CATULLO
CARME 13
Se dio vorrà, uno di questi giorni,
mio Fabullo, da me cenerai bene:
ma con te porta una cena abbondante
e squisita, una ragazza in fiore,
vino, sale e tutta la tua allegria.
Solo così, ripeto, amico mio,
cenerai bene, perché il tuo Catullo
ha la borsa piena di ragnatele.
In cambio avrai un affetto sincero
e tutto ciò che è bello e raffinato:
ti darò un profumo che la mia donna
ha avuto in dono da Venere e Amore.
Quando l'odorerai, prega gli dei,
Fabullo mio, di farti tutto naso.
(da Carmi – Traduzione di Mario Ramous)
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Nugae, ovvero sciocchezze, definì Catullo i suoi versi nel proemio ai Carmi: questo, siglato con il numero 13, ne è un esempio calzante. Ironico, sornione ma di una signorilità raffinata: l’amico Fabullo viene invitato a cena ma, data la povertà del poeta, sarà lui a dover portare cibo e bevande, perfino la compagnia di una graziosa fanciulla. Scroccone Catullo, certo, però elegantissimo.
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FOTOGRAFIA © BBC
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LA FRASE DEL GIORNO
Se non otterrò nulla dalla casa del ricco, mi daranno qualcosa alla casa del povero. Coloro che molto possiedono spesso sono avidi; quelli che hanno poco sono sempre pronti a spartirlo.
OSCAR WILDE
3 commenti:
la sincerità di un'amicizia val bene una cena!
-Liolucy
lo dico sempre anch'io, anche se quando invito la cena la offro io
:-)
Ah ah, simpatico!
Federica
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