mercoledì 6 febbraio 2019

Un ladro di polli


LUCIANO ERBA

AUTORITRATTO

Uomo vecchio in città
disperso su tronchi secondari di ferrovia
o con un piatto di lesso
davanti a tetti umidi di pioggia.

Tutto qui il tuo qui e ora?
Interroghi l'alfabeto delle cose
ma al tuo non capire niente di ogni sera
sai la risposta di un mazzo di rose?

Rimani quello che andava per ciliege
e a mani vuote
strappava al tronco nastri di corteccia.
  
Resti un ladro di polli
con gli occhi oggi ancora sprovveduti
di quando in ritardo andavi a scuola.

(da L’ippopotamo, Einaudi, 1989)

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Autoritratto di un poeta: Luciano Erba, milanese della “Linea Lombarda”, si dipinge nella sua casa: dalle finestre di quel palazzone (“Abito a trenta metri dal suolo / in un casone di periferia / con un terrazzo e doppi ascensori” si scorgono i tetti del quartiere e i binari ferroviari con i loro pali e i loro fili elettrici. Ma dentro, dice Erba, dentro, in quella casa, in quel quasi settantenne che cena con un tradizionale piatto di lesso, cosa resta? Ovvio: il ragazzo di un tempo che ancora ride e sorride quando fa poesia.

NOTA: L’errato “ciliege” è nel testo originale
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LA FRASE DEL GIORNO
Scale / che non portano da nessuna parte / scale / che salgono soltanto per  scendere / è difficile orientarsi / nei dintorni del nulla.
LUCIANO ERBA, L’ipotesi circense




Luciano Erba (Milano, 18 settembre 1922 – 3 agosto 2010), poeta, critico letterario, traduttore del secondo Novecento, appartenente alla Quarta generazione della Linea Lombarda. Insegnò Letteratura Francese e Letterature Comparate  all’Università Cattolica di Milano.


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