lunedì 21 ottobre 2024

Le ricerche della Philips


MARÍA MERCEDES CARRANZA

I PREDECESSORI DELLA PHILIPS

“Come nei dipinti di Turner, dove la luce pensa”.
  Octavio Paz

Le ricerche della Philips dimostrano
che la luce non è stata creata da Dio il primo
giorno. Fu Turner – sveglio in una notte
a Venezia – a dire sia la luce e
la luce fu. In principio
fu il suo pennello e perfino le nebbie di
Londra lo riconobbero. Poi
ci fu un uomo di nome Monet che
venne a testimoniare la luce
tra la sua gente e la sua gente
lo accolse. Da allora la luce
abita tra noi piena
di Van Gogh  con la sua tristezza e tutto il resto.

(da Baccelli e altre poesie, 1972)

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La poetessa colombiana María Mercedes Carranza parte da una ricerca della multinazionale olandese Philips sulla luce per lanciarsi nell'elogio dei grandi pittori che ne fecero il segno distintivo della loro opera: la luce atmosferica di William Turner che riempie i paesaggi, gli studi sulle variazioni della luce di Claude Monet, le gradazioni ritmiche e l'evoluzione della luce di Vincent Van Gogh. A rigor di logica, mancano due altri grandi maestri della luce: Jan Vermeer e Caravaggio.

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WILLIAM TURNER, "VENEZIA, LA DOGANA E SAN GIORGIO MAGGIORE"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Non c'è stato un inizio per la luce. La luce non è stata e non sarà. La luce è.
MICHEL VAUZELLE, Luci: nella Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra

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CarranzaMaría Mercedes Carranza (Bogotá, 24 maggio 1945 – 11 luglio 2003), poetessa e giornalista colombiana. La sua opera poetica, secondo James J. Alstrum, è “demolitoria, ma sana e necessaria per indirizzare la poesia su percorsi insoliti”.


domenica 20 ottobre 2024

Una cosa di nessuno


ANTONIA POZZI

LARGO

O lasciate lasciate che io sia
una cosa di nessuno
per queste vecchie strade
in cui la sera affonda –
 
O lasciate lasciate ch’io mi perda
ombra nell’ombra –
gli occhi
due coppe alzate
verso l’ultima luce –
 
E non chiedetemi – non chiedetemi
quello che voglio
e quello che sono
se per me nella folla è il vuoto
e nel vuoto l’arcana folla
dei miei fantasmi –
e non cercate – non cercate
quello ch’io cerco
se l’estremo pallore del cielo
m’illumina la porta di una chiesa
e mi sospinge a entrare –
Non domandatemi se prego
e chi prego
e perché prego –
 
Io entro soltanto
per avere un po’ di tregua
e una panca e il silenzio
in cui parlino le cose sorelle –
Poi ch’io sono una cosa –
una cosa di nessuno
che va per le vecchie vie del suo mondo –
gli occhi
due coppe alzate
verso l’ultima luce –

(da Parole, 1939)

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Non sembra scritta da una ragazza di diciotto anni - l'età di Antonia Pozzi quando tracciò questi versi: emerge tutta quella stanchezza di vivere che può ricordare il "Lasciatemi così / come una / cosa / posata / in un / angolo / e dimenticata" del Natale ungarettiano. Un prodromo di quel peso che porterà otto anni dopo Antonia ad avvelenarsi sul prato dell'abbazia di Chiaravalle.

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SCENA DAL FILM “ANTONIA” 2015 DI FERDINANDO CITO FILOMARINO

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Oh, le parole prigioniere / che battono battono / furiosamente / alla porta dell’anima / e la porta dell’anima / che a palmo a palmo / spietatamente / si chiude!
ANTONIA POZZI, Parole

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Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.


sabato 19 ottobre 2024

Una prigioniera orientale


ATTILIO BERTOLUCCI

LA NOTTE D'OTTOBRE

Mi ha svegliato il tuo canto solitario,
triste amica dell'ottobre, innocente civetta.
Era la notte,
brulicante di sogni come api.
 
Ronzavano,
agitando le chiome di fuoco,
le bionde barbe,
ma i loro occhi erano rossi e tristi.

Tu cantavi, malinconica
come una prigioniera orientale
sotto il cielo azzurro…
Io ascoltavo battere il mio cuore.

(da Fuochi in novembre, 1934)

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Il canto notturno di una civetta sorprende il poeta parmense Attilio Bertolucci, che dai sogni interrotti nel buio, in quella malinconia del vago e dell'infinito, trova nel suo cuore l'avanguardia di un esercito all'inseguimento del vero senso del vivere.

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KARL SCHMIDT-ROTTLUFF, "LUNA ALLA FINESTRA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'insonnia allunga, la giornata, dunque / sia benvenuta - / essa ti aiuta / a gabellare il sergente Morfeo / nella garitta / già d'ombra fitta.
ATTILIO BERTOLUCCI, Viaggio d'inverno

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Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 – Roma, 14 giugno 2000), poeta italiano. Le sue opere poetiche sono il risultato di una felice contaminazione tra eredità ermetica e capacità di tradurre ogni astratta eleganza in un discorso poetico naturale.


venerdì 18 ottobre 2024

In questo posto


EUGÈNE GUILLEVIC

NON CHIEDO ALTRO CHE RESTARE

Non chiedo altro che restare
In questo posto dove mi trovo.

