martedì 31 dicembre 2013

E l’anno finirà

 

EUGENIO MONTALE

FINE DEL ‘68

Ho contemplato dalla luna, o quasi,
il modesto pianeta che contiene
filosofia, teologia, politica,
pornografia, letteratura, scienze
palesi o arcane. Dentro c'è anche l'uomo,
ed io tra questi. E tutto è molto strano.

Tra poche ore sarà notte e l'anno
finirà tra esplosioni di spumanti
e di petardi. Forse di bombe o peggio,
ma non qui dove sto. Se uno muore
non importa a nessuno purché sia
sconosciuto e lontano.

(da Satura, Mondadori, 1971)

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Sono passati 45 anni da questa poesia di Eugenio Montale (1896-1981). Ma la chiusa del Premio Nobel è ancora attualissima. Allora si arrivava dalla rivoluzione studentesca, adesso dalla crisi. Allora la tecnologia era la televisione che rimandava immagini della Luna, il pianeta che sarebbe stato violato dall’uomo l’anno successivo, adesso abbiamo il mondo sui nostri smartphone sempre più all’avanguardia. Eppure, alla fine quella frase finale è assolutamente vera, per quanto navighiamo sulla Rete incontrando centinaia se non migliaia di persone. Considerare maggiormente l’Altro: questo potrebbe essere il proposito per il 2014 che va a cominciare e che auguro lieto e colmo di soddisfazioni per tutti voi, amici che leggete Il canto del Sirene. Buon anno!

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2014

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Come d’abitudine, ecco le statistiche relative al Canto delle Sirene per il 2013:

VISITE: 169.000 (-16%) *

PAGINE VISTE: 340.000 (-8%) *

TEMPO MEDIO SUL SITO: 2:03 (+22%)

* da notare che Google nel corso dell’anno ha modificato le sue tipologie di indicizzazione penalizzando in particolare le visite provenienti dalla ricerca di immagini


LE CINQUE PRINCIPALI CHIAVI DI RICERCA
(escludendo “Il canto delle sirene” e simili):

  1. iosif brodskij poesia immagina col fiammifero acceso quella sera la grotta
  2. achmatova parigi è in una nebbia scura modigliani
  3. dora markus
  4. cortazar
  5. simon weil frasi


RECORD DI VISITE: 747, il 21 marzo
(il più basso 246 il 17 agosto)


I POST PIÙ LETTI NEL 2013

  1. Bacio anche le tue domande
  2. Dora Markus
  3. Poesie per settembre
  4. Le affinità d’anima
  5. Nizar Qabbani

LA CLASSIFICA DEI POST SCRITTI NEL 2013

  1. Come il ramo del biancospino
  2. Il cafarnao delle carni
  3. Un cuore di farfalle
  4. L’ora del tè
  5. Dell’eterno puzzle

SITI CHE LINKANO IL BLOG
(cui va Il mio doveroso grazie)

  1. La belle auberge 439 visite originate
  2. La Poesia di Claudio Malune 287
  3. Spazio Radioquattordici 185
  4. L'Olivo Saraceno 111
  5. Arazzi e scazzi 69
  6. Rock Music Space 69
  7. Germogliare 69
  8. Il giardino delle Esperidi 68
  9. La perla nera 49
  10. Bulimia letteraria 42

PROVENIENZE DA SOCIAL NETWORK, AGGREGATORI E MOTORI DI RICERCA

  1. Facebook 7.084
  2. Blogger 5.050
  3. Google 2.104
  4. Liquida 979
  5. Google+ 458

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LA FRASE DEL GIORNO
Sii sempre in guerra con i tuoi vizi, in pace con i tuoi vicini, e lascia che ogni nuovo anno ti trovi un uomo migliore.
BENJAMIN FRANKLIN, Almanacco del Povero Riccardo




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.

lunedì 30 dicembre 2013

Un’azzurra mascherata

 

MARIA LUISA SPAZIANI

BILANCI CONSUNTIVI

Ma tutta quella tristezza che hai vissuto,
(guarda, che strano), dall'alto del monte
non ti sembra un’azzurra mascherata?
E quando vedi i dadi che riposano
sopra il loro responso di numeri,
giureresti che si trattava di un gioco?

(da Geometria del disordine, Mondadori, 1981)

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La fine dell’anno è tempo di bilanci, non solo per le aziende ma anche per le nostre vite: si valuta dove si è mancato e ciò che invece ci ha dato soddisfazione, si comincia a entrare nell’ottica del nuovo anno formulando dei propositi per migliorarsi. È la vita, e così la descrive anche la poetessa Maria Luisa Spaziani: l’azzurra mascherata di ogni giorno con i suoi giochi e i suoi tradimenti.

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Olbinski

RAFAL  OLBINSKI, “RADICAL TRANSFORMATION OF SYMBOLS”

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LA FRASE DEL GIORNO
Il capodanno è il momento per fare i vostri buoni propositi. La settimana successiva potrete cominciare a piastrellarci la strada per l’inferno, come al solito.
MARK TWAIN, Lettera al Virginia City Territorial Enterprise, 1863




Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.


domenica 29 dicembre 2013

Ungaretti cuore inquieto

 

GIUSEPPE UNGARETTI

DONO

Ora dormi, cuore inquieto,
Ora dormi, su, dormi.
 
Dormi, inverno,
Ti ha invaso, ti minaccia,
Grida: «T’ucciderò
E non avrai più sonno».
 
La mia bocca al tuo cuore, stai dicendo,
Offre la pace,
Su, dormi, dormi in pace,
Ascolta, su, l’innamorata tua,
Per vincere la morte, cuore inquieto.

