sabato 5 dicembre 2020

Una crosta di pane


VELIMIR CHLÉBNIKOV

POCO MI SERVE


Poco mi serve.
Una crosta di pane,
un ditale di latte,
e questo cielo
e queste nuvole.

(da 47 poesie facili e una difficile, Quodlibet, 2009 - Traduzione di Paolo Nori)

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C’è in questa poesia minima del futurista russo Velimir Chlébnikov l’eco dei versi di Orazio: “Io mi nutro di olive, / di cicoria, di malve leggere. / Concedimi dunque, Apollo, / che in buona salute goda di quanto possiedo / e, ti prego, con mente lucida: /non voglio trascinare muto / una vecchiaia deforme” e ancora “Chi invece si accontenta / del poco che ha bisogno / non attinge acqua torbida di fango / e non perde la vita tra le onde”. È un’ode all’appagamento, all’esercizio di quella morigeratezza che si presume sia sintomo di saggezza.

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YOUQING WANG, "PANE E LATTE"


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LA FRASE DEL GIORNO

Io trovo che c'è una bella parola in italiano che è molto più calzante della parola felice, ed è contento, accontentarsi, uno che si accontenta è un uomo felice.
TIZIANO TERZANI, Anam, il senzanome




Velimir Chlébnikov, pseudonimo di Viktor Vladimirovič Chlebnikov (Oblast' di Astrachan', 9 novembre 1885 – Santalovo, 28 giugno 1922), poeta russo, uno dei principali esponenti del Futurismo. Nei suoi versi abbondano le sperimentazioni linguistiche e i neologismi, tanto che diede vita a una lingua poetica detta zaum.




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