giovedì 30 giugno 2022

Fina García Marruz


La notte del 28 giugno è scomparsa all’Avana all’età di 99 anni la poetessa cubana Fina García Marruz. Fece parte con il marito Cintio Vitier del gruppo di poeti che diedero vita alla rivista Orígenes. In seguito lavorò come ricercatrice presso la Biblioteca Nazionale José Martí. Influenzata oltre che da Martí, da Pablo Neruda e da Suor Juana Inés de la Cruz, la sua opera poetica è considerata tra le più strutturate ed elaborate della letteratura cubana del Novecento e le è valsa due premi importanti, il Reina Sofia nel 2007 e il Premio Nazionale nel 1990.

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FOTOGRAFIA © RTVE

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SAPORI

È una trattoria
in una strada fuori mano
la nostra prima notte
a Roma. Chiude il cancello
un ragazzo di De Amicis.
Il padre scrive l'ordine,
la madre, sullo sfondo, cucina.
Il minestrone conforta
il raffreddore e la febbre.
Entriamo nel cuore
della famiglia.

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ITALIA

A Roma
la Madonna

A Firenze
la Donzella

La Passione
a Venezia

Amica mia

(da Poesie scelte, 1984)

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DANAE

Una donna, non una dea, aspetta
su cuscini meno morbidi della sua carne
il ventre appena sporgente
di una che è già incinta
dell’attesa, la pantofola vedova
strabica di quell’oro, che già comincia
a salire, a disegnare il tappeto marrone
dei giorni feriali, i verdi
muschiosi e vellutati della stanza
tutta la stanza utero di un dio
pianto dall’angelo, intravisto
dal vecchio, chiamato dalla mano,
che parla o ascolta, luce, non pioggia d’oro,
che non entra, non entra, non entra.

(da I Rembrandt dell’Hermitage, 1992)

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Altre poesie di Fina García Marruz sul Canto delle Sirene:


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LA FRASE DEL GIORNO
Se tutte le mie poesie si perdessero / la piccola verità che in esse brilla / rimarrebbe comunque in ogni pietra / grigia nell’acqua o in una pianta verde.
FINA GARCÍA MARRUZ




Josefina García-Marruz Badía, nota artisticamente come Fina García Marruz (L’Avana, 28 aprile 1923 – 28 giugno 2022), poetessa e ricercatrice letteraria cubana, è stata insignita del Premio Nazionale di Letteratura 1990, del Pablo Neruda 2007 e del Reina Sofia 2011. Con il marito Cintio Vitier prese parte al gruppo letterario della rivista Orígenes.


mercoledì 29 giugno 2022

Centenario di Vasko Popa


Vasko Popa, poeta serbo che nasceva il 29 giugno di cento anni fa in quello che allora era il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, antesignano dell’ex Jugoslavia, fu sempre in contrasto con il realismo socialista imperante negli anni in cui scriveva le sue poesie, quelli del dopoguerra della cortina di ferro: la sua attenzione era piuttosto rivolta al dramma esistenziale dell’uomo che si confronta con l’assurdo, tema che trattò sempre con derivazioni moderniste e surrealiste e con un tocco etnico legato al folklore. Il suo linguaggio poetico combina spesso la modernità dei discorsi colloquiali e delle frasi comuni, con le antiche tradizioni popolari orali della Serbia, mescolando i miti che emergono dal subconscio collettivo, l'eredità atavica e la quotidianità. Della sua opera poetica Ted Hughes scrisse che era “un Universo che passa attraverso un Universo”.

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UN NUMERO SMEMORATO

C'era una volta un numero
puro e rotondo come il sole
ma solo molto solo

Cominciò a fare i conti con se stesso

Si divise si moltiplicò
si sottrasse si aggiunse
rimase sempre solo

Smise di fare i conti con se stesso e
si rinchiuse nella sua purezza
rotonda e solare

Fuori rimasero le tracce ardenti
della sua resa dei conti

Cominciarono a rincorrersi nel buio
a dividersi quando avrebbero dovuto moltiplicarsi
a sottrarsi quando avrebbero dovuto sommarsi

Ecco cosa succede nel buio

E non c'era nessuno a chiedergli
di fermare le tracce
e cancellarle.

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LONTANO DENTRO NOI, 1

Alziamo le braccia
la strada si arrampica nel cielo
Abbassiamo gli occhi
i tetti scendono a terra

Da ogni dolore
che non menzioniamo
cresce un castagno
che resta misterioso dietro di noi

Da ogni speranza
che coltiviamo
germoglia una stella
che si muove irraggiungibile davanti a noi

Lo senti il proiettile
che vola sulle nostre teste?
Lo senti il proiettile
pronto a tendere un'imboscata al nostro bacio?



LONTANO DENTRO DI NOI, 4

Guanti verdi frusciano
sui rami del viale

La sera ci porta sottobraccio
per un sentiero che non lascia traccia

La pioggia cade in ginocchio
davanti alle finestre in fuga

I cortili escono dai loro cancelli e
stanno a guardarci.

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Altre poesie di Vasko Popa sul Canto delle Sirene:



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LA FRASE DEL GIORNO
La Poesia in verità è la personificazione dell’armonia senza la quale in fin dei conti non è possibile vivere… Con la mia poesia desidero esprimere esattamente quello che ho scritto. Se sapessi esprimerlo in altro modo, probabilmente non scriverei.
VASKO POPA




Vasile "Vasko" Popa (Grebenac, 29 giugno 1922 – Belgrado, 5 gennaio 1991), poeta serbo di origini rumene. Primo a rompere con il realismo socialista del dopoguerra jugoslavo, scrisse in uno stile modernista influenzato dal Surrealismo e dalle tradizioni popolari serbe: motivi terrestri e leggendari si fondono, emergendo dal subconscio collettivo.


martedì 28 giugno 2022

Centenario di Velimir Chlébnikov


Vedete, io sono così, sono caduto da una nuvola, / molto male mi hanno arrecato perché ero diverso, / non affabile sempre, / non amato in ogni dove”: era conscio della sua condizione il poeta russo Velimir Chlébnikov di cui ricorre oggi il centenario della scomparsa, avvenuta a soli 37 anni il 28 giugno 1922 per inedia e malnutrizione dopo una vita di stenti, tanto che disse di sé: “Noi siamo: quelli che saranno / Tutto questo l’ho fatto come un povero / Come un ladro, maledetto ovunque dagli uomini”. Chlébnikov fu uno dei principali futuristi russi, amico di Maiakovskij, che nel suo necrologio lo definì “un poeta per poeti”. Come la sua vita, anche la sua opera fu genio e sregolatezza: un proliferare di sperimentazioni linguistiche e un profluvio di neologismi. Con Alekseij Kručënych creò anche una particolare lingua poetica, definita “transmentale”, chiamata zaum o zanghes.