Cerco di possederlo

Nella sua interezza e nei suoi dettagli
Finché non mi confondo con esso

O, meglio ancora, lo confondo con me.

(da Arte poetica, 1989)

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La poesia è l'istante in cui la profondità si è fugacemente scoperta e il poeta prende nota di questo suo rapido manifestarsi. Così Eugène Guillevic prova a possedere il mistero, a trasformare quell'istante in eternità, a farsi esso stesso mistero e quindi poesia: "Non vedere nulla / - Allora è la pienezza"-

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EDWARD HOPPER, "LE OMBRE DELLA SERA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia / è uno specchio // che si offre / di entrare  nel riflesso // per rielaborarlo / per modificarlo.
EUGÈNE GUILLEVIC, Arte poetica

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Eugène Guillevic (Carnac, 5 agosto 1907 – Parigi, 19 marzo 1997), poeta francese. Pubblicò nel 1942 la sua prima opera, Terraqué, seguita da altre innumerevoli raccolte poetiche che ne fecero uno dei più grandi poeti francesi della seconda metà del XX secolo. Il suo stile è irregolare e conciso, spesso portatore di verità lapalissiane e contenente sempre un messaggio morale di fratellanza e rispetto.


giovedì 17 ottobre 2024

La luna piena d’autunno


BASHŌ

BRILLAVA NEL CIELO LA LUNA PIENA D'AUTUNNO

Brillava nel cielo la luna piena d'autunno
e per tutta la notte
ho passeggiato intorno allo stagno.

(da Lo stretto sentiero per il profondo Nord, 1702)

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Matsuo Bashō, poeta giapponese che rivoluzionò la poesia lirica con la forma dell'haiku, teorizzava la simbiosi tra uomo e natura: eccolo qui d’autunno in una notte di luna piena aggirarsi intorno allo stagno, “per tutta la notte” - Roland Barthes nel suo celebre Frammenti di un discorso amoroso, pone l'accento esattamente su questo complemento di tempo: è la misura del sentimento, che sia la tristezza o la malinconia o la lacerante dolcezza di quella luna che si riflette nelle acque scure dello stagno.

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OGATA GEKKŌ, "LUNA PIENA E FIORI AUTUNNALI SUL RUSCELLO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Da Est a Ovest / la stessa malinconia: / vento d’autunno.
BASHŌ, Lo stretto sentiero per il profondo Nord

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Matsuo Bashō (Ueno, 1644 – Ōsaka, 28 novembre 1694), poeta giapponese del periodo Edo. Contribuì in modo determinante all'evoluzione della poesia lirica attraverso un nuovo genere breve, l’haiku, che, pur derivando da forme poetiche già esistenti, ne rinnovava profondamente gli schemi superando le emozioni personali e identificando l'uomo con la natura.


mercoledì 16 ottobre 2024

Le strade familiari


JAIME GIL DE BIEDMA

I SOBBORGHI, X

Ci accolgono le strade familiari
e la sera iniziata, gli stanchi
ippocastani le cui foglie, obbedienti,
rotolano sotto i piedi di chi ritorna,
precedono, accompagnano i nostri passi.
Interrompendo la folla
che si succede ogni momento,
sotto l'opacità prematura
del cielo, che converge verso il suo termine,
ognuno entra smemorato,
perso nei quartieri solitari
dell'inverno che giunge. Ti ricordi
l'abilità del volo degli uccelli,
la gioia e i giochi pericolosi,
l'intensità di un certo momento, immobile
sotto il cielo più alto del fogliame?
Se almeno qualcuno ricordasse,
se qualcuno folgorato improvvisamente
ricordasse... La luce usata se ne va
polvere di farfalla tra le dita.

(da Le persone del verbo, 1975)

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Jaime Gil de Biedma, poeta di Barcellona, visse la città come parte del proprio essere, in intima relazione, come una seconda pelle. E la città è dunque la scena in cui registra le proprie emozioni e vive e conduce la propria esistenza trasformandola in poesia. In questo caso è una città che vira ormai verso l'inverno, mentre le foglie degli ippocastani cadono una dopo l'altra.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Sempre più in profondità / vieni con me, città, / come un amore sommerso, / irreparabile.
JAIME GIL DE BIEDMA, Le persone del verbo

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Jaime Gil de Biedma y Alba (Barcellona, ​​13 novembre 1929 -  8 gennaio 1990), scrittore spagnolo, considerato uno dei più importanti poeti della seconda metà del XX secolo e della Generazione del 50. Nel suo lavoro ha fatto ricorso al colloquialismo e all'ironia per evidenziare questioni sociali ed esistenziali.


martedì 15 ottobre 2024

Lascia che ti canti ancora


MILTIÀDIS MALAKÀSIS

CANTICO DEI CANTICI

Vieni e appoggia la testa bionda
nel mio abbraccio desideroso.
Ho ancora delle canzoni da cantarti,
ora che gli uccelli ti cullano.
La notte, vedi, ritorna vestita di nero,
tutti intorno dormono in silenzio,
vieni, mia preziosa, sognante,
ad inebriarmi con la tua mirra segreta.
Vieni e lascia che ti canti ancora una canzone;
vieni e appoggia la testa bionda
nel mio abbraccio desideroso;
ora che gli uccelli cantano,
vieni e lascia che ti canti ancora.

