mercoledì 31 ottobre 2018

Centenario di Egon Schiele


Alle undici di sera del 30 ottobre 1918 il pittore austriaco Egon Schiele disse alla cognata Adele Harms: “La guerra è finita - e io devo andarmene. - I miei quadri dovranno essere esposti in tutti i musei del mondo! - I miei disegni saranno divisi tra voi e i miei amici! e potranno essere venduti dopo 10 anni”. Morirà nella notte, portato via dalla febbre spagnola a soli 28 anni, tre giorni dopo la moglie incinta Edith. Egon Schiele poeta è ancora l’Egon Schiele pittore: invece dei tratti schizzati, si serve di parole e osservazioni, di metafore e sinestesie che hanno lo stile emaciato ed essenziale dei suoi dipinti.

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Schiele
EGON SCHILE, AUTORITRATTO”, 1912
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STRADA DI CAMPAGNA


Gli alti alberi
filavano lungo la strada.
Tiepidi uccelli vi pigolavano.
A grandi passi con rossi occhi cattivi
percorrevo le strade bagnate.

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SERA BAGNATA


Ho voluto ascoltare
la sera respirare fresca,
gli alberi neri di temporale -
dico: gli alberi neri, di temporale -
poi le zanzare, lamentose,
i ruvidi passi di contadini,
le campane echeggianti lontano.
Volevo sentire gli alberi in regata
e vedere un mondo sorprendente.
Le zanzare cantavano come fili metallici in paesaggio invernale,
ma il grande uomo nero ruppe loro i suoni delle corde.
La città eretta stava davanti a me fredda nell’acqua.

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AUTORITRATTO


Io sono per me e per quelli
ai quali la morbosa sitibonda smania d’esser liberi
tutto a mio avviso effonde,
ed anche per tutti, perché tutti amo - anch’io.
Sono tra i distintissimi il più distinto -
e tra chi rende, il massimo. -
Sono umano, amo la morte e amo la vita.




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Hauserbogen
EGON SCHIELE, “DER HÄUSERBOGEN”, 1915
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LA FRASE DEL GIORNO
L’arte moderna non esiste. L’arte è stata eterna sin dalle origini
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EGON SCHIELE



Egon_Schiele_photoEgon Leon Adolf Schiele, meglio conosciuto come Egon Schiele (Tulln an der Donau, 12 giugno 1890 – Vienna, 31 ottobre 1918), pittore e incisore austriaco. Avvicinatosi alla Secessione viennese di Klimt e all’Art Nouveau nel 1907, la superò a favore di un Espressionismo basato soprattutto sulla figura umana. Le sue poesie sono riunite nella raccolta Note di un pittore.






martedì 30 ottobre 2018

Nel frigorifero


SAADYYA AL-MUFARRIH

FRIGORIFERO

L'ho aperto,
il contenuto era in ordine.
Bottiglie di latte a lunga conservazione
barattoli di yogurt
pacchi di carne surgelata
mele gialle
medicine e pane
e… e… e via dicendo.
Nel frigorifero della mia anima
il contenuto è in disordine
scade
senza che nessuno lo apra.

(da Non ho peccato abbastanza, antologia di poetesse arabe contemporanee, a cura di Valentina Colombo, Oscar Mondadori 2007)

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No, l’anima non è come un frigorifero – ha ragione la poetessa kuwaitiana Saadyya al-Mufarriih. Spesso ci mettiamo le emozioni e i ricordi e li ammassiamo confusamente, non lo mettiamo in ordine come la spesa nel frigorifero. E quel che è peggio, li lasciamo scadere al pari di cibi dimenticati negli scomparti.

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Frigorifero

DARREN ROSARIO, “COSA C’È NEL FRIGORIFERO DELLA FAMIGLIA LOUD?”

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LA FRASE DEL GIORNO
Le anime ferite, lacerate o trafitte, sono abissi di cui la scienza non ha misurata la profondità. Ma son sempre gli abissi che invocano l'azzurro.
NINO SALVANESCHI, Il tormento di Chopin




Non hopeccatoSaadiyya al-Mufarrih (Kuwait City, 1964), poetessa, critica letteraria e giornalista kuwaitiana. Laureata in Lingua Araba all’Università del Kuwait, è direttrice grafica del quotidiano Al-Qabas.


lunedì 29 ottobre 2018

Quel barluminare


GIOVANNI GIUDICI

DIVERSA

Diversa e così sola
Nel non-mondo che a ogni
Sillaba trasalisci dubitando
E svanisce l'idea dove mi sogni

Amato che a ritroso ti figura
Nel remoto orizzonte donde esplori
Noi persone-lumini moltitudine
Specie consunta e tuttavia futura

Di quel barluminare io appena uno
Separato persisto se tu mai
A frugarti infinita
In me ti posi e sposi e vieni e vai.

(da Empie stelle, Garzanti, 1996)

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Una figura femminile  che contamina sogni e ricordi e fantasia nella poesia di Giovanni Giudici – la madre, emblema di una ferita ancestrale, metafora di un’inquietudine che è impossibilità e si realizza solo nell’impasto tra vita reale e mondo onirico, nell’effetto combinato di “lingua, sentimenti e nulla” che altro non è se non poesia.