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IMMAGINE ELABORATA CON PAINNT

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IL RIFIUTO

È per me di gran lunga più gradevole
osservare le stelle,
che sottoscrivere una sentenza di morte.
È per me di gran lunga più gradevole
ascoltare le voci dei fiori,
che bisbigliano: « è lui! »,
quando passo per il giardino,
che vedere i fucili,
che uccidono quelli che vogliono
uccidere me.
Ecco perché non sarò mai
e poi mai
un uomo di governo!

13 settembre 1921

(da Poesie, Einaudi - Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

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NOTTE, PIENA DI COSTELLAZIONI

Notte, piena di costellazioni,
Di che destino, di che notizie
Splendi tanto libro,
Di libertà o di gioco?
In che modo devo leggere la sorte
A mezzanotte, dentro il grande cielo?

(da 47 poesie facili e una difficile, Quodlibet, 2009 – Traduzione di Paolo Nori)



Altre poesie di Velimir Chlébnikov sul Canto delle Sirene:



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LA FRASE DEL GIORNO

Poco mi serve. / Una crosta di pane, / un ditale di latte, / e questo cielo / e queste nuvole.
VELIMIR CHLÉBNIKOV




Velimir Chlébnikov, pseudonimo di Viktor Vladimirovič Chlebnikov (Oblast' di Astrachan', 9 novembre 1885 – Santalovo, 28 giugno 1922), poeta russo, uno dei principali esponenti del Futurismo. Nei suoi versi abbondano le sperimentazioni linguistiche e i neologismi, tanto che diede vita a una lingua poetica detta zaum.


lunedì 27 giugno 2022

Occhi che si aprono


MACEDONIO FERNÁNDEZ

DOLCE INCANTO

Profondi e pieni
come due graziose, brevi immensità
i tuoi occhi dimorano nel viso
come signori;
e quando al loro fondo
vedo brillare e salire
la fiamma di un'anima splendente
sembra che il mattino si unisca
luminoso, tra mare e cielo,
alla linea che sognando oscilla
tra i due imperi azzurri,
la linea che ci si sofferma nei cuori
perché le loro speranze la accarezzino
e il nostro sguardo la baci;
quando il nostro essere contempla,
asciugandone le lacrime
e, in silenzio,
si apre alle brezze della Vita;
quando guardiamo
le ceneri dei giorni andati
galleggiare nel Passato
come alla fine della strada
la polvere dei nostri pellegrinaggi.
Occhi che si aprono come le mattine
e che chiudendosi lasciano cadere la sera.

(da Martín Fierro, 14 novembre 1904)

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Un bel paio d’occhi attira il poeta argentino Macedonio Fernández – del resto, come scrisse Edgar Allan Poe, “i legami psichici più vivi e durevoli sono quelli scaturiti da uno sguardo”. E se Fernández praticava il culto dell’immagine, lo faceva altresì guidando la sua poesia verso una maggiore trascendenza, spirituale e idealista, una poesia ancora modernista ma che viene considerata precorritrice dell'Ultraismo - non a caso Borges lo annoverava tra i suoi maestri:  ne mutuò il già citato amore per l’immagine, il verso libero, l’uso sprezzante del ritmo sillabico, la scarsità di punteggiatura.

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FOTOGRAFIA © JURBAN/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Oh, passione, mai umile sempre certa.
MACEDONIO FERNÁNDEZ




Macedonio Fernández (Buenos Aires, 1º giugno 1874 – 10 febbraio 1952), poeta e filosofo argentino. Di formazione simbolista, entra nella vita letteraria con il gruppo giovanile ed ultraista radunato intorno alla rivista Martín Fierro. La sua poesia è originale, densa e pensosa, con note di sottile umorismo.


domenica 26 giugno 2022

La folla di stelle


F.S. FLINT

NEL GIARDINO

Ho la testa sull’erba;
e guardo
la folla di stelle
nella notte.

Cadono… cadono…
sono sopraffatto,
e impaurito.

Ogni foglia del pioppo tremulo
è accarezzata dal vento,
e ogni foglia sta piangendo.

E il profumo
di rose invisibili
aumenta l'angoscia.

Lascia che una solida trama di radici
nutra il cremisi delle rose
sul mio cuore;
e poi ripiega l'incavo
dove c'era tutto il dolore.

(da Cadenze, 1915)

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La cadenza naturale delle nostre emozioni è la forza trainante delle nostre espressioni poetiche”: è tutta qui l’essenza della poesia di F. S. Flint, uno dei massimi esponenti dell’Imagismo inglese a cavallo tra gli Anni Dieci e gli Anni Trenta del secolo scorso. Stare sdraiati sull’erba a guardare le stelle in una notte d’estate diventa allora l’esercizio imagista di isolare una singola immagine per rivelarne l’essenza sintetizzandone le prospettive in un’operazione che nell’arte portò al Cubismo.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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LA FRASE DEL GIORNO
C'è solo un'arte di scrivere, ed è l'arte della poesia… che sia in forma di prosa o in rima e metro o in cadenza rimata.
F.S. FLINT, Cadenze




Frank Stuart Flint (Londra, 19 dicembre 1885 – 28 febbraio 1960), poeta e traduttore inglese. Fu esponente di spicco dell’Imagismo, che trattò con un particolare dono per il linguaggio. Ford Madox Ford lo definì “uno degli uomini più grandi e dei migliori spiriti del paese”.


