sabato 15 maggio 2021

Il male di vivere


EUGENIO MONTALE

SPESSO IL MALE DI VIVERE

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco levato.

(da Ossi di seppia, Gobetti, 1925)

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Il male di vivere di Eugenio Montale, la sua “teologia negativa”,  si manifesta in questa sorta di pianto delle cose - il ruscello bloccato da un ostacolo, la foglia seccata, il cavallo caduto perché stremato: sono aspetti in cui domina una sofferenza, uno scacco continuo cui gli uomini devono sottostare, costretti a essere “sballottati come l’osso di seppia dalle ondate”. Qual è la via di salvezza allora? Qual è la possibilità di scampare questa pena? Non c’è, può consistere soltanto in una estraneità, in un distacco - l’Indifferenza, non a caso citata con l’iniziale maiuscola: questa impotenza si trasforma allora in  superiorità sul male ed eleva l’uomo ad una condizione quasi divina.

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FOTOGRAFIA DI PUBBLICO DOMINIO

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LA FRASE DEL GIORNO
Com’è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
EUGENIO MONTALE, Ossi di seppia




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.


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