SERGIO SOLMI
RICORDO
L’acre trombetta
ridesta l’erba magra sugli spalti
della fortezza al vento del mattino,
suscita
sopra il pallido verde gli orifiamma,
il grido riaccende alle vedette.
Nella fumèa senza tempo tinta
della memoria, a spente rive tocco
a lontananze fonde.
Voce di bronzo, che mi salutasti
adolescente. Imperiosa e dimentica,
oltre ogni età remota,
oggi il rombo iterato
del tuo sordo tamburo mi ritorna
in cuore.
Come allora, docile al tuo comando
inaccessibile, spoglio d’addii,
solo a te salgo su per l’acqua gialla
del camminamento, sotto l’ambigua
esaltazione della sera.
A braccia aperte giacciono nel grano
verde i compagni, usciti di soppiatto
dal sogno, la terra
irta di fiumi s’approssima, trema
la collina, crèpita
dai fossati la morte. Su un cratere
calvo, dove il mondo finisce
sventola un lembo di mascheramento
come lacera vela su un relitto.
Ancora leva le tende il ricordo,
per strade erbose andiamo, si schiantano
al passaggio gli arbusti, marciamo
percorsi di smarriti canti.
Nel tuo magico cerchio mi riassumi
danzo ancora al tuo rito immemorabile.
Ora so, nera amica, ove mi davi
appuntamento. E a sovvenirne, in petto
la superstite gioventù sobbalza,
come, rapito in corsa, m’arrestava
d’angoscia delizia il cuore in gola
lo sparo del petardo.
(da Poesie complete, Adelphi, 1974)
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4 novembre 1918. Ricorre oggi il centenario della fine della Prima guerra mondiale: fu il giorno in cui entrò in vigore alle tre del pomeriggio l'armistizio di Villa Giusti siglato ventiquattr’ore prima a Padova da Impero austroungarico e Italia.
Cento anni dopo non resta che il ricordo, come quello del poeta Sergio Solmi, “ragazzo del’99” che partecipò al conflitto da giovanissimo ufficiale di fanteria (18 anni!) e ritorna sui luoghi dove ha combattuto. Quello che dovremmo fare anche noi, per onorare quei ragazzi mandati al macello e per cercare di comprendere le sofferenze e i sacrifici di quanti spesero la vita e la gioventù nelle trincee del Carso, sulle rive del Piave, sulle alte vette delle Alpi in quella che papa Benedetto XV definì “inutile strage”. Vi assicuro che entrare in quei sacrari, da Asiago a Redipuglia, dal Monte Grappa a Nervesa della Battaglia, lascia senza parole: centinaia e centinaia di nomi incisi sulle lapidi per piani e piani, e dietro ogni lapide una vita spezzata nel fiore degli anni. È lì che si comprende l’enormità delle perdite subite e la follia di ogni guerra. Per questo, onorando il monito inciso sulla Colonna mozza in vetta all’Ortigara, non dobbiamo dimenticare.
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4 NOVEMBRE 1918: LA BATTAGLIA DI VITTORIO VENETO PONE FINE ALLA GUERRA
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LA FRASE DEL GIORNO
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.
ARMANDO DIAZ, Bollettino della Vittoria, 4 novembre 1918
Sergio Solmi (Rieti, 16 dicembre 1899 – Milano, 7 ottobre 1981), scrittore, poeta, critico letterario e saggista italiano. È stato poeta tanto originale quanto radicato nella tradizione italiana nonché felice traduttore. Come critico, si occupò di letteratura francese (Alain, Montaigne, Rimbaud), di paraletteratura e di Giacomo Leopardi.
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