ELIO FILIPPO ACCROCCA
L’INFINITO?
Dove vanno i segmenti, dove approdano
i tratti d'esistenza, quale «linea»
li calamita e forse ricongiunge?
L'involucro si sa come finisca,
ma il pensiero, il dolore, la memoria,
la fantasia, la parola, il segno?
La ragione - null'altro - mi consegna
un'unica risposta: l'universo
è continua presenza che ci assorbe.
Mistero, enigma, dubbio sono strati
negativi dell'essere, appartengono
al limite che noi chiamiamo vita.
Termina il tratto di segmento, il numero
dei giorni che l'involucro racchiude:
è il Tempo senza cifre l'infinito?
15 agosto 1975
(da Siamo non siamo, Rusconi, 1974)
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La morte del figlio pone una serie di interrogativi sul senso del vivere al poeta laziale Elio Filippo Accrocca, confluiti nella sezione Domande della sua raccolta più riuscita, Siamo non siamo: la disperazione e l’amarezza – “Non riesco ad abituarmi / a non vederti più, a non sentirti: / è forse la condanna per chi resta?” – portano a indagare sul tempo, sul mistero, sul significato del nostro passaggio. E la memoria, per quanto dolorosa, è l’unica cosa che resta: “Altro che un dono, la memoria è un peso. / Però se mi mancasse pure lei, / oltre che te, mi resterebbe il nulla: / la condanna sarebbe più straziante”. Lo spazio, l’infinito aprono allo sperare, lasciano intravedere uno spiraglio: “…Padre nostro, / non so dove tu sia: / ti chiedo solo un grammo di speranza…”
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FOTOGRAFIA © ISTOCK
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LA FRASE DEL GIORNO
Vivere è una trappola / che racchiude una scorza di formaggio: / un'annusata, il tempo di vederla…
ELIO FILIPPO ACCROCCA, Siamo non siamo
Elio Filippo Accrocca (Cori, 17 aprile 1923 – Roma, 11 marzo 1996), poeta, scrittore e traduttore italiano. Allievo di Ungaretti, fece parte del “Gruppo di Portonaccio”. nelle sue liriche, improntate ora a una pensosa consapevolezza della realtà, ora a una vivace simbologia, ora a una volontà di sperimentazione, è costante la presenza di Roma.
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