sabato 12 dicembre 2015

Una vela

DEREK WALCOTT

ARCIPELAGHI


Alla fine di questa frase, comincerà la pioggia.
All’orlo della pioggia una vela.


Lenta la vela perderà di vista le isole;
in una foschia se ne andrà la fede nei porti
di un’intera razza.


La guerra dei dieci anni è finita.
La chioma di Elena, una nuvola grigia.
Troia, un bianco accumulo di cenere
vicino al gocciolar del mare.


Il gocciolio si tende come le corde di un’arpa.
Un uomo con occhi annuvolati raccoglie la pioggia
e pizzica il primo verso dell’Odissea.


(da Omeros, 1990 – Traduzione di Andrea Molesini)


Ci sono opere che segnano un’intera civiltà: penso a Dante e a Omero, alla base della cultura di tutto l’Occidente e non solo. Omero e i suoi eroi rispuntano ovunque qua e là nella letteratura mondiale (Virgilio, Joyce, Tennyson, lo stesso Dante). Il Premio Nobel antillano Derek Walcott trascrive le storie omeriche come se fossero ambientate ai nostri giorni e nei suoi luoghi, in quegli arcipelaghi che formano le Piccole Antille di cui fa parte Saint Lucia, la sua patria. Così nel poema si intrecciano le storie dei moderni, Achille ed Ettore, innamorati della medesima cameriera, Elena. E a loro volta si confondono con le vite di altri pescatori e viaggiatori che si muovono tra le isole, con le vicende dello stesso narratore: come scrive Andrea Molesini “l’isola, a lungo contesa dagli imperi rivali di Francia e Gran Bretagna, è stata infine consegnata ai turisti; ma se Ettore, un tempo capace di intagliare una canoa nel cedro, è diventato un tassista, Achille, fedele all’arte dei padri, glorifica la presenza del mare nella storia della tribù. E su tutto veglia, pietosa, la poesia, che contempla l’umiliazione imposta all’uomo dalla volgarità dei tempi e lo riscatta”.

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FOTOGRAFIA © HALLGRIMUR P. HELGASON
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LA FRASE DEL GIORNO

Noi viviamo come i nostri nomi.
DEREK WALCOTT




Derek Walcott (Castries, 23 gennaio 1930), poeta e scrittore di Saint Lucia, premio Nobel per la letteratura nel 1992. Cultore appassionato di letterature classiche antiche, ha espresso con singolare vigore il senso di privazione di una propria storia, peculiare dei caraibici di ascendenza africana.


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