(da Malakàsis: sempre, 1964)

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Il poeta greco Miltiàdis Malakàsis, da seguace del simbolismo tendeva a catturare il momento fugace, enfatizzando il senso di irreversibilità e di futilità della realtà. Anche nell'amore è necessario dunque cogliere quanto più possibile l'intensità dell'attimo, come in questa replica parnassiana del Cantico dei Cantici.

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LOVETTA REYES-CAIRO, "AMANTI IN UN CIELO STELLATO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia è musica, suonata sullo strumento del linguaggio attraverso la composizione delle parole.
MILTIÀDIS MALAKÀSIS

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Miltiàdis Malakàsis, (Missolungi 1870 - Atene, 27 gennaio 1943), poeta greco. Autore di traduzioni dall'inglese e dal francese (le Stances di Jean Moréas col quale fu in rapporti di amicizia a Parigi), scrisse liriche eleganti tra il gusto parnassiano e il simbolistico, con forte influsso della poetica francese.


lunedì 14 ottobre 2024

Il tuo ramo fiorito


PAOLO VOLPONI

PORGIMI, AMORE

Porgimi, amore
il tuo ramo fiorito,

la menta mattutina
nel cui cespo chiaro
ai venti incerti di Ottobre
ripara l’allodola ferita,
l’azzurro ginepro degli altipiani
prossimi alla marina.

O la tua pietra
in bilico sul fiume,
la perduta foglia di salice
sull’acqua,
l’alga tenebrosa
dove un pesce invisibile respira.

Amore, amore,
porgimi del tuo albero
il frutto più alto
così la tua uva nascosta
e il piccolo orto
dal pettirosso fedele;

il tuo cavallino
dalla coda leggera,
la vipera che ti beve
il latte nel seno,
l’amoroso gallo
che ti sveglia
e la civetta compagna
alle tue notti di luna.

Porgimi, amore,
il tuo mutabile tempo giovanile,
l’immobile sole
e il quarto di luna
della tua esatta stagione.

(da L'antica moneta, Vallecchi, 1955)


Paolo Volponi, poeta e scrittore di Urbino, nelle sue poesie segna un legame forte con la natura: questa specie di inno o preghiera è un'invocazione al mito della madre terra - l'io lirico fonde la donna e la terra, cerca l'armonia per ritrovare se stesso, " il tentativo di una perfezione e di una felicità".

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FOTOGRAFIA © LISA FOTIOS/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La natura è mutata nel corso di milioni di anni, facendosi sempre più bella e fertile secondo la distinzione e il riconoscimento degli uomini.
PAOLO VOLPONI, Alfabeta, luglio-agosto 1983

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Paolo Volponi (Urbino, 6 febbraio 1924 – Ancona, 23 agosto 1994), scrittore, poeta e politico italiano, senatore della Repubblica Italiana nel corso di due legislature. Partito da una posizione tardoermetica e neorealista, approdò al poemetto narrativo, propedeutico alla sua attività di romanziere.


domenica 13 ottobre 2024

Una tua foglia gialla


KIKÍ DIMULÀ

AUTOGRAFO

Una tua foglia gialla, autunno,
si sedette su un vento gentile
e mi seguì con insistenza.

L'ho presa
e la conservo
come qualcosa di simbolico da parte tua,
come un autografo amichevole,
forse come un "grazie"
che non mi è arrivato
quest'estate.

L'ho presa
e sto esaminando
le tue intenzioni
nei miei confronti quest'anno.

(da In contumacia, 1958)

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In contumacia è la raccolta del 1958 in cui la poetessa greca Kikí Dimulà si sottopone - lei assente - al processo davanti alla corte della vita. L'autunno è un semplice accadimento, è una certificazione dello scorrere del tempo.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Stai camminando in un deserto. Si sente il cinguettio di un uccello. Per quanto sia improbabile che un uccello resti sospeso nel deserto, sei obbligato a costruirgli un albero. Questa è la poesia.
KIKÍ DIMULÀ

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Vasiliki “Kikí” Dimulà nata Radou (Atene, 19 giugno 1931 – 22 febbraio 2020), poetessa greca. Impiegata a lungo presso il Banco di Grecia, fu ammessa all’Accademia di Atene nel 2002. La sua poesia tratta l’assenza, la perdita, la società, la solitudine e il tempo con la personalizzazione di concetti astratti e l’uso insolito di parole comuni, spesso con un velo di amara ironia.