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Donna

DIPINTO DI ERIC ZENER

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LA FRASE DEL GIORNO
Il rancore è di chi non ha speranza: / dunque è pietà di me che mi fa credere /essere altrove una vita più vera?
GIOVANNI GIUDICI




Giovanni Giudici (Porto Venere, 26 giugno 1924 – La Spezia, 24 maggio 2011), poeta e giornalista italiano. Della sua formazione cattolica e del suo lavoro nell'industria ha fatto i poli di una tensione che lo trascende e caratterizza il suo impegno civile. Numerose le sue traduzioni: Frost, Sylvia Plath, Orten, Pound, Ransom e Puškin.


domenica 28 ottobre 2018

Terra bagnata


JON JUARISTI

CAMERA D’AUTUNNO

È qui l’autunno, con la sua voce di cenere,
a sconfortare i sogni, a  coprire di foglie
immagini spezzate che il cuore conosce.

Davanti casa piangono le canne sferzate
dal vento della notte, e sale fino alla mia stanza
l’odore inquietante della terra bagnata.

Conosco questo olezzo di carne tumefatta,
di desiderio impossibile: è la stagione della paura.
La vita rovina come una torre fragile.

Amore, un dio decrepito viaggia verso Vinograd.
Sento nella pioggia i suoi passi insicuri
e un bastone che colpisce gli alberi morti.

(da Diario di un poeta stanco da poco, 1985)

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L’autunno, certo: foglie che cadono e incendiano viali e giardini nel sole d’ottobre. Ma ha anche un’altra faccia, quella piovosa raccontata dal poeta basco Jon Juaristi: allora inzuppa ogni cosa di malinconia e anche l’odore della terra fa pensare alla decadenza, al destino umano, simile a quello delle foglie.

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Schiele 2

EGON SCHIELE, “QUATTRO ALBERI”, 1917

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LA FRASE DEL GIORNO
Quel sospirare lieve delle foglie che cadono / come lo sfilacciarsi dolce della malinconia.
MARIO RIVERO, L’amore e la sua orma




Jon Juaristi Linacero (Bilbao, 6 marzo, 1951), poeta, saggista e traduttore spagnolo. È stato direttore della Biblioteca Nazionale di Spagna tra il 2000 e il 2001 e dell’Istituto Cervantes dal 2001 al 2004. Partita dall’avanguardia del gruppo Pott, la sua poesia è influenzata da Unamuno, Blas de Otero e Auden.


sabato 27 ottobre 2018

Piccola?


INGER HAGERUP

LA FORMICA


Piccola?
Io?
Niente affatto.
Ho la dimensione perfetta.
Mi adatto perfettamente
in lungo e in largo
e dall'alto in basso.
Tu forse sei più grande
di te stesso?


(da Così strano, 1971)
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La poetessa norvegese Inger Hagerup dà il meglio di sé nella poesia per l’infanzia: tanto è formale e tradizionalista nella sua opera classica quanto all’avanguardia nelle sue liriche per i bambini, come in questa dedicata alla formica e alle sue minute dimensioni.
.Formica
IMMAGINE © FACT FILE
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LA FRASE DEL GIORNO

La prova principale della vera grandezza di un uomo è la sua percezione della propria piccolezza.
ARTHUR CONAN DOYLE, Il segno dei quattro




Inger_HagerupInger Johanne Hagerup, nata Halsør (Bergen, 12 aprile 1905 – 6 febbraio 1985), poetessa e scrittrice norvegese. Fu autrice di letteratura per l'infanzia e di piéce teatrali radiofoniche. È considerata tra i maggiori poeti norvegesi del ‘900.



venerdì 26 ottobre 2018

Allo stesso modo innamorata


ARUNDHATHI SUBRAMANIAM

LINGUA D’AMANTE

Forse mi stancherà
la tua grammatica,
esser lì a bramare
il rombo del verbo o la soffice
carne della pura vocale
nei mattini in cui inciampo
nel tuo paesaggio
di nomi implacabili.
E può darsi ch’io rimpicciolisca
quello stesso torace
in cui una volta cercavo rifugio,
che rosicchi l’inflessibile nervo
delle norme ancestrali,
che tenga il broncio,
torni immatura
ti dica ’fanculo,
arrangiati,
tanto per rompere
le simmetrie della tua famiglia
il tuo nobile DNA.
Forse un giorno
vorrò solo
di più
del tuo lascito di punti e virgole –
qualcosa di più definitivo,
di più silenzioso.
Ma anche se giro pagina
per prima,
sappi che sono
stropicciata,
sporca,
confusa,
come te,
e allo stesso modo innamorata.

(da A una poesia non ancora nata, Interno Poesia, 2018 - Traduzione di Andrea Sirotti)

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Chi ama non è perfetto – nessuno di noi del resto lo è – e quindi può ferire o infastidire l’altro anche inconsapevolmente con un suo atteggiamento o un suo modo di essere. Ma tant’è, così siamo e ci dobbiamo affidare al compromesso, come nota la poetessa indiana Arundhathi Subramaniam.

