ALFONSO GATTO
MA È SOGNO
Dopo la notte, prima che sia giorno,
si ferma sul canale teso il lustro
dell’acqua, quasi l’alito d’un vento
rabbrividito. È come se il pensiero
ci calmi e nel dolore sia più fioco
il battere del sangue, ma il sollievo
di quel soffio pulito già s’incrina.
Il sudario s’appiccica alle gambe,
il silenzio riprende le sue voci
e pensiero e dolore, come l’orma
più stanca della vita, vanno insieme.
Così muovendo al suo principio il giorno
trova gli ultimi gesti e li continua,
batte e ribatte sullo stesso segno.
Forse l’azzardo, a stringere nei denti
la sua freschezza, lava i panni morti
e le morte lagune, sgombra il cielo.
La tregua che la notte lascia al giorno
prima che il giorno sia, quel pensiero
di calma – basta attenderlo – ci attende.
E’ sparita ogni traccia, lo stupore
che perde tutti i segni del cammino
dal nulla si ritrova al primo gesto.
Ma è sogno, come vivere d’amore.
(da Poesie d’amore, Mondadori, 1973)
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Questa poesia di Alfonso Gatto è intimamente legata, per ammissione dello stesso poeta, a “Mi chiami alla finestra”: vi si respira infatti la stessa situazione di tregua e di attesa sul canale della Giudecca, nel silenzio e nel buio della notte, prima che il far del giorno illumini dapprima fiocamente poi pienamente ogni cosa nella sua realtà.
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ELABORAZIONE GRAFICA CON PAINNT
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LA FRASE DEL GIORNO
Ma tutto è eterno per chi passa, / anche il nome udito una volta.
ALFONSO GATTO, La forza degli occhi
Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.
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