giovedì 30 giugno 2016

Pagine in bianco

 

JOSEFA PARRA

COSE CHE NON AVREMO

Cose che non avremo:
Le lunghe mattine di aprile d’amore e di sogno.
Le sere di novembre con la pioggia incessante.
Le notti d’estate ostinatamente stellate.
Tutte le albe dolcissime d’autunno.

Cose che io ho perduto:
Non assaggerò il sapore della tua bocca addormentata.
Non cullerò i tuoi figli.
Non berrò il tuo vino.
Non piangerò con te vedendo il tramonto.
Non sorgerà il tuo ventre tra le mie lenzuola.
Ho un intero tesoro di lacune e di assenze,
un campionario completo di pagine in bianco.

(da Alcoba del agua, 2002)

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Un campionario di sogni perduti, di dolcezze mancate, di emozioni abortite: così la poetessa spagnola Josefa Parra disegna un amore che non è decollato, una serie di ipotesi mancate, un susseguirsi gozzaniano di quello che poteva essere e non è stato.

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FOTOGRAFIA © ELINA BROTHERUS

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LA FRASE DEL GIORNO
La mia stanza ha il vuoto che le lasci. / Non le manca la sedia, ma il tuo posto.
ALFONSO GATTO, Poesie d’amore




Josefa Parra Ramos, (Jerez de la Frontera, 7 febbraio 1965), poetessa spagnola: Laureata in Filologia, ha ricevuto il Premio Cernuda nel 2000. Il suo tema principale è l’amore, declinato nel fuoco vivo della passione e dell’erotismo, nelle braci dell’assenza e nelle ceneri della nostalgia.

mercoledì 29 giugno 2016

Una tiepida immagine

 

BARTOLO CATTAFI

RAGAZZA DEI MARINAI

Nella bruma del molo dormirai
mentre sul filo del Tropico i pesci ballano
e nel Nord s’invetrano i ghiacciai.
Noi sporchi di fuoco di sale di carbone
viaggeremo col cuore scucito
come un portafogli,
ti indicheranno le dita rugose
gli aghi sicuri delle bussole pazze
ad altri vagabondi dolorosi
a quelli che cercano il fioco fanale
una tiepida immagine, la tua mano
per non vedere la folla verde e amara
di alghe in questo mare.

(da Nel centro della mano, 1951)

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“Quella del poeta è secondo me una pura e semplice condizione umana, la poesia appartiene alla nostra più intima biologia, condiziona e sviluppa il nostro destino, è un modo come un altro di essere uomini”: questa era la concezione poetica di Bartolo Cattafi (1922-1979). Così il poeta è simile al marinaio che va per mare: un visionario che usa la sua immaginazione per comprendere il reale, attraversandolo.

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Pin-up

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia nasce sotto il segno apparente dell’imprevisto.
BARTOLO CATTAFI




Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979),  poeta italiano. La sua poesia spazia sui dilemmi esistenziali con sensibilità di diarista, spesso con uno sguardo metafisico dove sono protagonisti il vuoto e la solitudine. Nei suoi versi il tema del viaggio è una costante metafora del vivere.


martedì 28 giugno 2016

E tu sorridi

 

RICHARD DEHMEL

DOPO UNA PIOGGIA

Vedi, il cielo torna azzurro
e le rondini s’inseguono
come pesci sulle umide betulle.
E tu vuoi piangere?

Presto ti saranno nell’anima
gli uccelli blu, gli alberi dilavati
un’immagine d’oro.
E tu piangi?

Vedo con i miei occhi
nei tuoi
piccoli soli.
E tu sorridi.

(Nach einem Regen, da Poesie d’amore, Milano, BUR, 2001)

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La forza mistica del sesso e dell’amore come superamento del conflitto tra istinto ed etica, oltre alle istanze socialiste, sono tra i temi fondamentali di Richard Dehmel, considerato il poeta tedesco più importante del periodo prebellico, scampato al disastro del Titanic per essere giunto in ritardo alla partenza. Un uomo e una donna sono colti in questi versi  in un piccolo gesto d’intimità, le lacrime asciugate che aprono la via alla speranza di un sorriso come un raggio di sole dopo la pioggia.

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Pioggia

LEONID AFREMOV, “PIOGGIA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Se fossi una stellina vorrei sempre essere a sera nell'ora in cui il giorno già declina per donarti un raggio di speranza.
SANTA TERESA DI LISIEUX, Lettere




Richard Dehmel (Wendisch-Hermsdorf, 18 novembre 1863 – Blankenese, 8 febbraio 1920), poeta e scrittore tedesco, le cui opere si caratterizzarono per elementi del decadentismo saldati con la poetica simbolista in chiave di panerotismo. Con l'amico Strindberg si impegnò per realizzare un teatro in grado di stabilire una comunicazione diretta e spontanea con il popolo



lunedì 27 giugno 2016

Due esiliati

 

ANA PÉREZ CAÑAMARES

PAESE

Abbiamo dormito schiena contro schiena
rispettando ognuno
il territorio dei sogni dell’altro.
Al risveglio ci incontriamo
nel posto di frontiera.
Lì tra le nebbie comprendiamo
che due esiliati fanno un paese.

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Nel sonno siamo soli, abbandonati a noi stessi, al nostro inconscio che genera continui sogni che poi neppure ricorderemo. I due amanti messi in scena dalla poetessa spagnola Ana Pérez Cañamares sono sì individui singoli nel sogno ma si ritrovano poi al mattino sotto la stessa bandiera, quella dell’amore.