(da Dialogo, 1968)

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È un tardo amore per l’ottantenne Giuseppe Ungaretti quello della ventiseienne brasiliana Bruna Bianco, vissuto con la consapevolezza che l’amore – anche quello, “demente / ormai solo evocabile / nell'ora degli spettri” non si estingue mai. Le poesie del vecchio Ungaretti, scritte alternatamente con lei, sono ancora più struggenti, venate dal senso della fine. Ed è una ninna nanna in cui si culla il poeta, l’ultimo amore vissuto come un dono.

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FOTOGRAFIA © GEISA CRUVINEL

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LA FRASE DEL GIORNO
Sei comparsa al portone / in un vestito rosso / per dirmi che sei fuoco / che consuma e riaccende
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GIUSEPPE UNGARETTI, Dialogo




Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


sabato 28 dicembre 2013

Fernando Bandini

 

Dopo aver lottato a lungo contro la malattia, il giorno di Natale se n’è andato il poeta vicentino Fernando Bandini. Era nato nel 1931 e aveva la capacità di scrivere non solo in italiano ma anche nel dialetto vicentino e in latino, lingua che aveva appreso nonostante non avesse praticato studi classici. Di lui Andrea Zanzotto disse: “Bandini è un poeta eccezionale tra pacatezza e meditazione; a sua differenza, è un poeta trilingue”. L'assessore alla cultura del Comune di Vicenza Jacopo Bulgarini d'Elci ha così commentato la scomparsa dell’illustre concittadino: “Oggi, a Natale, la nostra città ha perso il suo poeta, Fernando Bandini. La grandezza di certi maestri è nella loro capacità di diventare, anche oltre la vita, magistero. Cercheremo di onorare l'insegnamento di Bandini provando a immaginare, ed edificare, una Vicenza capace di costruirsi sulle fondamenta della bellezza, della forma perfetta, della vera poesia - oggi più che mai necessaria”.

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FOSSERO I MIEI VERSI

Fossero i miei versi quello che la neve
è per i bambini quando si svegliano
e guardano dal vetro sbalorditi la lieve
polvere caduta da lontani mondi.

Fossero i miei versi quello che l'acqua
di maggio è per i meli dalla foglia lustra
quello che il vento è per i pini (una frusta
verde che schiocca sulla selva e sul pascolo).

Quello che per i pesci guizzanti è la ghiotta
esca, per il tordo bottaccio
la trappola insidiosa fatto col setaccio
di casa ancora sporco di farina.

Capaci di catturare, capaci di ferire,
capaci di serbare un segno segreto,
un mistero d'origine nel lieto
turbinio delle cose che lievita la massa.

Fossero i miei versi quello che le stelle
sono per la notte quando esplodono in cielo
come larghi rododendri sullo stelo
d'un sospiro che veglia alle finestre.

Fossero i miei versi di bella fattura
ma nutriti di umana realtà.
Fossero i miei versi come la libertà
aria della lotta e pane del riposo.

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QUATTRO PASSI

Forse perché c’è qualche
parentela tra cicuta e mandorlo
(e lo conferma in ambedue l’amaro)
mi scheggia l’osso la pallottola
diretta ad altri. Forse
perché c’è qualche oscura
connivenza tra la neve e il fuoco,
nel refolo che passa
sento frusciare i piedi dei vampiri
lungo gli asfalti della città lontana.

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AMNESIA

Giorno per giorno qualche nome si eclissa
dalla mia lingua e dalla mia memoria,
usuali parole come sedia bottiglia
Oh, trafelate corse per riprenderne
possesso! Annaspo naufrago
in un mondo che sempre più smarrisce
i suoi eoni, balbetto
come Mosè presso il roveto ardente.

E con nervoso tremito pronuncio
casa farfalla mela
per esorcizzare la buia notte
che si avanza a grandi passi;
ma poi casa precipita, farfalla
si polverizza in porpora,
mela mi è tolta divorata dal verme
che abita il mio cervello.

Come mi muoverò, poeta senza
gli amati nomi succo delle cose,
tra i buchi d’un saccheggiato universo?

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STA LINGUA

Sta lingua la xe quela
che doparava me nona stanote
vardandome da dentro la sòasa (1).
La boca stava sarà, le parole
mi le sentiva ciare.

Me nona
la ga imparà sta lingua da le anguane (2)
che vien zo da le grote
co sona mezanote
caminando rasente le masiere (3):
e da le róse
dove le lava fódare e nissói (4)
se sente ciof e ciof sora le piere
e te riva un ferume de parole
supià dal vento
che zola par le altane.

Me nona
se ga lèva na note co le anguane
par vegnere in sità.
Per paura dei spiriti che va
de sbindolon tel scuro
la diseva pai troisi la corona.
La xe rivà de matina bonora:
subito dopo un brolo de pomari
ghe ieri case e case da ogni banda.

La domandavan el nome de na strada,
scoltando na sirena
la xe rivà in filanda.
“Senti sta tosa come che la parla”,
i pensava vardandola tei oci
i botegari e i coci,
“le pare uno stealarin che vien dai orti”…

Sta lingua mi
la so ma no la parlo,
la xe lingua de morti.

 

1 sòasa = cornice

2 anguana = creatura mitologica simile a una ninfa

3 masiere = frane postglaciali tipiche dell’alto Veneto

4 nissòi = lenzuola

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma io non vado verso, io mi sono fermato, / per questo qualcosa riesco a vedere
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FERNANDO BANDINI, Lapidi per gli uccelli




Fernando Bandini (Vicenza, 30 luglio 1931 - 25 dicembre 2013),  poeta, scrittore e docente italiano di stilistica e metrica presso l'Università di Padova. Aveva la capacità di scrivere non solo in italiano ma anche nel dialetto vicentino e in latino, lingua che aveva appreso nonostante non avesse praticato studi classici.


venerdì 27 dicembre 2013

Il tuo corpo imperfetto

 

JORGE RIECHMANN

AMO IL TUO CORPO IMPERFETTO

Ah, la bugia dei corpi perfetti,
la gran bugia marcita delle relazioni perfette, dei momenti perfetti:
i corpi possono essere perfetti
solo al prezzo di un tradimento, di un taglio
che li separa dalla verità della vita.

