterne e ripeterne le parole.

Sembra di mangiare
e tornare a mangiare
lo stesso piccolo, perfetto chicco d'uva.

Cammino per la casa recitandolo
e lascio che le sue lettere cadano
nell'aria di ogni stanza.

Sto accanto al grande silenzio del pianoforte e lo dico.
Lo dico davanti a un quadro del mare.
Batto il suo ritmo su un uno scaffale vuoto.

Mi ascolto mentre lo dico,
poi lo dico senza ascoltarmi,
poi lo ascolto senza dirlo.

E quando il cane guarda in su verso di me,
mi inginocchio sul pavimento
e lo sussurro in ciascuna delle sue lunghe orecchie bianche.

È quello sulla campana del tempio
di una tonnellata
con la falena che dorme sulla sue superficie,

e ogni volta che lo dico, sento l'atroce
pressione della falena
sulla superficie della campana di ferro.

Quando lo dico alla finestra,
la campana è il mondo
e io sono la falena che lì si riposa.

Quando lo dico allo specchio,
io sono la campana pesante
e la falena è la vita con le sue ali di carta.

E più tardi, quando te lo dico al buio,
tu sei la campana,
e io sono il batacchio della campana, che ti fa suonare,

e la falena è volata via
dal suo verso
e si muove sul nostro letto come un cardine nell'aria.

(da A vela, in solitaria intorno alla stanza, Fazi, 2013 - Traduzione di Franco Nasi)

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La forza della poesia si manifesta da sé: ritornando ogni volta su poesie anche famosissime, riusciamo a coglierne sfumature che in precedenza non avevamo notato. Con gli haiku, così brevi, così compiuti, sembrerebbe che vi sia poco da scoprire. In realtà hanno una densità notevole e potremmo notare nuove sfaccettature come in un diamante, un po’ come accade al poeta statunitense Billy Collins: non solo la poesia può essere differente, ma può variare anche in base al luogo in cui viene letta, all’ora del giorno, all’umore del lettore, e così via... Per la cronaca, l’haiku che ammalia Billy Collins è di Yosa Buson: “sulla grande campana / posata a dormire / ah! la falena”.

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FOTOGRAFIA © HAIBUN TODAY

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia bisogna sentirla, non capirla.
GIOVANNI GUARESCHI, Diario clandestino




William Collins, detto Billy (New York, 22 marzo 1941), è un poeta statunitense. Dopo aver insegnato letteratura inglese al Lehman College nel Bronx per oltre 50 anni, ora è in pensione. Le sue poesie raccontano con ironia la vita dell’America borghese e suburbana.

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