giovedì 31 gennaio 2008

Karol Wojtyla poeta

Karol Wojtyla passerà alla storia come uno dei più grandi pontefici della storia con il nome di Giovanni Paolo II. Eletto il 18 ottobre 1978, governò la Chiesa per quasi ventisette anni, conducendola attraverso anni pregni di cambiamenti sociali e politici.

Ma Giovanni Paolo II, che in gioventù fu tra l’altro attore, era anche commediografo - autore della “Bottega dell’orefice” - e poeta. Ecco un piccolo saggio della sua produzione in versi: una poesia giovanile e una della vecchiaia, scritta nei suoi ultimi anni:


SALUTAMI LE SOBÓTKE

Salutami le sobótke
ed i santi del vecchio Wovro
digiunanti per le strade:
ascetici, emaciati santi.

La fiamma di sobótka
si chinerà,
ribollita sulle genziane
su due gambe si cullerà.
Saluta anche pastori e pastorelli.

Nelle sobótke
si uniscono i cuori
con i legami nascosti dei fuochi -
- poesia è conforto - la figlia della sobótka.

Salutami Madohora
con i pini arruffati.
Bello oggi da noi - in montagna.





EPILOGO

E proprio qui, ai piedi di questa stupenda policromia sistina,
si riuniscono i cardinali -
una comunità responsabile per il lascito delle chiavi del Regno.
Giunge proprio qui.
E Michelangelo li avvolge, tuttora, della sua visione.
"In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo... "
Chi è Lui?
Ecco, la mano creatrice dell'Onnipotente Vecchio, diretta verso Adamo...
Al principio Dio ha creato...
Costui che vede tutto...
La policromia sistina allora propagherà la Parola del Signore:
Tu es Petrus - udì Simone, il figlio di Giona.
"A te consegnerò le chiavi del Regno".
La stirpe, a cui è stata affidata la tutela del lascito delle chiavi,
si riunisce qui, lasciandosi circondare dalla policromia sistina,
da questa visione che Michelangelo ci ha lasciato -
Era così nell'agosto e poi nell'ottobre, del memorabile anno dei due conclavi,
e così sarà ancora, quando se ne presenterà l'esigenza dopo la mia morte.
All'uopo, bisogna che a loro parli la visione di Michelangelo.
"Conclave": una compartecipata premura del lascito delle chiavi, delle chiavi del Regno.
Ecco, si vedono tra il Principio e la Fine,
tra il Giorno della Creazione e il Giorno del Giudizio.
È dato all'uomo di morire una volta sola e poi il Giudizio!
Una finale trasparenza e luce.
La trasparenza degli eventi -
La trasparenza delle coscienze -
Bisogna che, in occasione del conclave, Michelangelo insegni al popolo -
Non dimenticate: Omnia nuda et aperta sunt ante oculos Eius.
Tu che penetri tutto - indica!
Lui additerà...






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LA FRASE DEL GIORNO
Il nichilismo è la bassezza del pensiero. Il nichilista - il leccapiedi del pensiero.
FËDOR DOSTOEVSKIJ, Taccuini di “Delitto e castigo”




Giovanni Paolo II nato Karol Józef Wojtyła (Wadowice, 18 maggio 1920 – Città del Vaticano, 2 aprile 2005,) 264º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma. Fu un artista poliedrico: drammaturgo, saggista e poeta. Nei versi espresse la sua tensione spirituale, attenta ai fatti dell'uomo e della storia.


mercoledì 30 gennaio 2008

Invito alla lettura: "Dio di illusioni"