La casa perfetta non può essere dimora

Perché esista pulizia
dev’esserci un poco di sporcizia.

E non si può concepire la trasparenza altissima del piacere
se non velata
da imprevedibili acque dolorose

Il tuo corpo imperfetto brillante
con l’olio quotidiano del desiderio.

(da Poesia scoperta, 2001-2006 - Traduzione di Stefano Bernardinelli)

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La perfezione non è di questo mondo, e non c’è bellezza che non sia imperfetta - lo testimoniano i corpi delle dive ritoccati con Photoshop ancor prima che con il bisturi del chirurgo plastico. Io la penso come il poeta spagnolo Jorge Riechmann, che riesce a trovare nell’imperfetto l’erotismo della verità, la tenerezza della semplicità. Non sono difetti, sono segni distintivi, un po’ come le rughe che Anna Magnani riteneva sua testimonianza di vita.

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AMEDEO MODIGLIANI, “DONNA DAI CAPELLI ROSSI”

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LA FRASE DEL GIORNO
Non c’è bellezza perfetta che non abbia qualcosa di sproporzionato.
FRANCIS BACON, Saggi




Jorge Riechmann Fernández (Madrid, 24 marzo 1962) è un poeta, traduttore, saggista, matematico, filosofo, ecologista e dottore in scienze politiche spagnolo. Autore di un'ampia opera poetica, è legato al gruppo dei poeti della poesia della coscienza e alla generazione degli anni Ottanta o postnovisimos.


giovedì 26 dicembre 2013

E un altro abete

 

SAMUIL JAKOVLEVIČ MARŠAK

DOPO LA FESTA

L'abete si rannuvola. Fa buio.
Le fiammelle scoppiettano spegnendosi,
e un altro abete attraverso la brina
guarda nella finestra il giardino nevoso.

Io vedo che la luna accende
i suoi aghi vestiti di neve
e, tutto infiammandosi, annuisce
al mio abete che si sta spegnendo.
Mi spiace che sugli aghi del mio abete,
la bufera non abbia sparso polvere,
che il vento non culli i suoi rami
distese come ali nere.

(da Poesia russa del Novecento, Feltrinelli – Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

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Tra un pranzo e l’altro un po’ di poesia, perché no? E, soprattutto se leggete queste righe nel pomeriggio di Santo Stefano, comincia a serpeggiare quel senso di languore del dopo festa, la sindrome leopardiana: “Ecco è fuggito / il dì festivo ed al festivo il giorno / volgar succede”. C’è anche chi è lieto di essersi sbolognato Natale ed i suoi riti, pronto a rituffarsi nella normalità. Quella leggera malinconia, quel sottile malessere traspare invece in questi versi del poeta russo Samuil Jakovlevič Maršak.

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FOTOGRAFIA © THE SIMASEK-KIBLER PROJECT

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LA FRASE DEL GIORNO
Quando son festa e giochi tutto l’anno, passare il tempo solo negli svaghi è tanto uggioso quanto lavorare.
WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico IV




Samuil Jakovlevič Maršak (Voronež, 3 novembre 1887 – Mosca, 4 luglio 1964),  poeta russo. Fu poeta lirico e satirico, dalla forma chiara e dal ricco linguaggio, nonché ottimo traduttore in versi dei maggiori scrittori di tutto il mondo, da Shakespeare a Heine, da Byron a Petöfi, riuscendo a rendere con efficacia lo spirito dell'opera originale.


mercoledì 25 dicembre 2013

Buon Natale a tutti voi

 

ALDA MERINI

BUON NATALE

A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.

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Faccio mio l’augurio della grande Alda Merini. A tutti voi che leggete Il canto delle Sirene auguro dal profondo del cuore di trascorrere una lieta giornata in allegria e serenità: l’allegra gioia negli occhi dei bambini davanti ai regali, la serena dolcezza degli incontri attorno alla tavola della festa. Buon Natale!

.Christmas

IMMAGINE © FANPOP!

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LA FRASE DEL GIORNO
E così è Natale, / auguro a tutti di essere felici / alle persone vicine e a quelle care / ai vecchi e ai giovani.
JOHN LENNON, Happy Christmas (War is over)




Alda Giuseppina Angela Merini (Milano, 21 marzo 1931 - 1º novembre 2009),  poetessa, aforista e scrittrice italiana. Vide pubblicate le prime poesie a diciannove anni. L’amore agitato con Giorgio Manganelli riportò alla luce i disagi psichici: dal 1965 al 1972 fu internata in ospedale psichiatrico. Dimessa, visse nella sua casa sui Navigli, spesso in stato di emarginazione, circondandosi di artisti.


martedì 24 dicembre 2013

Ed eccola, la Stella

 

