LUCIANO ERBA
ALTRO RISVEGLIO
Per prima cosa al mattino
vedere se la pendola ha tenuto il tempo
se ha fatto presa la colla sul vecchio libro
se è sbocciato un tal fiore
controlli soddisfacenti
per avviare le ore
(da Il tramviere metafisico, Scheiwiller, 1987)
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“Deve essere l’oggetto a dirmi cosa c‘è dietro, dipende tutto dallo stato in cui mi trovo. Non si tratta di una lettura volontaria dell’oggetto, piuttosto parlerei di un’attesa passiva. L’osservazione non è fine a se stessa, ma tende a vedere oltre l’oggetto, alla sua poesia interna” scriveva il poeta lombardo Luciano Erba. È da questa discrezione, da questo minimalismo intellettuale che nasce la sua poesia, in quella che Pier Vincenzo Mengaldo definisce “una zona volutamente minore e marginale di piccoli fatti privati” come appunto la regolazione della pendola, la rilegatura di un libro o la fioritura di una pianta, minuscoli appigli con cui ricominciare quella vita per cui si è “impreparati”.
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JAN MUIJS, “NATURA MORTA CON PENDOLO”
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LA FRASE DEL GIORNO
Interroghi l’alfabeto delle cose / ma al tuo non capire niente di ogni sera / sai la risposta di un mazzo di rose?
LUCIANO ERBA, Il tramviere metafisico
Luciano Erba (Milano, 18 settembre 1922 – 3 agosto 2010), poeta, critico letterario, traduttore del secondo Novecento, appartenente alla Quarta generazione della Linea Lombarda. Insegnò Letteratura Francese e Letterature Comparate all’Università Cattolica di Milano.
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