DINOS CHRISTIANOPOULOS
POMERIGGIO
Era bello quel pomeriggio con l’interminabile discussione sul marciapiede.
Gli uccelli cinguettavano, passava la gente, correvano le automobili.
Dalla finestra di fronte si udivano rebetika alla
radio e la figlia del nostro vicino cantava la sua pena.
L’acacia si sfogliava e profumava il gelsomino
e vicino al muro i bambini giocavano a nascondino
e le bambine saltavano la corda —
giocavano vicino al muro e non sapevano della morte,
giocavano vicino al muro e non sapevano del rimorso,
e ho amato molto gli uomini quel pomeriggio,
non so perché, li ho amati molto, come un moribondo.
(da Periferia, 1969)
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La dolcezza di un pomeriggio assolato di primavera, i bambini che giocano a nascondino, le bambine che saltano la corda: quell’innocenza commuove il poeta greco Dinos Christianopoulos, che come il vecchio Cremete dell’Heautontimorumenos di Terenzio, si sente parte di questa umanità e come lui potrebbe ripetere: “sono un uomo, niente di ciò che è umano ritengo a me estraneo”.
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KATHLEEN RASHID, “IL SALTO DELLA CORDA”
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LA FRASE DEL GIORNO
Il mare è come l’amore: entri e non sai se uscirai.
DINOS CHRISTIANOPOULOS
Dinos Christianopoulos, pseudonimo di Konstantinos Dimitriadis (Salonicco , 20 marzo 1931 ) poeta, romanziere e traduttore greco. Ricercatore di tradizioni folkloristiche, ha esordito nel 1950 con Stagione di vacche magre. Tra i suoi temi prediletti il progresso sociale, l’amore omosessuale e l’effimera passione erotica che porta all'umiliazione e alla solitudine.
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