IOSIF BRODSKIJ

24 DICEMBRE 1971

Siamo tutti a Natale, un po’ Re Magi.
Negli empori, fanghiglia e affollamento.
La gente, carica di mucchi di pacchetti,
mette un bancone sotto accerchiamento
per un po’ di croccante al gusto di caffè
così ciascuno è cammello e insieme re.
Reticelle, sacchetti, borse della spesa,
colbacchi e cravatte che vanno di traverso.
Effluvi di vodka, odori di pino e baccalà
e di cannella, mandarini e mele.
Marea di volti, e per via del vento misto a neve
il sentiero verso Betlemme non si vede.
Quelli che portano i modesti doni
saltano sui mezzi, sfondano i portoni,
spariscono negli abissi dei cortili,
eppure sanno che la grotta è vuota:
niente greppia, né un bue con l’asinello,
o Colei che circonfusa è da un aureo anello.
Il vuoto. Ma basta immaginarlo con la mente,
e dal nulla, di colpo un guizzo luminoso.
Deve saperlo Erode che quanto più è potente,
tanto più certo, ineludibile è il prodigioso evento.
La costanza di tale affinità è il meccanismo fondante della Natività
E adesso ovunque festeggiano
il Suo avvento, mettendo tutti i tavoli vicino.
Ancora non serve la stella nel turchino,
ma già si può vedere da lontano
la buona volontà di ogni figlio d’Adamo,
mentre i pastori attizzano i falò
Fiocca la neve: non fumano i comignoli
sui tetti, squillano invece. I volti come macchie.
Erode beve. Le donne nascondono i piccini.
Chi sta giungendo - non si sa mai:
ignoriamo i presagi, e il cuore sull’istante
potrebbe non ravvisar un forestiero nel viandante.
Ma quando, nel gelo della porta spalancata,
una figura avvolta nello scialle emerge
dalla foschia fitta della notte,
senti esistere in te senza vergogna
il Bambino e lo Spirito Santo;
poi guardi il cielo ed eccola - la Stella.

(da Poesie di Natale, Adelphi, 2004 – Traduzione di Anna Raffetto)

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“Mi ispiravo a un’Adorazione dei Magi che avevo visto su una rivista... Amavo quella concentrazione di ogni cosa in un solo luogo - il che è quanto si verifica nella scena della grotta... e si compie il Miracolo. Perché i miracoli, attratti dalla terra, serbano gli indirizzi, anelando talmente a svolgere la prescritta funzione da giungere a destinazione perfino nel deserto”: il Natale riversava la sua magia anche su Iosif Brodskij, tanto che il poeta russo, Nobel per la Letteratura 1987, decise di scrivere ogni anno, il giorno della Vigilia, una poesia dedicata alla festa.

Il canto delle Sirene non vuole essere da meno: a tutti voi che leggete con assiduità queste pagine un caloroso Buon Natale!

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2892 Evening Christmas Market

PETER ETRIL SNYDER, “EVENING CHRISTMAS MARKET”

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LA FRASE DEL GIORNO
Su, vieni, se non vuoi perdere il meglio. Oggi è la Vigilia
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DINO BUZZATI, lo strano Natale di Mr. Scrooge e altre storie




Iosif Aleksandrovič Brodskij (Leningrado, 24 maggio 1940 – New York, 28 gennaio 1996), poeta, saggista e drammaturgo russo naturalizzato statunitense, fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1987 e nel 1991 fu nominato poeta laureato degli Stati Uniti. Arrestato dal regime sovietico nel 1964 per “parassitismo”, fu costretto ai lavori forzati e successivamente all’esilio negli Stati Uniti. È sepolto nel cimitero di Venezia.

lunedì 23 dicembre 2013

In attesa del Natale

 

DAVID MARIA TUROLDO

NATALE 1988

Campane a Moneglia
dolce paese di Liguria
in mezzo a oliveti sul mare,
e la casa ancora più dolce
dell’amico:

campane
suonano a festa
a vigilia del grande Atteso
(verrà? come e dove verrà?)

Natura
già si dispone all’Evento:

campane, fosse almeno
sempre vigilia…

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Il senso dell’attesa è forse la cosa più bella del Natale, quella che ci fa sentire ancora una volta bambini. L’atmosfera tipica di queste festività gravita lì intorno: “in attendere è gioia più compita” scriveva Montale. E David Maria Turoldo coglie proprio questo aspetto: i rintocchi gioiosi delle campane, la presenza di un amico, le luci. Dovrebbe essere sempre la vigilia, dice il poeta-religioso: dovremmo sempre vivere nell’attesa.

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  FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
Il Natale agita una bacchetta magica sul mondo: per questo tutto è più dolce e più bello
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NORMAN VINCENT PEALE




David Maria Turoldo, al secolo Giuseppe Turoldo (Coderno, 22 novembre 1916 – Milano, 6 febbraio 1992), presbitero, teologo, filosofo, scrittore e poeta italiano, membro dell'Ordine dei servi di Maria. Fu sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso della Chiesa, di ispirazione conciliare.


domenica 22 dicembre 2013

Natale è già poesia

 

RICCARDO BACCHELLI

NATALIZIO

Difficile da dir che cosa sia:
Tale è, che anche solo
Narrarne il natalizio è già poesia.

(da La stella del mattino, Mondadori, 1971)

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Il Natale, la sua atmosfera fatta di luci e di magia, la stessa suggestione della festa cristiana con i riti e le campane, i presepi, gli abeti illuminati, le collane di luminarie per le strade, le riunioni di famiglia... tutto concorre a determinarne le emozioni. E l’emozione, come si sa, è poesia, come rivela in questi soli tre versi incisivamente efficaci lo scrittore Riccardo Bacchelli.