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FOTOGRAFIA DA PHOTOBUCKET

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LA FRASE DEL GIORNO
La coppia felice che si riconosce nell'amore sfida l'universo e il tempo; è sufficiente a se stessa, realizza l'assoluto.
SIMONE DE BEAUVOIR, Il secondo sesso




Ana Pérez Cañamares (Santa Cruz de Tenerife, 22 gennaio 1968), scrittrice e poetessa spagnola. Laureata in Filologia Ispanica presso l' Università Complutense di Madrid, lavora come amministratrice presso l'Università Nazionale dell'Istruzione a Distanza. La sua carriera poetica è iniziata nel 2007. 


domenica 26 giugno 2016

E scrivevo versi

 

NIKIFÒROS VRETTÀKOS

DOMENICA

Ero vestito bene oggi.
Sono uscito la mattina in città,
fasciato della tua anima. Ero perfino bello.
Mi ero lavato ieri sera con la
musica della tua voce -
                                  Tenevo
in mano la penna e dove
trovavo sole immergevo la punta
           e scrivevo versi.

(da L’abisso del mondo, 1961 - Traduzione di Gilda Tentorio)

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Nikifòros Vrettàkos è poeta che canta la luce e la bellezza, il miracolo del vivere, la perfezione della natura. La poesia nasce dal sole: “Somigliano i miei versi al bacio dorato del sole sulla neve” e in questa lucentezza il reale si manifesta e si può cogliere: “Le mie parole, calici, dovevano / riempirsi di luce”.

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Pott

DAVID POTT, “STUDY FOR MAN WALKING ALONG THE BEACH”

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LA FRASE DEL GIORNO
I miei versi, / vasi alla finestra di Dio.
NIKIFÒROS VRETTÀKOS, Corale




Nikifòros Vrettàkos (Krokeès, 1° gennaio 1912 – Plumitsa, 4 agosto 1991), scrittore e poeta greco. Partito per Atene alla scoperta del mondo, ne fu deluso. Prese parte in prima linea alla Seconda guerra mondiale e alla resistenza. Espulso dal Partito Comunista per il suo umanesimo di pace, visse in esilio la dittatura dei colonnelli.


sabato 25 giugno 2016

Suonala ancora, Sam

 

JORGE TEILLIER

GUARDANDO CASABLANCA
A CASA DI LORENZO PEIRANO

Rick il ¨Boss¨
non ricorda dove è stato stanotte
e io neppure.
Il piccolo Lorenzo invece di scrivere mi obbliga
a lasciare i fogli in bianco.
(Devo telefonare
ma non ricordo il numero di nessun telefono).
Oggi è morto Modugno
“Ciao, ciao bambina, non ti scordare/
vorrei trovare parole nuove/
ma piove, piove sul nostro amor”.
“Bene, uno entra e un altro esce”.
“Il mondo accoglie sempre gli amanti”
ascoltava dire Ingrid a Bogey.
“Tutto crolla e noi ci innamoriamo”.
“Il paese è pieno di traditori che cercano un capo”.

Abbiamo sempre qualcosa
di meglio da fare di ciò che davvero dobbiamo fare.
Siamo in un mondo
dove sempre possiamo essere imprigionati per un sospetto.
I tedeschi hanno perso tutte le guerre che hanno iniziato
e persino i loro discepoli
anche se imitano il passo dell’oca
nei parchi con l’odore di birra e di fritto.

Come parla un Boss?
Ci saranno gnocchi fatti in casa?
Perché Miguel Antonio non vuole lasciare il cortile?
Parleremo del pazzo Campana
o della bella suicida Antonia Pozzi?
Di loro ci darà notizie
Volpe, Il padrino armato.

Arrivederci, arrivederci.
Vado con Montale e Dora Markus
alla Casa dei Doganieri.

“Suonala ancora, Sam”.
Talvolta tutto è solo una semplice melodia
e nessuno dovrebbe ricordare.
“Suonala ancora, Sam”.

(da En el mudo corazón del bosque, 1997)

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Casablanca è il classico dei classici, quando si pensa a un film. L’intramontabile pellicola del 1942 fa da sottofondo alle meditazioni e ai pensieri sparsi – operazione un po’ futurista del poeta cileno Jorge Teillier, teorizzatore del passato come un paradiso perduto: ne nasce un gioco di contaminazioni, nella casa del giovane poeta Lorenzo Peirano, dove si assiste al film, alle vicende dei personaggi interpretati da Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, mentre la vita prosegue con i bimbi che giocano e le notizie del giorno si intrecciano ai discorsi sui poeti (italiani) ai quali ci si  interessa.

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** FILE ** This studio publicity file photo shows actors Humphrey Bogart, left, and Swedish-born actress Ingrid Bergman in a scene from the 1943 classic film "Casablanca."  The American Film Institute released their list of nominees, Wednesday, Nov. 17, 2004, for the top 100 quotes from U.S. movies, with contenders including Bogart's "Here's looking at you, kid" from "Casablanca," Arnold Schwarzenegger's "I'll be back" from "The Terminator" and Jack Nicholson's "You can't handle the truth!" from "A Few Good Men." Bogart has 10 quotes on the ballot. (AP Photo)

 

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LA FRASE DEL GIORNO
In esso [in Casablanca] si svela con forza quasi tellurica il potere della Narrativa stessa, senza che l'Arte intervenga a disciplinarla.
UMBERTO ECO, Casablanca or The Clichés are having a ball




Jorge Teillier Sandoval (Lautaro, 24 giugno 1935 - Viña del Mar, 22 aprile 1996), poeta cileno della “Generazione letteraria dei ‘50”, creatore della “poesia larica”. Per lui l’importante in poesia non è l’estetica, ma la creazione del mito e di uno spazio di tempo che trascende il quotidiano.


venerdì 24 giugno 2016

Mi sveglio e dico

 

NINA CASSIAN

GINNASTICA MATTUTINA

Mi sveglio e dico: sono perduta.
È il mio primo pensiero all’alba.
Comincio bene la giornata
con questo pensiero assassino.

