venerdì 30 novembre 2018

Mia fiamma d’altri tempi


VLADIMÍR HOLAN

AUTUNNO

Ed ecco già qui l'autunno. I muscoli
dei rami degli alberi che si scuotono
per le raffiche del vento, come se l'un l'altro
si dessero la colpa
della caduta della prima foglia...
Là sotto gli uomini, benché puntuali,
preferiscono allungare la strada, affinché
dove c'è abitudine ci sia
anche sorpresa, salvo che
privilegino la menzogna
che non ha proprio niente da fare.

E voi, mia fiamma d'altri tempi,
vi ricordate di voi stessa, ancora,
e dunque dell'amore?

(da Poesia, 333 – Gennaio 2018 - Traduzione dal ceco di Vlasta Fesslová - Versi italiani di Marco Ceriani)

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L’autunno bene si addice al poeta ceco Vladimír Holan: autorecluso per anni sull’isola di Kampa, vive di questa cupezza dell’universo, si interroga sull’intima sostanza dell’uomo, sul determinismo che concatena gli eventi, e in tutto questo c’è tempo per il ricordo di un antico perduto amore.

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Autunno

FOTOGRAFIA DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
Il poeta scopre e fa prendere forma all’essenza umana (…) e lo fa con splendente pienezza, con una miracolosa sintesi di antichi elementi in continua e crescente beatitudine.
VLADIMÍR HOLAN




Vladimír Holan (Praga, 16 settembre 1905 – 31 marzo 1980), poeta ceco. Dall’astrattismo e dal simbolismo ermetico con cui iniziò a scrivere versi passò a forme più realistiche e pessimistiche, centrate sul destino dell'uomo e della società, attuate con un linguaggio oscuro.


giovedì 29 novembre 2018

Una nuova persona


EDWARD ESTLIN CUMMINGS

GUARDA LE MIE DITA

Guarda
le mie dita, che
toccarono te
e il tuo caldo e il frale
tuo poco
– vedi? non sembrano le mie
dita. Le mani i polsi miei
che strinsero cautamente il fioco silenzio
di te (del corpo del
sorriso degli occhi delle mani dei piedi tuoi)
sono diversi
da quello che erano. Le mie braccia
in cui tutto di te si ripiegò
quietamente, come una
foglia o qualche fiore
appena fatto dalla Primavera
Stessa, non sono le mie
braccia. Non riconosco
come me stesso questo che trovo davanti
a me in uno specchio. Non
credo
di avere mai visto queste cose;
qualcuno che tu ami
e che è più magro
più alto di
me è entrato e divenuto le
labbra che uso per parlare,
una nuova persona vive e
gesticola con il mio
o sei forse tu che
con la mia voce
stai
giocando.

(da Poesia, 91, Gennaio 1996 - Traduzione di Nicola Gardini)


In un luogo dove non ho mai / viaggiato, gioiosamente oltre / ogni esperienza i tuoi occhi / hanno il loro silenzio: / nel tuo più fragile gesto / ci sono cose che mi includono, / o che io non posso toccare / perché sono troppo vicine”: l’amore ci cambia, ci completa e lo sa anche il poeta statunitense Edwar Estlin Cummings, che si riconosce persona diversa dopo l’innamoramento.

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Gordon

LEON GORDON, “UOMO ELEGANTE ALLO SPECCHIO”

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LA FRASE DEL GIORNO
L'amore è un luogo / e in questo luogo di / amore si muovono / (con luminosità e pace) / tutti i luoghi.
EDWARD ESTLIN CUMMINGS, No grazie




Edward Estlin Cummings,  noto anche come e.e. cummings (Cambridge, 14 ottobre 1894 – North Conway, 3 settembre 1962),  poeta, drammaturgo, scrittore e saggista statunitense. È celebre per il suo uso poco ortodosso delle maiuscole e delle regole della punteggiatura, e per il fatto di servirsi delle convenzioni sintattiche in modo avanguardista e innovativo.


mercoledì 28 novembre 2018

Ombra nell’ombra


ATTILIO BERTOLUCCI

BERNARDO A CINQUE ANNI

Il dolore è nel tuo occhio timido
nella mano infantile che saluta senza grazia,
il dolore dei giorni che verranno
già pesa sulla tua ossatura fragile.

In un giorno d’autunno che dipana
quieto i suoi fili di nebbia nel sole
il gioco s’è fermato all’improvviso,
ti ha lasciato solo dove la strada finisce

splendida per tante foglie a terra
in una notte, sì che a tutti qui
è venuto un pensiero nella mente
della stagione che s’accosta rapida.

Tu hai salutato con un cenno debole
e un sorriso patito, sei rimasto
ombra nell’ombra un attimo, ora corri
a rifugiarti nella nostra ansia.

(da In un tempo incerto, Garzanti, 1955)

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Lunedì 26 novembre se ne è andato dopo una lunga malattia che lo aveva costretto per anni su una sedia a rotelle il regista Bernardo Bertolucci, uno dei grandi protagonisti del cinema italiano, famoso soprattutto per Ultimo tango a Parigi e per l’Oscar ricevuto grazie a L’ultimo imperatore. Bernardo era il figlio maggiore del poeta Attilio Bertolucci, che gli dedicò alcune poesie, seguendone l’infanzia e l’adolescenza. Qui lo ritrae nel 1946, a cinque anni (era nato a Parma il 16 marzo 1941), in un pomeriggio d’autunno presso la casa di famiglia di Casarola: in quel bambino che saluta ci sono tutti i presagi e i presentimenti di una vita che sarà, con tutti i suoi successi e tutti i suoi patimenti.