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IMMAGINE © CRAZY-FRANKENSTEIN.COM

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LA FRASE DEL GIORNO
Notte serena / santa notte / per ognuno / felice o maledetto che sia.
DAVID MARIA TUROLDO, Lo scandalo della speranza




Riccardo Bacchelli (Bologna, 19 aprile 1891 – Monza, 8 ottobre 1985), drammaturgo, giornalista, traduttore e critico teatrale italiano. La sua vasta produzione comprende poesie, romanzi, opere di teatro, saggi storici e critici. Al centro ideale della sua opera risalta l'ampia trilogia romanzesca Il mulino del Po.


sabato 21 dicembre 2013

Le luci di Mayfair

 

EUGENIO MONTALE

DI UN NATALE METROPOLITANO

                                      Londra

Un vischio, fin dall'infanzia sospeso grappolo
di fede e di pruina sul tuo lavandino
e sullo specchio ovale ch'ora adombrano
i tuoi ricci bergère fra santini e ritratti
di ragazzi infilati un po' alla svelta
nella cornice, una caraffa vuota,
bicchierini di cenere e di bucce,
le luci di Mayfair, poi a un crocicchio
le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi,
non più guerra né pace, il tardo frullo
di un piccione incapace di seguirti
sui gradini automatici che ti slittano in giù…

(da La bufera e altro, 1956)

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Entriamo in atmosfera natalizia con una serie di poesie dedicate alla festa più sentita dell’anno. Ecco per primo il Premio Nobel Eugenio Montale (1896-1981) raccontare in versi questo suo Natale di città – Mayfair è la zona centrale di Londra: è in effetti la descrizione di una stanza abbandonata dove risaltano un po’ come le gozzaniane “buone cose di pessimo gusto” caraffe vuote, posacenere pieni, ciotole dove sono rimaste solo bucce. La scena poi si sposta all’aperto, dove si muovono anime così simili a quelle bottiglie non aperte: la scala mobile le accoglie, infilandole nel covo della metropolitana.

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Londra

IMMAGINE © CRAZY-FRANKESTEIN.COM

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LA FRASE DEL GIORNO
Perdiamo il Natale perché non sappiamo più cos’è, al di là d’ogni contingenza.
SALVATORE MANNUZZU, Avvenire, 22 dicembre 2008




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.

venerdì 20 dicembre 2013

E mi riconosco

 

PAUL ÉLUARD

UNA LIBBRA DI CARNE

Sono un uomo nel vuoto
Un uomo sordo cieco muto
Sopra un immenso piedistallo di silenzio nero

Nulla questo oblio senza limiti
Questo zero assoluto di uno zero ripetuto
La solitudine compiuta

Il giorno è senza macchia e la notte è pura

Qualche volta prendo i tuoi sandali
E cammino verso te

Qualche volta indosso la tua veste
E ho i tuoi seni e ho il tuo ventre

Allora mi vedo con la tua maschera
E mi riconosco

(da Poesie - Traduzione di Vincenzo Accame)

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Amare è riconoscersi nell'altra o nell’altro, identificarsi, ovvero è “la capacità di avvertire il simile nel dissimile” usando le parole di Theodor W. Adorno. Questo è il senso della poesia del surrealista francese Paul Éluard: attraverso l’amore si riempie il vuoto dell’esistenza, si cancella lo zero della solitudine.

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Rafal-Olbinski

DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Solo attraverso l’amore l’uomo può essere liberato da se stesso.
CHRISTIAN FRIEDRICH HEBBEL, Diari, 1849




Paul ÉluardPaul Éluard, pseudonimo di Eugène Émile Paul Grindel (Saint-Denis, 14 dicembre 1895 – Charenton-le-Pont, 18 novembre 1952), poeta francese, è stato tra i maggiori esponenti del movimento surrealista. La sua poesia evolve da tematiche individualiste, di lirismo amoroso, a contenuti di forte ispirazione sociale.


giovedì 19 dicembre 2013

Un nastro di seta sul cuore

 

ÁNGEL GARCÍA LÓPEZ

PERVERSIFICAZIONI, 19

E mai penserò, quando sarò libero
dall’impossibilità di questo amore, che hai
gli occhi come gli uccelli
e un sesso nel quale mi rintanerei
a passare l’inverno.
                                 Metterò un nastro
di seta sul cuore per non dimenticarmi
che devo dimenticare. E rendere possibile
l’impossibile. Perché sei
la cosa più bella, tra l’altro, di questo mondo.

(da Perversificaciones, 1990)

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L’amore è totale. Ed è capace di tutto. Anche di chiederti di dimenticare. Anche di vivere sebbene sia impossibile – almeno in base a quello che sostiene la ragione. Ma tutti noi sappiamo che è impossibile resistere all’amore: “Omnia vincit amor et nos cedamus amori” scriveva Virgilio nelle Bucoliche almeno due millenni fa. L’amore vince tutto, e noi cediamo all’amore. Anche quando dovremmo dimenticarlo, come in questa poesia della serie Perversificazioni dello spagnolo Ángel García López.

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Olbinski

DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Amare è spesso una ferita / con una cicatrice rimovibile. / Chi lascia gli occhi sulle tue labbra / è un ammalato che incontra la sua cura.

ÁNGEL GARCÍA LÓPEZ




Ángel García López (Rota, 29 marzo 1935), poeta spagnolo. Autore di un'ampia opera poetica, in cui risaltano l'attento primato del linguaggio, il rigore formale e la ricerca sulle possibilità ritmiche e linguistiche. Questo compito creativo è stato contraddistinto da successivi e importanti riconoscimenti letterari, come il Premio Adonais nel 1969.


mercoledì 18 dicembre 2013

A velocità ridotta

 

WISLAWA SZYMBORSKA

DEL NON LEGGERE

In libreria con l’opera di Proust
non ti danno un telecomando,
non puoi cambiare
sulla partita di calcio
o sul telequiz con in premio una volvo.

Viviamo più a lungo
ma con minor esattezza
e con frasi più brevi.

Viaggiamo più veloci, più spesso, più lontano
e torniamo con foto invece di ricordi.
Qui sono io con uno.
Là, credo, è il mio ex.
Qui sono tutti nudi,
quindi di certo in spiaggia.

Sette volumi - pietà.
Non si potrebbe riassumerli, abbreviarli
o meglio ancora mostrarli in immagini?
Una volta hanno trasmesso un serial, la bambola,
ma per mia cognata è di un altro che inizia con la P.