sabato 12 ottobre 2024

Fleur Adcock


La poetessa neozelandese Fleur Adcock è morta all’età di 90 anni. Nata in Nuova Zelanda da genitori inglesi, che la riportarono nell'Inghilterra in tempo di guerra quando era bambina, trascorse l'adolescenza in Nuova Zelanda, per raggiungere Londra negli Anni ‘60 e rimanervi  Come la sua connazionale Katherine Mansfield, mostra un intenso attaccamento e un acuto senso di distacco dal suo paese natale. I temi dell'identità e del radicamento culturale sono importanti nella sua poesia, così come le preoccupazioni per "l'umanità": l’amore, il sesso, i sogni, l’ambizione, la malattia, la crudeltà, la gentilezza. Di lei Carol Ann Duffy ha detto: “Ha un tono ingannevolmente rilassato, attraverso il quale il lato più affilato del suo talento si incontra come una lama di rasoio in una pesca”.

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FOTOGRAFIA © RNZ

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USCENDO DALLA TATE

Uscendo col tuo pacco di cartoline
in una borsa della Tate Gallery e un altro pacco
di quadri stipati in testa ti fermi
sugli scalini a guardare oltre il fiume

e ce n'è uno nuovo: edifici luminosi,
un rivolo d'acqua scura, e un cielo
che ti domandi chi l'ha dipinto - Constable? No:
troppo sfavillante. Crome? No: troppo estatico -

un cielo assurdo puro pre-raffaelita,
forse, un blu assoluto con qualche ciuffo bianco
che lo percorre (oggi, che è
aprile. Un altro giorno sarebbe diverso

ma non importa. I cieli funzionano tutti).
Scendi a quel particolare in basso a destra:
gabbiani che beccano fango, sotto
quei due palazzi di uffici e una strada Georgian.

Ora spostati a sinistra, e includi i platani
che ondeggiano di gemme, quell'edificio di mattoni
e un autobus rosso… Stacca proprio lì,
dal lampione. Il ponteggio lascialo dentro.

Quello sarà il prossimo. Strano come
questi quadri all'esterno non esistessero
prima di guardare i quadri all'interno,
quelli sulle pareti. Ma eccoli qui ora,

a marciare fuori dal loro panorama
e a mettersi in fila per quel mirino
che è il tuo occhio. Li puoi isolare
tenendo fermi i muscoli ottici.

Puoi fare una zumata su studi di figure
(il ragazzo con lo zaino), o nature morte,
astratti, paesaggi urbani. Non li ha fatti nessuno.
Li ha dipinti la luce. Sei tu che presiedi

la giuria di selezione. Lascia lo spazio
che vuoi tra quelli che appendi,
e gioisci. L'arte si moltiplica.
Arte è tutto quello che decidi di incorniciare.

(da With a Poet's Eye, A Tate Gallery Anthology, 1986 –Traduzione di Giorgia Sensi)

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COSE

Ci sono cose peggiori che essersi comportati in modo sconsiderato in pubblico.
Ci sono cose peggiori di questi piccoli tradimenti,
commessi o subiti o sospettati; ci sono cose peggiori
che non riuscire a dormire per averci pensato.
Sono le 5 del mattino. Tutte le cose peggiori entrano furtivamente
e si fermano gelide sul letto, con un aspetto sempre peggiore
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(da Poesie scelte, 1986)

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Mi piace avere il ritmo giusto. Non il metro, ma il ritmo. C'è una differenza così profonda tra ritmo e metro.
FLEUR ADCOCK, Jogos Floraia, 28 maggio 2018

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Fleur Adcock (Papakura,10 febbraio 1934 –  11 ottobre 2024), poetessa e redattrice neozelandese. La sua poesia è incentrata su temi di luogo, relazioni umane e attività quotidiane, ma spesso con una svolta oscura data agli eventi banali di cui scrive. Dal classicismo iniziale è passata all’introspezione psicologica.


venerdì 11 ottobre 2024

Tempi d’ottobre


ANDREA ZANZOTTO

DA UN ETERNO ESILIO

Da un eterno esilio
eternamente ritorno

e coi giorni mi volgo e mi confondo,
vado, da me sempre più lontano,
divelto per erbe prati e tempi
d’ottobre
e silenzi confidati agli orecchi
da stelle e monti.

(dall’Appendice dell’edizione del 1981 di Vocativo, 1957)

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Nell'identificazione tra paesaggio e corpo seguita alla grave crisi nervosa che fu all'origine dei versi di Vocativo, Andrea Zanzotto non è in grado di rendere il suo “esilio” dal paesaggio qualcosa di eterno, ma ritorna di continuo a quel materialismo che sfida il suo desiderio metafisico: e sono quei prati autunnali, quei monti del Veneto, “questa artificiosa terra-carne” che lo trattiene come se fosse una specie di Odisseo al contrario.

