JULIA UCEDA
IL TEMPO MI RICORDA
Ricordare non è sempre tornare a ciò che è stato.
Nella memoria ci sono alghe che trascinano strane meraviglie;
oggetti che non ci appartengono o che non hanno mai galleggiato.
La luce che attraversa gli abissi
illumina anni prima di me, che non ho vissuto
ma ricordo come successi ieri.
Intorno al millenovecento
camminavo in un parco che è a Parigi – era -
avvolto nella nebbia.
Il mio vestito era dello stesso colore della nebbia.
La luce era la stessa di oggi
- settant'anni dopo -
il breve temporale è passato
e attraverso i vetri vedo passare la gente,
da questa finestra così vicina alle nuvole.
Nei miei occhi sembra piovere
un tempo che non è mio.
(da Campane a Sansueña, 1977)
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Falso ricordo, scherzo della mente, memoria di una vita precedente? Oppure un déjà vu? Semplicemente lo sviluppo della teoria junghiana del pensiero inconscio collettivo, quelle immagini primordiali che concorrono, come serbatoio originario dell'immaginazione, alla formazione dei simboli e che proiettano l'individuo fuori di sé. Resta questa sensazione nei versi della poetessa spagnola Julia Uceda, un’eterea corruzione del passato, come un paradosso temporale avvolto nella nebbia eppure così realmente vivido.
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ULISSE CAPUTO, "LE JARDIN DU LUXEMBOURG", 1902
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LA FRASE DEL GIORNO
Si riconoscono nella lontananza / di essere stati, senza essere né voce né tempo / ma solo ricordo, che, come cieca, tasti / nell’incerta parete della memoria.
JULIA UCEDA, Dal sentiero di fumo
Julia Uceda Valiente (Siviglia, 22 ottobre 1925), poetessa e docente spagnola. Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2003 con Nel vento, verso il mare. Dal 1965 al 1973 visse e insegnò nel Michigan, poi in Irlanda, prima di tornare in Galizia. Tra i suoi temi l’amore che trascende la vita quotidiana, il sogno, il tempo e il ricordo.
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