MARIA LUISA SPAZIANI
NON CHIEDERMI PAROLE
Non chiedermi parole, oggi non bastano.
Stanno nei dizionari: sia pure imprevedibili
nei loro incastri, sono consunte voci.
È sempre un prevedibile dejà vu.
Vorrei parlare con te − è lo stesso con Dio –
tramite segni umbratili di nervi,
elettrici messaggi che la psiche
trae dal cuore dell'universo.
Un fremere d'antenne, un disegno di danza,
un infinitesimo battere di ciglia,
la musica-ultrasuono che nemmeno
immaginava Bach.
(da La traversata dell'oasi, Mondadori, 2002)
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L’incipit è chiaramente montaliano, richiama il celebre Non chiederci la parola. Del resto Maria Luisa Spaziani, la “Volpe”, fu legata al Nobel genovese da un’amicizia amorosa. Il senso è chiaro: il dialogo d’amore non ha nemmeno più bisogno delle parole, altri sono i mezzi che lo esprimono, segni impercettibili, leggeri ed elettrici, insiti nella nostra psiche.
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ILLUSTRAZIONE DI CHRISTIAN SCHLOE
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LA FRASE DEL GIORNO
È un paradosso: la danza e la poesia sono tanto simili quanto profondamente diverse, ma al di là di struttura e contenuti emotivi sono unite dal ritmo. D'altronde il ritmo è sovrano di tutte le cose che hanno senso a questo mondo.
MARIA LUISA SPAZIANI, in “Danza e poesia” di Marco Andreetti
Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.
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