Signore, abbi pietà di me
- è il secondo, e poi
scendo dal letto
e vivo come se
nulla mi fosse accaduto.

(Gimnastica de dimineață, da De îndurare, 1981– Trad. A.N. Bernacchia)

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C’è una ginnastica del corpo e una dello spirito, della psiche: questa seconda è quella che praticava la poetessa rumena Nina Cassian, esule negli Stati Uniti dal 1986: la sorpresa di chi si ritrova nel risveglio, disorientato dal sonno e dai sogni, scaraventato nuovamente nel reale e nel giorno, viene immediatamente assorbita dalla consapevolezza che non possiamo mutare il nostro destino e che quindi è inutile abbattersi.

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Gonzales

EVA GONZALES, “IL RISVEGLIO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Risvegliarsi è mettersi alla ricerca del mondo.
ALAIN, Vigile de l'esprit




Nina Cassian, pseudonimo di Renée Annie Cassian-Mătăsaru (Galați, 27 novembre 1924 – New York, 15 aprile 2014), poetessa, scrittrice e traduttrice rumena. Esponente del Modernismo, nel 1985 si rifugiò negli Stati Uniti per sfuggire alla repressione del regime di Ceausescu, e lì rimase non solo a vivere, ma anche a scrivere poesie nella lingua del suo nuovo paese.


giovedì 23 giugno 2016

L’assassino

 

UMBERTO SABA

MIO PADRE È STATO PER ME “L’ASSASSINO”

Mio padre è stato per me “l’assassino”,
fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.
Allora ho visto ch’egli era un bambino,
e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.

Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
un sorriso, in miseria, dolce e astuto.
Andò sempre pel mondo pellegrino;
più d’una donna l’ha amato e pasciuto.

Egli era gaio e leggero; mia madre tutti
sentiva della vita i pesi.
Di mano ei gli sfuggì come un pallone.

“Non somigliare - ammoniva - a tuo padre”.
Ed io più tardi in me stesso lo intesi:
eran due razze in antica tenzone.


(da Il canzoniere, sezione Autobiografia, Einaudi, Torino 1978)

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È questa la poesia inserita nella traccia per il saggio breve agli esami di maturità 2016, relativa al tema “Il rapporto padre-figlio nelle arti e nella letteratura del Novecento”. La accompagnano anche l’opera di Giorgio De Chirico qui sotto riprodotta, un brano dalla Lettera al padre di Franz Kafka e un breve stralcio dal romanzo Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi.

Il padre di Umberto Saba era un agente di commercio discendente da nobile famiglia veneziana, convertitosi all’ebraismo dopo avere sposato Felicita, la madre del poeta. Ma abbandonò la moglie subito dopo il matrimonio, ancora prima che Umberto nascesse -  e questo spiega perché venisse chiamato “l’assassino” – per inseguire un altro genere di vita, più allegro e scevro di legami. La mancanza del padre fu un grande trauma per il piccolo Umberto, che però, incontrando il genitore quando era già un uomo di vent’anni, si riconobbe in lui, non solo nelle fattezze del volto, ma anche e soprattutto per quella ricerca della libertà, che lo aveva spinto ad imbarcarsi come mozzo su un mercantile dopo aver terminato il ginnasio, per l’insofferenza all’autorità e per certi segni distintivi del carattere, non ultima quella sensibilità che ne aveva fatto un poeta.

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De Chirico

GIORGIO DE CHIRICO, “IL FIGLIOL PRODIGO”, 1922
MILANO, MUSEO DEL ‘900

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LA FRASE DEL GIORNO
Ciò che il padre ha taciuto, prende parola nel figlio; e spesso ho trovato che il figlio altro non era, se non il segreto denudato del padre.

FRIEDRICH NIETZSCHE, Così parlò Zarathustra




Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957), poeta italiano tra i massimi del ‘900. Di famiglia ebraica, fu avviato agli studî commerciali, e fu per lunghi anni direttore e proprietario di una libreria antiquaria a Trieste. La sua poesia, quasi intimo diario e confessione, indaga le cose ultime, la donna, l’amore, il senso atavico del dolore. La sua opera è raccolta nel Canzoniere.

mercoledì 22 giugno 2016

L’illusione del ricordo

 

LEOPOLDO MARÍA PANERO

GLI AMANTI CIECHI

Erano ciechi gli amanti,
sono soli

mais tombait la neige
faceva pena vederli quando da soli dicevano
di essere uniti, e piangevano,
e adoravano il nulla sull’altare dell’amore.

Quand tu seras bien vieille
scoprirai che il tempo
è l’unica certezza, brucia i volti
e incenerisce l’anima
e che alla fine soltanto l’illusione del ricordo
ti dirà che non fosti, in quel bacio, da solo.