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Vettriano

DIPINTO DI JACK VETTRIANO

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LA FRASE DEL GIORNO
L’amore uccide ciò che siamo stati perché si possa essere ciò che non eravamo.
SANT’AGOSTINO, Confessioni




SubramaniamArundhathi Subramaniam (Mumbai, 1967), poetessa, artista e scrittrice su temi di spiritualità e cultura. Ha lavorato negli anni come editrice e curatrice di poesia e giornalista culturale. Vive tra Mumbai e il centro Yoga di Coimbatore. Tra le sue opere Dove vivo (2009) e Quando Dio è un viaggiatore (2014).


giovedì 25 ottobre 2018

Una vetrata


ANTONIA POZZI

RIFLESSI

Parole – vetri
che infedelmente
rispecchiate il mio cielo –

di voi pensai
dopo il tramonto
in una oscura strada
quando sui ciotoli una vetrata cadde
ed i frantumi a lungo
sparsero in terra lume –

26 settembre 1933

(da Parole, Mondadori, 1939)

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Che cosa sono le poesie? Che cosa sono nella vita e nell’opera del poeta? Ne fornisce un’immagine sorprendente la poetessa milanese Antonia Pozzi: quelle sue parole che se “potessero / essere offerte a qualcuno”  porterebbe il nome dell’amato, sono come frantumi di una immensa vetrata, tessere di un puzzle che pezzo a pezzo ricompone una vita e una personalità.

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Vetrata

FOTOGRAFIA © BRADLEY BASSO

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LA FRASE DEL GIORNO
Oh, tu bene mi pesi / l’anima, poesia.
ANTONIA POZZI, Parole




Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.


mercoledì 24 ottobre 2018

La sua rosa più bella


HENRIK NORDBRANDT

GESTO

Venderei la mia patria
per la sua rosa più bella
e rimarrei in esilio per il resto della vita
per poterla ricordare
nella tua mano, Una sera d'autunno come questa
quando ti chini su di essa
e ne stacchi i petali a uno a uno
per non alzare lo sguardo.

(da Ode alla piovra e altre poesie d'amore, 1975 - Traduzione di Bruno Berni)

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Una donna che sfoglia una rosa: un piccolo gesto dolcissimo che in una sera d’autunno racchiude in sé ogni cosa e che il poeta danese Henrik Nordbrandt vorrebbe rendere infinito nel ricordo per riassaporarne la bellezza e l’amorevole commozione.

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Guido Reni

GUIDO RENI, “RAGAZZA CON ROSA”, 1631

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LA FRASE DEL GIORNO
Amiamo una rosa proprio per la sua caducità.
CHARLES BEAUMONT, Ai confini della realtà, Stagione 1, Episodio 24




Henrik Nordbrandt (Fredericksberg, 21 marzo 1945), poeta, scrittore e saggista danese, debuttò nel 1966 con Poesie. La sua lirica raffinata riflette i temi del Mediterraneo (Italia, Grecia e Turchia) dove soggiorna a lungo assorbendone colori, suoni e paesaggi, sulla passione erotica e l’assenza dell’amata.


martedì 23 ottobre 2018

Dolce autunno


GESUALDO BUFALINO

SETTE PAESAGGI, I

Dolce autunno che deliri alle soglie
delle selve, nel lento profumo
dei malinconici canali, vento
dubitoso ti fai fra le mie mani
che si tendono, ed è vespro, ma immenso
mare di rosa e d’indaco, se cade
sul molo l’ombra come una bandiera…

(da L’amaro miele, Einaudi, 1982)

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Un paesaggio d’autunno non poteva che essere caro a Gesualdo Bufalino, poeta e scrittore con lo sguardo costantemente rivolto al passato: coglie le luci e i colori, il digradare del giorno nell’ombra, la malinconia che sembra aleggiare nell’aria come una foglia, e assapora queste sensazioni “finché giunga l’inverno nel suo mantello d’ussaro / e il fuoco le consumi e le consegni alla notte”.

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Autunno

CATHY HILLEGAS, “AUTUNNO SUL BLUE RIVER”

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LA FRASE DEL GIORNO
Autunno, stagione sleale.
GESUALDO BUFALINO, Il malpensante




Gesualdo Bufalino (Comiso, 15 novembre 1920 – Vittoria, 14 giugno 1996), scrittore, poeta e aforista italiano. Insegnante, si rivelò tardi alla letteratura pubblicando nel 1981 Diceria dell'untore, con cui vinse il Premio Campiello. Con il romanzo Le menzogne della notte vinse nel 1988 il Premio Strega. Il suo stile ricercato, ricco e  "anticheggiante" gli deriva dall’abilità linguistica e da una vasta cultura.


lunedì 22 ottobre 2018

Guardano il mare


ROBERT FROST

NÉ LONTANO NÉ IN PROFONDITÀ

Le persone sulla spiaggia
Si voltano e guardano tutte in una direzione.
Voltano il dorso alla terra
Guardano tutto il giorno verso il mare.

Per il tempo che vi mette a passare
Tiene alto il suo scafo una nave;
Il suolo lucido come uno specchio
Riflette un gabbiano immobile.

La terra può essere più varia;
Ma ovunque sia la verità -
L’acqua viene alla spiaggia
E le persone guardano il mare.

Non possono guardare lontano.
Non possono guardare in profondità.
Ma quando mai questo fu un ostacolo
Ai loro sguardi?

