Domani ricorre il centenario della morte del poeta inglese Wilfred Owen: cadde infatti sul finire della guerra, colpito da un cecchino nell’attraversamento del canale di Sanbre-Oise il 4 novembre 1918, mentre in Italia si festeggiava l’armistizio. Insegnante precario, si era arruolato nell’Artists’ Rifles, reggimento della riserva che addestrava gli aspiranti ufficiali. Trasferito come tenente al reggimento Manchester, durante la battaglia della Somme restò intrappolato per tre giorni in una buca e riportò uno choc da granata. All’ospedale conobbe un altro poeta, Siegfried Sassoon, che stimò e considerò un eroe e del quale probabilmente si innamorò, non ricambiato. Tornato al fronte il 1° ottobre 1918, guidò il suo reggimento all’assalto di numerosi avamposti presso Joncourt rimanendo ucciso nell’attacco di Ors e ricevendo postuma la Military Cross. Pubblicò in vita solo cinque poesie. Le altre, tra cui la celeberrima Dulce et Decorum est, furono raccolte nel volume Poesie di guerra, dove con cupo espressionismo racconta l’orrore delle trincee: “Queste elegie non sono in alcun senso consolatorie per la presente generazione. Lo saranno, forse, per la prossima. Oggi un poeta non può che ammonire. Perciò i veri Poeti debbono essere veritieri. Avessi ritenuto durevole la lettera di questo libro, sarei ricorso ai nomi propri; ma se lo spirito ne sopravvivrà – sopravvivrà alla Prussia – la mia ambizione e quei nomi si saranno attestati in campi più freschi delle Fiandre…”
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IL SOGNO DEL SOLDATO
Sognai che il buon Gesù aveva sabotato,
gli ingranaggi dei grossi pezzi d’artiglieria,
e inceppato in modo irreparabile
tutti gli otturatori.
Con un sorriso, aveva deformato
le Mauser e le Colt,
e arrugginito con le lacrime
tutte le baionette.
E non c’erano più bombe, né nostre, né loro,
neppure un vecchio acciarino o una forca.
Ma Dio, seccato, dette pieni poteri a Michele,
che, al mio risveglio, aveva riparato tutto.
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LA PARABOLA DEL VECCHIO E DEL GIOVANE
Dunque Abramo si levò, raccolse la legna, e partì,
portando con sé il fuoco e il coltello.
E mentre soggiornavano insieme,
Isacco, il primogenito, domandò: “Padre Mio,
tutti questi preparativi, il ferro, il fuoco,
ma dov’è l’agnello per l’olocausto?”.
Allora Abramo legò il giovane con cinghie e pulegge,
ed eresse in quel punto parapetti e trincee,
e brandì il coltello per scannare suo figlio.
Quand’ecco, dal cielo, un angelo lo chiamò:
“Non stendere la mano contro il fanciullo,
non fargli alcun male. Guarda,
quel capro impigliato nella macchia per le corna;
offri il Capro dell’Orgoglio in vece sua”.
Ma il vecchio non volle saperne, e trucidò il figlio,
e metà del seme d’Europa, uno per uno.
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LA FRASE DEL GIORNO
Dopo che i tamburi del tempo avranno rullato e taciuto / e dall’occidente di bronzo la lunga ritirata sarà soffiata / la Vita rinnoverà questi corpi?
WILFRED OWEN, Poesie di guerra
Wilfred Edward Salter Owen (Oswestry, 18 marzo 1893 – Ors, 4 novembre 1918), poeta inglese. Ufficiale durante la Prima Guerra mondiale, cadde al fronte negli ultimi giorni del conflitto. Lasciò una raccolta di poesie che raccontano con crudezza la guerra e i suoi orrori.
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