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Bertolucci

BERNARDO BERTOLUCCI CON IL PADRE ATTILIO SUL SET DI “NOVECENTO”, 1975

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma filmare è vivere, e vivere è filmare. È semplice, nello spazio di un secondo guardare un oggetto, un volto, e riuscire a vederlo ventiquattro volte. Il trucco è tutto qui. BERNARDO BERTOLUCCI




Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 – Roma, 14 giugno 2000), poeta italiano. Le sue opere poetiche sono il risultato di una felice contaminazione tra eredità ermetica e capacità di tradurre ogni astratta eleganza in un discorso poetico naturale.


martedì 27 novembre 2018

I fondi del caffè


SILVIA BAREI

IO NON CREDO ALLE SUPERSTIZIONI

Io non credo alle superstizioni, sono molto razionale.
Io ho una trave nell’occhio
ma per fortuna 
ho un altro occhio con il quale a volte
leggo i fondi del caffè.

Dico io
per non dire
anche te.
 

(da Animale cieco, 2017 – su Emma Gunst)

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Non è vero, ma ci credo. È un detto su molti di noi che si dicono razionali, come appunto la poetessa argentina SIlvia Barei, ma poi cadono comunque nel rispetto delle leggi della superstizione (a tal punto ricordo che all’università si evitata di passare – tutti quanti, nessuno escluso – all’esterno delle due colonne di un corridoio che non avrebbero poi consentito di laurearsi….). Tutti possiamo identificarci in quel “te” che la poetessa lascia sospeso come un’interrogazione chiudendo la poesia.

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Caffè

FOTOGRAFIA © AVIRA

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LA FRASE DEL GIORNO
Ci affidiamo alle superstizioni perché siamo abbastanza intelligenti da sapere che non abbiamo tutte le risposte.
JAMES D. PARRIOTT, Grey’s Anatomy, stagione 2, episodio 21




BareiSilvia Barei (san Francisco, Córdoba, 1950), poetessa argentina. È professoressa di Teoria letteraria e critica all’Università Nazionale.


lunedì 26 novembre 2018

La luna su Malibu


KENNETH REXROTH

ARIE E ANGELI: SOLO QUESTA NOTTE

[Erik Satie: Gymnopédie #1]

La luna       ora     su Malibu
La notte d’inverno    poche stelle
Lontane    milioni    di chilometri
Il mare   sale   e scende
Da sempre   intorno    alla terra
Lontano     per quanto le tue labbra  sono vicine
Piene    della stessa luce    dei tuoi occhi
Amore mio     amore mio    amore mio
Il futuro   è troppo lontano
E il passato    non accadrà mai più
Abbiamo    solo questo
Nostro per sempre
Così piccolo    così infinito
Così breve    così vasto
Immortale   come le nostre mani che si toccano
Imperituro    come il vino di fuoco che beviamo
Onnipotente   come questo solo bacio
Che non ha avuto inizio
Che mai
Mai
Finirà

(da Poesie brevi raccolte, 1966)

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Kenneth Rexroth, poeta statunitense, visse ai limiti della Beat Generation, sfiorandola, interagendovi e criticandola: imagista, cubista letterario, trovò la sua voce nelle avanguardie e nella traduzione della letteratura cinese. Questa scomposizione e ricomposizione degli elementi è chiara nei versi qui proposti, costruiti sull’inseguimento delle note della Gymnopédie numero 1 di Erik Satie.

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Blue lovers

MARC CHAGALL, “BLUE LOVERS”, 1914

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LA FRASE DEL GIORNO
Il compito del poeta è decodificare l’ovvio incomprensibile.
KENNETH REXROTH, Classici rivisitati




Kenneth Charles Marion Rexroth (South Bend, Indiana, 22 dicembre 1905 – Santa Barbara, California, 6 giugno 1982), poeta statunitense. Figura centrale nella poesia di San Francisco dal 1930 al 1970, visse attivamente la Beat Generation, verso cui fu critico. Gran parte della sua poesia è d’amore o erotica, influenzata dai lirici greci antichi e da Tu Fu, poeta cinese dell’VIII secolo.

domenica 25 novembre 2018

Un impeto a vuoto


LEONARDO SINISGALLI

PUÒ BASTARE POCO

Può bastare poco a riprendere fiato,
uno slancio puerile, un impeto a vuoto.
Non conosco le strade che calpesto,
i muri che rasento sconosciuto.
Come un ebete urlo a mani alzate.
La vita non l'ho combattuta.
Ho schiacciato la miccia sotto i tacchi,
ho franto i fiori tra le dita.
E non mi accosto più
ai vecchi affetti, alle insegne abbattute.
Io allargo intorno il vuoto.

(da L'età della luna, Mondadori, 1962)

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C’è un disincanto di fondo in questi versi del poeta lucano Leonardo Sinisgalli, una disillusione che sembra regnare su ogni cosa, un non riconoscere e non riconoscersi in quello che si è stati. Sono versi che sembrano trovare dimostrazione in una prosa poetica da L’età della luna, la stessa raccolta in cui “Può bastare poco” è inclusa: “Chi ama troppo la natura rischia di perdere il resto del mondo. Il poeta deve respingere le moine del creato. La natura sembra fabbricata per gli innocenti, per gli infermi, forse per gli idioti. Ma già il bambino nelle sue creazioni non fa che dileggiarla. il bambino, come il poeta, è nemico dell’evidenza”.