(Neither out far nor in deep, da A further range, 1936 – Trad. di Roberto Sanesi)

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Una poesia di Robert Frost molto chiara nell’esposizione ma molto criptica nel significato. Non si riesce a penetrarne l’arcano dell’ultima strofa: è un bene o un male? È pessimista o ottimista poter vedere soltanto la superficie senza riuscire ad andare nelle profondità? È forse il gusto degli uomini per l’ossessivo abbandono al sogno a scapito della realtà? E quel non essere un ostacolo che altro è se non la continua ricerca insita nella natura umana, il superamento della sua finitudine?

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Hopper

EDWARD HOPPER, “SEA WATCHERS”

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LA FRASE DEL GIORNO
Una completa poesia è quando un'emozione ha trovato il suo pensiero e il pensiero ha trovato le parole
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ROBERT FROST, Lettera a Louis Untermeyer, 1° gennaio 1916




Robert Lee Frost (San Francisco, 26 marzo 1874 – Boston, 29 gennaio 1963), poeta statunitense, vincitore di quattro Premi Pulitzer. Le sue poesie, attraverso la raffigurazione con una notevole padronanza del linguaggio colloquiale della vita rurale del New England all’inizio del ‘900, indagano temi sociali e filosofici. La strada non presa è la sua poesia più celebre.


domenica 21 ottobre 2018

Il pane


EINE JOUTSIJOKI

HO SFORNATO PER TE IL PANE

Ho sfornato per te il pane
affinché sapessi di essere a casa.

Da dove eri giunto allora
dal paese delle magnolie, dalle steppe
sotto i cedri,
ora sei qui
al riparo dei pini del nord.

Ho sfornato per te il pane
dal grano di questa terra
affinché sapessi di essere a casa.

(da Poesia, 307 - Settembre 2015 - Traduzione di Antonio Parente )

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Nel XVII canto del Paradiso, l’antenato Cacciaguida profetizza a Dante l’esilio: “Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle / lo scendere e 'l salir per l'altrui scale”. Sa di sale perché diverso dal classico pane sciapo toscano, ma sa anche di un altro sale, quello della lontananza da casa. Così, la poetessa finlandese Eine Joutsijoki, accoglie chi torna da un lungo viaggio con il pane: lì, tra i pini del nord, si espande quella fragranza che sa subito di casa.

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Pane

FOTOGRAFIA © VINTAGE AND MAIN

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LA FRASE DEL GIORNO
Provincia, campagna, gioia di vivere ed elasticità intrinseca: nel pane c'è tutto questo, oggi come allora. Ecco perché il pane è il mezzo privilegiato grazie al quale perderci in noi stessi, alla ricerca di noi stessi.
MURIEL BARBERY, Estasi culinarie




joutsijokiEine Joutsijoki (Keuruu), poetessa finlandese della Carelia, scrittrice e direttrice del Keuruu Talkooteatter, scrive per il quotidiano Suur-Keuruu. Sue liriche sono apparse in italiano sul numero 307 di Poesia, edito da Crocetti.


sabato 20 ottobre 2018

Un morso


HANNI OSSOTT

IL MORSO PROFONDO

C’è un morso profondo
                        tagliente
al centro del mio sesso
da cui mi levo come me stessa
     e sono,
     e posseggo e dono.
     Regalo il mio corpo e il mio desiderio.

C’è un morso in me
     che sottomette l’altro
             lo piega, lo mette in ginocchio

da questo morso si apre un ampio mare di vuoto
     vertigini
     cadute
     abissi
Mi attraversa un pendio
mi segna un precipizio
                         nell’amore…
         e in tutte le mie segrete commessure
con cura, con sospetto, tu ti unisci a me
                                     e non mi conosci.

(da Il circo rotto, 1996)


“Tu ti unisci a me e non mi conosci”: può bastare questa frase a descrivere tutte le incomprensioni tra uomini e donne su cui sono stati fatti molti discorsi e scritti molti libri. La poetessa venezuelana Hanni Ossott rileva questa dicotomia maschio/femmina, dal suo punto di vista insuperabile per effettiva incomprensione dei labirinti dell’altro. Ma – dice in un’altra poesia – “Gli uomini poeti devono essere femminili / e le donne poeta devono essere maschili”: questo è forse il possibile superamento.

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Schiele

DISEGNO DI EGON SCHIELE

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia arriva a uno come arriva l’amore o la febbre. Non si sa perché.
HANNI OSSOTT, Come leggere la poesia




OssottHanni Ossott (Caracas, Venezuela, 14 febbraio 1946 - 31 dicembre 2002), poetessa, traduttrice, saggista e critica d’arte venezuelana. Insegnò all’Università Centrale di Caracas. La sua poesia ama toni notturni nei quali si sviluppano i temi del dolore e della casa.



venerdì 19 ottobre 2018

Oltre i mari d’autunno


ALFONSO GATTO

PELLE AZZURRA

Chi stringe i venti, e annebbia le specchiere
oltre i mari d'autunno, nell'alone
delle polveri cieche?
Tutta la notte nella pioggia ho visto
sparire la città, tremava il palco
il fradicio dei legni sul mareggio
della laguna, e la lumaca cieca
intrepida sbavava la sua strada.
L'amore era il sudario dei miei volti
affacciati da sempre,
le palpebre pesanti, il naso duro
come il silenzio fermo sulle labbra.
Mi dicevo di me ch'ero al tuo riso
lontano l'ombra che scavalca i ponti
il dannato che insegue la sua fuga.
Vicina eri il puntiglio della grazia
che tiene a bada la sua smania e al filo
degli occhi le tue ciglia da moscone,
il raggiro assonante dell'insidia.