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VINCENT VAN GOGH, "PAESAGGIO DI SAINT-RÉMY"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

E tutte le cose a me intorno / colgo precorse nell’esistere.
ANDREA ZANZOTTO, Vocativo

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Zanzotto_AndreaAndrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011), poeta italiano tra i più importanti del secondo Novecento. La sua poesia, che scava profondamente nella materia linguistica, è legata alle tracce e alle memorie del suo paese natio: "Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio”.


giovedì 10 ottobre 2024

Cadano le foglie


NIKOS KARÙZOS

MONITO

Non dispiacerti che in autunno
cadano le foglie.
La tua stessa tenerezza
le riporterà sugli alberi.
Non versare lacrime; tutti apparteniamo
alla risurrezione.

(da Il trionfo del tempo, 1997)

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Filosofico, religioso di un misticismo cristiano ortodosso che si trasforma in esistenzialismo: il poeta greco Nikos Karùzos non si dispiace per l'arrivo dell'autunno, per la stagione fredda che arriva. Tutto fa parte del ciclo delle stagioni e della vita - dice - tutto ha una sua resurrezione.

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FOTOGRAFIA © WALLHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

I simboli provengono dal lento costeggiare dell’anno / Le rive di quattro stagioni; / Fuochi di tre stagioni insegnano in autunno / E note di quattro uccelli.
DYLAN THOMAS, 25 poesie

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Nikos Karùzos (Nauplia,  17 luglio 1926 – Atene, 28 settembre 1990), poeta della prima generazione del dopoguerra. La sua poesia, caratterizzata come filosofica, religiosa, mistica, si distingue per un traboccamento esistenziale, che la spinge  verso la fusione con l'universo sensibile.


mercoledì 9 ottobre 2024

Stretti come polsi


KARL KROLOW

LA COPPIA

I

Stretti come polsi.

Guarda il nostro aereo silenzioso,
l'aquilone del bambino,
non più trattenuto
dalle dita sulla costa
su cui si dice
adesso buonanotte.

Il piccione viaggiatore tra di noi
sale sempre più su.

Siamo in una bella casa
senza porte, cielo,
azzurro sui nostri corpi
che non si può cancellare.

II

L'altra vita
con due paia di occhi.

Siamo febbricitanti
come pietre
al sole.

Natura morta di vestiti tolti.

La nostra oscurità, come, olio acceso
versato pericolosamente dalla finestra.

Il nostro respiro vola via
dalla nostra bocca comune.

1962

(da Mani invisibili, 1962)

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L'osservazione della stanza della prima strofa diventa - in questa poesia di Karl Krolow - l'intenso erotismo della seconda, come se il poeta tedesco avesse voluto passare dalla visione esteriore a quella interiore dell'intimità della coppia.

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JACK VETTRIANO, "COPPIA CHE DANZA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

In un certo senso sembra che una poesia non debba essere 'finita'. Deve avere la possibilità di trasmettere il suo soggetto, il suo materiale alla poesia successiva.
KARL KROLOW

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Karl Krolow (Hannover, 11 marzo 1915 – Darmstadt, 21 giugno 1999) conosciuto anche come Karol Kröpcke, poeta tedesco. Si è affermato come una fra le voci più autentiche della moderna lirica tedesca con raccolte di versi che si ispirano a una visione della natura sensitiva e precisa, in uno stile che contempera le esigenze innovatrici con un senso vigile della tradizione.


martedì 8 ottobre 2024

Condividerle


TOLIS NIKIFÓROU

LIBERAMENTE

Come il sussurro della pioggia
sulle foglie degli alberi
o un uccello in alto nel cielo,
le mie poesie non hanno bisogno
di permesso per svolazzare
qui, lì o ovunque

La loro patria è la loro anima
la loro preferenza speciale
sono i libri scolastici,
i blog sconosciuti
e gli occhi dei bambini

Le mie poesie non
mi appartengono nemmeno,
mi sono state date come mezzo
per condividerle liberamente
con chi le ama

(da Un fazzoletto pulito, 2024)

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La poesia viaggia nel mondo - lo fece nei tempi remoti per tradizione orale, poi con la diffusione della stampa attraverso il mezzo scritto, e ora, con le nuove tecnologie, è un elemento virtuale che vola in ogni parte del mondo raggiunta da Internet: e allora viene letta e trascritta, emoziona, riporta in vita vecchi ricordi, parla ai sentimenti. Liberamente, come vuole il poeta greco Tolis Nikifórou.