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Vydareny

IVAN VYDARENY, “BUDAPEST 1908”

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LA FRASE DEL GIORNO
Non c’è bisogno di far chiasso per trovare la verità. La verità come le streghe fugge via a colpi di scopa. Per trovarla bisogna star quasi immobili.
LEONARDO SINISGALLI, L’età della luna




Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908 – Roma, 31 gennaio 1981), poeta,  saggista e critico d'arte italiano. Noto come Il poeta ingegnere per il fatto che lavorò per Olivetti e Pirelli e per aver fatto convivere nelle sue opere cultura umanistica e cultura scientifica. Fondò e diresse la rivista “Civiltà delle macchine”.


sabato 24 novembre 2018

La voce dell’aria


FRANCISCO PINO

LINGUAGGIO

Dov’è la voce dell’aria?
La stai ascoltando. È silenzio.
Le sue parole le nuvole,
la luce e il vento i suoi verbi.

(da Distinto e insieme, 1990)

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Ti amo nuvola perché sei / mio simbolo nella sera, /porpora che si fa neve, / neve dispersa nell’aria…”: la poesia dello spagnolo Francisco Pino, nel suo essere avanguardia, insegue spesso la metafisica ricostruendo un intimo discorso che è confronto con un mistero superiore. Come in questi versi, che rappresentano una meditazione davanti al cielo e alle nuvole.

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Gonsalves

DIPINTO DI ROB GONSALVES

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LA FRASE DEL GIORNO
Grazia della nuvola: essere / in ogni istante la sua firma, / autografo del consumarsi, / in ogni istante diversa.
FRANCISCO PINO, Distinto e insieme




PinoFrancisco Pino (Valladolid, 18 gennaio 1910 - 22 ottobre 2002), poeta spagnolo. Di famiglia borghese, rifiutò di coltivarne gli interessi economici per dedicarsi alla letteratura. Dapprima seguace di Jorge Guillén, poi creazionista e surrealista, praticò una poesia sperimentale, visuale e religiosa.


venerdì 23 novembre 2018

Nei relitti del naufragio


ANA ROSSETTI
CONFINE

Ci si immerge ancora e ancora
nei relitti del naufragio.
E ancora e ancora
si depositano i reperti
sulla lastra levigata della spiaggia.
Che cosa resta fuori?
La schiuma che trabocca dalle mani
o l’oceano denso del linguaggio?

(da Riempire il tuo nome, 2008)

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Sono una metafora della vita e della poesia questi versi della poetessa spagnola Ana Rossetti: ci capita spesso di recuperare reperti dal nostro passato o dalle nostre emozioni, di rileggere i ricordi, di immergerci nei nostri ieri o nel nostro io, di strappare sogni alla notte. Il poeta li cataloga proprio come un esperto sub allinea ciò che ha ripescato dal relitto, ben sapendo che ciò che ha sono soltanto poche gocce di uno sterminato oceano.

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Seminck

PETER SEMINCK, “SITTING ON THE DOCK OF THE BAY”

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia in me è azione, tensione, passione ed esperienza. E soprattutto lucidità. Mi abbandono, mi spiego e mi controllo.
ANA ROSSETTI, Indizi veementi




rossettiAna Rossetti, pseudonimo di Ana Bueno de la Peña (San Fernando, 15 maggio 1950), è una poetessa, scrittrice e drammaturga spagnola. La sua opera mescola dapprincipio erotismo, estetismo e culturalismo per poi spostarsi verso una ricerca formale e tematica più misurata.


giovedì 22 novembre 2018

Un’amicizia


MARIO BENEDETTI

LOVERS GO HOME

Adesso che ho inaugurato il giorno
tornando al tuo sguardo 
e mi hai trovato bene
e ti ho trovato ancora più bella
ora che finalmente
è abbastanza chiaro
dove sei e dove
                          sono

per la prima volta so
che avrò la forza
per costruire con te
un’amicizia così delicata
che dal vicino
territorio dell’amore
quel disperato
cominceranno a guardarci
con invidia
e finiranno con l’organizzare
viaggi
per venirci a chiedere
come facciamo.

(da Poesie di altri, 1974)

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Il poeta uruguaiano Mario Benedetti indaga la fragile frontiera tra l’amicizia e l’amore, la difficoltà di gestire un’amicizia fertile e intellettuale tra un uomo e una donna senza valicare quel limite che la faccia sconfinare nel “vicino territorio dell’amore”. Al contrario di Oscar Wilde, che asseriva che “fra uomo e donna non può esserci amicizia. Vi può essere passione, ostilità, adorazione, amore, ma non amicizia”, Benedetti crede invece possibile costruire un rapporto di questo tipo.

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Amicizia

FOTOGRAFIA DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
L'amicizia unita al desiderio somiglia molto all'amore.
PIERRE CHODERLOS DE LACLOS, Le relazioni pericolose




Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, noto come Mario Benedetti (Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009), poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano. Figlio di immigrati italiani, fece parte della Generazione del’45. Nel 1973 fu costretto all’esilio dal golpe militare. Rientrò nel 1983.


mercoledì 21 novembre 2018

Tra accordo e accordo


IRIS TREE

LE FOGLIE CANTANO

Le foglie cantano, e il mare,
E la sabbia nel vento,
L’erba che vola e la gente che va di fretta;
Piena di archi melodiosi e liuti e flauti
Frusciando e sussurrando per sempre.
La triste musica della Vita è nelle mie orecchie,
Non smette, mai, non dorme mai.
E il mio cuore è stretto tra accordo e accordo
Come un crocifisso in un rosario.