(da Tutte le poesie, Mondadori, 2017)

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Alfonso Gatto guarda il mare d’autunno accogliere i riflessi della città in una notte di pioggia – è Venezia, con la sua laguna e i suoi ponti – e insegue in quell’alone di luce smorta un suo fantasma amoroso, perdendosi e ritrovandosi al ritmo delle onde, come in Ma è sogno: “È come se il pensiero / ci calmi e nel dolore sia più fioco / il battere del sangue, ma il sollievo / di quel soffio pulito già s’incrina”.

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Bondarenko

YURI BONDARENKO, “PIOGGIA A VENEZIA, OMBRELLO ROSSO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma è sogno, come vivere d’amore
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ALFONSO GATTO, Poesie d’amore




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


giovedì 18 ottobre 2018

Per mano


MARÍA RENÉE FERNÁNDEZ LAWSON

LOVE WILL TEAR US APART – Joy Division

a R.

ma certo che mi sono innamorata
più volte

la volta del disamore più doloroso
ho capito
che quello che più mi mancava
era che mi si tenesse per mano

voglio tornare a camminare per la strada
con la mano di un ragazzo nella mia

anche se più tardi mi distruggerà di nuovo

(da Soundtrack, Buena Vista, Córdoba, 2017)

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María Renée Fernández Lawson, poetessa e avvocato argentina ha avuto questa bella idea di tradurre canzoni in poesia – un altro punto a favore di quanti concordano sul fatto che le canzoni, per quanto belle e poetiche in sé, non siano poesia, nonostante il Nobel a Bob Dylan. Così ecco che il pezzo più celebre dei Joy Division, band post-punk inglese durata dal 1977 al suicidio del loro leader Ian Curtis nel 1980, diventa una riflessione sull’amore e sul disamore, sul fatto che “l’amore ci farà a pezzi”, come da titolo, ma noi ostinatamente lo cerchiamo.

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Blunt

RICHARD BLUNT, “PRENDIMI PER MANO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Una donna si innamora delle tue mani, perché da quelle capisce se la sai proteggere, accarezzare, sostenere, trattenere, possedere.
ALESSANDRO D’AVENIA, Ciò che inferno non è




Lawson RenéeMaría Renée Fernández Lawson (Córdoba, 24 aprile 1975), poetessa e avvocato argentina. È laureata in Legge e in Lettere. Soundtrack, che coniuga la passione per la musica e la poesia, è la sua opera prima.


mercoledì 17 ottobre 2018

Gli alberi


NIKIFÒROS VRETTÀKOS

COINQUILINI

C’è anche chi mi ha visto di notte
aggirarmi con una lanternina fioca
e illuminare a uno a uno gli alberi
del mio giardino (c’era vento, pioveva,
era buio) per vedere se hanno paura
o hanno freddo, come facevo un tempo
con i miei figli. C’è anche chi
poi mi ha sentito andar via
mormorando: “Grazie a Dio, stiamo
tutti bene”.

(da Il pianeta visibile, 1983 – Traduzione di Gilda Tentorio)

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“Al tempo in cui nacqui - / in quegli anni Dio mi aveva / tenuto in serbo gli alberi. Erano stelle in cielo. / I colori giovani fasciavano i colli / o si posavano sulle acque. Mane e sera / si diramava fra i cespugli e le pietre la luce. (…)  Dentro di me danzavano piccole farfalle, / era forse la mia anima; forse Dio / dentro di me racchiuse cristalli di tutti i suoi colori celesti”: l’amore per la natura del poeta greco Nikifòros Vrettàkos è già in questi versi dell’Autobiografia. Quest’uomo che abbraccia gli alberi in una notte di pioggia è quello che legge il sole, le stelle, il cielo, i fiori e i prati e traduce la loro armonia in poesia.

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Abbraccio

ELABORAZIONE GRAFICA DI UNA FOTOGRAFIA DI MOJPE DA PIXABAR

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LA FRASE DEL GIORNO
Finché / gli uomini si daranno l’un l’altro la mano / esisterà anche la poesia.
NIKIFÒROS VRETTÀKOS, L’abisso del mondo




Nikifòros Vrettàkos (Krokeès, 1° gennaio 1912 – Plumitsa, 4 agosto 1991), scrittore e poeta greco. Partito per Atene alla scoperta del mondo, ne fu deluso. Prese parte in prima linea alla Seconda guerra mondiale e alla resistenza. Espulso dal Partito Comunista per il suo umanesimo di pace, visse in esilio la dittatura dei colonnelli. Tra le sue opere: Le smorfie dell’uomo, 1940, L’abisso del mondo, 1961, Itinerario, 1972, Protesta, 1974, Eliotropio pomeridiano, 1977, La filosofia dei fiori, 1988.


martedì 16 ottobre 2018

Tra il corpo e l’anima


INGER HAGERUP

CREDO

Io credo in tante cose. Nel sangue. Nel fuoco.
Credo nei sentieri dove ci si può perdere.
Credo nei sogni a cui si appartiene.
Vado alla cieca. Non portarmi a casa.
Lascia che la notte mi conduca sempre avanti.
Da qualche parte nel buio c’è una porta socchiusa.
Da qualche parte al confine tra il corpo e l’anima,
un luogo dove il tempo stesso dice fermati
- è lì forse dove arderebbe il mio cuore?