sabato 25 giugno 2022

Le ragazze al crepuscolo


CESARE PAVESE

DONNE APPASSIONATE

Le ragazze al crepuscolo scendono in acqua,
quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco
ogni foglia trasale, mentre emergono caute
sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma
fa i suoi giochi inquieti, lungo l’acqua remota.
Le ragazze han paura delle alghe sepolte
sotto le onde, che afferrano le gambe e le spalle:
quant’è nudo, del corpo. Rimontano rapide a riva
e si chiamano a nome, guardandosi intorno.
Anche le ombre sul fondo del mare, nel buio,
sono enormi e si vedono muovere incerte,
come attratte dai corpi che passano. Il bosco
è un rifugio tranquillo, nel sole calante,
più che il greto, ma piace alle scure ragazze
star sedute all’aperto, nel lenzuolo raccolto.
Stanno tutte accosciate, serrando il lenzuolo
alle gambe, e contemplano il mare disteso
come un prato al crepuscolo. Oserebbe qualcuna
ora stendersi nuda in un prato? Dal mare
balzerebbero le alghe, che sfiorano i piedi,
a ghermire e ravvolgere il corpo tremante.
Ci son occhi nel mare, che traspaiono a volte.
Quell’ignota straniera, che nuotava di notte
sola e nuda, nel buio quando muta la luna,
è scomparsa una notte e non torna mai più.
Era grande e doveva esser bianca abbagliante
perché gli occhi, dal fondo del mare, giungessero a lei.

(da Donne appassionate, Interlinea, 2022 – a cura di Giovanni Tesio)

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«Il tema delle donne in Pavese è più che mai vivo. La spesso convocata misoginia di Pavese non è altro che la maschera di una solitudine bisognosa di essere colmata, di una ricerca spasmodica di completezza, di una unità mancante, di una amorosa compensazione», scrive Giovanni Tesio presentando l’antologia di poesie di Cesare Pavese che ha curato per Interlinea,  Donne appassionate, poesie d'amore e morte. La poesia scelta per il titolo, tratta da Lavorare stanca, è questa: si tratta delle ragazze di Brancaleone, il paese calabrese dove Pavese si trova al confino. La donna è sempre simbolo di estraneità e alterità nel poeta torinese: ad esempio scriveva, all’amica Bianca Garufi: “Crudele lo sono ancora certamente, se crudeltà si può chiamare il normale contegno di chi rispetta le donne al punto di non volerne sapere di loro”.

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CAROL BENNETT, "TIME OUT"

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LA FRASE DEL GIORNO
Una donna che non sia stupida, presto o tardi, incontra un rottame umano e si prova a salvarlo. Qualche volta ci riesce. Ma una donna che non sia una stupida, presto o tardi trova un uomo sano e lo riduce a rottame. Ci riesce sempre.
CESARE PAVESE, Il mestiere di vivere




Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 9 settembre 1908 – Torino, 27 agosto 1950), scrittore, poeta, traduttore, saggista e critico letterario italiano. Nato poeta con Lavorare stanca, si è poi dedicato alla narrativa scrivendo romanzi famosissimi: Paesi tuoi, La luna e i falò, La casa in collina. I suoi temi principali sono il mito e la terra.


venerdì 24 giugno 2022

E tuttavia tu dici


FRIEDERIKE MAYRÖCKER

IL RESPIRO ABBIAMO

IL RESPIRO ABBIAMO
scambiato,  le anime
nude -

e tuttavia tu dici
«i tuoi capelli da indiana».

(da L'età dell'ossessione, 1992 - Traduzione di Sara Barni)

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Nell’amore si arriva ad appartenersi interamente, a scambiarsi i respiri e le anime, lasciate finalmente indifese – eppure a risaltare in questa brevissima poesia di Friederike Mayröcker è un dettaglio che potrebbe apparire insignificante ma che rivela invece un’attenzione del compagno di una vita – il poeta Ernst Jandl – verso di lei.

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JACK VETTRIANO, "DOPO MEZZANOTTE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Attraverso molte maschere / noi guardiamo / la bellezza del mondo.
FRIEDERIKE MAYRÖCKER, In lenti lampi




Friederike Mayröcker (Vienna, 20 dicembre 1924 – 4 giugno 2021), poetessa austriaca. Dapprima influenzata dal surrealismo, ha accolto in seguito la problematica del linguaggio promossa da Wittgenstein e dalla scuola viennese, giungendo a una poesia di variazioni e di ristrutturazione sintattica.


giovedì 23 giugno 2022

Immensa arpa sonora


GIOVANNI PASCOLI

LA VIA FERRATA

Tra gli argini su cui mucche tranquilla-
mente pascono, bruna si difila
la via ferrata che lontano brilla;

e nel cielo di perla dritti, uguali,
con loro trama delle aeree fila
digradano in fuggente ordine i pali.

Qual di gemiti e d'ululi rombando
cresce e dilegua femminil lamento?
I fili di metallo a quando a quando
squillano, immensa arpa sonora, al vento.

(da Myricae, Giusti, 1892)

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L’irrompere del progresso è al centro della poesia di Giovanni Pascoli scelta dal Ministero per l’analisi del testo alla prima prova scritta dell’esame di maturità del 2022.  Un paesaggio bucolico con le mucche al pascolo, come potrebbe essere in un dipinto di Segantini, nel quale piomba la tecnologia sotto forma dei binari della ferrovia che luccicano e dei pali del telegrafo che corrono accanto alle rotaie, accompagnando la strada ferrata. Che fa il poeta? Rimane in bilico tra l’esigenza dell’evoluzione tecnica e il rimpianto per quella profanazione della natura, si interroga sulla portata di tale mutamento, sull’irruzione della realtà esteriore in quel mondo agrario, sulle minacce all’innocenza rurale e alle tradizioni, ma riesce tuttavia a trovare la poesia anche nel progresso, in quei fili tesi che il vento fa vibrare come le corde di un’arpa eolica.

