PAOLO VOLPONI
CASA DI MONLIONE
Bene che sia caduta
dal platano la foglia più alta,
che ricoprano il fiume
tenerissime nebbie
e la macchiola resti
greve di pioggia;
o che una fila di quaglie
ricerchino mute
il margine ombroso del bosco,
fuori della rovente stoppia
dove giace la serpe falciata;
sempre io amo queste colline
della terra di mia madre.
Casa di Monlione,
per prima ti vedo
sul fianco della collina
sotto l'albero di noce.
Incontro gli uomini
che portano giacche di velluto
odorose di polvere da sparo e di tabacco.
Il puledro visto nascere
scavalca la siepe della strada;
sul pozzo fiorisce il rosaio
delle rose nuziali.
La goccia di sangue
nel becco del fringuello
raggela al davanzale.
(da Le porte dell’Appennino, 1960)
Paolo Volponi è più noto per i suoi romanzi: Memoriale, La macchina mondiale e Corporale affrontarono il tema pressante negli Anni ‘60 e ‘70 dell’alienazione dell’uomo nella civiltà industriale: ma esordì negli Anni ‘50 con alcune raccolte poetiche che segnarono un’evoluzione dagli schemi postermetici del dopoguerra a quelli più vicini al poemetto degli anni del boom economico. Scriveva Giovanni Raboni: “Volponi ha espresso (…) lo scontro mortale fra il mondo della natura e della laboriosità umana e il mondo del capitale e del lavoro alienato, la perdita orribilmente insanabile del sentimento della totalità, le ferite inferte al paesaggio geografico e morale del nostro paese dalla decomposizione d’una modernità mai veramente nata”. Questa casa di Monlione (Molleone, frazione di Cagli, nei pressi di Urbino), la casa materna, assume in sé il valore della memoria e del tempo perduto: “Qui intorno le cose vanno molto piano oppure fuggono rapidissime, ignoranti quanto accidentali; e non hanno ordine, come ancora non hanno ordine queste colline e questi scoscesi, i fossi ed i calanchi che da San Savino vanno verso Frontone o Monlione o l’Acquaviva; anche se i filari, le strade, il fumo dei camini e i riflessi dei vetri delle finestre compongono spesso tutti insieme, specie la domenica, una rete che può sembrare il disegno di un progetto meccanico, cioè il tentativo di una perfezione e di una felicità”.
.
ELIZABETH OSBORNE, “TUSCANY VINEYARD”
.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
D’autunno è con noi / ogni foglia e ghianda / ed è raggiunto il cielo.
PAOLO VOLPONI, L’antica moneta
Nessun commento:
Posta un commento