Non ascoltarmi. Ogni mia parola
è una profezia pericolosa, una falsa pista.
Sono abbastanza diversa da come credi.

(da Videre, 1945)

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La poesia della scrittrice norvegese Inger Hagerup è scampata al Modernismo degli Anni ‘40 e riveste i suoi versi tradizionali di una intensità personale, come in questa sorta di autoritratto o di confessione intima all’inseguimento di una libertà che appare ancora più necessaria, se si pensa che l’opera è stata scritta in piena occupazione nazista della Norvegia.

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Munch

EDWARD MUNCH, “GIOVANE DONNA SULLA SPIAGGIA”, 1896

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LA FRASE DEL GIORNO
L'anima e la carne non sono divisibili, l'una contiene l'altra come la tastiera i suoni.
MARGUERITE YOURCENAR, Alexis




Inger_HagerupInger Johanne Hagerup, nata Halsør (Bergen, 12 aprile 1905 – 6 febbraio 1985), poetessa e scrittrice norvegese. Fu autrice di letteratura per l'infanzia e di piéce teatrali radiofoniche. È considerata tra i maggiori poeti norvegesi del ‘900.

lunedì 15 ottobre 2018

Cenere di passi


GESUALDO BUFALINO

UN SEGNO CON L’UNGHIA

Di questa terra di uve soavi,
cuore, ti scorderai,
dell’erba che tremava al soffio della luna,
delle corse, dei baci, dei mandolini.
Sulla tua soglia, ora che il tempo s’inferocisce,
non son rimaste che rondini uccise,
e cenere di passi, cenere di parole.
Richiudi, o cuore, il libro del tuo giorno:
accanto a un viso fa’ un segno con l’unghia.

(da La festa breve, in Opere. Vol. I 1981-1988, Bompiani, 2006)

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È un Gesualdo Bufalino decadente e nostalgico quello che affida ai versi la sua poesia del ricordo: quel tempo perduto, come un paradiso proustiano, si spalanca agli occhi e alla memoria. Ma, ahimè, amara è la conclusione: la lima del tempo alla fine cancellerà ogni cosa.

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Vettriano

JACK VETTRIANO, “THE WEIGHT”

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LA FRASE DEL GIORNO
Oh Il
passato come fata morgana. Trasformare i ricordi in miraggi, favole, sogni di favole.
GESUALDO BUFALINO, Il malpensante




Gesualdo Bufalino (Comiso, 15 novembre 1920 – Vittoria, 14 giugno 1996), scrittore, poeta e aforista italiano. Insegnante, si rivelò tardi alla letteratura pubblicando nel 1981 Diceria dell'untore, con cui vinse il Premio Campiello. Con il romanzo Le menzogne della notte vinse nel 1988 il Premio Strega. Il suo stile ricercato, ricco e  "anticheggiante" gli deriva dall’abilità linguistica e da una vasta cultura.


domenica 14 ottobre 2018

Tra le luci delle auto


DOLORES MEIJUEIRO

L’OMBRELLO ROSSO

Accanto al respiro della strada
aspettando il verde del semaforo
una borsa dal tuo lato
il vento di agosto
dall’altro

tanto silenzio
che in fondo alla strada lenti rotolavano i ricordi
camminavi al mio fianco con tutti i miei sapori desolati
finché ti ho perso,
ti ho perso tra le luci delle auto
il valletto dai segnali inopportuni
passanti anonimi rumori pioviggine
sull’asfalto

e io
io con il mio ombrello rosso

sullo stupido bordo del marciapiede.

(da Pellegrina dell’asfalto, 2014)

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L’ombrello rosso è una nota di colore in un contesto grigio e piovigginoso dove i segnali delle automobili e dei semafori si riflettono nel cellofan posato dalla pioggia sull’asfalto. In questa atmosfera si ritrae la poetessa uruguaiana Dolores Meijueiro: il ricordo di un amore perduto la assale mentre attende nel traffico il verde.

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Krainock

DIPINTO © CHRISTINE KRAINOCK

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LA FRASE DEL GIORNO
Tra il fragore e la tua assenza si leva / l’unica luce che ci illuminò.
JUAN MANUEL INCHAUSPE




DoloresDolores Meijueiro Verdes (Montevideo, 1964), poetessa uruguaiana. Esordì nel 2000 con Brandelli. Del 2000 è anche la raccolta Voci di terra e di mare. In seguito ha pubblicato Farfalla incatenata (2007) e Pellegrina dell’asfalto (2014).


sabato 13 ottobre 2018

Libera


ANA MARÍA IZA

INVASIONE

In perfetti plotoni di bellezza
gli uccelli invadono la sera con le loro ali.
La frusta del vento
si ritorce
sulle braccia robuste degli alberi
e le foglie sospirano debolmente
per i baci che frusciano sui rami.
È sabato.
Non mi manca nulla per sentirmi libera
in un mondo di schiavi

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La piccola libertà di poter rimanere ad osservare il tramonto e gli uccelli che migrano – magari gli storni che svernano e si affollano sulle piante in cerca di cibo. È quello che apprezza la poetessa ecuadoriana Ana María Iza, in questa lirica che prende la bellezza della natura e la trasforma in gioia di vivere.