1918

(da Poesie, 1920)

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È l’immagine finale a spiccare in questi versi della poetessa, attrice e modella inglese Iris Tree, che tra l’altro posò per Modigliani, Vanessa Bell, Jacob Epstein e Man Ray e recitò in un breve cameo nella Dolce vita di Fellini. È il risultato di una disillusione sul senso del vivere in una donna vista invece come eccentrica e bohémienne.

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tree-augustus-john

AUGUSTUS JOHN, “RITRATTO DI IRIS TREE”, 1920

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LA FRASE DEL GIORNO
Facciamo un vistoso caos della nostra vita / E viviamo mille anni in un’ora.
IRIS TREE, Poesie




Tree - Foto Man RayIris Tree (Londra, 27 gennaio 1897 – 13 aprile 1968), poetessa, attrice e modella inglese, descritta come bohémienne, eccentrica e avventuriera. In gioventù posò per Modigliani, Vanessa Belle, Man Ray e John Epstein.


martedì 20 novembre 2018

Un’altra erba


PHILIPPE JACCOTTET

E IL CIELO

…E il cielo sarebbe clemente tutto l’inverno,
il contadino con pazienza dirige l’aratro
dove forse Venere apparirà talvolta
tra il fango e le nebbie dell’alba,
vedrà crescere a marzo, a filo della terra
un’altra erba oltre quell’erba?

(da Alla luce d’inverno, 1974)

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Si avvicina ormai l’inverno e il contadino ara i campi preparandoli per la semina. Tra quei solchi dove si formano pozzanghere – dice il poeta svizzero Philippe Jaccottet –  capita che certe notti si rispecchi luminosa Venere. Germoglierà anche quel seme di luce a primavera?

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Van Gogh

VINCENT VAN GOGH, “CAMPO, ARATORE E MULINO”

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LA FRASE DEL GIORNO
È la poesia che apre le tende, alla fine della notte, che ridà luce alla nostra vita.
PHILIPPE JACCOTTET




Philippe_Jaccottet_1991_by_Erling_Ma[2]Philippe Jaccottet (Moudon, 30 giugno 1925), scrittore, poeta, traduttore e critico letterario svizzero di lingua francese. La sua poesia si sforza di trovare una relazione con la natura e il mondo, cercando di preservare l’emozione di fronte alle cose viste, lavorando ora sul percepito ora sul sentito.


lunedì 19 novembre 2018

La grande nuvola


EKATERINA YOSIFOVA

LA NUVOLA

Diventa buio e fa freddo,
la grande nuvola si frappone tra me e il sole.
Viaggia veloce, tra poco ti raggiungerà
l’altra estremità della sua ombra.

Che fai adesso? Che farai domani?
I giorni si dissolvono come nuvole.
Pensavo che sarei invecchiata
con la testa sulla tua spalla.

Potrei sognarti, dormire un po’
spensierata accanto al tuo grande corpo,
spensierata accanto alla tua anima sorridente
(lo dico con un sorriso).

Qui tutto è vasto e sereno, nessuno cambia la sua vita.
La nuvola
passerà.
Non c’è niente all’orizzonte, solo la notte che incombe.


Una nuvola che divide due amanti: viaggia per il cielo sospinta dal vento e intanto il tramonto scioglie il giorno e sta per cadere la notte. Ma sotto quella nuvola c’è anche l’altro, oltre alla poetessa bulgara Ekaterina Yosifova: è da qualche parte alla fine della stessa nuvola e questo basta per pensarlo, per immaginare la sua figura muoversi altrove.

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Bond

PAUL BOND, “LA RAGAZZA CHE SPOSÒ UNA NUVOLA”

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LA FRASE DEL GIORNO
La Poesia è libertà!
EKATERINA YOSIFOVA, Accents, 22 gennaio 2014




ekaterina-yosifovaEkaterina Petrova Yosifova (Kyustendil, 4 giugno 1941), insegnante, editrice, giornalista e poetessa bulgara. Ha esordito nel 1969 con Breve viaggio,  e ha al suo attivo altre dodici raccolte poetiche.


domenica 18 novembre 2018

Centenario di İlhan Berk


Il poeta turco İlhan Berk nasceva il 18 novembre di cento anni fa a Manisa, città ottomana che venne quasi completamente distrutta dai Greci in ritirata tre anni dopo. Berk fu insegnante di francese e in seguito traduttore presso l’ufficio editoriale della Banca Zirasi. Tra i poeti da lui tradotti Arthur Rimbaud e Ezra Pound. I suoi versi sono particolari grazie all’uso di parole colloquiali e di altre specificamente tecniche come termini musicali e nomi di piante. Le sue poesie trattano d’amore, di storia, geografia e arti visive, rendono protagoniste Parigi, Istanbul e Ankara in una sintesi tra Oriente e Occidente con un approccio unico e postmoderno.

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Berk

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PAROLE D’AMORE

Amore mio, ecco settembre
Ed ecco il tuo viso che dolcemente palpita.

Il tempo infinito
Come le poesie incompiute.

È come contare certe tristezze
Certi fiumi.

Noi che abbiamo vissuto la parentesi del tempo
(Sulle rive agitate del desiderio).

Per questo il nostro amore
Ha la tristezza eterna di un crepuscolo?

(da Storia segreta della poesia, 1982)

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NON HO MAI VISTO UN TALE AMORE O UNA TALE SEPARAZIONE

Ogni volta che penso a te
Una gazzella si piega a bere l’acqua
E io allargo i prati

Con te ogni notte
Un’oliva verde
E un lembo di mare azzurro
Portami con te

Ogni volta che ti sogno
Pianto rose dove tocca la mia mano
Do acqua ai cavalli
E mi innamoro sempre più delle montagne

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BELLA

Bella,
        il tuo corpo è il luogo del mio esilio
(Quell’erba grigia, caro lino)
Lì il cielo, i soli, la storia
Il tabacco dei tuoi capelli e il tuo collo
Lì il pallido atlante della tua bocca
        Tutta la geografia.