Ho letto “Dio di illusioni” di Donna Tartt: mi affascinava quello studio della lingua greca, delle antiche civiltà.
Ma proprio quella conoscenza elitaria scatena l’istinto omicida, il male in cui quattro di sei studenti di greco, inscenando un baccanale, uccidono un uomo. Di lì si sviluppa una sarabanda di eventi che dissolverà il gruppo, già degenerato nell’abuso di alcol e stupefa-centi.
La morale è che proprio l’elitarietà del sapere conduce attraverso la presunzione al male in una sorta di delirio. Indimenticabile Henry Winter, un Oscar Wilde degli Anni ‘80.
“Dio di illusioni”, in realtà “Una storia segreta”, come dal titolo originale, è uno dei libri più belli che abbia mai letto. L’atmosfera, lo stile, il modo di raccontare ne sono probabilmente i pregi maggiori.
Sul solido romanzo di formazione innesta il “mistery” e il dramma psicologico. Ha affinità con “L’attimo fuggente”, il film di Peter Weir: è come se la Tartt lo avesse tuffato nel Decadentismo.




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LA FRASE DEL GIORNO
La parola scritta è il più grande e invulnerabile dei rifugi, perché le sue pietre sono unite dalla malta della memoria.
LUIS SEPÚLVEDA, Le rose di Atacama

martedì 29 gennaio 2008

Un silenzio

Un silenzio, breve, improvviso, forte come un urlo, quasi che il tempo si fosse fermato. Nessun motore rombante, nessun clacson, non fischietto di vigile o scrosciare di laterizi a frantumare l’aria, né un canto d’uccelli o un sibilo di sirena. Un istante non misurabile, non qualificabile: un miliardesimo di secondo, un decimo, un paio, tre o quattro.
Mi sono voltato e lei era lì pressante come un desiderio, immobile nella folla ora in movimento, impegnata a percorrere la via come un fiume di formiche. E hanno sporte da cui fuoriesce verdura o bastoni di pane, borse della spesa o da lavoro. La differenza è che le formiche possono portare anche il doppio o il triplo del loro peso.
Era lì, con il suo vestitino a fiori, lungo appena sopra il ginocchio, le maniche corte, la pelle non ancora abbronzata, una peluria dorata quasi invisibile, come quella sulla buccia delle pesche. E mi sorrideva. Da un lontano ricordo ancora mi sorrideva. Ed era quella di allora, intorno ai vent’anni. La memoria certo non sa se si è tagliata i capelli e quali rughe si disegnino sul suo bel viso. Non sa quello che le ha fatto il tempo.
L’altro giorno alla televisione ho visto quell’attrice che le somiglia, avrà qualche anno più di lei: l’ho riconosciuta subito ma ho stentato a credere che la ragazza che ricordavo in un film sull’America fosse la signora bionda seduta sul divano di un talk-show. La sua faccia era gonfia, come se usasse del cortisone, la rosa che ricordavo turgida ha preso ad avvizzire. Lei invece no, lei come nel ricordo improvviso mi si è parata in una strada cittadina gonfia di traffico e del viavai di un mercato rionale.
Lei no. Apparsa improvvisa alle mie spalle evocata da un silenzio, chiamandomi con un’assenza di suoni per poi sparire tra la gente quando il tempo - così mi è sembrato - ha ripreso a correre e ho proseguito la mia strada senza più cercarla.


Thomas Baier, NYC Jackson



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LA FRASE DEL GIORNO
La forza del ricordo è una falce che taglia i tristi fieni dell'oblio.
MAURO CORONA, Il volo della martora

lunedì 28 gennaio 2008

Incontrarsi


Incontrarsi, lasciarsi trascinare dalla vita, come da un fiume lento che scende al mare, cedere all’amore.



Foto: David Pirmann, 2005


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LA FRASE DEL GIORNO

Non solo il passato non è fugace, ma resta fermo.
MARCEL PROUST, I Guermantes

domenica 27 gennaio 2008

“Meditate che questo è stato”

PRIMO LEVI
SHEMÀ

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d' inverno
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca
I vostri nati torcano il viso da voi


(da Se questo è un uomo, 1947)


Per celebrare la Giornata della Memoria, affido come una preghiera per la moltitudine delle vittime e come comandamento perché nessuno dimentichi la disumana vergogna della storia la poesia posta da Primo Levi ad epigrafe di “Se questo è un uomo”. Shemà significa "Ascolta" ed è il verbo con cui Dio si rivolge a Israele: "Shemà Israel". Risuona quindi come un invito all'umanità a mettersi in ascolta, a ricordare che "questo è stato".


