GUIDO GOZZANO
INVERNALE
«... cri... i... i... i... i... icch...» l’incrinatura
il ghiaccio rabescò, stridula e viva.
«A riva!» Ognuno guadagnò la riva
disertando la crosta malsicura.
«A riva! A riva!...» Un soffio di paura
disperse la brigata fuggitiva.
«Resta!» Ella chiuse il mio braccio conserto,
le sue dita intrecciò, vivi legami,
alle mie dita. «Resta, se tu m’ami!»
E sullo specchio subdolo e deserto
soli restammo, in largo volo aperto,
ebbri d’immensità, sordi ai richiami.
Fatto lieve così come uno spetro,
senza passato più, senza ricordo,
m’abbandonai con lei, nel folle accordo,
di larghe rote disegnando il vetro.
Dall’orlo il ghiaccio fece cricch, più tetro...
Dall’orlo il ghiaccio fece cricch, più sordo...
Rabbrividii così, come chi ascolti
lo stridulo sogghigno della Morte,
e mi chinai, con le pupille assorte,
e trasparire vidi i nostri volti
già risupini lividi sepolti...
Dall’orlo il ghiaccio fece cricch, più forte.
Oh! Come, come, a quelle dita avvinto,
rimpiansi il mondo e la mia dolce vita!
O voce imperïosa dell’istinto!
O voluttà di vivere infinita!
Le dita liberai da quelle dita,
e guadagnai la ripa, ansante, vinto...
Ella sola restò, sorda al suo nome,
rotando a lungo nel suo regno solo.
Le piacque, alfine, ritoccare il suolo;
e ridendo approdò, sfatta le chiome,
e bella ardita palpitante come
la procellaria che raccoglie il volo.
Non curante l’affanno e le riprese
dello stuolo gaietto femminile,
mi cercò, mi raggiunse tra le file
degli amici con ridere cortese:
«Signor mio caro, grazie!» E mi protese
la mano breve, sibilando: − Vile! −
(da I colloqui, 1911)
.
Uno dei classici bozzetti che Guido Gozzano amava dipingere con la sua metrica: il laghetto torinese del Valentino è ghiacciato, ma fragile è la lastra e già si incrina, tutti i pattinatori della compagnia di amici fuggono tranne la coraggiosa signorina che si allaccia al braccio del poeta e scherzando gli chiede di restare per amore. Lui riesce a resistere un po’, poi però si impaurisce, si divincola e la lascia, riguadagna velocemente la riva. E la bella sorridendo continua a volteggiare incurante dei richiami. Una volta tornata al sicuro, rinfaccia all’amico la “viltà”. È un’altra delle figure femminili tanto care a Gozzano, quelle che “avrebbe potuto amare e non amò”, le amate “rose che non colse”. Sotto il sottile gioco però, come l’acqua sotto quel ghiaccio del laghetto, c’è l’amara verità: il poeta non riesce a raggiungere l’amore, non lo sa provare per quella sua mancanza di coraggio, per quel suo timore di ferire e di ferirsi.
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LUDOVICO MARCHETTI, “DONNA CHE PATTINA SUL GHIACCIO”
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LA FRASE DEL GIORNO
Lei sola, forse, il freddo sognatore / educherebbe al tenero prodigio: / mai non comparve sul mio cielo grigio / quell'aurora che dicono: l'Amore.
GUIDO GOZZANO, I colloqui
Guido Gustavo Gozzano (Torino, 19 dicembre 1883 – 9 agosto 1916), poeta italiano, fu il capostipite della corrente letteraria post-decadente del crepuscolarismo. Inizialmente si dedicò alla poesia nell'emulazione di D'Annunzio e del suo mito del dandy. Successivamente, la scoperta delle liriche di Giovanni Pascoli lo avvicinò alla cerchia di poeti intimisti, accomunati dall'attenzione per "le buone cose di pessimo gusto". Morì di tisi a 32 anni.
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