BARTOLO CATTAFI
PLAZA DE TOROS
Il gelsomino s'allarga sulla calda
crosta dei muri, un tempo in alto,
intorno, vedette e astrologhi avvistavano
nubi avverse o amiche, le stesse
stelle d'Arabia.
Siamo immagini inscritte senza sosta
in questo cerchio,
manichini, uomini ed emblemi
di due colori, come qui
è la pelle del toro, rossa, nera.
Scuotiamo in tasca l'obolo che avemmo,
l'oro nobile e allegro,
il tetro piombo.
Il toro ha fuoco, ha forza,
fedele a ciò che dice
l'aspra voce del sangue, ci sospinge.
Così accadono fatti,
si gioca a testa e croce ed una viva
vernice tinge l¹arena,
qualcuno esce, di là
dal perimetro, nell'ombra.
Resta un traffico, una festa di formiche
trafelate. Una scena estiva.
(Siviglia, 1953)
(da Partenza da Greenwich, Edizioni della Meridiana, Milano, 1955)
.
La vita è come l'arena di una corrida - questa è la similitudine che utilizza il poeta siciliano Bartolo Cattafi, che rende la "Plaza de Toros" di Siviglia l'oggetto del sentimento poetico: la differenza è nella forza del toro, che pur condannato dalla terribile e barbara lotta dell’esecrabile “spettacolo”, combatte con "fuoco" e con "forza", e non come l'uomo per "cruento atto esistenziale".
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PABLO PICASSO, "LA CORRIDA"
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LA FRASE DEL GIORNO
E si prepara, in una patria vicina, famosa per la sua obbedienza alla legge, il tormento del toro. Coinciderà con la stagione degli amori, della gioia, della luce. E perché? In nome di chi? Non è, anche il toro, una luce? Non è fertilità, creazione?
ANNA MARIA ORTESE, Le piccole persone
.
Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979), poeta italiano. La sua poesia spazia sui dilemmi esistenziali con sensibilità di diarista, spesso con uno sguardo metafisico dove sono protagonisti il vuoto e la solitudine. Nei suoi versi il tema del viaggio è una costante metafora del vivere.
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