Auschwitz (dal web)


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LA FRASE DEL GIORNO
Questo, io credo, è il compito più importante della storia: che le virtù non passino in oblio per il silenzio e che coloro i quali dicono o fanno cose perverse abbiano la paura del biasimo da parte dei posteri.
TACITO, Annali, III, 65





Primo Michele Levi (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987), scrittore, partigiano e chimico italiano, autore di racconti, memorie, poesie e romanzi. Arrestato dalla milizia fascista il 13 dicembre 1943, fu rinchiuso nel campo di Fossoli e poi ad Auschwitz. Raccontò la terribile esperienza in Se questo è un uomoLa tregua e I sommersi e i salvati.


sabato 26 gennaio 2008

Nikolajewka 1943

“Anche a volerlo cancellare dalla nostra vita e annullarlo come non vissuto, quell’inverno del 1942-43 è presente e ti accompagna ora per ora, giorno per giorno, notte per notte e non ti lascia. Te lo trascini sulle spalle come allora la mitragliatrice, e dentro con l’affanno nel cuore come quando dovevi abbandonare sulla neve un compagno morente”.
MARIO RIGONI STERN, "Dalla Russia con orrore”, su “Epoca”, 18 gennaio 1992

È straziante ascoltare le voci dei reduci, ormai sempre più pochi, raccontare l’inferno bianco, la lunga marcia per sfuggire all’accerchiamento dei sovietici con temperature di 40 gradi sotto lo zero, sprovvisti dell’equipaggiamento adeguato a causa dell’ottusa cecità dei vertici militari e del regime. È doloroso il loro rivivere, quel rivedere volti di ragazzi che sono rimasti là, caduti sfiniti nel gelo della steppa o uccisi dalle granate e dai proiettili nel villaggio di Nikolajewka, dove gli alpini e i fanti combatterono e si immolarono per aprire il varco verso casa, verso il lungo e faticoso ritorno, quasi un’Odissea in terra di Russia.
Era il 26 gennaio 1943.

La sera era scesa su Nikolajewka. Già tutta la colonna era entrata in paese e qua e là si accendevano dei fuochi. Sopra le isbe stagnava il fumo dei camini e dei bivacchi, l'odore del combattimento era ancora nell'aria. Il freddo rendeva acuti i rumori ma pareva che oltre le ultime isbe e gli ultimi orti nulla più esistesse: solo il buio. Per le strade passavano in silenzio slitte e gruppi di uomini. Sembravano ombre che uscivano dalla neve. Erano, invece, gli ultimi del Corpo d'Armata Alpino: gli sbandati, i feriti, i congelati e i generosi che si erano attardati a cercare un viso caro o noto tra quelli rimasti sul campo di battaglia“. Così raccontava su “L’Alpino” lo scrittore di Asiago in un lontano anniversario.

Quel 26 gennaio persi i miei migliori amici” scrisse nel “Sergente”. Fu quel giorno che decise di narrare della ritirata di Russia. “Come fece Primo Levi al ritorno da Auschwitz: per cercar di levare dal cuore l’ambascia e per far sapere a chi non c’era. Ma anche per dare voce a chi non poteva più parlare”.

“Ci hanno detto che fummo meravigliosi. Forse sarà vero ma una lunga strada è stata segnata: ossa, zaini, scarponi, armi e sangue. Ora su queste cose il vento dondola i grani.”
MARIO RIGONI STERN, su "Epoca", 28 giugno 1959

Reparto della Tridentina (marcia dal Don al Donez). Gennaio 1943
(immagine tratta dal sito degli Alpini di Venezia)




Vedi anche:
"L'ultima notte"



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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.
CESARE PAVESE, La casa in collina




Mario Rigoni Stern (Asiago, 1º novembre 1921 – 16 giugno 2008), scrittore italiano. I suoi testi, di cui il più noto è il romanzo Il sergente nella neve, piccola Anabasi di un gruppo di alpini italiani sul fronte del Don, nel secondo conflitto mondiale, hanno doti di freschezza e d'immediatezza lirica decantata in coscienza morale.