E poi, tra parentesi, chi mai era costui.
Scriveva, dicono, a letto, per interi anni.
Un foglio dopo l’altro,
a velocità ridotta.
Noi invece andiamo in quinta
e - toccando ferro - stiamo bene.

(da Qui, 2009 - Traduzione di Piero Marchesani)

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Saltando annoiato da un canale all’altro una domenica sera di qualche settimana fa, mi sono imbattuto nello scempio di Anna Karenina fatto da una fiction Rai. E, meditando sul fatto che in Italia per rendere digeribile al grande pubblico un’opera letteraria occorre renderla simile a una telenovela di infimo grado, mi sono ricordato di questa poesia di Wislawa Szymborska. La poetessa Premio Nobel polacca fotografa con precisione quest’ansia di velocità, questa voglia di fare in fretta e di bruciare ogni cosa rapidamente che assale da tempo la nostra società. Si va in un posto per farcisi le fotografie e pubblicarle poi sui social network, si guarda la televisione senza resistere troppo a lungo su un programma, si è instaurata una dittatura del tempo che stringe per poi passare lunghi spot pubblicitari. Figurarsi leggere la Recherche di Marcel Proust, sette volumi! Già le ottocento pagine di Anna Karenina hanno dovuto essere trasformate in un insopportabile polpettone melodrammatico.

 

Proust

SCENA DA “LE TEMPS RETROUVÉ” DI RAUL RUÍZ © GEMINI FILMS/FRANCE 2

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LA FRASE DEL GIORNO
Il leggere rende un uomo completo; il parlare lo rende pronto; e lo scrivere lo rende preciso.
FRANCIS BACON, Saggi




Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.


martedì 17 dicembre 2013

A cena da Catullo

 

CATULLO

CARME 13

Se dio vorrà, uno di questi giorni,
mio Fabullo, da me cenerai bene:
ma con te porta una cena abbondante
e squisita, una ragazza in fiore,
vino, sale e tutta la tua allegria.
Solo così, ripeto, amico mio,
cenerai bene, perché il tuo Catullo
ha la borsa piena di ragnatele.
In cambio avrai un affetto sincero
e tutto ciò che è bello e raffinato:
ti darò un profumo che la mia donna
ha avuto in dono da Venere e Amore.
Quando l'odorerai, prega gli dei,
Fabullo mio, di farti tutto naso.

(da Carmi – Traduzione di Mario Ramous)

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Nugae, ovvero sciocchezze, definì Catullo i suoi versi nel proemio ai Carmi: questo, siglato con il numero 13, ne è un esempio calzante. Ironico, sornione ma di una signorilità raffinata: l’amico Fabullo viene invitato a cena ma, data la povertà del poeta, sarà lui a dover portare cibo e bevande, perfino la compagnia di una graziosa fanciulla. Scroccone Catullo, certo, però elegantissimo.

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Romans

FOTOGRAFIA © BBC

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LA FRASE DEL GIORNO
Se non otterrò nulla dalla casa del ricco, mi daranno qualcosa alla casa del povero. Coloro che molto possiedono spesso sono avidi; quelli che hanno poco sono sempre pronti a spartirlo.
OSCAR WILDE




Gaio Valerio Catullo (Verona, 84 a.C. – Roma, 54 a.C.), poeta romano. È noto per l'intensità delle passioni amorose espresse, per la prima volta nella letteratura latina, nel suo Catulli Veronensis Liber, in cui l'amore ha una parte preponderante, sia nei componimenti più leggeri che negli epilli ispirati alla poesia di Callimaco e degli Alessandrini in generale.

lunedì 16 dicembre 2013

Il lume

 

ALESSANDRO PARRONCHI

INFINITE OMBRE DORMONO

Infinite ombre dormono
nei boschi che un vertiginoso albore
rende più neri. Ah se non fosse il lume
che qui rompe la tenebra,
e quello strano fiume che con voci
gaudiose sempre più s'allontana,
ti ricorderemmo anima?
Chi mai trasalirebbe al tuo respiro?

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Una luce nel buio. Uno spiraglio. Non la luce che vedono gli occhi, ma quella che vede il cuore, per dirla con le parole di Sant’Agostino. Quella è la luce che Alessandro Parronchi, poeta fiorentino, evoca per circoscrivere i confini dell’anima, per delinearne la presenza.

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Geesaman

FOTOGRAFIA © LYNN GEESAMAN

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma abbandonandomi /  in preda a quel fugace lume sento / che tutto mi attraversa e che non offro / ostacolo al trascorrer della luce / per intricata via fino ad estinguersi.

ALESSANDRO PARRONCHI




Alessandro Parronchi (Firenze, 26 dicembre 1914 – 6 gennaio 2007), poeta, storico dell'arte e traduttore italiano. Con il suo stile ricercato è passato da un ermetismo  incantato a un intimismo che trae giovamento dalla consolazione della memoria: per questo le sue poesie sono oggetto di un meditato lavorio con cui il ricordo media l’emozione.


domenica 15 dicembre 2013

Centenario di Muriel Rukeyser

 

Ricorre oggi il centenario della nascita di Muriel Rukeyser, poetessa statunitense nata a New York il 13 dicembre 1913 e morta nel 1980. “La sua poesia è ineguagliabile nel XX secolo negli Stati Uniti per il suo punto di riferimento, per la generosità della sua visione, per la sua energia”, ha scritto di lei Adrienne Rich. “Ci spinge, lettori, scrittori e partecipanti alla vita del nostro tempo, ad allargare il nostro senso di ciò che la poesia è per il mondo, e del ruolo dei sentimenti e della memoria in politica”. L’attivismo della Rukeyser è altamente presente nella sua poetica: femminismo, giustizia sociale, diritti umani, razzismo, differenze di classe e persino l’ebraismo, sua poco praticata religione. Una delle sue opere più importanti, The Book of the Dead, scritta nel 1938, documenta il disastro industriale di Hawk’s Nest, che causò la morte per silicosi di centinaia di minatori.

