Cento anni fa, il 13 novembre 1918 nasceva uno dei grandi poeti modernisti svedesi del ‘900, Werner Aspenström, che occupò per sedici anni il seggio numero 12 dell’Accademia Svedese. A differenza dei suoi amici e “colleghi” Harry Martinson e Tomas Tranströmer non arrivo però al Premio Nobel. La sua poesia si nutre di osservazioni quotidiane che mettono in relazione con un sottile umorismo le grandi ed eterne questioni della vita, spesso con un’attenzione alle piccole cose e alla natura.
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TEORIA DELL’ALIMENTAZIONE
Quando la fantasia si è saziata di fantasie
cresce l’appetito per la realtà.
Allora riassapora il pane duro come pietra.
Ora quasi ci accontentiamo delle pietre.
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LA SARDINA IN METRÒ
Non voglio lavarmi con quel sapone.
Non voglio lavarmi i denti con quel dentifricio.
Non voglio dormire su quel divano letto.
Non ho bisogno di quella carta igienica.
Non sono interessato a questa polizza assicurativa.
Non ho la minima intenzione di cambiare la marca di sigarette.
Non ho voglia di vedere quel film.
Mi rifiuto di scendere a Skärholmen.
La sardina vuole che si apra la scatoletta verso il mare.
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LA CAVALLETTA
Alba,
Arrivare fino a venti.
Una cavalletta si sveglia
e vuole sorprendere il mondo.
Le erbe gialle al bordo della strada
hanno lo stesso nome di Giovanni.
Molto prima del Verbo era il Principio.
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LA FRASE DEL GIORNO
Il tempo non cicatrizza gli oltraggi del tempo.
WERNER ASPENSTRÖM
Karl Werner Aspenström (Norrbärke, 13 novembre 1918 – Stoccolma, 25 gennaio 1997), poeta svedese. Membro dell’Accademia Svedese che assegna il Nobel, esordì nel 1949 con Leggenda nevosa. Curiosamente, richiesto delle sue motivazioni per scrivere, rispose: “Scrivo per il mio gatto”.
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