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FOTOGRAFIA  WEEKNOWLEDGE451

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia è una maratona, un impegno che dura tutta la vita.
TOLIS NIKIFÓROU, Diastixo, 21 marzo 2024

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Tolis Nikifórou (Salonicco, 14 novembre 1938), poeta greco. Figlio di rifugiati dall'Asia Minore, si è laureato all'Anatolia College e ha studiato economia aziendale. Ha lavorato principalmente come consulente di organizzazione aziendale a Salonicco, Atene e Londra e ha viaggiato in molti paesi.

lunedì 7 ottobre 2024

Tornare al quartiere


MARIO BENEDETTI

IL QUARTIERE

Tornare al quartiere è sempre una fuga
come trovarsi di fronte a due specchi
vede vicino uno / l'altro lontano
nell'ottusa memoria replicata

l'infanzia/ quella che fu / è perduta
non così i cortili / dei riflessi /
i bimbi che giocano sono vecchi
e vanno con cautela per la vita

ha fascino il quartiere e pioggia lieve
le rotaie di un tram che ora riposa
non irrompe di notte né mi sveglia

chi cerca dei frammenti del passato
magari si immedesima in se stesso /
tornare al quartiere è sempre una fuga.

(da La vita, questa parentesi, 1997)

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Tornare al quartiere dove si è vissuta l'infanzia è sempre una fuga dal presente - come nota il poeta uruguaiano Mario Benedetti. Ma la memoria, ahimè, è ingannevole e ingannata: se nella dimensione spaziale non ritrova gli stessi luoghi,  ma può averne ancora un'idea sebbene mutati, nella dimensione temporale deve affidarsi alla fragilità del ricordo.

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FERNANDO PESSINA, "LA CITTÀ VECCHIA DI MONTEVIDEO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Alcune cose del passato sono scomparse ma altre aprono un varco verso il futuro e sono quelle che voglio salvare.
MARIO BENEDETTI, Il futuro del mio passato

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Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, noto come Mario Benedetti (Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009), poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano. Figlio di immigrati italiani, fece parte della Generazione del’45. Nel 1973 fu costretto all’esilio dal golpe militare. Rientrò nel 1983.


domenica 6 ottobre 2024

Sapore di mela renetta


GIOVANNI PAPINI

QUINTA POESIA

Al freddo sapore di mela renetta,
in lingua, per tutta la bocca
che succia ed aspetta,
ritorna negli occhi la ciocca

immobile al dolco d’autunno,
sospesa alla voglia — una frasca
di verde cognate a Vertunno
distesa nel latte di vasca.

Mela renetta che mordo,
in questo riposo di festa,
adagio, come un ricordo
di dolcezza manifesta.

Una mi basta: nel gusto
di quell’instante, di quel morso,
rivedo all’ombra obliqua del fusto
passare il blù come un chiaro discorso.

Tutto abbandono in disparte.
Figliolo di terra ed erede
d’incontrastabile parte
il Dio mal creduto mi vede.

Mia la foglia che strappo odorando
le dita — ma più la discesa
che rifarò, tra poco, pensando
a me, sotto l’aria che pesa.

Mia tutta, la campagna, in quel sapore
che maturamente si distrugge e si disfà,
mio l’odore, l’afrore
dell’imprecisa immensità.

Nessuno godrà quel che presi
con la docile calma de' minuti,
masticando le frutta di tanti paesi
ricchi al sole e da me sconosciuti.

Ma nel termine d'ogni più fine dolcezza,
nella più persa dimenticanza,
un'acida puntura d'amarezza,
rompe ogni sacra alleanza.

Io e me, nati al medesimo istante,
consegnati ad una sorte,
ritroviamo, in un ritmo andante,
passi e sussurri di morte.

Al largo, nell'ombra dell'acqua
più zitta, ove il colpo del remo
l'erba marina risciacqua,
stretti assieme affonderemo.
 
Ma oggi, nell'ansia tranquilla
di questa giornata che affretta
la sera, non lascio una stilla
del sugo di sole di mela renetta.

(da Opera prima, 1917)

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Una mela renetta mangiata morso a morso in una passeggiata in un giorno di festa: il poeta Giovanni Papini trasforma questo gesto in un'esperienza sensoriale e meditativa assegnando al piacevole gusto - un po' come il Proust della "madeleine" inzuppata nel tè - la valenza simbolica di un attimo che riporta ad altri tempi e ad altri luoghi.

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IMMAGINE © DEUTSCHE POMOLOGIE – COLLEZIONE WILHELM LAUCHE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore: I tuoi semi vivranno nel mio corpo, i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore, la loro fragranza sarà il mio respiro, e insieme gioiremo in tutte le stagioni…
KAHLIL GIBRAN, Il Profeta

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Giovanni Papini, noto anche con lo pseudonimo di Gianfalco (Firenze, 9 gennaio 1881 –  8 luglio 1956), scrittore, poeta e saggista italiano. Tra i fondatori delle riviste Leonardo (1903) e Lacerba (1913),  promosse lo svecchiamento della cultura e concepì la letteratura come «azione» dando ai suoi scritti un tono oratorio e dissacrante.


sabato 5 ottobre 2024

Quando le spiagge si svuotano


CHRISTOS LASKARIS 

COME LOTTARE

È una tristezza in autunno
quando le spiagge si svuotano
e l'isola diventa deserta
e l'anima resta sola
con il mare selvaggio;
come lottare con le domeniche vuote,
con la natura selvaggia delle rocce e del mare,
con le cornacchie che la sera gracchiano sulla banchina
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(da Il tempo felice è passato, 1979)

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La tristezza, la malinconia dell'autunno che svuota le spiagge e accorcia le giornate, che disperde tutto ciò che l'estate aveva generato e raccolto: il poeta greco Christos Laskaris, attento alla poetica del quotidiano e dell'effimero, “né felice, / né infelice; / solo / una superficie, / su cui / scorre il tempo”, registra questo cambiamento sottolineando il senso di vuoto.

