Dicembre è mese di riflessioni, sospeso tra la fine dell’autunno e le luci di Natale: il poeta romantico John Keats sottolinea la cupezza delle notti di dicembre, fredde e ventose, e ne approfitta per paragonare il cambiamento naturale alla condizione umana, che non sa capacitarsi della fuga del passato. Anche la poetessa catalana Gemma Gorga raffronta il cadere delle foglie allo scorrere del tempo, alla vita.
JOHN KEATS
CANZONE
I
Nella notte cupa di dicembre
Tanto felice albero felice
Coi rami che non ricordano
La loro verde felicità:
Il vento non può dissolverli
Sibilando bianco tra loro,
Né le fredde sgelate trattengono
I germogli di primavera.
II
Nella notte cupa di dicembre
Tanto felice felice ruscello
Per le acque che non ricordano
Lo sguardo caldo del sole
E nell'oblio trattengono
Tormenti di cristallo
Dolci senza lamenti
Al tempo ghiacciato.
III
Oh, fosse così per tanti
Ragazzi e dolci amanti!
Ve n'è mai stato uno
Che non ha pianto al passato?
Percepire il mutamento, sentirlo,
Sapere che nessuno può sanarlo,
Che i sensi non possono indurirlo.
Questo mai è stato detto in poesia.
(Song, da Poeti romantici inglesi, Mondadori, 2005 – Traduzione di Franco Buffoni)
.
.
.
.
GEMMA GORGA
LIBRO DELLE ORE: DICEMBRE
Dalla finestra guardo la piazza: ai platani
restano quattro foglie stanche che non
si decidono a spiccare l’ultimo volo. Quattro
sono anche i giorni che penzolano dal calendario,
sul punto di cadere quando nessuno guarda. Tutto
finisce per staccarsi e scivolare a terra
con il vento freddo della brutta
stagione. Il processo è lento, quasi
impercettibile. Bisogna restare notti intere
ad abituare lo sguardo alla quiete
prima di sentire come la vita perde i petali,
perde i giorni, perde l’ossigeno, perde gli uccelli,
perde i corpi e perde le risposte. Anche i morti
celebrano il Natale, seduti attorno
ai giocattoli. Dietro la finestra penso
a loro, ed è un modo di pensare a me.
E la vita perde le foglie, indifferente
a tutto, come un’immensa pianta caducifoglia.
(El llibre d’hores: desembre, da Instruments òtics, 2005)
.
.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
A fine d’anno lo stagno / abbassa la palpebra grigia. / Scintillano sulla città / le luci di Cristo.
ANNE SEXTON, Diciotto giorni senza te
Nessun commento:
Posta un commento