AMELIA BIAGIONI
DIRE
1
Dove più dico meno dico.
E se insisto senza cambiare elán o polo o centro
mi avvito morbida cancello il già detto
Perché dire è un raggio e la sua ombra.
2
Ho una ferita sempreverde
che riconosce il margine
del nome nascosto nella nebbia.
3
Quando incontro una parola inattesa
la trattengo e controllo i suoi diversi futuri
finché ognuno di essi
all’improvviso si ricorda si incorpora
e non c’è più parola
ma un gran vento che mi spinge.
4
Vorrei provare
il passaggio d’iride
del fuoco che sale allo spirito.
5
Inseguendomi lungo i fiumi
spero di raggiungere il mare
e incontrare nella mia infanzia
un dio irresistibile
un suono che apra e chiuda gli altri
come una nave notturna che solchi un’arpa.
6
Vorrei dire la passione
terribile dell’universo di notte,
il suo abbraccio ardente che abbandona.
(da Le cacce, 1976)
.
“Archeologa che affonda in me, / ho scavato la mia fetta di ieri / Cerco nella mia tomba scoprendo / ciò che è stato o non è stato / Sono una predatrice dei miei resti”: quello della poetessa argentina Amelia Biagioni è un lavoro di indagine all’interno di sé e della sua parola – un po’ come la sua amica Alejandra Pizarnik con la quale intrattenne una lunga corrispondenza. È un inseguirsi e ricercarsi sperando un giorno di arrivare alla scoperta di sé, grazie alla parola.
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RAFAL OLBINSKI, “DANZANDO FINO ALLA FINE DEL MONDO”
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LA FRASE DEL GIORNO
Dipingi la musica incarnata / la musica veggente / la musica della verità.
AMELIA BIAGIONI
Amelia Biagioni (Gálvez, 1916 - Buenos Aires, 2000), poetessa argentina. Professoressa di Letteratura, pubblicò fino al 1944 con lo pseudonimo Ana María del Pinar.Fu insignita del Premio Alfonsina Storni nel 1999. La sua è una poesia che sonda lo spazio interiore.
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