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FOTOGRAFIA © P. LEÓN/FLICKR

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Quando scrivi non ti poni le domande "perché scrivo?", "per chi scrivo?". Scrivi perché non puoi fare altrimenti.
CHRISTOS LASKARIS

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Christos Laskaris (Havari, 1931 – Patrasso, 11 dicembre 2008), poeta greco. Studiò all'Accademia Pedagogica di Tripoli, ma non divenne insegnante; lavorò invece tutta la sua carriera nella divisione assicurativa dell'autorità degli autobus urbani di Patrasso. Gli è stato assegnato il Premio Internazionale Kavafis nel 2007.


venerdì 4 ottobre 2024

Vento, fiore, onda


MARTIN OPITZ

LA BELLEZZA DI QUESTO MONDO TRASCORRE

La bellezza di questo mondo trascorre
come un vento che non ha soste,
come il fiore che a stento si disserra
e subito guarda verso la terra,
come l’onda che appena arriva
e subito riprende la sua via.
Quale sarà il mio giudizio? Il mondo
non è che vento, fiore, onda.

(Traduzione di Roberto Fertonani)

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La durata effimera della bellezza è un tema molto amato dai poeti: l'Anonimo del De rosis nascentibus (II secolo dopo Cristo) scriveva, ad esempio,  "E, meravigliato, guardavo come le rose siano presto rapite / dall'età fuggitiva e come già sul nascere appassiscano". Il poeta tedesco del barocco Martin Opitz pone l'accento sulla caducità della bellezza, sulla sua natura fuggevole, che sia un fiore o un'onda: nulla dura, ogni fenomeno terreno è fugace.

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ELLEN BUSELLI, "LE ROSE DAVID AUSTEN"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Tanto presto quel che risplende è pronto a sparire.
WILLIAM SHAKESPEARE, Sogno di una notte di mezza estate




Martin Opitz von Boberfeld (Bolesławiec, Polonia, 23 dicembre 1597 – Danzica, Polonia,  20 agosto 1639), poeta e scrittore tedesco. Riconoscendo la necessità per la letteratura tedesca di mettersi alla scuola del Rinascimento europeo, ridusse la poetica a un sistema di precetti e di regole pratiche, ma ripulì, ammodernò e nobilitò la lingua nazionale.


giovedì 3 ottobre 2024

Sulla strada che porta al mare


MARIA LAINÁ

JAMAICA INN

La nostra vita è leggermente cambiata;
non viviamo più in città
ma sulla strada che porta al mare.
Di notte occupiamo il tempo
con il passaggio della luna
il ronzio sulle colline
e i cavalli che si dirigono verso la pozza d'acqua.

Se decidi di venire
mi farai compagnia la notte
ora che l'autunno è arrivato
e i cardini stridono nell'oscurità.
Imparerai a pregare
con fervore e disperazione
e questa strana sensazione
corrisponderà al profilo arcigno della natura.

Porta solo pochi vestiti e libri
poiché qui durano più a lungo;
e non dimenticare di portare con te scarpe adatte
c'è una palude dietro la casa
e d'inverno piove molto.

Adesso mi fermo; prenditi cura di te -
e ti amo moltissimo, lo sai.
Penso a te sul divano vicino alla finestra che pensi
al tempo e ai corpi che invecchiano.
Tutto ciò qui non ha senso
non abbiamo che un'eternità forte e lucida
che non stanca, anche se a volte fa bruciare gli occhi.

Devo andare a chiudere la finestra
il vento si è alzato di nuovo.

(da Paura rosa, 1992)

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L'amore nei versi della poetessa greca Maria Lainá è spesso ritratto alla fine del suo percorso tormentato oppure si mescola con la solitudine, con l'assenza: “L'oscurità non è luce / ma le appartiene / così come la solitudine non è amore / eppure la affronta / con gli occhi spalancati”. È una situazione di questo tipo quella che racconta Jamaica Inn, forse la sua poesia più famosa, quella di cui la stessa autrice disse in un'intervista: “Anche a dirlo ogni volta mi emoziono e sono stanca di dire questa poesia, ma, ogni volta che la leggo, a qualche verso piango”.

