JOÃO CABRAL DE MELO NETO
IL CALCIO BRASILIANO EVOCATO DALL’EUROPA
Il pallone non è un nemico
come il toro in una corrida;
e sebbene sia un attrezzo
quotidiano che si usa senza pericolo,
non è un utensile impersonale,
sempre sottomesso, dal solito gesto:
è un utensile quasi vivo
con le reazioni di una fiera,
e che, come una fiera, occorre
(più che come una fiera, come una donna)
trattare con malizia e attenzione
dando ai piedi le astuzie delle mani…
(da Museo di Tutto, 1975)
.
I mondiali di calcio di Russia 2018 sono finiti da una settimana e il Brasile, eliminato nei quarti dal Belgio, non ha fatto una bella figura, anzi… Eppure, come invocato dal poeta João Cabral de Melo Neto, resta questo fascino, forse sopravvalutato adesso, imbastardito dal fatto che molti dei brasiliani giochino nelle migliori squadre d’Europa. Una gioia del gesto, diverso dalle geometrie olandesi, dalle strategie difensive italiane, dalla garra sudamericana. Lo è ancora nelle giocate di Neymar, nei guizzi di Douglas Costa. Lo era maggiormente ai tempi di Pelé, di Zico: il calcio fantasioso e spettacolare dei ragazzi abituati a giocare con una palla di stracci sulle spiagge atlantiche.
.
FOTOGRAFIA © PETER ROBINSON/EMPICS
.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
Anche senza volerlo, parla in versi / chi parla dell’emozione.
JOÃO CABRAL DO MELO NETO
João Cabral de Melo Neto (Recife, 9 gennaio 1920 – Rio de Janeiro, 9 ottobre 1999), poeta e diplomatico brasiliano, vincitore del Premio Camões nel 1990. Vedeva la poesia con un forte rigore estetico, priva di confessioni del poeta tra le rime: poesia non emotiva, ma cerebrale fatta di linguaggio ricercato e pensiero.
Nessun commento:
Posta un commento