venerdì 19 ottobre 2018

Oltre i mari d’autunno


ALFONSO GATTO

PELLE AZZURRA

Chi stringe i venti, e annebbia le specchiere
oltre i mari d'autunno, nell'alone
delle polveri cieche?
Tutta la notte nella pioggia ho visto
sparire la città, tremava il palco
il fradicio dei legni sul mareggio
della laguna, e la lumaca cieca
intrepida sbavava la sua strada.
L'amore era il sudario dei miei volti
affacciati da sempre,
le palpebre pesanti, il naso duro
come il silenzio fermo sulle labbra.
Mi dicevo di me ch'ero al tuo riso
lontano l'ombra che scavalca i ponti
il dannato che insegue la sua fuga.
Vicina eri il puntiglio della grazia
che tiene a bada la sua smania e al filo
degli occhi le tue ciglia da moscone,
il raggiro assonante dell'insidia.

(da Tutte le poesie, Mondadori, 2017)

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Alfonso Gatto guarda il mare d’autunno accogliere i riflessi della città in una notte di pioggia – è Venezia, con la sua laguna e i suoi ponti – e insegue in quell’alone di luce smorta un suo fantasma amoroso, perdendosi e ritrovandosi al ritmo delle onde, come in Ma è sogno: “È come se il pensiero / ci calmi e nel dolore sia più fioco / il battere del sangue, ma il sollievo / di quel soffio pulito già s’incrina”.

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Bondarenko

YURI BONDARENKO, “PIOGGIA A VENEZIA, OMBRELLO ROSSO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma è sogno, come vivere d’amore
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ALFONSO GATTO, Poesie d’amore




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


2 commenti:

rossella ha detto...

Stupenda! Per chi, come me, apprezza la poesia di Gatto, è veramente una gran bella poesia

DR ha detto...

Di Alfonso Gatto mi colpisce soprattutto la sua capacità di evocare le immagini, oltre alla muscalità del verso spesso costruito su endecasillabi.