venerdì 2 novembre 2018

Antenati


DRAGO ŠTAMBUK

STAMMBUCH

Non ho l’anello d’oro puro,
ma l’occhio che vede l’invisibile
mi conduce dai Boscimani,
mi porta illeso alla corte paterna,
nell’antica montagna sul lago,
sotto il ghiacciaio trasparente e la cupola di neve.

Non ho quell’anello, ma sento i miei
antenati nelle correnti della mia fronte.
È un tocco leggero e benedetto,
è un bacio improvviso con cui mi visitano
nei mezzogiorni ardenti e nelle mattine
azzurre.

Oh, lo splendido sguardo, il respiro gelido
all’origine di Axel, dove nasce il Danubio,
l’innocenza di porcellana di Lohengrin,
che nella profondità dell’Adriatico
ondula raffinato il brillante ovale!

E un bracciale cerca il mio fragile polso,
nel mare, il letto più dolce
per l’albero genealogico che racconta i morti.

(da L’usignolo e la fortezza)

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È il 2 novembre, giorno in cui si commemorano i defunti. Ho scelto questa poesia di Drago Štambuk che, inserendo elementi dell’epica germanica ripescati attraverso la tetralogia wagneriana dell’Anello del Nibelungo, ricorda i propri antenati: chi non c’è più ma ha contribuito a forgiarci, chi sentiamo talora in noi, in un gesto che facciamo, in uno sguardo o in un nostro tratto somatico che rinveniamo in quelle fotografie che ora ci guardano dalle lapidi dei cimiteri.

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1024px-Wagner,_R._Rheingold_(München,_1952)

SCENOGRAFIA DI HELMUT JÜRGENS PER “L’ORO DEL RENO”, STAATSOPER, 1952

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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni uomo è un omnibus in cui viaggiano i suoi antenati.
OLIVER WENDELL HOLMES




drago_stambuk2Drago Štambuk (20 settembre 1950) è un poeta, saggista e ambasciatore croato. Medico esperto di malattie del fegato e di AIDS, ha pubblicato 50 opere poetiche ed è stato ambasciatore in Giappone, Corea del Sud, Brasile, Colombia e Venezuela.


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