Io che sono un fallito, un perduto, uno scarto
L’oliva rassegnata del nostro secolo
Il ricordo di un bosco,
              nei suoi denti di latte.

Offerta
Ovunque tu sia quel luogo me lo dice
Bella,
      il fiume profondo, sereno del tuo corpo.

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia non si insegna, non si impara, si incontra.
İLHAN BERK




ilhan berkİlhan Berk (Manisa, 18 novembre 1918 – Bodrum, 28 agosto 2008), poeta turco. Figura dominante nella corrente postmoderna, la cosiddetta “seconda nuova generazione”, è passato da un approccio di epica socialista alla visione onirica di una lirica erotica e individuale in una sintesi di poesia orientale e occidentale.


sabato 17 novembre 2018

Un fiore


KIM CHUNSU

FIORE

Prima di pronunciare il suo nome
lui non era altro che un gesto.
Quando pronunciai il suo nome
venne da me e si trasformò in un fiore.

Pronuncia il mio nome
così da riempirlo del mio colore e del mio profumo.
Posso andare da lui
e trasformarmi nel suo fiore.

Tutti noi vogliamo diventare qualcos’altro.
Tu per me e io per te vogliamo diventare
un indimenticabile sguardo.

(da Disegno di un fiore, 1959)

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“Fiore” è probabilmente la poesia più conosciuta del poeta sudcoreano Kim Chunsu. Appartiene ancora alla sua produzione giovanile, quando si cimentava con il ruolo fondamentale del linguaggio e con una particolare insistenza sul raggiungimento della coscienza di un oggetto, come questo fiore appunto, che è tramite per la conoscenza dell’altro. Il passo successivo sarà per Kim Chunsu avvicinarsi alla metafora estetica per il puro gusto dell’illustrazione e al conseguente gioco di parole.

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Criste

DIPINTO DI MIHAI CRISTE

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LA FRASE DEL GIORNO
Può la poesia essere / il lampeggiare sulla punta / di un delicato ramoscello?
KIM CHUNSU




sooKim Chunsu (Chungmu, ora Tongyeong, 25 novembre 1922 – 29 novembre 2004), poeta, saggista e politico sudcoreano. Insegnante di scuola superiore, è stato eletto deputato all’Assemblea Nazionale nel 1981. Partito da una poesia di ricerca, ha virato nel corso degli anni verso l’enfasi dell’immagine narrativa e il postmodernismo.


venerdì 16 novembre 2018

Era bello quel pomeriggio


DINOS CHRISTIANOPOULOS

POMERIGGIO

Era bello quel pomeriggio con l’interminabile discussione sul marciapiede.
Gli uccelli cinguettavano, passava la gente, correvano le automobili.
Dalla finestra di fronte si udivano
rebetika
alla
radio e la figlia del nostro vicino cantava la sua pena.
L’acacia si sfogliava e profumava il gelsomino
e vicino al muro i bambini giocavano a nascondino
e le bambine saltavano la corda —
giocavano vicino al muro e non sapevano della morte,
giocavano vicino al muro e non sapevano del rimorso,
e ho amato molto gli uomini quel pomeriggio,
non so perché, li ho amati molto, come un moribondo.

(da Periferia, 1969)

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La dolcezza di un pomeriggio assolato di primavera, i bambini che giocano a nascondino, le bambine che saltano la corda: quell’innocenza commuove il poeta greco Dinos Christianopoulos, che come il vecchio Cremete dell’Heautontimorumenos di Terenzio, si sente parte di questa umanità e come lui potrebbe ripetere: “sono un uomo, niente di ciò che è umano ritengo a me estraneo”.

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Rashid

KATHLEEN RASHID, “IL SALTO DELLA CORDA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Il mare è come l’amore: entri e non sai se uscirai.
DINOS CHRISTIANOPOULOS




Ntinos_ChristianopoulosDinos Christianopoulos, pseudonimo di Konstantinos Dimitriadis (Salonicco , 20 marzo 1931 ) poeta, romanziere e traduttore greco. Ricercatore di tradizioni folkloristiche, ha esordito nel 1950 con Stagione di vacche magre. Tra i suoi temi prediletti il progresso sociale, l’amore omosessuale e l’effimera passione erotica che porta all'umiliazione e alla solitudine.


giovedì 15 novembre 2018

Un finto giardino di begonie


ROCCO SCOTELLARO

A ROMA IL 1948

Sono venuto a sentire gli uccelli
nelle gabbie delle vetrine.
Rivolto tazze di caffè per darmi pazienza.
Città, si può morire
in un finto giardino di begonie.

(da Margherite e rosolacci, 1978)

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Rocco Scotellaro, poeta del neorealismo postbellico, era legato alla terra di Lucania ma ormai sentiva di non essere più un contadino, e tuttavia non apparteneva per nascita e ideali al mondo borghese. Sospeso tra questi due stati sociali, ne avverte l’inautenticità passeggiando per la Capitale: inconsapevolmente preconizza l’alienazione che sarà del boom economico, prossimo a stravolgere ulteriormente il volto sociale dell’Italia negli Anni ‘50 e ‘60.