(da El que no ve, 1980 - Traduzione di Alesssandro De Francesco)

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Tutta l’opera di Leopoldo María Panero, controverso poeta spagnolo dei Novísimos, si concentra sull’autocontemplazione e sull’autodistruzione anche psichica (schizofrenico, si sottopose volontariamente a numerosi ricoveri in ospedale). La sua è “una disgregazione della coscienza adulta in favore di un’adolescenza emozionale”, come notò Pere Gimferrer: così l’amore alla fine diventa solo ricordo, pura illusione che si confonde nel delirio generale, bruciato dal tempo che scorre come un fiume infuocato e distrugge tutti i ponti sul suo cammino.

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Magritte

RENÉ MAGRITTE, “GLI AMANTI”, 1928

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LA FRASE DEL GIORNO
Il fiore dell'illusione produce il frutto della realtà.
PAUL CLAUDEL, Diario 1904-1955




Leopoldo María Panero Blanc (Madrid , 16 giugno 1948 – Las Palmas de Gran Canaria, 5 marzo 2014), poeta e scrittore spagnolo, inquadrato nella poesia spagnola contemporanea all'interno del gruppo dei "Novísimos". Fu l'archetipo di un "poeta maledetto" tanto coltivato quanto ripudiato.


martedì 21 giugno 2016

Avanzi, estate

 

LUIGI FALLACARA

ESTIVA

T’avanzi, estate, e questa lancia d’oro
che batte sopra l’acqua e la trafora
fa trasparente il fiume e le sue vene,
rivela i fondi fluidi e le arene.
Più avanti del tuo raggio non esiste
dardo che sempre scocchi, dardo antico,
se non questo cadere sempre in bilico
nei fiori dove l’ombra è un tuo colore;
se non questo franare nella vista
del tuo eterno pulviscolo ametista.
Tu sulla terra getti
quest’astro, questa vetta,
e i terrestri profumi
in ardori consumi.
Ombre rosee, ombre azzurre,
ombre dentro un sussurro,
altri cieli, altri voli,
forse altre parole,
forse un altro futuro
che eternamente dura,
forse soltanto questo
lampo che il cielo arresta.

(da Il mio giorno s’illumina, 1957)

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Il poeta barese Luigi Fallacara prova a coniugare nei suoi versi l’eterno e il sensibile. Riesce a cogliere questa mistica purezza nella luce dell’estate, nei raggi di sole che illuminano l’acqua di un fiume facendo risaltare il fondale, in quelli che rendono visibile il pulviscolo nell’aria di una stanza, nelle ombre che non sono buie ma si tingono di toni altrimenti impercettibili.

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Brivio

FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
Ama il raggio posarsi eppoi fuggire, / tingere d’oro il cielo eppoi lasciare / d’ombre distese nell’azzurro ali.
LUIGI FALLACARA, Il Frutto del Tempo




Luigi Fallacara (Bari, 13 aprile 1890 – Firenze, 15 ottobre 1963), poeta e scrittore italiano. Attivo nelle avanguardie letterarie del primo ‘900, scrisse su Lacerba. Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale approda alla fede cattolica, vivendo per sei anni ad Assisi e maturando dalla meditazione su San Francesco la sua poesia metafisica confluita in un lirismo mistico che canta l’amore per tutte le creature.


lunedì 20 giugno 2016

Scrivo perché

 

JAVIER LOSTALÉ

CONFESSIONE

Scrivo perché mi salva, perché è l’unica cosa che mi resta, perché fissa un suono, le luci, il finale di un atto d’amore, lo scenario di alcune ore di desiderio. Scrivo perché stanno con me quelli che mai staranno, perché scendo al mare dal tavolo dove appoggio il foglio e giaccio quieto nella memoria di un corpo, e prolungo le voci fino a perdere la nozione del tempo (giorni e anni, stretti in un istante che mi lascia indifeso). Scrivo perché scoprendo il seno di una parola incontro l’illuminazione ultima del bacio, perché pronuncio a me stesso la mia unica verità: quella che poi smentisco con la mia vita. Scrivo perché c’è un pianto intimo che mi purifica quando comincio a tracciare segni sulla carta, perché possiedo le cose nel loro respiro umano e posso tornare dove fui esiliato. Scrivo per essere giovane e alimentare una speranza radicale, per avere quello che non ho e ascoltare quello che mai mi dissero. Scrivo perché mai vi fu illusione più bella.

(da La rosa inclinada, 1995)

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La poesia come strumento terapeutico, come stato di vita, come mezzo per analizzare se stessi e il mondo che ci circonda, per ritagliarsi un luogo dove ogni cosa è possibile e il tempo è davvero soltanto una concezione: così la interpreta in questa poesia narrativa il poeta spagnolo Javier Lostalé, discepolo del Premio Nobel Vicente Aleixandre. 

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Pasternak

LEONID PASTERNAK, “LA PASSIONE DELLA CREAZIONE”

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LA FRASE DEL GIORNO
La verità di una poesia si misura con l’emozione che produce nel lettore.
JAVIER LOSTALÉ, ABC, 28 marzo 2011




Javier Lostalé Alonso (Madrid, 16 luglio 1942), poeta spagnolo appartenente alla generazione degli anni Settanta. Ha pubblicato otto raccolte di poesie, cinque delle quali raccolte in La rosa inclinada. È anche autore del libro di riflessione letteraria Chi legge, vive di più. Ha lavorato per le radio Voz de Palencia e Radio Nacional de España.


domenica 19 giugno 2016

Quattro amori

 

MARIA LUISA SPAZIANI

IL CERCHIO

Quattro amori finiti fanno una vita,
la testa addenta la coda, bel serpente di mare,
zero perfetto, cerchio, emblema primordiale,
suggello, essenza, chiave, polena incenerita.