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EDWARD HOPPER, "WESTERN MOTEL"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Addolcita dal suo / sussurro blu trapuntato, / la poesia amplifica / soprattutto il suono del silenzio.
MARIA LAINÁ, Segni di punteggiatura

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Maria Lainá (Patrasso, 18 agosto 1947 – Atene, 27 dicembre 2023), poetessa greca. Appartenne alla cosiddetta Generazione degli anni '70. La sua opera comprende nove raccolte di poesie, undici opere teatrali, cinque opere in prosa e un'antologia della poesia straniera del XX secolo.


mercoledì 2 ottobre 2024

Sul rigo


CECILIA CASANOVA

DAL PENTAGRAMMA DEI FILI DELLA LUCE

Le rondini
allineate sul rigo
provano la loro fuga
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(da Il suono delle stelle, 1998)

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Antonio Machado ebbe un'intuizione simile guardando sul filo "serie cornacchie quiete e taciturne, / gelide, nere note / scritte sul pentagramma di febbraio". La poetessa cilena Cecilia Casanova immagina le rondini pronte a partire sui fili del telefono - immagine ormai desueta, appartenente al secolo scorso - come note su un rigo musicale.

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FOTOGRAFIA © ADINA VOICU/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

O rondini! È pur dolce ai nostri cuori / questa vostra partenza agile e gaia,
MARINO MORETTI

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Cecilia Casanova (Santiago del Cile, 2 ottobre 1926 – 2 novembre 2014), poetessa cilena. Autrice di poesie spesso brevissime ma chiare e intense, è stata accostata ad Emily Dickinson per la sua sensibilità nei confronti della natura e per la ricerca dell’immenso nel quotidiano.


martedì 1 ottobre 2024

Poesie per ottobre XI


Ottobre e il suo vento che spazza via le foglie arrugginite: ne parlano il poeta argentino trapiantato a Parigi Juan José Saer, che osserva una sera in cui è facile immaginare la Senna e l'onnipresente Tour Eiffel sullo sfondo, e Néstor Martínez, poeta salvadoregno che  vive a Los Angeles, attratto dal suo giocoso e colorato vorticare che mette fine all'estate.

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FOTOGRAFIA © ESKIPAPER

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JUAN JOSÉ SAER

PER CANTARE

La sera è pulita come un lenzuolo vuoto.
A tratti, come una mano che scrive, il vento la offusca.
La divora,  come una speranza raggelata
da lampi di rimorso.
Sera tarlata di ottobre, luce sfrenata del giorno.
Non ho pace e sono felice.

(da L’arte di narrare, 1988)

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NÉSTOR MARTÍNEZ

OTTOBRE

Ti diverti sulle foglie
scuoti i rami
scivoli giù dall'albero
giocoso, veloce, irrequieto,
dall’alto in basso
dal basso verso l'alto
vento del nord
salti da un albero all'altro
avvolgi il bosco
ti allontani veloce,
dietro di te una scia di foglie,
agitando  le braccia,
ti salutano
fino alla prossima estate.

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   LA FRASE DEL GIORNO   

In autunno, d'ottobre, la pioggia cade pigramente, il vento respira, come se un tartaro offeso cantasse una canzone; una canzone infinita: oo - oo-oo-oo-oo.
MAKSIM GOR'KIJ, Le mie università

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Juan José Saer (Serodino, 28 giugno 1937 – Parigi, 11 giugno 2005), scrittore e poeta argentino. È ritenuto uno dei più importanti ed influenti autori della letteratura latinoamericana e della letteratura in lingua spagnola del XX secolo. Spazio e tempo sono i temi principali della sua opera.


Néstor Martínez (San Salvador, 1957), scrittore, giornalista e poeta salvadoregno. Ha studiato giornalismo in El Salvador, negli Stati Uniti e in Svezia. Ha lavorato per anni al quotidiano Diario Co Latino e collabora con i quotidiani di Los Angeles in lingua spagnola La PrensaLa Opinión.


lunedì 30 settembre 2024

Non sono un albero


RUSSELL EDSON

AUTUNNO

Una volta un uomo trovò due foglie ed entrò in casa
tenendole con le braccia tese, dicendo ai suoi genitori che era un albero.

Gli dissero vai in cortile e non crescere in soggiorno
perché le tue radici potrebbero rovinare il tappeto.

Disse che stava scherzando, non sono un albero e lasciò cadere le
foglie.

Ma i genitori dissero guarda, è autunno.

(Da Il tunnel, 1994)

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Una favoletta moderna ci arriva dal poeta statunitense Russell Edson, che del resto è stato accostato alla stravaganza dei cartoni animati della Warner Bros. C'è una delicatezza di fondo in questa poesia in cui, come in molte delle prose poetiche di Edson,  un moderno uomo qualunque improvvisamente precipita in una realtà alternativa in cui perde il controllo di sé.

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FOTOGRAFIA © MATEUSZ SAŁACIAK/PEXELS



   LA FRASE DEL GIORNO   

Ricorda, le parole sono il nemico della poesia.
RUSSELL EDSON

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Russell Edson, pseudonimo di Russell Edelstein (Manhattan, New York, 12 dicembre 1928 – Darien, Connecticut, 29 aprile 2014), poeta , romanziere, scrittore e illustratore statunitense. L'uso di creature antropomorfe e di azioni  surreali conferisce ad alcune delle sue poesie la stravaganza sostenuta dei vecchi cartoni animati della Warner Bros.