venerdì 25 gennaio 2008

Benedetto XVI e i mass media

Per favorire gli ascolti, la cosiddetta audience, a volte non esitano a ricorrere alla trasgressione, alla volgarità e alla violenza”: in occasione della 42a Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, Benedetto XVI fotografa perfettamente i mass media.
Invece di essere “strumenti al servizio di un mondo più giusto e solidale” si sottomettono alle ideologie e al mercato.
In effetti, soprattutto la televisione, si prostituiscono alla pubblicità - basterebbe citare le “telepromozioni”, peraltro limitate dalle norme dell’Unione Europea, disattese secondo una logica di bottega ampiamente diffusa in Italia.
E, se questo non bastasse, i media tendono a imporre “modelli distorti di vita personale, familiare o sociale”. È la critica principale a programmi come “Grande Fratello” e “L’isola dei famosi”, al trash dei “reality show”.
Insomma, una deriva materialista che conduce sulla china del relativismo etico.


Immagine: General Electric



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LA FRASE DEL GIORNO
Dubbio, uno dei nomi dell'intelligenza.
JORGE LUIS BORGES, Hanno scritto per voi

giovedì 24 gennaio 2008

C'è vita su Marte?

La sonda "Spirit" sta inviando fotografie del pianeta Marte. In una di quelle rese note dalla NASA, scattata tra il 6 e il 9 novembre 2007, dopo una serie di ingrandimenti, sembra di scorgere una donna vestita di verde, seduta su un costone nella posa del "Pensatore" di Rodin.
E chi sarà mai questa forma antropomorfa, questa meditatrice astrale che pare uscita da una scena di "Zabriskie Point"? Possibile che sia solo un'ombra della superficie, come la NASA e la ragione stessa vogliono farci credere?

(Fotografia: NASA)


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LA FRASE DEL GIORNO
Le fantasie non stanno al mondo senza uno scopo. Sono proprio loro a fare della nostra casa il nostro mondo.
MILAN KUNDERA, Lo scherzo,
IV

mercoledì 23 gennaio 2008

Carlo Betocchi



Fondere natura e sentimento: questo sembra essere lo scopo della poesia di Carlo Betocchi: raggiungere l’unità della poesia in questa segreta armonia che vuole appianare l’asprezza del vivere cancellandone le dissonanze in una superiore contemplazione, come se lo spirito osservasse dall’alto, dal di fuori, dal porto mistico e sicuro di un religioso vedere. 






UN DOLCE POMERIGGIO D'INVERNO

Un dolce pomeriggio d'inverno, dolce
perché la luce non era più che una cosa
immutabile, non alba né tramonto,
i miei pensieri svanirono come molte
farfalle, nei giardini pieni di rose
che vivono di là, fuori del mondo.

Come povere farfalle, come quelle
semplici di primavera che sugli orti
volano innumerevoli gialle e bianche,
ecco se ne andavan via leggiere e belle,
ecco inseguivano i miei occhi assorti,
sempre più in alto volavano mai stanche.

Tutte le forme diventavan farfalle
intanto, non c'era più una cosa ferma
intorno a me, una tremolante luce
d'un altro mondo invadeva quella valle
dove io fuggivo, e con la sua voce eterna
cantava l'angelo che a Te mi conduce.


(da Altre poesie, Vallecchi, 1939)





ROVINE 1945

Non è vero che hanno distrutto
le case, non è vero:
solo è vero in quel muro diruto
l’avanzarsi del cielo

a piene mani, a pieno petto,
dove ignoti sognarono,
o vivendo sognare credettero,
quelli che son spariti…

Ora spetta all’ombra spezzata
il gioco d’altri tempi,
sopra i muri, nell’alba assolata,
imitarne gli accenti…

e nel vuoto, alla rondine, che passa.