(da Transito con catene, Mondadori, 1977)

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Una quartina rimata – anche se c’è solo assonanza nei due versi centrali: basta a Maria Luisa Spaziani  per raccontare tutta una vita, per stilare una sorta di curriculum, per rilevare l’apparente ciclicità del tempo in essa. E quel verso iniziale è un fulmine aforistico che come un gol in rovesciata “vale il prezzo del biglietto”.

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Mihai Criste

DIPINTO DI MIHAI CRISTE, “ILNAUFRAGIO DEL TEMPO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Vita segreta, luce che tanta luce accendi / fatta di niente e tutto.
MARIA LUISA SPAZIANI, Transito con catene




Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.


sabato 18 giugno 2016

Uno di fronte all’altro

 

OCTAVIO PAZ

DUE CORPI

Due corpi, uno di fronte all’altro,
sono a volte due onde
e la notte è oceano.

Due corpi, uno di fronte all’altro,
sono a volte due pietre
e la notte deserto.

Due corpi, uno di fronte all’altro,
sono a volte radici
nella notte intrecciate.

Due corpi, uno di fronte all’altro,
sono a volte coltelli
e la notte lampo.

Due corpi, uno di fronte all’altro,
sono due astri che cadono
in un cielo vuoto.

(Dos cuerpos, da Libertà sulla parola, 1949)

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Il Premio Nobel messicano Octavio Paz costruisce sull’anafora iniziale delle cinque terzine una storia che si risolve nelle cinque doppie metafore in un raffinato gioco di scatole cinesi. Due corpi già indicano la fisicità, il loro intrecciarsi nell’eros apre ad un successo cosmico capace di trionfare sopra il vuoto.

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CLAUDE THEBERGE, “LE VENT SE LEVE”

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LA FRASE DEL GIORNO
L’amore non è un atto naturale. È qualcosa di umano, il più umano per definizione.

OCTAVIO PAZ




Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998),  poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua poesia è fatta di sperimentazione e anticonformismo, un continuo mettersi in discussione del linguaggio, “lotta continua contro la significazione”.


venerdì 17 giugno 2016

Come una voce di sogni

 

EMILIO PRADOS

SOLITUDINE ALL’ALBA

Ah!, rosa, taci, taci:
nascondiamoci insieme
ai piedi dell’acqua.

Ah!, taci, taci, vento:
ai piedi del monte
lasciamo i nostri corpi.
              - Cosa ci serve?
                                            - Il sole nascente,
- gioia di primavera -
luce sul verde.
             - E l’amore?...
                                                - Nell’oblio.
(Come una voce di sogni
scorre l’acqua del fiume.)

(Cerré mi puerta al mundo, da Jardin cerrado, 1946)

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Il mondo metafisico fu tra i primi temi del poeta spagnolo Emilio Prados, esponente della Generazione del’27: nella sua gioventù Prados cercava l’illuminazione in cui traspare lo spirito, una vita trascendentale e meditativa capace di raggiungere la verità interiore, anche grazie ad elementi naturali quali il mare, la notte, il vento o il fiume. Poi però venne la guerra civile spagnola e le poesie di Prados divennero più contingenti, più sociali e e più sanguigne.

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Rose

FOTOGRAFIA © FLICKR

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LA FRASE DEL GIORNO
Ho chiuso la mia porta al mondo;  / ho lasciato fuggire la mia carne nel sogno…

EMILIO PRADOS, Cuerpo perseguido




Emilio Prados Such (Málaga, 4 marzo 1899 – Città del Messico, 24 aprile 1962), un poeta spagnolo appartenente alla Generazione del '27 La sua poesia mescola elementi d'avanguardia e surrealisti con le sue radici arabo-andaluse e la poetica purista e neopopolare dell'epoca. Passa dalla ricerca delle corrispondenze della natura con l'alterità dell'essere al senso di sradicamento e solitudine dell'esilio. 

giovedì 16 giugno 2016

Una voce più dolce

 

TAKIS VARVITSIOTIS

IN UN ALTRO CIELO

Belle canzoni mi ha portato
questo mese alla prima pioggia.
Che gioia, che asfodeli, che gigli!
Diminuisce la mia distanza
dal cielo.
Si spengono i passi.

In un altro cielo
sale una voce
più dolce.

(Σε κάποιον άλλο ουρανό, da Il velo e il sorriso, 1963 – Trad. Cristino G. Sangiglio)

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I versi del poeta greco Takis Varvitsiotis (1916-2011) sono caratterizzati da una delicatezza di stile che si trasmette anche ai temi trattati: tutto è leggero, gentile, candido. Ne nasce questa atmosfera rarefatta, magica quasi, dove gli elementi della natura splendono in libera semplicità, in una bellezza cristallina e raffinata che avvicina il poeta all’universo.

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.Gigli

PAT FIORELLO, “GARDEN LILIES”

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LA FRASE DEL GIORNO
Portami più vicino alla vera vita (...) / Aiutami a rimanere semplice / come albero in mezzo alla tempesta.
TAKIS VARVITSIOTIS




Takis Varvitsiotis (Salonicco, 1916 - 1° febbraio 2011), poeta greco. Avvocato, pubblicò le sue prime poesie nel 1936. Fu anche un illustre saggista e traduttore di opere di celebri poeti francesi, spagnoli e latinoamericani: la sua poesia è lirica e perspicace, con influenze del neosimbolismo e del surrealismo francese di Éluard e Reverdy.


mercoledì 15 giugno 2016

Sabba di parole


GISELA GALIMI

POESIA


Se la poesia è acqua chiara,
dolce carezza dei sensi
chimera e girotondo,
sogno azzurro di rima e di ritmo,
allora 
io non sono ancora
poesia.
Ma se è lingua
e sangue,
e urlo,
e sorgente,
e fiammata.
Se è sabba di parole
che liberano dall’incantesimo,
allora più che mai
sono poeta.
Anche se i miei versi
non mi riconoscono.