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1_muriel-rukeyser

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POESIA PAGINA BIANCA

Poesia pagina bianca pagina bianca poesia
qualcosa esce a fiotti come onde da un corpo
qualcosa parte dalla punta delle dita
incominciano a prendere le difese della mia vita
tutta la disperazione e la musica
qualcosa come onda dopo onda
che si spezza sulla spiaggia
qualcosa come portare l'intera vita
a questo punto
le piccole onde scendono sulla pagina bianca
qualcosa come una luce si alza ed è in amore.

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MITO

Molto tempo dopo Edipo, vecchio e accecato, camminava per le
strade. Sentì un odore familiare. Era
la Sfinge. Edipo disse, “Ho una domanda.
Perché non ho riconosciuto mia madre?” “La tua risposta
era sbagliata”, disse la Sfinge. “Ma era quella che ha reso
tutto possibile”, disse Edipo. “No”, lei disse.
“Quando ho chiesto: che cos’è che cammina a quattro zampe la mattina,
due il giorno, e tre la sera, hai risposto:
l’Uomo. Non hai parlato della donna.”
“Quando si dice Uomo”, disse Edipo, “sono comprese anche
le donne. Lo sanno tutti.”
Lei disse, “È quello che pensi tu.”

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DOVE SEI ADESSO?

Dove sei adesso?
Ti dirò tutto...
non ti nasconderò niente.

Dove sei adesso?
Se solo ci potessimo toccare,
se le nostre separate entità potessero
incastrarsi come un puzzle.

Amore:
la felicità di combaciare perfettamente
con tutti i pezzetti di te.

E insieme il puzzle è risolto.

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LA FRASE DEL GIORNO
Le nostre poesie sarebbero un fallimento se i nostri lettori non venissero portati da esse al di là delle poesie.
MURIEL RUKEYSER




Muriel Rukeyser (New York, 15 dicembre 1913 - 12 febbraio 1980), poetessa, saggista, biografa e attivista politica statunitense. Ha scritto poesie sull'uguaglianza, il femminismo, la giustizia sociale e l'ebraismo. Kenneth Rexroth disse che era la più grande poetessa della sua "stessa generazione".


sabato 14 dicembre 2013

La sposa migliore

 

HAROLD ALVARADO TENORIO

LA POESIA

Che cosa sei se non la visione della notte?

Tutto il notturno ti appartiene.

Inviti agli splendidi banchetti dei sogni
e alle non meno splendide veglie del reale.

Viaggi con l’uomo e la donna come se fossi
la fiamma degli occhi, il puntello della felicità
o il fumo denso dell’alba.

Per te, madre del dolore, c’è solo gloria e pena,
il mezzogiorno non è scritto nei tuoi diari.

Nessun’altra cosa sei, poesia,
che il più grande antro dove il folle,
i mortali,
i diseredati dal destino e dalla fortuna,
trovano riparo.

Tu, l’odiata, la lebbrosa, la purulenta,
sei la migliore delle femmine
la madre migliore.
la sposa migliore
la sorella migliore
e la più lunga e gioiosa delle notti.

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“Coltivo la mia poesia, la mia coscienza replicante” rispose in un’intervista al quotidiano venezuelano El Nacional nel marzo scorso il poeta colombiano Harold Alvarado Tenorio. Ed è la chiave per leggere questa sua visione della poesia. La poesia come una notte, come un recesso che ospita gli ultimi, i dispersi dalla società, come una coscienza che è anche ancora di salvezza e fonte infinita di gioia.

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Heffernan

DIPINTO DI JULIE HEFFERNAN

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LA FRASE DEL GIORNO
La tua patria saranno i libri che dai alla terra / e la felicità che offri al lettore
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HAROLD ALVARADO TENORIO




Harold Alvarado Tenorio (Buga, 1945), poeta colombiano. Laureato in Lettere, visse a Berlino, Madrid e New York, prima di tornare in Colombia e fondare la rivista Arquitrave. Tra le sue traduzioni spiccano quelle di Kavafis e Eliot. 



venerdì 13 dicembre 2013

Luminosamente i sogni

 

GHIORGOS GHERALÍS

IL SIGNORE DEI SOGNI

Il Signore dei sogni non passa la sera
- come credevamo nei nostri infantili anni -
toccando con un’ala luminosa le nostre palpebre.
Il Signore dei sogni reca l’immacolato giorno.

Il suo abbraccio è tutta luce dell’alba. Schiude
l’ampio petto e gli scivolano le aure dalle mani,
per disegnare luminosamente i sogni: un monte,
un mare, un cristallo, un profondo pensiero.

Il Signore dei sogni cammina con noi
nella città e a lato delle tombe degli amanti.
Abita in noi, e se pensiamo a lui,
ci guarda indagatore e ci sorride.

È come se si meravigliasse di noi che all’improvviso
lo sentimmo - mentre sempre in noi abitò -
come quando qualcuno in un momento di silenzio ode il battito del cuore
e nuovamente si dimentica nel vano movimento.

(da Poesia greca contemporanea, 1968 - Traduzione di Cristino G. Sangiglio)

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Sogniamo sempre, anche quando andiamo per la strada, inconsapevolmente come nella bellissima metafora con cui conclude il poeta greco Ghiorgos Gheralís, capace di elevare l’inno al sogno con il suo stile musicale e dagli accenti che richiamano Valéry: un’atmosfera eterea, soffusa, con lo stupore di ogni poeta davanti alla scoperta dell’invisibile.

