venerdì 11 dicembre 2020

Centenario di Carlo Vallini


Minato nel fisico, provato da tre anni di trincea come ufficiale degli Alpini a Cividale, l’11 dicembre di cento anni fa, il poeta Carlo Vallini moriva a Milano, città dove era nato nel 1885. Trascorsa l’infanzia a Genova, si imbarcò come mozzo su un veliero della Giamaica per poi stabilirsi a Torino, dove divenne amico di Guido Gozzano, con il quale condivise un corposo epistolario, e dove frequentò i circoli letterari crepuscolari laureandosi in lettere con Arturo Graf.

Crepuscolare, di derivazione dannunziana, di lui restano due sole raccolte, pubblicate entrambe nel 1907 per i tipi di Streglio: La rinunzia e Un giorno, la traduzione in prosa della Ballata del carcere di Reading di Oscar Wilde e il dramma teatrale Radda. La sua poesia è rivestita di una dolente concezione del tempo, quasi premonitoria della sua fine precoce, pervasa comunque da una sottile ironia “scettica e aristocratica” come la definì Edoardo Sanguineti.

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ALCUNI DESIDERI

Non chiedo la grazia divina
del sogno, né la scintilla
del genio: una vita tranquilla
mi basta, una vita meschina.
Per questa mania solitaria
m'occorrerebbe un' onesta
casa, assai vecchia e modesta,
con molta luce e buon' aria,
con alberi verdi e da frutti
d'intorno, sepolta tra un folto
di pergole ombrose; ma molto,
ma molto lontana da tutti.
Un' assai vecchia dimora,
linda, ospitale ed ammodo,
un po' rozza e semplice al modo
delle massaie d'allora;
e in questo rifugio all'antica,
vorrei, nell'oblio,secolare,
illudermi di riposare
da un' imaginaria fatica.
Che sonni, che sonni tranquilli
da bimbo nella sua cuna,
le notti col lume di luna,
le notti col canto dei grilli!

Vorrei pure scrivere, senza
fatica, dei versi: ma sparsi
a spizzico, da giudicarsi
con una bonaria indulgenza:
dei versi bizzarri, rimati
secondo la mia prosodia,
con molta malinconia
e quasi niente grammatica:
e il lusso da milionario
vorrei per un mese, d'avere
a nolo per cameriere -
un dottore universitario
per mettere in bella copia
le mie bislacche parole
e dirmi dove ci vuole
la lettera semplice o doppia.

O gioia di essere solo!
non l'ombra d'un conosciuto
vicino, toltone il muto
dottore che avrei preso a nolo.
Non ascolterei che la sola
natura, l'unica amica;
non compirei più la fatica
di dire una mezza parola.
Avrei con me qualche rado
libro, assai fuori di mano;
andrei per i campi pian piano
senza saper dove vado;
nella mia testa i pensieri
andrebbero com'io li lascio
andare, tutti a rifascio,
i più pazzi con i più seri:
e a sera, sull'imbrunire,
un letto fresco e profondo
mi smemorerebbe del mondo
con la voluttà di dormire.

Se un semplice regime uguale
bastasse a guarirmi dal tedio!
Ma in simile caso il rimedio,
sarebbe peggiore del male.
Non guarirei, ne son certo,
da tutte queste torture
imaginarie, neppure
se andassi in mezzo al deserto;
il male, purtroppo, non sta
di fuori, ma nel mio interno,
ed è un prodotto moderno
come l'elettricità:
e come un tarlo che roda
addentro, senza mai posa,
ed era in addietro una posa
ormai passata di moda.
Oh come darei le parole
inutili e l'opere vane
dell'uomo, per essere un cane
che dorma placido al sole!
Per esser la foglia o l'insetto
o l' albero o il gufo o il leone,
per non aver la ragione,
per non aver l'intelletto,
per essere (questo conforto
concedi, o Natura, a chi è stanco
già troppo), per esser pur anco
un uomo, ma essere morto!

(da Un giorno, Streglio, 1907)

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O SETTEMBRE, NEL BEL PARCO SILENTE

O Settembre, nel bel parco silente
ove assorto al mio sogno un dì vagai,
fa’ ch’io rivegga ancora dai rosai
fiorir le rose, prodigiosamente.

Ch’io rioda tra i boschi dolcemente
gemer le mie fontane dolci lai
e le gelide statue che mai
mutano gesto, interrogarmi intente.

Irrompa tra i cipressi, per le aperte
finestre, nel castello, la sovrana
fiamma sanguigna del gran sol che muore

e dilaghi via via per le deserte
plaghe, una voce triste che lontana
mi sembri e pianga invece nel mio cuore.

(da La rinunzia, Streglio, 1907)

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LA FRASE DEL GIORNO
Non forse questa generazione / nostra, asservita alla novella maga, / troppo gli enigmi della vita indaga / e il bene in un’indagine ripone?
CARLO VALLINI, La rinunzia




Carlo Vallini (Milano, 18 luglio 1885 – 11 dicembre 1920) poeta italiano. Partito dal dannunzianesimo virò verso il Crepuscolarismo, diventando amico di Guido Gozzano. Nel 1907 pubblicò le sue uniche raccolte: La rinunzia e Un giorno. L’oscurità crepuscolare è spesso temperata da un’elegante ironia


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