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Roma 1948

UNA SCENA DA “LADRI DI BICICLETTE” © CINECOAR

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LA FRASE DEL GIORNO
Occorre appena ricordare che le metropoli sono i veri palcoscenici di questa cultura che eccede e sovrasta ogni elemento personale.
GEORG SIMMEL, La metropoli e la vita dello spirito




Rocco Scotellaro (Tricarico, 19 aprile 1923 – Portici, 15 dicembre 1953), scrittore, poeta e politico italiano impegnato nella lotta per miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei contadini. La sua poesia è caratterizzata da da un'ambientazione pastorale serena, da un'armonia di immagini e visioni che esaltano la vita bucolica.



mercoledì 14 novembre 2018

L’autunno di Issa


ISSA

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Vento autunnale:
come i pensieri
nel cuore di Issa.

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*

Stamattina è autunno
nel dire queste parole
sento come invecchio.

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Le foglie cadute:
la predica
del Buddha.

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Sera d’autunno –
ginocchia tra le braccia
come un santo.

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L’autunno è stagione di decadimento: la natura si prepara per il sonno invernale, per il periodo di riposo vegetativo e gli animali si rintanano, alcuni vanno in letargo. Il poeta giapponese Kobayashi Issa sente come proprio questo declino, comunque connaturato con l’armonia del mondo.

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Takashi

ITO TAKAGI, “OIRASE NEL TARDO AUTUNNO A TOWADAKO”, 1949

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LA FRASE DEL GIORNO
Aspettami dall'altra parte dell'anno: mi incontrerai come un lampo alla fine dell'autunno.
OCTAVIO PAZ, Libertà sulla parola




Kobayashi_Issa-PortraitKobayashi Nobuyuki, noto con lo pseudonimo di Kobayashi Issa (Kashiwabara, 15 giugno 1763 – 19 novembre 1827) poeta, pittore e sacerdote laico buddhista giapponese. Maestro dell’haiku con  Matsuo Bashō, Yosa Buson e Masaoka Shiki, ne scrisse oltre 20.000, rinnovando il genere classico con il romanticismo, l’autobiografia e il sentimento personale.


martedì 13 novembre 2018

Centenario di Werner Aspenström



Cento anni fa, il 13 novembre 1918 nasceva uno dei grandi poeti modernisti svedesi del ‘900, Werner Aspenström, che occupò per sedici anni il seggio numero 12 dell’Accademia Svedese. A differenza dei suoi amici e “colleghi”  Harry Martinson e Tomas Tranströmer non arrivo però al Premio Nobel. La sua poesia si nutre di osservazioni quotidiane che mettono in relazione con un sottile umorismo le grandi ed eterne questioni della vita, spesso con un’attenzione alle piccole cose e alla natura.

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.Aspenstrom

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TEORIA DELL’ALIMENTAZIONE


Quando la fantasia si è saziata di fantasie
cresce l’appetito per la realtà.
Allora riassapora il pane duro come pietra.
Ora quasi ci accontentiamo delle pietre.

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LA SARDINA IN METRÒ

Non voglio lavarmi con quel sapone.
Non voglio lavarmi i denti con quel dentifricio.
Non voglio dormire su quel divano letto.
Non ho bisogno di quella carta igienica.
Non sono interessato a questa polizza assicurativa.
Non ho la minima intenzione di cambiare la marca di sigarette.
Non ho voglia di vedere quel film.
Mi rifiuto di scendere a Skärholmen.

La sardina vuole che si apra la scatoletta verso il mare.

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LA CAVALLETTA

Alba,
Arrivare fino a venti.
Una cavalletta si sveglia
e vuole sorprendere il mondo.
Le erbe gialle al bordo della strada
hanno lo stesso nome di Giovanni.
Molto prima del Verbo era il Principio.

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LA FRASE DEL GIORNO
Il tempo non cicatrizza gli oltraggi del tempo.

WERNER ASPENSTRÖM




330px-Werner_AspenstromKarl Werner Aspenström (Norrbärke, 13 novembre 1918 – Stoccolma, 25 gennaio 1997), poeta svedese. Membro dell’Accademia Svedese che assegna il Nobel, esordì nel 1949 con Leggenda nevosa. Curiosamente, richiesto delle sue motivazioni per scrivere, rispose: “Scrivo per il mio gatto”.


lunedì 12 novembre 2018

Mia assente


PHILIPPE JACCOTTET

SONO STRANIERO NELLA NOSTRA VITA

Sono straniero nella nostra vita,
perciò a te sola parlo, e in versi strani:
a te, luogo sperato, età fiorita,
nido di paglia e pioggia sopra i rami,

arnia d’acqua che trema al primo albore,
nel buio nuova Dolcezza… (Ma ora è tempo
che i corpi lieti tornino all’amore,
urlino gioia, e una ragazza pianga

fuori, nel freddo. E tu? In città non sei,
non vai incontro alle notti, è l’ora in cui
solo ricordo di una bocca vera

sono i miei versi…) O frutti maturi,
fonti di vie dorate, parchi d’edera,
solo a te parlo, mia assente, mia terra…

(da Il gufo, 1953 - Traduzione di Fabio Pusterla)

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Michelle è la protagonista dell’amore impossibile vissuto in gioventù dal poeta svizzero Philippe Jaccottet. L’assenza dell’amata lo rende straniero in quella storia che vive ormai solamente di poesie ispirate al ricordo: “Michelle, siamo stati di quegli uccelli / che si sfiorano, travolti dalla luce / e si inseguono gridando sempre più in alto / fino all’estasi, troppo simile all’effimero”.