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FOTOGRAFIA © 9436196/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Noi mentre il mondo va per la sua strada, / noi ci rodiamo, e in cuor doppio è l'affanno, / e perché vada, e perché lento vada.
GIOVANNI PASCOLI, Myricae




Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912), poeta e accademico italiano, eccelso latinista, figura emblematica della letteratura di fine Ottocento. Nonostante la sua formazione eminentemente positivistica, è il maggiore esponente del Decadentismo.


mercoledì 22 giugno 2022

Patrizia Cavalli


La poetessa Patrizia Cavalli si è spenta ieri dopo una lunga malattia. Debuttò nel 1974 con Le mie poesie non cambieranno il mondo, con la benedizione di Elsa Morante, e già il titolo è tutta un’intenzione programmatica che sottolinea la sua tecnica rigorosa che accosta una metrica classica a un lessico e una sintassi molto moderni. Il critico Alfonso Berardinelli ne fotografa così perfettamente l’essenza poetica: “Il suo lessico è misto e ibrido, ma la sua dizione è immancabilmente pura. Si intuisce subito che è proprio la purezza delle dizione lo scopo per cui scrive. Quando una cosa è precisamente detta, la mente guarisce dal malessere, dalla malattia dell’imprecisione”.

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QUESTA SFUSA FELICITÀ CHE ASSALE

Questa sfusa felicità che assale
le facce al sole,
i gomiti e le giacche
– quante dolcezze
sparse nel mercato,
come son belli
gli uomini e le donne!
E vado dietro all’uno
e guardo l’altra,
sento il profumo
inseguo la sua traccia,
raggiungo il troppo
ma il troppo non mi abbraccia.

(da Poesie, Einaudi 1999)

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SEMPRE APERTO TEATRO

Indietro, in piedi, da lontano,
di passaggio, tassametro in attesa
la guardavo, i capelli guardavo,
e che vedevo? Mio teatro ostinato,
rifiuto del sipario, sempre aperto teatro,
meglio andarsene a spettacolo iniziato.

O amori – veri o falsi
siate amori, muovetevi felici
nel vuoto che vi offro.

Tutto mi appare in bella superficie
e poi scompare. Perché ritorni
la figura io mi sfiguro, offro
i miei pezzi in prestito o in regalo,
bellezza sia visibile, formata,
guardarla da lontano, anche sfocata,
purché ci sia, purché ci sia, anche non mia.

(da Sempre aperto teatro, Einaudi, 1999)

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Altre poesie di Patrizia Cavalli sul Canto delle Sirene:

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LA FRASE DEL GIORNO
Non sono nata per essere ragionevole, sono nata per amare, per essere felice…
PATRIZIA CAVALLI, Con passi giapponesi




Patrizia Cavalli (Todi, 17 aprile 1947 – Roma, 21 giugno 2022), poetessa e scrittrice italiana. La sua lirica, limpida e diretta, rivela spesso un'intensa drammaticità. Traduttrice di Shakespeare, ha anche riempito i teatri, dando alla letteratura una dimensione scenica, portando in scena l’amata Emily Dickinson.

martedì 21 giugno 2022

In un giorno d’estate


GIUSEPPE PICCOLI

SE TI CHINI

Se ti chini
sul mondo che si divide
del mezzogiorno
o della mezzanotte
in un giorno d’estate
vedrai e udrai
le foglie cantare
nate da te
dallo spirito dell’albero
con mille ciliegie
o le albicocche
e vedrai sentirai capirai
palpitare le ciocche di capelli
della tua bella
che non sa parlare.
E capirai sentirai
gli anelli dell’aria
di sé in stelle mutare.

(da Poesia, Crocetti, 213, Febbraio 2007)

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Con il solstizio oggi alle 11.14 inizia ufficialmente l’estate, stagione che si celebra con feste sia pagane sia religiose (San Giovanni Battista). Un’atmosfera di forza e di splendore – estate deriva etimologicamente da aestas, che in latino indica il calore bruciante – celebrata in questi versi dal travagliato poeta veronese Giuseppe Piccoli.

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FOTOGRAFIA © LC-CLICK/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Luce diffusa, splendore. L’estate è essenziale e costringe ogni anima alla felicità
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ANDRÉ GIDE




Giuseppe Piccoli (Verona, 5 aprile 1949 – Napoli, 18 febbraio 1987), poeta italiano. Schizofrenico, nel 1981 uccise il padre e ferì la madre. Ricoverato in vari ospedali psichiatrici, nel 1987 si suicidò. La sua poesia rivela un desiderio di essere parte della natura per emergere dal ricordo alla contingenza della vita.


lunedì 20 giugno 2022

Quando mi dai la mano


ANDRÉ FRÉNAUD

PROMESSA

Quando mi dai la mano, è il tuo intero essere.
Eccoci spossessati, comproprietari di due corpi.
Un gallo fiammeggia fra i nostri fiati
e svaniremo in una sola presenza reale.

(da Non c'è paradiso, 1962 - Traduzione di Giorgio Caproni)

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La comunione di due esseri – questo è l’amore – dice il poeta francese André Frénaud, riuscire a fondere due anime e due sentimenti in uno: “Per non perdere nulla della mia vita” scrive “ho dimenticato le mie difese / ho imbrogliato i nodi, / aumentato le mie forze / fino all’amore”.

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FOTOGRAFIA © PIXEL2013/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
A furia di amarci non ci conosciamo più / perché non esiste più né tu né io.
ANDRÉ FRÉNAUD, Non c’è paradiso




André Frénaud (Montceau-les-Mines, 26 luglio 1907 – Parigi, 21 giugno 1993),  poeta francese. La sua poesia è classicheggiante, ma improntata spesso a una segreta negligenza espressiva. Evitando la retorica, mira a esprimere la ricerca dell'assoluto, l'unità e la complessità del mondo, il mistero dell'uomo su questa terra.


domenica 19 giugno 2022

Un valzer


VINÍCIUS DE MORAES

SOSPENSIONE

Fuori di me, fuori di noi, nello spazio, nel vuoto
la musica dolente di un valzer
In me, nel profondo di me
la musica dolente del tuo corpo
E in ogni cosa, vivendo il momento di ogni cosa
la musica della notte illuminata.

Il ritmo del tuo corpo nel mio corpo…
Il dolce giro del valzer lontano, del valzer sospeso…
il mio petto vive il tuo petto
I miei occhi bevono i tuoi occhi, bevono il tuo viso…
E la voglia di piangere che viene da tutte le cose.