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Stormo

FOTOGRAFIA © BLAGOJA/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Per sognare: / non devi chiedere il permesso, / né gridare, / né umiliarti, // né truccarti; / basta chiudere gli occhi / e sentirti lontano.
ANA MARÍA IZA




Ana María Iza (Quito, 29 gennaio 1941 - 10 dicembre 2016), poetessa ecuadoriana. Laureata in Scienze della Comunicazione, ha esercitato come giornalista radiofonica. Insignita del Premio Nazionale di Poesia Ismael Pérez Pazmiño per ben quattro volte (1967, 1974, 1984 e 1995), ha esordito nel 1961 con Pezzo di niente.


venerdì 12 ottobre 2018

È possibile


ERNST ORVIL

ESISTENZA

Anne è tornata da scuola
dicendo che a scuola dicono che
Dio non esiste. Io le ho detto
tu non devi credere a questo.

Be’, allora, Dio esiste?
Per quelli che non credono, no,
le ho detto, ma per gli altri Dio
esiste. Non è strano? ha detto Anne.

Sì, le ho detto, è strano.
È possibile, ha detto Anne, non
esistere ed esistere?
Sì, le ho detto, per Dio è possibile.

(da Videre, 1982)


Al di là della scienza. al di là della logica: così è la fede, tanto che L'esistenza di Dio costituisce una delle fondamentali questioni aperte della metafisica. Il poeta norvegese Ernst Orvil dà alla piccola Anne la stessa risposta che diede in Bluff di parole lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino: “Essere non comporta necessariamente l'esistere: Dio non esiste ma è”.

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Carrie Anthony

ILLUSTRAZIONE DI CARRIE ANTHONY

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LA FRASE DEL GIORNO
Se Dio esiste, chi è? Se non esiste, chi siamo?
GESUALDO BUFALINO, Il malpensante




OrvilErnst Orvil (Oslo, 12 aprile 1898 - 16 giugno 1985), pseudonimo di Ernst Nilsen, poeta, romanziere e drammaturgo norvegese sull'amore e l'erotismo. È  associato al "modernismo felice" a causa dell'umorismo e della sottigliezza delle sue opere, che trattano spesso dell’amore e dell’erotismo e giocano con il linguaggio e la tradizione letteraria.


giovedì 11 ottobre 2018

Infanzia come un sogno


MARÍA CRISTINA URSIC

NELLA TRISTE DISTANZA DEGLI ANNI

Nella triste distanza degli anni
ricordo la mia infanzia come un sogno,
di lente rondini nel cielo, in volo,
dei bei giorni andati, ormai perduti.

Nelle notti d’angoscia, senza pace,
nel bel mezzo dell'ombra del silenzio,
io sento oscuramente che quel tempo
nell'anima mi accende come un faro.

Con la sua luce diafana di seme,
l'infanzia accarezza le mie ferite
versandomi le ali sulla fronte.

Dentro quell’aria la lucida gioia
di una bimba lontana si sprigiona
come un accorato albero di luci.

(da Mano fugace, 1980)

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Il cuore desolato, la tristezza infinita della poetessa cilena María Cristina Ursic le fanno rimpiangere – un po’ come accadde per Cesare Pavese – il tempo dell’infanzia, visto come un’età dell’oro, scevra dalle preoccupazioni e dalle angosce portate dalla vita adulta.

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Infanzia

DIPINTO DI CORI CREED

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LA FRASE DEL GIORNO
Una volta usciti dall'infanzia, occorre soffrire molto a lungo per rientrarvi.
GEORGES BERNANOS, Pensieri, parole, profezie




thMaría Cristina Ursic (Punta Arenas, 1940 – 28 maggio 1985). Laureata in letteratura spagnola all’Università Cattolica del Cile, lasciò un unico libro a testimonianza del suo doloroso percorso di vita, “Mano fugace”, edito nel 1980.


mercoledì 10 ottobre 2018

Bisillabo inchiostro


BARTOLO CATTAFI

MOSCA

La mosca ronza
sulla parola mosca
la stuzzica per farla
volare dalla carta
la mosca ignora
che quell’altra mosca
– bisillabo inchiostro sulla carta –
non è più sua compagna
ma nostra.

(da Poesie 1943-1979

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“Quella del poeta è per me una pura e semplice condizione umana, la poesia appartiene alla nostra più intima biologia” disse in un’intervista il poeta siciliano Bartolo Cattafi: così in questo gioco di scatole cinesi la mosca che volando si posa sulla parola “mosca” è la realtà che ha perso la sua identità per diventare voce poetica.

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Mosca

IMMAGINE DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
Imparammo maldestri / che forse era questo misurare / sbagliare metro / sbagliare gesto / ritornare indietro tra le cose / punto per punto sbriciolarne il lato / terrestre.
BARTOLO CATTAFI, Chiromanzia d’inverno




Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979),  poeta italiano. La sua poesia spazia sui dilemmi esistenziali con sensibilità di diarista, spesso con uno sguardo metafisico dove sono protagonisti il vuoto e la solitudine. Nei suoi versi il tema del viaggio è una costante metafora del vivere.


martedì 9 ottobre 2018

La vita esiste sempre


ESTELA FIGUEROA

SOLE D’AUTUNNO

Per Manuel Inchauspe

Ho fatto visita al poeta.
Pallido e magro giaceva
in un letto nel sotterraneo
della sala di tossicologia.

