Inutile girarci intorno: dicembre è il mese del solstizio d’inverno e del Natale. Due feste di luce e di luci, che si intrecciarono nel corso dei secoli fino a questo Natale odierno commerciale e laico, americanizzato e decristianizzato. Alle luci e al messaggio ad esse legato dedica i suoi versi il poeta svedese Lars Gustafsson. La cattolica non dogmatica austriaca Christine Busta si interessa invece a un dicembre più spirituale, una lunga preparazione alla festa.
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LARS GUSTAFSSON
DICEMBRE È SEMPRE STATO IL MESE
Dicembre è sempre stato il mese
in cui si smetteva di esistere.
Si diventava una parentesi nel buio, o poco più.
Si accendevano lanterne, lampade e candele.
Ma era evidente
che non bastavano
contro il fiume straripante delle tenebre.
È facile capire
un messaggio natalizio
più pagano, più primitivo:
A qualsiasi costo con torce e fiaccole
riavere una luce solare
il cui ritorno non era mai scontato.
(da Sulla ricchezza dei mondi abitati, Crocetti, 2010)
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CHRISTINE BUSTA
CIÒ CHE VORREI DONARTI PER L’AVVENTO
Un suono d’organo antidoto al mattino cupo,
il mio respiro contro il vento gelido del giorno,
fiocchi di neve come promessa di stelle la sera
e una luce per la via di chi era dato per perso,
l’angelo, che nel cuore della notte
annuncia la rinascita dell’amore..
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LA FRASE DEL GIORNO
Ecco il mese di Posidone / comincia; e gonfiano d'acqua / le nubi e cupamente / le impetuose bufere rombano.
ANACREONTE
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