(da Cammino verso la distanza, 1933)

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La tristezza è l’intervallo tra due felicità” scrisse il poeta brasiliano Vinícius de Moraes: appare già evidente in questa poesia giovanile, scritta a vent’anni, in cui sulle note di un valzer in sottofondo mostra la sua inquietudine per la felicità che va e viene, la sua brama di vivere più di una vita in una. Questo spleen baudelairiano, o meglio, questa saudade tipicamente brasiliana lo attanaglierà spesso, tanto che nel 1960 scriverà: “È chiaro che la vita è buona / e l'allegria, l'unica indicibile emozione / è chiaro che ti trovo bella / e benedico in te / l'amore delle cose semplici / è chiaro che ti amo / e ho tutto per essere felice / ma capita che io sia triste…”

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JACK VETTRIANO, "DANCE ME TO THE END OF LOVE"

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LA FRASE DEL GIORNO
La vita è questa incertezza che dimora in me.
VINÍCIUS DE MORAES




Marcus Vinícius da Cruz de Mello Moraes (Rio de Janeiro, 19 ottobre 1913 – 9 luglio 1980), poeta, cantante, compositore, drammaturgo e diplomatico brasiliano. Di famiglia facoltosa, fu addetto d’ambasciata a Los Angeles e Parigi. Nel 1958 diede il via alla bossanova con i testi scritti con Jobim di Canção do amor demais, album di Elizeth Cardoso. Si sposò nove volte.


sabato 18 giugno 2022

Si avvicinò una nuvola


ATHINA PAPADAKI

IL PINO

Si avvicinò una nuvola
e si posò dolcemente
su un pino

«Posso riposare un momento sui tuoi rami?
Sono stata in movimento tutto il giorno»
«Ma certo» rispose il pino,
toccando delicatamente la nuvola

»Non esiste felicità senza dolore»
mormorò
la pioggia che cadeva.

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È una favola in piena regola questa poesia di Athina Papadaki: la poetessa greca umanizza una nuvola e un pino per trarre una morale, evidente a tutti: “Non esiste felicità senza dolore”, quello che teorizzarono in molti, dal filosofo tedesco Arthur Schopenhauer al sociologo statunitense Norman Bradburn.

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FOTOGRAFIA © BESSI/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Quello che ho di immortale è l’utopia.
ATHINA PAPADAKI




Athina Papadaki (Atene, 1945), poetessa e giornalista greca. Con i suoi versi cerca di fuggire dal temporaneo, dall'insensato, verso ciò che lo trascende; allo stesso tempo cerca di costruire con ironia il proprio mito e la propria visione servendosi di questo materiale “anti-poetico".


venerdì 17 giugno 2022

Nel cuore dell’istante


NUNO JÚDICE

LA MATERIA DELLA POESIA

Per Salah Stétié

C’è una sostanza delle cose che non
si perde quando le ali della bellezza
la toccano. La perdiamo di vista, talvolta,
girando gli angoli della vita; ma
lei ci insegue con il suo desiderio
di permanenza, e viene a contaminarci
con l’infezione divina di una febbre di
eternità. I poeti lavorano
questa materia. Le loro dita estraggono
il caso da dentro chi va
loro incontro, e sanno che l’improbabile
si trova nel cuore dell’istante,
nell’incrocio di sguardi che
la parola della poesia traduce. Leggo
ciò che scrivono; e dalla fiamma che
i loro versi alimentano si leva
un fumo che il cielo disperde, in
mezzo all’azzurro, lasciando appena un
eco di ciò che è essenziale, e permane.

(da La materia della poesia, Kolibris, 2015 - Traduzione di Chiara De Luca)

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Che cos’è la poesia? Devo dire che la definizione del poeta portoghese Nuno Júdice è quella con la quale mi trovo più in sintonia: è quell’estrarre la sostanza dalle cose, riuscendo a coglierne l’istante esatto in cui si rivela, per riuscirne a intravedere per un attimo il bagliore del mistero, a udirne l’eco che sfugge.

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DIPINTO DI ROB GONSALVES

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LA FRASE DEL GIORNO
Usa la poesia per elaborare una strategia / di sopravvivenza sulla mappa della tua vita.
NUNO JÚDICE, Guida di concetti base




Nuno Manuel Gonçalves Júdice Glória (Mexilhoeira Grande, 29 aprile 1949) è un poeta, romanziere e saggista portoghese. Professore universitario alla Universidade Nova di Lisbona, è esperto di letteratura medievale.


giovedì 16 giugno 2022

Gli idoli di noi stessi


GABRIEL FERRATER

IDOLI

Allora, quando stavamo distesi e
abbracciati davanti alla finestra
aperta sul pendio degli ulivi (due
semi nudi dentro un frutto che l’estate
ha spaccato con violenza e che si riempie
di aria) non avevamo ricordi. Eravamo
il ricordo che abbiamo ora. Eravamo
questa immagine. Gli idoli di noi stessi,
per la sottomessa fede del dopo.

(da Curriculum vitae Poesie 1960-1968, Biblioteca di Poesia, 2010 - Traduzione di Pietro U. DIni)

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Il poeta catalano Gabriel Ferrater ricalca un tema abbastanza comune (Pedro Salinas: “E sto abbracciato a te / senza chiederti nulla, per timore / che non sia vero / che tu vivi e mi ami”; Cesare Pavese: “La compagna era stesa con me: la finestra / era vuota, nessuno guardava, eravamo ben nudi”) ma vi inserisce il suo personale leit-motiv, la quotidianità che si trasforma in ricordo, il momento che si scolpisce e diventa l’idolo di se stesso.


ACQUARELLO DI JAMES COATES

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LA FRASE DEL GIORNO
Oh, per la troppa sete confusa, un solo / cubetto di ghiaccio, un solo ricordo di te ad ogni istante / finché non mi sarai restituita.
GABRIEL FERRATER




Gabriel Ferrater i Soler (Reus, 20 maggio 1922 – Sant Cugat del Vallès, 27 aprile 1972), poeta spagnolo di lingua catalana. La sua poesia, caratterizzata dal realismo e dall’uso di temi quotidiani e colloquialismi, tratta di amore, di erotismo e della nostalgia per il passato.


mercoledì 15 giugno 2022

Le navi con le vele azzurre


JEANNIE EBNER

LE NAVI DEL SOGNO

Dove sono rimaste quelle
navi leggere con le vele azzurre,
che di notte schierate
al chiarore della luna
passavano davanti alla mia finestra?