(da Chiaroscuroe e colorato, 2008)

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La poetessa argentina Gisela Galimi delinea qui la sua arte poetica: poesia che non è il levigato risultato di un’indagine metrica e meditata, ma la sanguigna esplosione di parole che possano spezzare l’incantesimo del reale. Per fare questo, si spoglia del controllo e, come in trance, lascia che sia la poesia profeticamente a parlare per lei.
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Welz-Stein
ILLUSTRAZIONE DI CATRIN WELZ-STEIN
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LA FRASE DEL GIORNO
Io, scrittrice di armi bianche / duellante di parole e silenzi.
GISELA GALIMI, Chiaroscuro e colorato




Gisela Galimi (Lobos, 1968), poetessa argentina. Ha anche pubblicato diversi libri sulla comunicazione. Tiene laboratori di scrittura ed è docente universitaria  di scrittura e comunicazione. Ha lavorato come giornalista nei settori dell'economia e del turismo. 



martedì 14 giugno 2016

Restare è come partire

 

KATE CLANCHY

VIAGGIARE

(alla maniera di Gösta Ågren)

Se dovessi andare a Samarcanda
magari troveresti Sherazade
in mille riproduzioni,
vestita di lustrini, come souvenir,
e le cupole dorate di Al-al-Din
ricoperte di segnali turistici sovietici
e ossidate, su un cielo metallico.

Ma restare è come partire.
Da qui si stendono i campi
                            dell’Oxfordshire
già del colore di una sovrana d’oro.
E quando il fieno è raccolto in balle
che sembrano ruote, e l’occhio corre
dai solchi scuri dei trattori all’orizzonte
                            nudo dell’autunno,
là brucerà là Samarcanda

e Samarcanda, e Samarcanda.

(To travel, da Samarcanda, 1999 - Traduzione di Giorgia Sensi)

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Alla schiera dei viaggiatori immobili si unisce anche la poetessa scozzese Kate Clanchy con il suo stile immediato e pulito. Già avevamo visto la Patagonia come un sogno, un luogo della mente. Analogamente è per Samarcanda, antichissima città che fece parte dell’impero persiano, di quello turco, di quello mongolo e di quello russo per poi finire nell’Unione Sovietica e attualmente in Uzbekistan, contesa dai tagiki. Samarcanda resta là, lontana come un luogo disogno: quello che è davanti agli occhi di Kate ogni giorno è la bucolica campagna inglese dove biondeggiano i campi di grano, quel proletariato rurale – e qui si spiega l’epigrafe - di cui canta il poeta finlandese Gösta Ågren.

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Grano

FOTOGRAFIA © AWESOME PHOTOGRAPHY

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LA FRASE DEL GIORNO
L’unico vero viaggio, l’unico bagno di giovinezza, non consiste nell’andare a vedere nuovi paesaggi ma nell’avere nuovi occhi.
MARCEL PROUST, La prigioniera




Kate Clanchy (Glasgow, 6 novembre 1965,) scrittrice e poetessa scozzese. Dopo aver insegnato per alcuni anni a Londra, si è trasferita nell'Oxfordshire e insegna letteratura inglese all'Università di Reading. Il suo esordio in letteratura è avvenuto nel 1996 con la raccolta di liriche Slattern grazie alla quale ha vinto un Forward Poetry Prize.



lunedì 13 giugno 2016

Dove facevi più luce

 

RAFFAELE CARRIERI

RAGAZZE DEL LIVENZA

Sotto la tettoia d’una scuola all’aperto
C’erano appese le biciclette,
Altre, più piccole, eran ferme.
Le ragazze del secondo corso
Curve sul manubrio
Sembravano scherzare nell’andare
Incontro al fiume
Che splendeva come un ramarro
Inseguito da una trota.

Senza fretta andava l’acqua
Sui capelli dell’alga
Nella fluttuante distesa.
Di te la bicicletta più leggiera
In sella ti portava;
Eri tanto chiusa e fiera
Che il fiume si mise a guardare
Dalla parte dove facevi più luce
E lusingato ti trattenne.

(da Le ombre dispettose, Mondadori, 1974)

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Al genio poetico basta un’immagine per ispirare una poesia: i versi sempre nitidi di Raffaele Carrieri  la trovano nella figura di una ragazza in bicicletta riflessa nel Livenza, il fiume che segna a lungo il confine tra Friuli e Veneto per poi sfociare in mare prima di Caorle. Il poeta tarantino suggerisce  scena dopo scena, proprio come un film, questa sua breve storia che agli appassionati di De André ricorderà La canzone di Marinella.