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Velichko

DIPINTO DI ROMAN VELICHKO

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LA FRASE DEL GIORNO
Tutto quel che vediamo, quel che sembriamo, / non è che un sogno dentro a un sogno.
EDGAR ALLAN POE




Ghiorgos Gheralís (Smirne, 23 aprile 1917 - Atene, 29 novembre 1996), filologo e poeta greco dell'Asia Minore della prima generazione del dopoguerra.Con il passare degli anno allenta i legami con il passato simbolico, il suo linguaggio e la sua tecnica si rinnovano, adottando elementi modernisti e includendo elementi di critica sociale e politica che appiattiscono il suo lirismo.


giovedì 12 dicembre 2013

Una strada di grafite

 

NINA CASSIAN

POESIA

Da questa matita si diparte una strada di grafite
e sulla strada passeggia una lettera, come un cane,
ed ecco una parola come una città abitata
dove forse arriverò domani.

(da C’è modo e modo di sparire, Adelphi, 2013 - A cura di Ottavio Fatica, traduzione di Anita Natascia Bernacchia)

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Il numero 288 della rivista Poesia, datato Dicembre 2013, dedica un lungo articolo alla poetessa rumena Nina Cassian, esule negli Stati Uniti dal 1986 per sfuggire alla repressione del regime di Ceausescu, e lì rimasta non solo a vivere, ma anche a scrivere poesie nella lingua del suo nuovo paese. Tra i numerosi testi scelti, mi ha particolarmente colpito questa quartina, che traccia il procedimento di stesura di una poesia. La scrittura che diventa lettera e parola e che si popola di immagini e di connessioni per trasformarsi infine nell’essenza della poesia.

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Pencil

FOTOGRAFIA © TASHA CHAWNER

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LA FRASE DEL GIORNO
Le mie poesie... / Le scrivo, le dimentico o smarrisco! Tornano, / allora le cambio - anche se non cambiano il mondo / cambiano me...
NINA CASSIAN




Nina Cassian, pseudonimo di Renée Annie Cassian-Mătăsaru (Galați, 27 novembre 1924), poetessa, scrittrice e traduttrice rumena. Esponente del Modernismo, nel 1985 si rifugiò negli Stati Uniti per sfuggire alla repressione del regime di Ceausescu, e lì rimase non solo a vivere, ma anche a scrivere poesie nella lingua del suo nuovo paese.


mercoledì 11 dicembre 2013

Cade neve sui campi

 

ERIKA BURKART

LA MATTINA QUANDO COMINCIA A NEVICARE

Questa notte, dal sogno,
ho preso una stella.

Ma dove nasconderla
quando si sfalda il sonno
e l'uccello del mattino
con becco d'acciaio
m'incide il volto?

Basso è il cielo,
cade neve sui campi,
si disfano
nelle zolle i fiocchi
come i nostri pensieri
in disperse parole.

Il silenzio è l'assenza
di ogni rumore. Resta
il battito del cuore
che oscilla
su sigillate fonti.

(da Cento anni di poesia nella Svizzera Tedesca, Crocetti, 2013 – Traduzione. di Annarosa Zweifel Azzone)

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La poetessa svizzera tedesca Erika Burkart era un’attenta osservatrice della natura, dal suo eremo di Haus Kapf a Murimoos: coglieva, come in questi versi proposti, gli elementi naturali per filarli in un tessuto di pensieri e visioni metafisiche. Dietro quel paesaggio che va coprendosi di neve e ghiaccia i ruscelli, dietro i boschi e gli alberi come colonne protese verso il cielo si delinea il trascendente.

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250030

ARNOLD HUBBARD, “FROSTY FRIEZE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Nell’aria il fruscio / della neve. Il cielo aspira, / schiude i rami, rinserra squarci di nebbia, / ogni fiocco l’impronta di una stella.
ERIKA BURKART




Erika Burkart (Aarau, 8 febbraio 1922 – Muri, 14 aprile 2010), scrittrice  e poetessa svizzera. Attenta osservatrice della natura, dal suo eremo di Haus Kapf a Murimoos: coglieva gli elementi naturali per filarli in un tessuto di pensieri e visioni metafisiche.


martedì 10 dicembre 2013

Che sia la poesia?

 

IDA VITALE

RESIDUO

Breve o lunga la vita, tutto
quello che viviamo si riduce
a un grigio residuo nella memoria.

Dei passati viaggi restano
le enigmatiche monete
che affermano falsi valori.

Dalla memoria spunta solo
una vaga polvere e un profumo.
Che sia la poesia?

(da Parvo Reino, 1984)

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Che sia la poesia quello che rimane della memoria? Che la nostra mente elabori solo i dettagli che colpiscono in qualche maniera il suo alto emozionale? Se lo chiede la poetessa uruguaiana Ida Vitale, esponente della Generazione del ’45 con Benedetti, Onetti e Idea Vilariño. Un’idea non certo peregrina, visto che è, ad esempio, anche di Giovanni Pascoli: “Il ricordo è poesia, e la poesia non è se non ricordo”.

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ANONIMO DI SCUOLA FRANCESE, “VANITAS”

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LA FRASE DEL GIORNO
L’anima è la memoria che lasciamo.
AMBROGIO BAZZERO, Storia di un’anima




Ida Vitale (Montevideo, 2 novembre 1923), poetessa, traduttrice, saggista, insegnante e critica letteraria uruguaiana, membro del movimento artistico denominato “Generazione del ‘45” e rappresentante della poesia essenzialista. Esule in Messico, dal 1974 al 1984, al suo attivo ha i Premi Octavio Paz, Reina Sofia e Cervantes.