(da Notizie di prosa e di poesia, Vallecchi, 1947)





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LA FRASE DEL GIORNO

La bellezza appare sempre degna di fede.
JOSEPH ROTH, Confessione di un assassino




Carlo Betocchi (Torino, 23 gennaio 1899 – Bordighera, 25 maggio 1986, poeta e scrittore italiano. Fra i poeti ermetici è considerato una sorta di guida morale. Tuttavia, contrariamente a loro, fondava le sue poesie non su procedimenti analogici che evocano significati, ma su un linguaggio diretto, sul realismo e sulla tensione morale.


martedì 22 gennaio 2008

Milano, il Parco Sempione


Il Parco Sempione si stende sull’area dell’antico parco di caccia dei Visconti, trasformato nei primi dell’800 in piazza d’armi. Con i più piccoli Giardini di Via Palestro, è il polmone verde del centro di Milano.
Ospita al suo interno edifici storici come l’Arena e il Padiglione d’Arte Contemporanea e monumenti di celebri artisti: “I bagni misteriosi” di De Chirico e il “Teatro continuo” di Burri.
Nel laghetto artificiale si riflettono il Castello Sforzesco e l’Arco della Pace. Dove lo specchio d’acqua si restringe, passa il Ponte delle Sirene, che anticamente scavalcava il Naviglio in Via San Damiano. Le quattro sirene, a seno scoperto, realizzate in ghisa, hanno colpito da sempre la fantasia dei milanesi.





Fotografie © Daniele Riva



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LA FRASE DEL GIORNO
Tra gli oggetti esistenti solo il corpo umano ha il potere di colpire un’anima.

SIMONE WEIL, Lezioni di filosofia

lunedì 21 gennaio 2008

La poesia


WISŁAWA SZYMBORSKA

AD ALCUNI PIACE LA POESIA

Ad alcuni -
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.

Piace -ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.

La poesia -
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.

(da La fine e l’inizio, 1993)


La poesia è qualche cosa di intimo, una corda che vibra in noi, una scintilla che scocca improvvisa e causa l'incendio. Io ho cominciato a scrivere dopo aver letto Ungaretti, imitandone lo stile. Poi ho incontrato Gozzano, Montale e Luzi ed ho cambiato registro. Ma quello che ho scritto e che scrivo tocca la mia vita: racconto emozioni e sentimenti.
Poesia è proprio questo: un'emozione che si estrinseca, che si impone in modo da non andare perduta e diventa verso. Per altri può essere rabbia o ricordo o fantasia... o altro ancora. Anche un salvagente, un’ancora di salvezza, come dimostra questo testo della poetessa polacca Wisława Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura 1996.



Charles Edward Perugini, "Girl reading", 1870


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LA FRASE DEL GIORNO
Voler scrivere l’amore, significa affrontare il guazzabuglio del linguaggio: quella zona confusionale in cui il linguaggio è insieme troppo e troppo poco, eccessivo (per l’illimitata espansione dell’io, per la sommersione emotiva) e povero (per i codici entro i quali viene costretto e appiattito dall’amore).
ROLAND BARTHES, Frammenti di un discorso amoroso




Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.


domenica 20 gennaio 2008

Un ricordo improvviso


“Vivere tra la gente è sentirsi foglia sbattuta. Viene il bisogno di isolarsi, di sfuggire al determinismo di tutte quelle palle di bigliardo. Così ognuno di noi possiede una mitologia personale (fievole eco di quell'altra) che dà valore, un valore assoluto,al suo mondo più remoto, e gli riveste povere cose del passato con un ambiguo e seducente lucore dove pare, come in un simbolo, riassumersi il senso di tutta la vita.”

Così scrive Cesare Pavese in Feria d’agosto.

È strano come i ricordi a volte emergano improvvisi nella memoria senza un nesso logico o apparente di luogo o di tempo: sembra quasi che siano una parte autonoma di noi, che vivano in noi come un paguro dentro una conchiglia o un cuculo dentro un nido rubato.