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Bici

CAROLEE CLARK, “LIFE’S LITTLE PLEASURES”

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LA FRASE DEL GIORNO
La Poesia è un ponte / Che sta per cadere / E mai non cade.
RAFFAELE CARRIERI, La giornata è finita




Raffaele Carrieri (Taranto, 23 febbraio 1905 – Pietrasanta, 14 settembre 1984), scrittore e poeta italiano. A quattordici anni abbandonò la città natale e viaggiò imbarcandosi come marinaio su bastimenti mercantili. Tornato in Italia fu per due anni gabelliere a Palermo. ”La mia poesia è tutta autobiografica; ispirata a fatti realmente accaduti, a viaggi, a soggiorni in paesi stranieri” scrisse di sé.

domenica 12 giugno 2016

Senza muovere l’erba

 

EZRA POUND

E I GIORNI NON SONO ABBASTANZA PIENI

E i giorni non sono abbastanza pieni
E le notti non sono abbastanza piene
E la vita scivola via come un topo di campagna
                                    Senza muovere l’erba

And the days are not full enough
And the nights are not full enough
And life slips by like a field mouse
                  Not shaking the grass

(da Lustra, 1916)

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Due affermazioni e un’immagine: basta questo per fare una poesia (anche meno, a volte: si pensi ad Ungaretti, all’È subito sera di Quasimodo o agli haiku giapponesi). Il poeta statunitense Ezra Pound pone questi quattro versi come epigrafe della sua raccolta Lustra: è una presa di coscienza di quello che ci proponiamo di fare e che non riusciamo comunque a compiere, per un motivo o per l’altro, mentre il tempo inesorabile scorre e nemmeno ce ne accorgiamo.

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Erba

FOTOGRAFIA © WALLPOPER

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LA FRASE DEL GIORNO
Il tempo non è moneta, ma è quasi tutto il resto.
EZRA POUND, ABC dell’economia




Ezra Weston Loomis Pound (Hailey, Idaho, 30 ottobre 1885 – Venezia, 1º novembre 1972), poeta, saggista e traduttore statunitense. Visse per lo più in Europa – in Italia particolarmente - e fu uno dei protagonisti del modernismo e della poesia di inizio XX secolo: temi ricorrenti la nostalgia per il passato e la fusione tra culture diverse.


sabato 11 giugno 2016

Dietro la maschera serena

 

IDEA VILARIÑO

DOVE

Dove è il sogno realizzato
e dove il folle amore
che tutti
o alcuni
sempre
dietro la maschera serena
chiediamo in ginocchio?

(Dónde, da Poesie, 1970)

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La poesia amorosa dell’uruguaiana Idea Vilariño è caratterizzata da una continua ricerca dell’altro, dell’amato lontano – il poeta Juan Carlos Onetti -spesso ripiegata sul ricordo e comunque immersa in uno spietato presente: “Quell’amore / quello / che presi con la punta delle dita / che lasciai che dimenticai / che trascinai sul pavimento / quell’amore (…) / continua a essere / continua a parlarmi / fa male / sanguina / ancora”. Questi pochi versi rappresentano quindi più che un’invocazione una constatazione dell’infelicità, dell’assenza di ciò che ci era stato promesso.

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Olbinski

DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Ti sto chiamando / amore / come il destino / come il sogno / la pace / ti sto chiamando / con la voce / con il corpo / con la vita.

IDEA VILARIÑO, Notturni




Idea Vilariño Romani (Montevideo, 18 agosto 1920 – 28 aprile 2009), poetessa, saggista e critica letteraria uruguaiana. Appartenne al gruppo della Generazione del ‘45 con Juan Carlos Onetti e Mario Benedetti. Le sue poesie sono spesso caratterizzate da una introspezione intima. Pur accettando i premi conferiti, rifiutò di rilasciare interviste, di fare promozione ai propri libri e di commentare la sua poetica.


venerdì 10 giugno 2016

Ad occhi chiusi

 

MÁRIO CESARINY

POESIA

In tutte le strade ti incontro
in tutte le strade ti perdo
conosco così bene il tuo corpo
ho sognato tanto la tua figura
che è ad occhi chiusi che io posso
definire la tua altezza
e bevo l’acqua e sorseggio l’aria
che ti ha attraversato la cintura
tanto       tanto vicino       così reale
che il mio corpo si trasfigura
e tocca il suo intimo elemento
in un corpo che non è più suo
in un fiume scomparso
dove un tuo braccio mi cerca

In tutte le strade ti incontro
in tutte le strade ti perdo

(da Poeti surrealisti portoghesi, Einaudi, 1971 - Traduzione di Antonio Tabucchi)

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Amore totale e totalizzante, amore che raggiunge la pienezza nel suo contrario, nell’assenza. È quello che il poeta surrealista portoghese Mário Cesariny (1923-2006) porta in giro per il mondo: “Amore/ amore umano / amore che ci restituisce tutto quanto potremmo perdere”.

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Mario Cesariny

MARIO CESARINY, “ELIOGABALO”

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LA FRASE DEL GIORNO
E amandoti così, molto e sempre / un giorno nel tuo corpo all’improvviso / morirò per aver amato più di quanto ho potuto.
VINÍCIUS DE MORAES, Libro di sonetti
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Mário Cesariny de Vasconcelos (Lisbona , 9 agosto 1923 – 26 novembre 2006), poeta e pittore portoghese, considerato il principale rappresentante del surrealismo lusitano La sua poesia è in generale dissacrante e sarcastica, tesa alla ricerca formale, ed espressione di un erotismo angosciato.



giovedì 9 giugno 2016

La bontà della pianta

 

EDGAR LEE MASTERS

BENEDICT PEERBOLTE

Forse non si colgono grappoli di rovi -
ma sono per questo i rovi inutili?
Non servono a fare corone per i redentori
che santificano e redimono il mondo?
Forse non si colgono fichi dai cardi -
eppure ho visto lanuggini di cardo planare
sopra il frutteto dove i fichi caduti
andavano torpidamente in semenza nella loro melmosa dolcezza.
Oh pensieri dalle lievi ali che vi disperdete
sulla terra in una più ampia messe,
dovrei forse giudicare la bontà della pianta
dal tipo di frutto che vorrei avere io?