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Blunt

RICHARD BLUNT, “UN DOMANI COMPLETAMENTE NUOVO”

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LA FRASE DEL GIORNO
[La poesia] anche se è un’illusione, sarà stata comunque utile. Ed è forse così utile da non poter essere affatto un’illusione.
PHILIPPE JACCOTTET, Cultur@ctive, 27 settembre 2000




Philippe_Jaccottet_(1991)_by_Erling_Mandelmann_-_3Philippe Jaccottet (Moudon, 30 giugno 1925), scrittore, poeta, traduttore e critico letterario svizzero di lingua francese. La sua poesia si sforza di trovare una relazione con la natura e il mondo, cercando di preservare l’emozione di fronte alle cose viste, lavorando ora sul percepito ora sul sentito.


domenica 11 novembre 2018

La nebbia a gl’irti colli


GIOSUÈ CARDUCCI

SAN MARTINO

La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor de i vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.

(da Rime nuove, 1887)

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All’undicesimo anno di blog mi sono reso conto di non avere mai postato una delle più celebri poesie italiane, quella che ogni scolaro ha imparato a memoria sui banchi: San Martino di Giosuè Carducci. Oggi di quella data si è persa la valenza contadina: era il giorno in cui scadevano i contratti agrari e il proprietario poteva rinnovare o meno la mezzadria. Non a caso in molte parti del Nord, nelle pianure di grande tradizione contadina “fare San Martino” è un sinonimo di traslocare. Immaginiamo allora uno dei borghi carducciani nella Maremma pisana: finito il periodo di lavori nei campi, semina e aratura, è tempo di dedicarsi alla cura dei vini. La giornata è nebbiosa, dalla locanda si spande il profumo della carne che gira sullo spiedo, il cacciatore osserva tranquillo il volo di lontani uccelli, che se ne vanno come pensieri cupi lasciando la serenità e il calore del piccolo borgo.

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Toscana

FOTOGRAFIA © BORED PANDA

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LA FRASE DEL GIORNO
Oh qual caduta di foglie, gelida, / continua, muta, greve, su l'anima! / io credo che solo, che eterno, / che per tutto nel mondo è novembre.
GIOSUÈ CARDUCCI, Odi barbare




Giosuè_Carducci2
Giosuè (o Giosue) Alessandro Giuseppe Carducci (Valdicastello di Pietrasanta, 27 luglio 1835 – Bologna, 16 febbraio 1907), poeta, scrittore, critico letterario e accademico italiano. Dal 1860 al 1903 resse la cattedra di Letteratura italiana all’Università di Bologna. Repubblicano e anticlericale, nel 1890 fu nominato senatore Fu il primo italiano a ricevere il Premio Nobel per la letteratura, nel 1906.


sabato 10 novembre 2018

Lussuria leggera della notte


JORGE ISAÍAS

POESIA

Nella lussuria
leggera
della notte
che con la sua stella canta
buone notizie
voci
mari
il catrame del cielo

la nostalgia.

(da Poesia riunita 1977-2001 - Tomo II, Ciudad Gótica, Rosario, 2018)

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La notte, ispiratrice dei poeti e dei sognatori, strega Jorge Isaías: il poeta argentino si lascia avvincere da un cielo stellato che ospita in sé qualcosa di misterioso. Come scrive Gerardo Burton la poesia di Isaías è simile a “quei disegni giapponesi che riproducono con la pennellata il movimento della pianta che cresce… si eleva con tutta l’energia della terra in un movimento cosmico che riconduce la poesia alla sua fraternità con il mito”.

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Notte

IMMAGINE © WALL2BORN

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LA FRASE DEL GIORNO
Dipingi il tuo villaggio e sarai universale.
JORGE ISAÍAS, Rosario|12, 25 agosto 2017




JJorge Isaíasorge Isaías (Los Quirquinchos, 1946), poeta argentino, fondatore della rivista La Cachimba e direttore del Festival internazionale di Poesia di Rosario e collaboratore del quotidiano Rosario|12. Nel 2017 è stato insignito del Premio Dámaso Alonso.


venerdì 9 novembre 2018

Centenario di Guillaume Apollinaire


Sul finire della Prima guerra mondiale, che tanti artisti si portò via, dai poeti inglesi Sigfried Sassoon, Wilfred Owen e Isaac Rosenberg a Umberto Boccioni, da Antonio Sant’Elia a Scipio Slataper, un altro terribile morbo mieté centinaia di vittime: l’influenza spagnola, che uccise tra 50 e 100 milioni di persone in due anni, oltre a Egon Schiele, si portò via anche Guillaume Apollinaire. Lo scrittore e poeta francese aveva 38 anni quando morì nel suo appartamento di Boulevard Saint-Germain, 202: Giuseppe Ungaretti, che andava a portargli la notizia della vittoria delle forze dell’Intesa il 9 novembre 1918, lo trovò ormai incosciente vegliato dalla moglie.

Apollinaire fu poeta d’avanguardia, passato attraverso il Simbolismo e la poesia visiva, trait-d’union con il Surrealismo, e lasciò un’importante raccolta poetica dal fronte della guerra, durante la quale fu seriamente ferito a una tempia da un colpo d’obice. Seppe fondere modernità e tradizione in un gioco d’equilibrio in anni in cui nascevano cubismo, dadaismo e futurismo.