Fotografia © Daniele Riva



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LA FRASE DEL GIORNO
Amare è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frango dentro me stesso.
FRANZ KAFKA, da una lettera a Milena

sabato 19 gennaio 2008

Il senso di giustizia

Certo che il senso di giustizia è soggettivo nei vari paesi del mondo.
Mohammed Saleem, il pakistano che a Sarezzo, in Val Trompia, nell’estate 2006 uccise la figlia Hina perché viveva e vestiva all’occidentale e stava per andare a convivere con un ragazzo italiano, dichiara a Fabio Poletto della “Stampa” che in Pakistan non sarebbe in carcere e che anzi non si sarebbe neppure tenuto il processo.
Forse in Pakistan i nostri politici corrotti, invece che al Parlamento e ai Consigli regionali sarebbero in galera…



- illustrazione dal web



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LA FRASE DEL GIORNO
Diritto o torto - frammezzo alla cui infinita tenzone risiede la giustizia.
WILLIAM SHAKESPEARE, Troilo e Cressida, Atto I, Scena III

venerdì 18 gennaio 2008

Metropolitana



Sotterranea. Metropolitana, Linea verde. Luci notturne. Fredda musica di sassofono nell’aria come colonna sonora di un film. Cammino sulla gomma nera, lentamente. Mi sento come se fossi sdoppiato, come se recitassi la mia parte. Su una panchina una ragazza legge una rivista di moda. Bambini circondano il distributore rosso e bianco della Coca-Cola, giovani madri li assecondano discorrendo.
La musica. È la musica che dà la sensazione di essere in un film, quel jazz che fa di Milano Los Angeles e della mia vita un film, quel sassofono ossessivo che crea una magia. Quando arriva la metropolitana il sogno cessa: svanisce la musica, io torno io ed il film non è mai stato.


Fotografia © Daniele Riva


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LA FRASE DEL GIORNO
Se si cerca l’infinito, basta chiudere gli occhi.
MILAN KUNDERA, L’insostenibile leggerezza dell’essere

giovedì 17 gennaio 2008

Sant'Antonio

Un antico proverbio brianzolo recita "A Sant'Antoni un'ura e un grögn". Sta a significare che il 17 gennaio i giorni si sono sensibilmente allungati, dal solstizio d'inverno è trascorso ormai quasi un mese e quindi il tramonto viene "un'ora e un poco" dopo.
Interessante quel “grögn”: è la quarta parte del tipico pane della zona, la “michetta”, divisa appunto da un taglio a croce.
Un’altra versione del proverbio dice "A Sant'Antoni un'ura e un glori", ovvero “un’ora e un Gloria”, cioè il tempo di recitare la breve preghiera.


Fotografia © Daniele Riva


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LA FRASE DEL GIORNO
Meno male che si conservano dentro di sé le cose migliori della vita, altrimenti si potrebbe morire di nostalgia.
HERMANN HESSE, da una lettera a Hans Sturzenegger, 25 dicembre 1916

mercoledì 16 gennaio 2008

La malinconia

La malinconia è:
- Santuario nel tempio del piacere (Keats)
- Ninfa gentile (Pindemonte)
- Felicità di essere triste (Hugo)
- Allegrezza (Michelangelo)

Davanti a questi grandi m’inchino, e concordo con loro dicendo che “La malinconia è lo splendore del grigio”.


Fotografia © Daniele Riva



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LA FRASE DEL GIORNO
Nessuna qualità umana è più intollerabile che l’intolleranza.
GIACOMO LEOPARDI, Pensieri, XXXVII

martedì 15 gennaio 2008

Una campana di vetro


EUGENIO MONTALE

IL BALCONE


Pareva facile giuoco
mutare in nulla lo spazio
che m'era aperto, in un tedio
malcerto il certo tuo fuoco.

Ora a quel vuoto ho congiunto
ogni mio tardo motivo,
sull'arduo nulla si spunta
l'ansia di attenderti vivo.

La vita che dà barlumi
è quella che sola tu scorgi.
A lei ti sporgi da questa
finestra che non s'illumina.