(da Il nuovo Spoon River, 1924 - Traduzione di U. Capra e A. Lavagno)

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I due libri di Spoon River del poeta statunitense Edgar Lee Masters segnano la sconfitta dell’uomo medio americano attraverso le confessioni o le riflessioni postume dei personaggi sepolti nel cimitero lungo la collina che attirò l’attenzione di Cesare Pavese, Fernanda Pivano e Fabrizio De André, che dedicò al poema un bellissimo disco. Benedict Peerbolte ci fa riflettere sull’utilità delle cose attraverso l’analogia naturalistica dei rovi e dei fiori del cardo selvatico: basti pensare al mai finito dibattito sull’utilità della poesia ad esempio, o a quello che negli anni Settanta negava utilità alle canzoni di Lucio Battisti perché non politicamente impegnate. Eppure, i rovi incoronarono Cristo e i semi piumosi dei cardi volano leggeri a coprire il marciume dei fichi caduti.

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Rovo

FOTOGRAFIA © JÚLIO REIS

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LA FRASE DEL GIORNO
LA bellezza delle cose più che l’utilità innalza l’anima
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NICCOLÒ TOMMASEO





Edgar Lee Masters (Garnett, Kansas, 23 agosto 1868 – Melrose Park, Pennsylvania, 5 marzo 1950), poeta, scrittore e avvocato statunitense, noto soprattutto come autore dell'Antologia di Spoon River, raccolta poetica di immaginarie epigrafi tombali del cimitero dell’altrettanto immaginaria città di Spoon River.


mercoledì 8 giugno 2016

La quiete del paesaggio

 

FRANCISCO VÉJAR

DISEGNI NEI MIEI OCCHI

Disegni nei miei occhi
la quiete del paesaggio.

Ridi
in mezzo alle foglie
come se illuminassi
pioppi lanciati
al cielo.

Porgi amore
al crosciare delle rapide
perché questa poesia
sorga alla terra.

Disegni nei miei occhi
la quiete del paesaggio.

(da Poesia, n. 202, Febbraio 2006 - Traduzione di Cristina Sparagana)

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Nell’America meridionale, scrive sul numero 202 di Poesia la traduttrice di questi versi Cristina Sparagana, “si ama la propria terra, ma di un amore cieco e atemporale che ne accoglie cultura e tradizione attraverso l'inerzia di una creatività quasi letargica”. Il poeta cileno Francisco Véjar trasfigura quel paesaggio in una divinità femminile, quella che risulterà poi essere la musa ispiratrice delle sue poesie.

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Jarpa

ONOFRE JARPA, “LAGUNA DI ACULEO”

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è un enorme collage e l’originalità altro non è che talento e perseveranza.
FRANCISCO VÉJAR




Francisco Véjar Paredes (Viña del Mar, 14 dicembre 1967), poeta, antologista e critico letterario cileno. La sua poesia si dispiega lontano da ogni pretesa e da ogni trucco di laboratorio. La sua voce, la sua forma e i suoi contenuti prendono le distanze dai sotterfugi e dalle astuzie; non forzano una poeticizzazione oltre il proprio mondo spirituale, biografico, di letture, di esperienze e di emozioni.



martedì 7 giugno 2016

Il fardello dell’amore

 

MARIA DO ROSÁRIO PEDREIRA

A COSA MI È SERVITO

A cosa mi è servito correre per tutto il mondo,
trascinare, di città in città, un amore
che pesava più di mille valigie; mostrare
a mille uomini il tuo nome scritto in mille
alfabeti e un’immagine del tuo volto
che io giudicavo felice? A cosa mi è servito

respingere questi mille uomini, e gli altri mille
che fecero di tutto perché mi fermassi, mille
volte pettinando le pieghe del mio vestito
stanco di viaggi, o dicendo il tuo nome
così bello in mille lingue che io mai
avrei compreso? Perché era solo dietro a te

che correvo il mondo, era con la tua voce
nelle mie orecchie che io trascinavo il fardello
dell’amore di città in città, il tuo nome
sulle mie labbra di città in città, il tuo
volto nei miei occhi durante tutto il viaggio,
ma tu partivi sempre la sera prima del mio arrivo.

(De que serviu, da Nessun nome dopo, 2004 - Traduzione di Mirella Abriani)

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È una specie di Penelope la poetessa portoghese Maria do Rosário Pedreira: respinge tutti gli spasimanti, per quanto validi e amorevoli, inseguendo ostinatamente il sogno d’amore, l’unico che le sfugge, che continuamente è un passo avanti a lei. In questo abbandono trascorre la sua vita, peregrinando stavolta come un Odisseo femmina per gli oceani del mondo: “Dopo di te, dopo gli altri uomini, è ancora il tuo nome che dico, e nessun altro”.

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EDWARD HOPPER, “WESTERN MOTEL”

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LA FRASE DEL GIORNO
L'amore è come un dono degli dei che si muove sulle ali del vento sempre inafferrabile e sempre inseguito.
PIER VITTORIO TONDELLI, Pao Pao




m-r-pedreiraMaria do Rosário Pedreira (Lisbona, 1959) è una scrittrice portoghese. Laureata in lingue e letterature moderne, responsabile editoriale del gruppo Leya, è autrice di una serie di avventure poliziesche per ragazzi e di un romanzo, ma è conosciuta soprattutto per la sua attività poetica.