ROSARIO CASTELLANOS
ESILIO
Parlavamo la lingua degli dei
ma il nostro silenzio era anche simile
a quello delle pietre.
Eravamo l’abbraccio d’amore
nel quale si univano il cielo e la terra.
No, non eravamo soli.
Conoscevamo il lignaggio di ognuno
e i nomi di tutti.
Ah! Ci incontravamo
come i mille rami
dell’albero bottiglia si incontrano nel tronco.
Non era come adesso
che sembriamo nuvole sparse
o foglie disperse.
Eravamo insieme,
stretti, vicini.
Non era come adesso.
(da Poesie, 1957)
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Il ricordo di un tempo felice in cui l’amore era rigoglioso e proponeva tanti incontri come i rami dell’albero bottiglia (la ceiba, nota anche come kapok, che ha un tronco alto e nudo sul quale si innesta in alto una folta ramificazione): questo rimane alla poetessa messicana Rosario Castellanos. Ed è come un esilio, in cui la lontananza evoca ogni momento la nostalgia.
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DIPINTO DI LEONID AFREMOV
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LA FRASE DEL GIORNO
È lungo il tempo? È lungo. Lungo come l’oblio.
ROSARIO CASTELLANOS, La veglia sterile
Rosario Castellanos Figueroa (Città del Messico, 25 maggio 1925 - Tel Aviv, Israele, 7 agosto 1974), scrittrice, poetessa e diplomatica messicana, inserita nella Generazione dei ‘50, è considerata una delle voci più importanti del XX secolo, impegnata nelle lotte per i diritti delle donne e degli indigeni.
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