domenica 18 febbraio 2024

Centenario di Lêdo Ivo


Il 18 febbraio 1924 nasceva a Maceió il poeta brasiliano Lêdo Ivo. Partito dal gruppo modernista della Generazione del 45, se ne distaccò praticando il verso lungo e componendo opere che andavano verso la critica sociale e l’indagine metafisica, sostenendo un modello di poesia impegnata nei confronti dell'individuo e della società. Alcuni critici lo chiamavano "il poeta indignato", anche se lui scelse di definirsi un "poeta municipale".

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LE NECESSITÀ

Una porta chiusa non è sufficiente perché un uomo
nasconda il suo amore. Egli necessita anche di una porta aperta
per poter partire e perdersi nella folla quando questo amore esploderà
come un barile di polvere nell’arsenale raggiunto dal fulmine.
Un tetto non basta perché un uomo sia protetto
dal calore e dalla tempesta. Per sfuggire al lampo
egli necessita di un corpo steso nel letto
e a portata della sua mano ancora timorosa
di avanzare nel buio quando la pioggia cade nel silenzio del mondo aperto come un frutto
fra due tuoni.
Nella notte che declina, nel giorno che nasce,
l’uomo ha bisogno di tutto: dell’amore e del fulmine.

(da Illuminazioni,(Multimedia, 2002 – Traduzione di Vera Lúcia de Oliveira)

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LE LUCI DELL’AEROPORTO

Le luci dell'aeroporto corrono come arlecchini.
Nei passaggi a livello, fischiano i treni merci
portando i manichini che riforniscono i sogni.

E io sono colui che parte. E resta. E vola. E rimane.
Una luce di faro divide l'universo.
La mia mano cerca nel buio un corpo nuziale.

Lecco il sale segreto delle conchiglie socchiuse,
il silenzio racchiuso fra radici e liane
apre un sentiero solare in un acquedotto.

La canicola sorregge il chiarore.
Il giorno è un lampo frantumato.
Un cono d'ombra mi nasconde da me stesso.

E il giorno passa come una formica. I giorni passano
come la brezza fra le vele spiegate.
I giorni passano e portano sempre la morte.

Dico addio a me stesso alla vigilia della tenebra.
E ora la notte scende. Porta la causa persa.
La mia mano non tocca più il corpo diletto.

Un sole nero illumina la notte della mia anima
ma io voglio l'altro sole, il grande chiarore
del giorno materiale che si apre come una porta.

Solo con la mia ombra mi sento completo
e la maschera di tutto ciò che ho smesso di essere.
Il mio sole inabitabile nasce in qualunque orizzonte.

Solo al vento che soffia confido il mio stupore.
Ho bisogno di essere esatto e impenetrabile
per essere compreso dal giorno che passa.

Un volo di sparviero accompagna i miei passi
in direzione della vita, in direzione della morte,
sotto l’indifferenza di un cielo imperituro.

Vedo la morte nascosta in un raggio di sole:
i resti dell'aurora, nido di nessun uccello
l'abolizione del volo su ogni pianura deserta.

(da Requiem, 2008 -Traduzione di Vera Lúcia de Oliveira)

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Altre poesie di Lêdo Ivo sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Non sono stato io a scegliere la poesia. È stata la poesia a scegliermi.
LÊDO IVO, Vallejo & Co, 3 settembre 2013




Lêdo Ivo (Maceió, 18 febbraio 1924 – Siviglia, 23 dicembre 2012), poeta, saggista e giornalista brasiliano, appartenente alla "Generazione del 1945". Dopo una prima fase poetica caratterizzata dallo stile surrealista, si avvicinò al modernismo seguendo come modelli Rimbaud e Mallarmé.


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