JOAQUÍN GIANNUZZI
POETICA
La poesia non nasce.
È lì, a portata
di ogni bocca
per essere raddoppiata, ripetuta, citata
completamente e testualmente.
Tu, svegliandoti stamattina,
hai visto cose, qua e là,
oggetti, per esempio.
Sul tuo comodino
diciamo che hai visto una lampada,
una radio portatile, una tazza blu.
Hai visto ogni cosa da sola
e nel suo insieme.
Tutto ciò aveva già un nome.
L'avresti scritta così.
C'era bisogno di un'altra lingua,
di un'altra mano, di un altro paio di occhi, di un altro flauto?
Non aggiungere. Non distorcere.
Non cambiare
la musica del luogo.
La poesia è ciò che si vede.
(da Segni di una causa personale, 1977)
.
Joaquín Giannuzzi, poeta argentino, si bilanciava tra il bisogno di introspezione e la necessità di stabilire dei legami con la realtà: la poesia è lì, ci dice, è già presente in nuce nelle cose, spetta a noi attraversare il livello superficiale e constatare attraverso di esse la precarietà della vita, la fugacità, l’oblio. Luis Benítez a proposito di Giannuzzi scrive: “Come antidoto, in buona parte della sua opera il poeta si sofferma sulla descrizione e qualificazione degli oggetti circostanti (fiori, infissi, utensili, mobili; a volte, paesaggi) che la sua visione separa per un momento dal tutto, dotandoli di un'autonomia effimera che garantisce così, momentaneamente, una sorta di perennità, simile a quella posseduta dalle immagini fotografiche, mentre fa della cosa un simbolo e una metonimia dell'insieme”.
.
FOTOGRAFIA © SUZY HAZELWOOD/PXHERE
..
LA FRASE DEL GIORNO
Il mondo è in ordine nella sua immediatezza. / Ogni cosa persiste nella sua convinzione.
JOAQUÍN GIANNUZZI, Testa finale
Joaquín O. Giannuzzi (Buenos Aires, 29 luglio 1924 - Campo Quijano, 26 gennaio 2004), poeta e giornalista argentino. La sua poesia descrive il mondo reale, un mondo dove il senso drammatico della vita acquista consistenza e gli oggetti rivelano la dote centrale della loro nudità.
Nessun commento:
Posta un commento