Ho vissuto in ogni casa,
ho scritto il mio nome su ogni soglia,
nella casa del peccatore, alla porta del giusto.

Ma dove sono gli uccelli bianchi e neri?

Rovinate dalla tempesta e dal sole feroce,
le isole dove nidificano i sogni.
Dove sono le navi con le vele azzurre?
Sollevata la chiglia tarlata,
il tempo le porta su lidi solitari.

E dove mi costruirò un rifugio?
Ho vissuto dietro ogni recinto
ho scritto il mio nome nella sabbia in fuga.
Non ho più niente.
Ma dove sono
le azzurre, silenziose, misteriose
navi del sogno, che con il vento sfuggente
giungevano dalle baie tranquille dell'infanzia?

(da Tutte le poesie, 1993)

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Come spesso nei suoi romanzi fa vivere i suoi personaggi sulla soglia tra sogno e realtà, la scrittrice e poetessa austriaca Jeannie Ebner  sembra cercare quel mondo intermedio sospeso tra la fantasia e il reale, tra il sogno e il ricordo, ma ormai perduto, ormai relegato nelle memorie dell’infanzia, quel periodo dal quale, una volta usciti, come scrisse George Bernanos, “occorre soffrire molto a lungo per rientrarvi”.

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ROB GONSALVES, "THE SUN SETS SAIL"
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LA FRASE DEL GIORNO
Giorni dell'infanzia, siete voi che voglio richiamare. Tempi senza livore, tempi amici, è di voi che voglio rammentarmi. Di nuovo si udranno per le chiare stanze i passi leggeri di mia madre, e le gioiose risate di persone, oggi affaticate e grigie, che allora non sapevano quale fosse il loro destino.
HERMANN BANG, La casa bianca




Jeannie Ebner, dopo il matrimonio Jeannie Allinger (Sydney, Australia, 17 novembre 1918 – Vienna, 16 marzo 2004), scrittrice, poetessa, traduttrice ed editrice austriaca. Il suo lavoro, che mescola spesso sogno e realtà quotidiana, è stato inizialmente influenzato dal surrealismo, poi dalla mitologia antica e dal simbolismo cristiano.


martedì 14 giugno 2022

Che cosa hai offerto?


MARIA UNDER

I CONTI

Appoggiata umilmente alla terra, più immobile dell'ombra,
sono seduta tra l'erba secca, in totale solitudine.
La cresta del passato si affievolisce in lontananza,
Il sentiero del gelo mi aspetta nella valle.

Sotto la minaccia del tempo conto i momenti liberi
che cadono, transitori, come bacche, uno dopo l'altro.
Il giorno mi ha voltato le spalle.
È notte. L'ora dei conti. O del giudizio finale?

Oh ascolta il fresco sussurro dell'universo
che chiede, come un angelo severo:
e tu, che cosa hai offerto in sacrificio?

Un dolore pieno di gioia scuote la mia anima,
sento una risposta scivolare sulle mie labbra come una preghiera
-  Chiedilo a chi mi ha battezzato con i versi.

(da Sui confini, 1963)

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E tu, che cosa hai offerto in sacrificio?” richiama alcuni versetti della Genesi (4, 3-5) : “Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto”. Che cosa ha offerto, riflette ormai anziana la poetessa estone Marie Under? Le sue poesie…

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GEORGES SEURAT, "CONTADINA SEDUTA SULL'ERBA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Voi date ben poco quando date dei vostri beni. È quando date voi stessi che date davvero.
KHALIL GIBRAN




Marie Under (Tallinn, 27 marzo 1883 – Stoccolma, 25 settembre 1980), poetessa estone. Nel 1944 lasciò la patria invasa dai sovietici riparando con la famiglia a Stoccolma. Fu candidata otto volte al Premio Nobel. I suoi versi passano dall'esuberanza giovanile a una musicalità classica attraversando un periodo di irrequietezza.


lunedì 13 giugno 2022

Prendete una parola


RAYMOND QUENEAU

PER UN’ARTE POETICA

Prendete una parola
prendetene due
fate cuocere come fossero uova
prendete un pezzettino di senso
e uno più grande di innocenza
scaldate a fuoco lento
al fuoco lento della tecnica
versate la salsa enigmatica
insaporite con qualche stella
pepate e alzate le vele
Ora dove andrete?
A scrivere
davvero?  A scrivere?

(da Il cane con il mandolino, 1958)

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Io non ho mai visto differenze essenziali tra il romanzo, come lo voglio scrivere, e la poesia”: lo scrittore e poeta francese Raymond Queneau, dall’alto del suo tentativo sperimentale, sovverte i generi tradizionali, e questa è la sua formula, che tratta la letteratura come se fosse una ricetta di cucina per esprimerne i concetti fondamentali.

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ALIGHIERO BOETTI, "IL PROGRESSIVO SVANIR DELLA CONSUETUDINE"

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LA FRASE DEL GIORNO
L'umorismo
è un tentativo di scrostare i grandi sentimenti della loro stupidità.
RAYMOND QUENEAU, Il diario intimo di Sally Mara




Raymond Queneau (Le Havre, 21 febbraio 1903 – Parigi, 25 ottobre 1976),  scrittore, poeta e drammaturgo francese.  Inizialmente vicino ai surrealisti, recuperò in chiave sperimentale generi tradizionali, in continua ricerca di una vitalità espressiva mediante l'innovazione linguistica.


domenica 12 giugno 2022

Il clima della poesia


DEREK WALCOTT

EGRETTE BIANCHE, XI

Forse esiste soltanto su un unico orizzonte,
di mulini a vento e campanili con gru inquisitrici,
campi di pioppi loquaci, una zona temperata,
statue equestri e fontane che intrecciano l’acqua,
e, quando la città s’interrompe e cominciano alberi e siepi,
la campagna esuberante che vediamo dal treno
con mucchi di fieno e stagni d’anatre e corvi su uno steccato
per il funerale di un assessore. Una pioggia deferente
cade cerimoniosa sui tavolini e sui ciottoli
gli ombrelli sbocciano e una foschia decorosa
smalta le strade dove la cattedrale trema
nel suo riflesso, la pioviggine è una lode quieta,
e il prete con la barba sfatta e la tonaca impolverata,
protettore del latino e dei cipressi vedovi,
vede come gli stormi di storni compilano gli annali
che preservano la Storia nel suo immortale grigiore
e le chiatte scivolano in strofe lungo i canali.
Questo è il clima della poesia, la sua vera casa,
non dove le palme applaudono se stesse e le vele danzano
con gioia spensierata e i gabbiani gareggiano con la spuma.