Che strano tesoro
il sole d'autunno,
attraverso il vetro smerigliato.
Come fluttuava,
unica gioia sul suo viso
e rimbalzava sul pavimento,
dove batuffoli d'ovatta insanguinati
e mozziconi di sigarette
dicevano che la vita esiste sempre,
ovunque tu sia.

(da Maschere scelte, 2009)

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Il poeta argentino Juan Manuel Inchauspe morì a 50 anni nell’ospedale di Santa Fe, debilitato dall’alcol e da una vita da vagabondo. La poetessa Estela Figueroa, sua amica, lo visita all’ospedale in un giorno d’autunno (Inchauspe morirà il 7 giugno, 1991, mese che nell’emisfero australe è già prossimo all’inverno). E si meraviglia di come la vita, come i bagliori dorati del sole autunnale, continui a fluire anche in quel luogo.

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the_hospital_bed_by_blind_ace

BLIND ACE, “LETTO D’OSPEDALE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Quello che c’è talvolta di bello nell’autunno è che, quando il mattino ci si sveglia dopo una settimana di pioggia, di vento e e di nebbia, tutto lo spazio, brutalmente, sembra ubriacarsi di sole.
VICTOR-LÉVY BEAULIEAU




estelafigueroaEstela Figueroa (Santa Fe, 12 agosto 1946), poetessa argentina. Direttrice di La Ventana e collaboratrice di El Litoral, ha pubblicato Maschere sciolte(1985), Il libro rosso di Tito (1995), Un libro su Bioy Casares (2006), e La forestiera (2007).


lunedì 8 ottobre 2018

Marcare le distanze


KARMELO C. IRIBARREN

I GATTI

Lenti
sui marciapiedi,
immobili
sugli scaffali,
acciambellati
sui divani,

ci guardano,
ci osservano,
ci scrutano.

Lo fanno
da migliaia di anni
ormai.

E continuano
a marcare
le distanze.

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Il fascino dei gatti sta principalmente in quella loro aria misteriosa, in quel loro sguardo che sembra trafiggere, come se provenissero da un altro pianeta. Ne è colpito anche il poeta basco Karmelo C. Iribarren, che, grazie a quel climax ascendente – ci guardano, ci osservano, ci scrutano – centra quel senso di indipendenza che i gatti sanno ostentare con notevole eleganza.

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Franz

MARC FRANZ, “GATTO BIANCO”

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LA FRASE DEL GIORNO
I gatti, misteriosi e sensibili, non ubbidiscono nemmeno al buon Dio, che ne sorride.
FRANCIS JAMMES




IribarrenKarmelo C. Iribarren (San Sebastián,  19 settembre 1959), è un poeta spagnolo, autodidatta. Associata al “realismo sporco” di Bukowski e Carver, in realtà la sua è una poesia più minimale, molto spesso frutto di osservazione della strada e dei bar, che l’ha fatta definire “realismo pulito” e “poesia di esperienza”. Tra le sue raccolte poetiche Serie B, Dal fondo del bar, Ondata di gelo, Attraversando la notte, La pelle della vita.


domenica 7 ottobre 2018

Bottiglie vuote


VLADIMIR HOLAN

NULLA

Nulla onnipresente e a tal segno ordinario
che si potrebbe rivelare in figura,
ma un nulla modesto, un nulla che nega se stesso…
Eppure ciascuno lo teme, nessuno lo vuole,
e così, con nessuno immorente,
è come se sempre crescesse e aumentasse in certezza,
come si accresce il numero delle tue bottiglie vuote in soffitta,
bottiglie che offrivi e di cui nessuno si cura
e che dunque di notte porterai fuori
e in segreto ammucchierai nella via…

Qualcuno là grida: “Sapendo, non saprete!”
E un altro: “Guai ai cani grassi!”

(da Addio? , Arcipelago, 2015 - Traduzione di Marco Ceriani e Vlasta Fesslová)

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Il niente, il nulla è paradossalmente una presenza frequente nella poesia del ceco Vladimir Holan: “«Cosa c'è nel tuo cuore», mi ha chiesto la vita. / Era una domanda così brusca, / Stavo cercando una scusa così piccola, / che risposi: niente!”. Quel nulla che non siamo stati, che non abbiamo fatto e che eppure è, quel nulla che temiamo anche se cerchiamo con ogni mezzo di evitarlo.

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Bottiglie

FOTOGRAFIA © FELIX W/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Poesia, poesia, tu a tal punto dell’altro mondo, / eppure tu che non devi ritornare.
VLADIMÍR HOLAN




Vladimír Holan (Praga, 16 settembre 1905 – 31 marzo 1980), poeta ceco. Dall’astrattismo e dal simbolismo ermetico con cui iniziò a scrivere versi passò a forme più realistiche e pessimistiche, centrate sul destino dell'uomo e della società, attuate con un linguaggio oscuro.