(da Le occasioni, 1939)




"Mi pareva di vivere sotto a una campana di vetro, eppure sentivo di essere vicino a qualcosa di essenziale. Un velo sottile, un filo appena mi separava dal quid definitivo. L'espressione assoluta sarebbe stata la rottura di quel velo, di quel filo: una esplosione, la fine dell'inganno del mondo come rappresentazione". Alla luce di questo frammento di intervista del 1946, sperduto nell’opera omnia del Premio Nobel per la letteratura Eugenio Montale, sembra quasi di immaginare quella casa, quella luce baluginante che appare sulla terrazza, sembra di intuire quella ricerca, quel sentire che fremono come sotto pelle nei versi di una delle sue più note poesie.


Fotografia © Daniele Riva



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LA FRASE DEL GIORNO
I libri sono specchi che riflettono quello che abbiamo dentro.
CARLOS RUIZ ZAFON, L'ombra del vento





Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.


lunedì 14 gennaio 2008

Il tempo

Non so cos’è il tempo. Non so qual è la sua vera misura, ammesso che ne abbia una. So che la misura dell’orologio è falsa: divide il tempo in modo spaziale, dal di fuori”. Così scriveva Fernando Pessoa.

Sì, il fluire del tempo non è misurabile: gli orologi, i cronometri valgono solo per gli appuntamenti e le gare sportive. Cullano la nostra illusione di dominare il trascorrere, di misurarlo a tacche in un’impari lotta. Ricordate che Crono divorò i suoi figli.






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LA FRASE DEL GIORNO
La cecità degli uomini è così grande che persino della propria cecità si gloriano.
SANT'AGOSTINO, Confessioni, III, 6

domenica 13 gennaio 2008

Invito alla lettura: Gesualdo Bufalino

GESUALDO BUFALINO (1920-1996)
“Il malpensante”



È una raccolta di pensieri e aforismi simili a lampi che squarciano il buio, quei fuochi d’artificio che prorompono improvvisi in una notte d’estate. C’è un’ironia di fondo, amara, che si deposita su una nostalgia quasi malinconica.

Qualche esempio:

“Dio è migliore di quel che sembra, la Creazione non gli rende giustizia.”

“Il pacifismo è guercio, ma il bellicismo è cieco.”

“I ricordi ci uccidono. Senza memoria, saremmo immortali.”

“La felicità esiste, ne ho sentito parlare.”

“Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica.”





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LA FRASE DEL GIORNO
Rime: due uomini vestiti uguali che sembrano uguali, a due a due.
JAMES JOYCE, Ulisse, II




Gesualdo Bufalino (Comiso, 15 novembre 1920 – Vittoria, 14 giugno 1996), scrittore, poeta e aforista italiano. Insegnante, si rivelò tardi alla letteratura pubblicando nel 1981 Diceria dell'untore, con cui vinse il Premio Campiello. Con il romanzo Le menzogne della notte vinse nel 1988 il Premio Strega. Il suo stile ricercato, ricco e  "anticheggiante" gli deriva dall’abilità linguistica e da una vasta cultura.


sabato 12 gennaio 2008

Tanto per cominciare

Comincia l'avventura di questo blog, seguendo Odisseo, che va alla deriva nel mare magno del web e si lascia tentare dal canto delle Sirene ("Ferma la tua nave e il nostro canto ascolta") mentre i suoi compagni, con le orecchie piene di cera, manovrano il timone e governano la nave. Raccoglierò quello che mi attira navigando in Rete, prediligendo la poesia, gli aforismi, i racconti, la storia, i luoghi da visitare. Come un racconto che si inizia a scrivere senza avere idea di come proseguirà, lascerò che il blog si plasmi da sé, che trovi da solo la sua via definita.

Buona lettura.



HERBERT JAMES DRAPER, “ULISSE E LE SIRENE”


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LA FRASE DEL GIORNO
"Quegli anni erano più belli nel ricordo che non quando li aveva vissuti":
MILAN KUNDERA, "L'insostenibile leggerezza dell'essere", I, 14