Una delle più importanti raccolte poetiche di Eugenio Montale – la prima del futuro Premio Nobel - veniva pubblicata in mille copie non numerate e in pochi esemplari di lusso a Torino da Pietro Gobetti il 15 giugno di cento anni fa. “Ossi di seppia” è una pietra miliare del Novecento ed esprime con amarezza quel sentimento pessimistico lasciata all’Europa dal primo dopoguerra. Il mare, il vento, l’azzurro, le rocce desolate della costa ligure assurgono a simboli di quella visione negativa del mondo. Le 55 poesie (6 saranno aggiunte nell’edizione del 1928 e una eliminata) sono sostenute da un’assoluta maestria musicale che ha fatto parlare di “dantismo”.
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I LIMONI
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.
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TENTAVA LA VOSTRA MANO LA TASTIERA
Tentava la vostra mano la tastiera,
i vostri occhi leggevano sul foglio
gl’impossibili segni; e franto era
ogni accordo come una voce di cordoglio.
Compresi che tutto, intorno, s’inteneriva
in vedervi inceppata inerme ignara
del linguaggio più vostro: ne bruiva
oltre i vetri socchiusi la marina chiara.
Passò nel riquadro azzurro una fugace danza
di farfalle; una fronda si scrollò nel sole.
Nessuna cosa prossima trovava le sue parole,
ed era mia, era nostra, la vostra dolce ignoranza.
(da Ossi di seppia, Gobetti, 1925)
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- Arsenio
- Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale
- Casa sul mare
- Cigola la carrucola del pozzo
- Corno inglese
- Falsetto
- Felicità raggiunta, per te si cammina
- Forse un mattino andando in un’aria di vetro
- Gloria del disteso mezzogiorno
- L’agave sullo scoglio
- Meriggiare pallido e assorto
- Minstrels (Musica sognata)
- Mia vita, a te non chiedo
- Noi non sappiamo quale sortiremo
- Non chiederci la parola
- Portami il girasole
- Ripenso il tuo sorriso
- Spesso il male di vivere
- Sul muro grafito
- Valmorbia, discorrevano il tuo fondo
- Vento e bandiere
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LA FRASE DEL GIORNO
Tu chiedi se così tutto vanisce / in questa poca nebbia di memorie; / se nell'ora che torpe o nel sospiro / del frangente si compie ogni destino. / Vorrei dirti di no, che ti s'appressa / l'ora che passerai di la dal tempo; / forse solo chi vuole s'infinita, / e questo tu potrai, chissà, non io.
EUGENIO MONTALE, Ossi di seppia
Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere" si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.
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