(da Egrette bianche, Adelphi, 2015 - Traduzione di Matteo Campagnoli)

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In Egrette bianche Derek Walcott, poeta di Saint Lucia premiato con il Nobel per la Letteratura nel 1992, esamina l’eredità coloniale e lo spettro dell’impero britannico con gli occhi di un esule ritornato dopo molti anni di viaggio: dopo aver vissuto in altre culture e aver visitato altri luoghi, in particolare l’Italia, di ritorno come un figlio prodigo, può valutare le sue radici confrontandole con le esperienze vissute altrove.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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LA FRASE DEL GIORNO
Certe cose non le scegliamo noi, / ma siamo quello che che abbiamo fatto.
DEREK WALCOTT, La voce del crepuscolo




Derek Walcott (Castries, 23 gennaio 1930 – Cap Estate, 17 marzo 2017), poeta e scrittore di Saint Lucia, premio Nobel per la letteratura nel 1992. Cultore appassionato di letterature classiche antiche, ha espresso con singolare vigore il senso di privazione di una propria storia, peculiare dei caraibici di ascendenza africana.


sabato 11 giugno 2022

Non avere mente


LOUISE GLÜCK

IL PAPAVERO ROSSO

Il bello
è non avere
mente. Sentimenti:
oh, quelli ne ho; mi
governano. Ho
un signore in cielo
che si chiama sole, e mi apro
per lui, mostrandogli
il fuoco del mio cuore, fuoco
come la sua presenza.
Cosa potrebbe essere una simile gloria
se non un cuore? Oh, miei fratelli e sorelle,
eravate come me una volta, tanto tempo fa,
prima che foste umani? Vi
concedeste di
aprirvi una volta per non
aprirvi mai più? Perché in verità
adesso io sto parlando
come voi. Parlo
perché sono disfatto.

(da L'iris selvatico, 1992 - Traduzione di Massimo Bacigalupo)


L’iris selvatico è la raccolta di Louise Glück in cui a cantare è un intero giardino in cui la poetessa statunitense Premio Nobel 2020 insegue una “divinità” o meglio una “presenza celeste”. Con lei dialogano i fiori: l’effimero ed elegante papavero rosso è il portavoce dell’apertura verso l’esterno a scapito dello sguardo verso l’interno, il suo suggerimento è quello di abbandonare la mente per il sentimento. Ma questo atteggiamento, se nega il solipsismo, cade nell’eccesso opposto, quello del cieco abbandono, della mancanza di autonomia, della sottomissione al potere, della perdita del sé.

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FOTOGRAFIA © REALWORKHARD/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Sono attratta dai puntini di sospensione, dal non detto, dalla suggestione, dal silenzio eloquente e deliberato. Il non detto, per me, esercita un grande potere: spesso vorrei che si potesse fare un'intera poesia con questo vocabolario.
LOUISE GLÜCK, American Poetry Review, n. 5, 1993




Louise Elisabeth Glück (New York, 22 aprile 1943), poetessa statunitense nata da famiglia ebrea ungherese. È stata premiata con il Pulitzer nel 1993 ed è stata Poeta Laureato del Congresso nel 2003. Per anni lettrice d’inglese al Williams College, ora insegna a Yale. Nel 2020 è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura.


venerdì 10 giugno 2022

Io sono una forza del Passato


PIER PAOLO PASOLINI

10 GIUGNO 1962

Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi,
dalle chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.

Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.

E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.

(da Poesia in forma di rosa, Garzanti, 1964)


Pier Paolo Pasolini si sentiva estraneo al presente, si sentiva altro rispetto al proprio tempo. Così il suo antimodernismo esplodeva spesso in attacchi virulenti: “il nuovo potere borghese infatti necessita nei consumatori di uno spirito totalmente pragmatico ed edonistico”, “I risultati di questa spensierata società dei consumi sono i risultati di una dittatura, di un vero e proprio fascismo”  o ancora, contro i “capelloni”, considerati vuoti e inespressivi, di quella desolazione che secondo lui rivestiva gli Anni a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, caratterizzati sì dal boom economico, ma scarichi dell’umanesimo del passato.

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PASOLINI SUL SET DI "IL VANGELO SECONDO MATTEO" © DOMENICO NOTARANGELO

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LA FRASE DEL GIORNO
L'uomo medio dei tempi del Leopardi poteva interiorizzare ancora la natura e l'umanità nella loro purezza ideale oggettivamente contenuta in esse; l'uomo medio di oggi può interiorizzare una Seicento o un frigorifero, oppure un week-end a Ostia
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PIER PAOLO PASOLINI, Scritti corsari




Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975), poeta, sceneggiatore, attore, regista, scrittore e drammaturgo italiano. Culturalmente versatile, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi anche come pittore, romanziere, linguista, traduttore e saggista.


giovedì 9 giugno 2022

La sua ametista


IDEA VILARIÑO

LONTANO

Nella stanza asciutta
ocra
silenziosa
così lontano dal mare
dal suo battito
dal suo sapore salmastro
la sua ametista.

(luglio 1990)

(da Poesia completa, 2000)

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Laggiù sarà il mare / quello che vado a comprare / che vedrò per sempre / che ululerà che chiamerà”: la poetessa uruguaiana Idea Vilariño si trova in una località lontana dal mare, ma riesce a sentirne l’essenza, a coglierne se non il gusto salmastro e l’azzurro profondo, almeno un riflesso che balugina nell’anima per sentirsi “davanti alla sua luce / al suo amore / alla sua bellezza / al suo canto”.


