"Ho iniziato a scrivere poesie a metà degli anni '50 con ben poca consapevolezza di chi fossi: una moglie, una figlia, una madre, un'insegnante universitaria, una nuotatrice, un'amante dei cavalli, un'eremita". Così spiegò i suoi esordi la poetessa statunitense Maxine Kumin, che nasceva a Philadelphia il 6 giugno di cento anni fa. Cresciuta in una fattoria di campagna nel New Hampshire, ne curava spesso l'orto e la scuderia traendo ispirazione per la sua poetica, definita talora come "pastorale", costruita con un linguaggio concreto poco incline al volo lirico: "Il giardino deve essere curato ogni giorno, proprio come i cavalli, non solo ogni giorno, ma mattina, mezzogiorno e sera. La scrittura, credo, esercita lo stesso tipo di disciplina. Un giorno senza sedermi seriamente alla scrivania è un giorno pieno di sensi di colpa".
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FOTOGRAFIA © BILL BRETT/THE BOSTON GLOBE
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CONTINUUM: UNA POESIA D'AMORE
andando a raccogliere l'uva con
la scala e il secchio nella
prima pioggia sferzante
di settembre pioggia
che bagna la polvere
in un gioioso scroscio il cielo
si erge come il vapore
da una pentola d'uva
in ebollizione uva per la volpe
perfidamente alta intrecciata nella poltiglia
di ragnatele e sputi di insetti
andando a raccogliere l'uva anno
dopo anno noi due con
la scala e il secchio macchiati
dalla pioggia di grappoli
la nostra lingua privata
(da Il nostro tempo qui sarà breve, 1982)
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DONNE E CAVALLI
Dopo Auschwitz, scrivere poesie è barbarie
— THEODOR ADORNO
Dopo Auschwitz: dopo dieci parenti di mio padre —
Quelli che rimasero morirono di fame e poi vennero gasati nei campi.
Dopo il Vietnam, dopo la Corea, il Kuwait, la Somalia, Haiti, l'Afghanistan.
Dopo le Torri. A questo punto della vita del nostro mondo felicemente orbitante
lasciateci celebrare qualunque scarto che la musa, quell'essere nudo,
può estrarre dalle discariche ancora fumanti.
Se c'è una lira nei paraggi, suonatela! Un corpo, fai un passo indietro, dagli aria!
Lasciamo che i passeri depongano le uova nelle casette per uccellini.
Lasciamo che gli uccelli azzurri nidifichino altrove con noncuranza.
Prestateci ragazze con l'ombelico scoperto, fenomeni con piercing alle sopracciglia e al naso
bagel per la colazione sbriciolati su testi spiegazzati e imbrattati di marmellata.
Permettiamo a chi tra noi è fisicamente abile di fare sesso bollente.
Lasciate che ai tavoli da bridge ci siano vecchie signore grasse con abiti da tende a fiori.
Bambini che ululano con i pannolini sporchi e altri che riposano serenamente.
La guerra e la distensione continueranno, la distensione e le rinnovate lacerazioni,
non potremo mai liberarci dal passato oscuro e degradante.
Ma torniamo a vedere la vita con le parole di Isaac Babel
come un prato su cui vagano donne e cavalli.
(da Jack e altre nuove poesie, 2005)
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SONETTO IN COSÌ TANTE PAROLE
Arriva il momento in cui non si può più dire,
niente pensa Richard Dalloway, intascando
i suoi sei penny di resto prima di uscire
stringendo al petto un grande mazzo
di rose bianche e rosse ritenendosi
nel matrimonio un uomo sia beato che dannato
e Clarissa pensa mentre lui sta ritornando
che anche tra marito e moglie un abisso è scavato...
Se questi sono Virginia e Leonard, non sono
anche io e te con il macinacaffè in mano
o mentre raschiamo pezzi di frittata
per i cani che aspettandoli sbavano seduti?
Non diciamo mai quello che proviamo. Eppure
questa è una poesia d'amore. Riesci a sentirne il sapore?
(da Jack e altre nuove poesie, 2005)
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Un'altra poesia di Maxine Kumin sul Canto delle Sirene:
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LA FRASE DEL GIORNO
Spesso i poeti si occupano di ellissi. È ciò che omettiamo che è importante.
MAXINE KUMIN
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Maxine Kumin (Philadelphia, Pennsylvania, 6 giugno 1925 - Warner, New Hampshire, 6 febbraio 2014), poetessa statunitense. Capace di meticolose osservazioni, dedica spesso la sua attenzione ai ritmi della vita nelle zone rurali del New England. È stata associata a poeti confessionali come Anne Sexton, Sylvia Plath e Robert Lowell, ma a differenza loro, evita l'alta retorica e adotta uno stile semplice.


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