GIORGIO ORELLI
IL CALICANTO
Stride ardendo nell’orto la domenica.
“Dio vuole ch’è domenica.” Tu esci,
segui la foglia, ch’esita,
come da te staccata, e fa il suo viaggio
verso una bruna collina.
Ripensi a chi più franco s’incammina
sotto il suo cielo.
Stringi per lei nella mano un rametto
di calicanto, vivi in questo odore.
(da L’ora del tempo, Mondadori, 1962)
.
L’altra sera, camminando per strada nel buio dell’ora invernale, mi ha sorpreso un profumo improvviso uscito dall’ombra di un gelido giardino, una fragranza dolce e intensa, che nel pieno dell’inverno richiama la primavera e i suoi profumi di magnolia, giacinto e gardenia: il ben noto aroma del calicanto – secondo una leggenda premiato dagli dei con una cascata di minuscole stelle gialle profumate per aver dato ospitalità, solo albero del giardino, a un pettirosso. È un suo rametto che il poeta svizzero Giorgio Orelli stringe nella mano per farne dono all’amata, per regalarle l’emozione sprigionata da quei fiori.
.FOTOGRAFIA © CHRISTINA KEVER VALLETTA
.
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LA FRASE DEL GIORNO
Come potrò dimenticare l’odore / del calicanto nelle notti di febbraio, / la volatile gioia d’acuta verdezza / traboccante nel buio della strada deserta.
LUIGI FALLACARA
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