EDWARD HOPPER, "STANZE SUL MARE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Le mani della notte cercano l’aria / l’aria dimenticata sul mare, / il mare chiuso / il mare, / solo nella notte, avvolto / nella sua grande solitudine.
IDEA VILARIÑO




Idea Vilariño Romani (Montevideo, 18 agosto 1920 – 28 aprile 2009), poetessa, saggista e critica letteraria uruguaiana. Appartenne al gruppo della Generazione del ‘45 con Juan Carlos Onetti e Mario Benedetti. Le sue poesie sono spesso caratterizzate da una introspezione intima. Pur accettando i premi conferiti, rifiutò di rilasciare interviste, di fare promozione ai propri libri e di commentare la sua poetica.


mercoledì 8 giugno 2022

Fra noia e mania di vivere


PAUL ÉLUARD

IL LAVORO DEL POETA, I

I bei modi di essere con gli altri
Sull’erba calva d’estate
Sotto nuvole bianche

I bei modi di esser con le donne
In una casa grigia e calda
Sotto coltri trasparenti

I bei modi di essere con sé
Davanti al foglio bianco

Minacciati d’impotenza
Fra due tempi e fra due spazi

Fra noia e mania di vivere

(da Poesia ininterrotta, Einaudi, 1947 – Traduzione di Franco Fortini

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Fra noia e mania di vivere”: si bilancia tra questi due estremi la vita del poeta secondo il surrealista francese Paul Èluard e alla fine quello che conta è “saper diventar vecchio saper passare il tempo / saper regnare saper durare saper rivivere” e farlo se possibile con dei bei modi, rendendo visibile quello che si soffre, “quello che i ciechi vedono”.

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SALVADOR DALÍ, "RITRATTO DI PAUL ÉLUARD"

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LA FRASE DEL GIORNO
Parlo in aria / un accenno / M'intendo.
PAUL ÉLUARD, Poesia ininterrotta




Paul ÉluardPaul Éluard, pseudonimo di Eugène Émile Paul Grindel (Saint-Denis, 14 dicembre 1895 – Charenton-le-Pont, 18 novembre 1952), poeta francese, è stato tra i maggiori esponenti del movimento surrealista. La sua poesia evolve da tematiche individualiste, di lirismo amoroso, a contenuti di forte ispirazione sociale.


martedì 7 giugno 2022

Sulle acque profonde


PABLO ANTONIO CUADRA

LA SIRENA

Non mi sono tappato le orecchie con la cera
né ho legato il mio corpo all’albero maestro.
Ho voluto amarla nelle sue acque
e dolcissimo fu il mio
canto tra gli scogli.
I miei desideri, remi senza mani,
inseguirono la sua schiuma.
Quante volte, navigante,
ho pesato la gioia e il dolore dei miei sogni
sulla bilancia dei suoi seni!
Ma sempre più a fondo.
Finché è salita la luna e ho guardato la sirena
galleggiare come Ofelia
sulle acque profonde.

(da Poesie con un crepuscolo sulla schiena, 1949)

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Il poeta nicaraguense Pablo Antonio Cuadra è un Odisseo che ce l’ha fatta: lui, seguendo la teoria di Oscar Wilde secondo cui “l’unico modo di liberarsi da una tentazione è cedervi”, non si è legato all’albero maestro, non si è turato le orecchie con la cera, ma si è buttato a capofitto tra le braccia della Sirena, cantando anzi con lei e per lei, ricavandone però alla fine soltanto un’illusione.

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RAFAL OLBINSKI, "SIRENA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Io non sono niente. / A parte questo, ho tutti i sogni dell'uomo.
PABLO ANTONIO CUADRA, Poesie con un crepuscolo sulla schiena




Pablo Antonio Cuadra Cardenal (Managua, 4 novembre 1912 – 2 gennaio 2002), poeta, saggista, drammaturgo e critico letterario nicaraguense. Fondatore della rivista Vanguardia ed editore del quotidiano La Prensa, si oppose sia all’invasione statunitense sia alla dittatura di Somoza.


lunedì 6 giugno 2022

A questa età


ROBERT BLY

IO HO FIGLIE E FIGLI

1.

Chi c'è là fuori alle sei del mattino?
L'uomo che lancia i giornali sul portico,
e le anime erranti che improvvisamente
strisciano verso i loro corpi addormentati.

2.

Le parole selvagge di Jacob Böhme
continuano a lodare il corpo umano,
ma le parole pesanti degli asceti
ondeggiano nei venti autunnali.

3.

Ho diritto alle mie poesie?
Alle mie battute? Ai miei amori?
Oh, che sciocco, non so niente,
meno di niente, sul desiderio.

4.

Ho delle figlie e ho dei figli.
Quando uno di loro mi mette una mano
sulla spalla, pesci luccicanti
virano di colpo nel mare profondo.

5.

A questa età, amo particolarmente l'alba
sul mare, le stelle sugli alberi,
le pagine de "La triplice vita",
e i musi pallidi dei topolini.

6.

Forse le nostre vite sono fatte di cinghie
e di carta, come i primi aerei
dei fratelli Wright. I vicini
corrono reggendo la punta delle ali.

7.

Ho sempre amato la ferocia con cui Yeats
saltava dentro una poesia,
e quell'adorabile calma nelle mani di mio padre
quando si abbottonava il cappotto.

(da Parlando all'orecchio di un asino, 2011)

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Una serie di riflessioni introspettive del poeta statunitense Robert Bly, raccolte con il suo classico stile chiaro e immaginifico: in fondo non è altro che la vita che accade, con le sue piccole o grandi emozioni, dalla lettura tranquilla di Marsilio Ficino alle riflessioni sulle parole del filosofo luterano Jacob Böhme (“Mediante la caduta, l'uomo, per quanto riguarda il suo corpo esterno, divenne l'animale di tutti gli animali, cioè l'immagine animale di Dio, in cui la parola di Dio si manifestò in modo terreno”). E ancora l’affetto per i figli e la tenerezza del contatto, la bellezza delle poesie di William Butler Yeats, l’alba, il mare, le stelle…

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VÄINÖ HÄMÄLÄINEN, "UOMO CHE LEGGE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Sono fiero solo di quei giorni che trascorrono con indivisa tenerezza.
ROBERT BLY




Robert Bly (Contea di Lac qui Parle, Minnesota, 23 dicembre 1926 – Minneapolis, Minnesota, 21 novembre 2021), poeta statunitense. Leader del Mythopoetic Men's Movement, è stato anche un attivo pacifista. La sua poetica è stata influenzata dalla teoria degli archetipi di Carl Gustav Jung.