JON JUARISTI
CAMERA D’AUTUNNO
È qui l’autunno, con la sua voce di cenere,
a sconfortare i sogni, a coprire di foglie
immagini spezzate che il cuore conosce.
Davanti casa piangono le canne sferzate
dal vento della notte, e sale fino alla mia stanza
l’odore inquietante della terra bagnata.
Conosco questo olezzo di carne tumefatta,
di desiderio impossibile: è la stagione della paura.
La vita rovina come una torre fragile.
Amore, un dio decrepito viaggia verso Vinograd.
Sento nella pioggia i suoi passi insicuri
e un bastone che colpisce gli alberi morti.
(da Diario di un poeta stanco da poco, 1985)
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L’autunno, certo: foglie che cadono e incendiano viali e giardini nel sole d’ottobre. Ma ha anche un’altra faccia, quella piovosa raccontata dal poeta basco Jon Juaristi: allora inzuppa ogni cosa di malinconia e anche l’odore della terra fa pensare alla decadenza, al destino umano, simile a quello delle foglie.
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EGON SCHIELE, “QUATTRO ALBERI”, 1917
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LA FRASE DEL GIORNO
Quel sospirare lieve delle foglie che cadono / come lo sfilacciarsi dolce della malinconia.
MARIO RIVERO, L’amore e la sua orma
Jon Juaristi Linacero (Bilbao, 6 marzo, 1951), poeta, saggista e traduttore spagnolo. È stato direttore della Biblioteca Nazionale di Spagna tra il 2000 e il 2001 e dell’Istituto Cervantes dal 2001 al 2004. Partita dall’avanguardia del gruppo Pott, la sua poesia è influenzata da Unamuno, Blas de Otero e Auden.
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