UMBERTO SABA
L’AMANTE
Sul capo io porto un serto glorioso.
Amo una donna con cui mai non giacqui,
né mai mi giacerò, cui sempre tacqui
l’amor mio, che affissarla appena oso.
Ho su tutti in dispregio il Lussurioso.
Poiché, lode agli dèi, cotale io nacqui
che sempre e solo di quel mi compiacqui
che l’uomo fa nel giorno luminoso.
Come amerà una donna che la sprezza
fino a corrompersi in lei? Di lei farmi
ho saputo una palma trionfale.
Veramente il mio nome è Giovinezza;
ma se un altro, o gentile, tu vuoi darmi,
chiamami il figlio di Teseo immortale.
(da Canzoniere, Einaudi, 1945)
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L’amante – qui nel sonetto di Umberto Saba ritratto come fedele fino alla morte nel suo amore casto e disperato - è un personaggio mitologico, quell’Ippolito figlio di Teseo e della regina delle Amazzoni Antiopa che disprezzò la venerazione di Afrodite perché innamorato di Artemide. La dea respinta si vendicò facendo innamorare di lui la matrigna Fedra, che, a sua volta respinta, raccontò a Teseo di essere stata stuprata da Ippolito: Teseo chiese a Poseidone di punire il figlio e il dio del mare suscitò un toro marino a infuriare i cavalli della biga di Ippolito, che trascinarono il corpo del giovane innocente lungo le sponde del mare.
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SIR LAWRENCE ALMA_TADEMA, “IPPOLITO TRASCINATO DAI SUOI CAVALLI”
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LA FRASE DEL GIORNO
L'amore completo unisce la fedeltà del desiderio alla durata del sentimento.
HENRI DE RÉGNIER, Lui o Le donne e l’amore
Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957), poeta italiano tra i massimi del ‘900. Di famiglia ebraica, fu avviato agli studî commerciali, e fu per lunghi anni direttore e proprietario di una libreria antiquaria a Trieste. La sua poesia, quasi intimo diario e confessione, indaga le cose ultime, la donna, l’amore, il senso atavico del dolore. La sua opera è raccolta nel Canzoniere.
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