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Apollinaire

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da Calligrammi, 1918

L'AVVENIRE

Solleviamo la paglia
Guardiamo la neve
Scriviamo lettere
Aspettiamo ordini

Fumiamo la pipa
Pensando all'amore
I gabbioni son lì
Guardiamo la rosa

La fonte non s'è inaridita
Né la paglia d'oro è sbiadita
Guardiamo l'ape
E non pensiamo al domani

Guardiamoci le mani
Che sono la neve
Sono l'ape e la rosa
Nonché il domani

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VERSI PER LOU

Lou


Riconosciti
Questa adorabile persona sei tu
Sotto il grande cappello da canottiere
Occhio
Naso
La bocca
Ecco l’ovale del tuo viso
Il tuo collo bellissimo
Ecco infine l’immagine non completa
del tuo busto adorato visto come
attraverso una nuvola
Un po’ più basso è il tuo cuore che batte

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LA FRASE DEL GIORNO
I ricordi sono corni da caccia / Il cui clamore smuore nel vento.
GUILLAUME APOLLINAIRE, Alcools




Wilhelm Albert Włodzimierz Apollinaris de Wąż-Kostrowick (Roma, 26 agosto 1880 - Parigi, 9 novembre 1918), noto con lo pseudonimo di Guillaume Apollinaire, poeta francese sostenitore di una totale libertà formale e di nuovi contenuti frutto dell’indagine dell’inconscio, fu un precursore del Surrealismo. Combattente nella Prima guerra mondiale, fu vittima dell’epidemia di febbre spagnola.


giovedì 8 novembre 2018

Il piantatore d’alberi


WENDELL BERRY

L’UOMO NATO PER COLTIVARE

Il piantatore d’alberi, il giardiniere, l’uomo nato per coltivare,
le cui mani si protendono sotto terra e germogliano,
per lui la terra è una droga divina. Entra nella morte
ogni anno e ne ritorna esultante. Ha visto la luce posarsi
sul cumulo di sterco e rialzarsi nel frumento.
Il suo pensiero passa come una talpa lungo la cima dei filari.
Quale miracoloso seme avrà inghiottito
perché il discorso ininterrotto del suo amore gli sgorghi dalla bocca
come una vite che s’aggrappa alla luce del sole
e come acqua che discende nel buio?

(The man born to farming, da Farming: a Hand book, 1970  - Traduzione di Paolo Severini in Poesia n. 258, Marzo 2011)

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Wendell Berry, scrittore e ambientalista statunitense, è soprattutto fattore e coltivatore di cereali nel Kentucky. Noto come poeta-contadino, esegue qui una sintesi di questi due elementi che costituiscono la sua vita: la terra e la poesia. La parola è dunque seme che germoglia, che dà vita e poi marcisce per rinascere ancora nel suo ciclo vitale.

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Farmer_Forbes

STANHOPE ALEXANDER FORBES, “FATTORE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Sii come la volpe / che lascia più tracce del necessario, / alcune nella direzione sbagliata.
WENDELL BERRY, Farmer: a Hand book




Wendell Erdman Berry (Henry County, Kentucky, 5 agosto 1934), poeta, narratore e ambientalista statunitense. Dal 1965 vive in una fattoria di 50 ettari,Lane’s Landing, dove coltiva grano e cereali. La sua poesia non poteva che essere elegiaca e pastorale.


mercoledì 7 novembre 2018

C’è chi la chiama spleen


EUGENIO MONTALE

INCONTRO

Esitammo un istante,
e dopo poco riconoscemmo
di avere la stessa malattia.
Non vi è definizione
per questa mirabile tortura,
c'è chi la chiama spleen
e chi malinconia.
Ma se accettiamo il gioco
ai margini troviamo
un segno intellegibile
che può dar senso a tutto.

(da Diario postumo, Mondadori, 1991)

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La stessa malattia è naturalmente quello spleen, quell’impasto di pessimismo e solipsismo alla base della “teologia negativa” che compare nelle poesie di Eugenio Montale, che qui si rivolge alla sua ultima musa, quella Annalisa Cima che diede alle stampe il Diario postumo, ritenuto da alcuni filologi, quali Dante Isella e Giovanni Raboni, un apocrifo o un collage di varie altre poesie del Premio Nobel. Un incontro che è il riconoscersi di due anime simili.

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Montale

EUGENIO MONTALE E ANNALISA CIMA

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LA FRASE DEL GIORNO
Forse un mattino andando in un'aria di vetro, / arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: / il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro / di me, con un terrore di ubriaco.
EUGENIO MONTALE, Ossi di seppia




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.


martedì 6 novembre 2018

E la pioggia


SANDRO PENNA

MI AVEVANO LASCIATO SOLO

Mi avevano lasciato solo
nella campagna, sotto
la pioggia fina, solo.
Mi guardavano muti
meravigliati
i nudi pioppi. Soffrivano
della mia pena, pena
di non saper chiaramente…

E la terra bagnata
e i neri altissimi monti
tacevano vinti. Sembrava
che un dio cattivo
avesse con un sol gesto
tutto pietrificato.

E la pioggia lavava quelle pietre.

(da Poesie, Garzanti, 1989)


Sandro Penna chiama la natura a testimone della sua infelicità: è una solitudine umana, alla quale fanno da controcanto la voce della pioggia e i tristi pioppi nudi d’inverno, la terra che si bagna come di pianto e i monti avviliti, compagni dello stesso pathos del poeta.

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Pioppi

ADRIAN BARBER, “PIOPPI DOPO LA PIOGGIA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Amore della terra, colma gioia / incompresa.
SANDRO PENNA, Poesie




Sandro Penna (Perugia, 12 giugno 1906 – Roma, 21 gennaio 1977), poeta italiano. Con toni epigrammatici, le sue poesie esprimono spesso un’intenso desiderio sensoriale di vita talora malinconico e cantano l’amore omosessuale (“Poeta esclusivo d’amore”, si definì egli stesso).